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Viaggio in Thailandia tra le antiche capitali del Siam

Viaggio in Thailandia tra le antiche capitali del Siam

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Thailandia, tra le antiche capitali del Siam, on the road da Bangkok.

Volo disturbato dai monsoni ma a Bangkok non piove, all’uscita cartello “Signor Luigi” – eccoci, siamo noi!
Il nostro accompagnatore, nome in codice Marco perché il nome vero è uno scioglilingua, fa il doppio lavoro e mentre guida brandisce un dépliant cartonato che spiega, in inglese e thai più i segni zodiacali in latino, come giorni giorni fanno una settimana e 12 mesi sono un anno – avete capito? Sì, grazie. Altro dépliant, la frutta: disegnino, nome inglese, nome locale, quando matura, come si mangia, ok, grazie – dobbiamo provare il long-gong, il chompoo, il khanun e il durian – no il durian no, non ti ricordi la puzza? Macchina dotata di go-pro, interno ricoperto di stoffa fiorata rosa, guida a destra. È il momento della famiglia reale, niente cartelli, il re è Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun, la regina non c’è, meno male, perché il re ha divorziato per la terza volta qualche anno fa, aggiunge con un certo disappunto, sette figli, non ricorda lui tutti i nomi e dobbiamo ricordaceli noi?

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Ayuthhaya: Historical Park e Wat Mahathat.

Dopo due ore di macchina, rintronati per il fuso orario e per il concentrato di cultura tailandese, visita all’Ayutthaya Historical Park davanti alla cui entrata, tra macchine e tuk-tuk, gironzola tranquillo un elefante con un pezzo di canna da zucchero nella proboscide e due turiste con parasole in groppa.
Era la capitale del regno del Siam, esordisce Marco nella veste di guida turistica, ma è stata distrutta dai Birmani nel 1767, ma solo perché loro avevano i cannoni, aggiunge a difesa della patria, prima di entrare potete fare una foto alla famosa testa di Buddha tra le radici di quell'albero – non sia mai che qualcuno mi dica cosa fotografare!, tanto ci pensa di sicuro mia moglie.
Sul cartello Wat Mahathat, 1370 A.D. Ruderi diroccati, torri crollate – sono stupa? – sì ma in Thailandia si chiamano chedi – perché sono tutte sbilenche? – per le cannonate dei Birmani – colonne spezzate, statue cadute – distrutte dai Birmani – un muro di mattoni così ondeggiante da far venire il mal di mare, una fila di Buddha senza testa, sì lo sappiamo, colpa dei Birmani.
Tre alti chedi a forma di campana, punta acuta, stucco bianco e strisce nere di alghe monsoniche – è il Wat Phra Sri Sanphet, sono dei mausolei reali, ci informa Marco, è il più famoso e il più visitato monumento di Ayutthaya – e si vede, turisti su e giù dalle scalinate come tante formichine, bastoncini dei selfie dal basso verso l’alto per prendere bene le punte dei monumenti, una scolaresca annoiata attorno all'insegnante, e noi? Noi siamo stanchi e ci aspettano altre ore di macchina per Sukhothai, però basta cultura tailandese.

Ayuthhaya: Historical Park e Wat Mahathat.

Il sito archeologico di Sukhotai è un po’ come il Foro Romano, ha più alberi e tanti laghetti coperti da ninfee, ma per visitarlo serve la stessa resistenza fisica e psicologica.

Si parte da uno stagno con ninfee fucsia nel quale si specchiano i resti di un colonnato e una grande statua di Buddha, è il Wat Mahathat – ma non era a Ayutthaya? – sì, il nome vuol dire Tempio della Grande Reliquia di Buddha e ce ne sono una dozzina che si chiamano così in Thailandia, questo è famoso per le statue. In effetti il primo Buddha è alto almeno sei metri da seduto, sorride enigmatico, una specie di fiamma in testa, orecchie allungate, stucco bianco annerito dalle piogge, poi un altro Buddha in piedi – Sukhotai è famosa per queste statue, sono l’apice dell’arte thai – commenta orgoglioso Marco ma è da specialisti apprezzare le differenze, altri Buddha sparsi qua e là tra i chedi di mattoni, da qualche parte ci deve essere anche un Buddha che cammina, la statua.
Anche noi a camminare tra biciclette e laghetti, altro stagno stesse ninfee fucsia, una passerella ostruita da turisti, il carico di un paio di pullman – guardate qui – sotto il tettuccio che ripara il cartello informativo un grosso geco color del legno, immobile, pare che lo conoscano tutte le guide, foto. Il chedi a forma di campana del Wat Sa Si se ne sta tutto rosso di mattoni al centro dell’isola su un prato ben tenuto, foto, sul davanti le solite colonne spezzate, foto, e un’altra grande statua di Buddha, foto, gli alberelli di frangipane sono profumatissimi, foto, al ritorno – avete visto la statua del Buddha che cammina? – no, niente foto. Ci consoliamo con la garzaia rumorosa di aironi bianchi sugli alberi lì attorno, questi non ci sono ai Fori.

 Sukhotai

Wat Si Sawai e Wat Sri Chum.

In macchina, altro wat (Wat Si Sawai), all'ingresso tre donne in motorino con borse piene di paccottiglia per turisti, all'interno, oltre ai turisti, tre torri a forma di pannocchia e decorazioni simili a quelle birmane, era un tempio hindu poi buddista, in giro a far foto, il resto della storia lo leggerò sul cellulare, forse, ho fatto la scansione del codice QR sul cartello informativo.
Primi segni di cedimento, mia moglie – ma quanti ce ne sono ancora? Dieci minuti di macchina, un vialetto polveroso, una grande costruzione quadrata seminascosta dagli alberi (Wat Sri Chum) – guarda si vede la faccia! – un’apertura stretta e ogivale lascia vedere il viso del grande Buddha al suo interno, lo sguardo quasi spiritato – ma è proprio grande! – non è grande, è gigantesco, 15 metri dice la guida, seduto in meditazione, le sue mani all'altezza dei nostri occhi, le unghie dorate, bello nonostante le dimensioni.
Un’isoletta al centro di uno stagno, sul ponte di legno sventolano bandierine gialle e azzurre – il giallo è il colore del lunedì e del re che è nato di lunedì – e l’azzurro? – è il colore del venerdì, continua Marco, era il colore della regina precedente – e svicola via – tu e le tue domande, brontola mia moglie.

Wat Phra Sri Rattana Mahathat

Pranzo? – sì però prima passiamo dalla Wat Phra Sri Rattana Mahathat sulla strada per Chiang Mai – non puoi certo dire di no. 

Una specie di missile puntato verso il cielo, questo è il chedi del Watqualcosamahathat, nel recinto di lastre di pietra si apre una piccola porta sormontata da una scultura con le facce come quelle del Bayon di Angkor, in fondo alle solite colonne crollate un grande Buddha con la fascia dorata – saliamo? – no io ti aspetto di sotto. In cima alla ripida scala una piccola cella, un linga coperto da fasce multicolore e una bella ragazza che si gira e allarga le braccia per farsi fotografare dall'amica giù in basso. Di ritorno, ai piedi della scala – ho visto una statua di Buddha che cammina! – mi dice orgogliosa mia moglie – ho visto una statua di ragazza che parlava! – rispondo trasognato io.
Ve lo avevo detto che c’era troppa roba da vedere, dopo un po’ ti perdi tra statue, nomi e turisti, proprio come al Foro Romano.




Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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