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Libri al cinema: Cosa mi lasci di te, di Jeremy Camp

Libri al cinema: Cosa mi lasci di te, di Jeremy Camp

Cinema Recensione di Elena Genero Santoro. Cosa mi lasci di te è un romanzo di Jeremy Camp, portato al cinema dai registi Andrew e Jon Erwin e distribuito su Prime Video dal 17 aprile. Cosa hanno in comune libro e film?

Tutto è iniziato in un momento di noia da quarantena. Ci guardiamo un film? Cosa mettiamo?
Cosa mi lasci di te su Prime? Dai, sembra carino. Cos’è, il solito film romantico? Mica tanto, è tratto da una storia vera e lei muore alla fine.
Ho subito aperto internet per capirci qualcosa di più, visto che il film aveva un’ispirazione autobiografica. Non avevo mai sentito parlare di Jeremy Camp (classe 1978) e della sua prima moglie Melissa Henning, morta di cancro all’età di ventuno anni.
Il film, commovente, di quelli che devono condensare in due ore una storia di due anni, e che quindi sorvola su molti dettagli, ha la struttura tipica del cancer-movie per adolescenti. Inoltre è castissimo, passano diversi quarti d’ora prima che i protagonisti si scambino un timido bacio e nella loro relazione la passione non viene mai tirata in ballo.


Ma un dettaglio mi ha incuriosita. Per caso, mentre guardavo il film, avevo lasciato attivi i sottotitoli ed è qui che ho trovato una discrepanza curiosa.

Nei sottotitoli veniva talvolta menzionato Dio, e a tutte le prove che i protagonisti erano sottoposti veniva data una connotazione religiosa, mentre nel dialogo parlato Dio era stato sostituito con altri concetti più generici: universo, destino, vita.
Ho trovato in internet un articolo che spiegava questa stranezza: del film sono state commercializzate due versioni, che sono state adottate a seconda dei mercati nazionali: una rende il film un Christian-movie, l’altra ne fa un normale cancer-movie senza particolari riferimenti religiosi.
Negli USA i giovani impazziscono per il Christian-movie, mentre in Italia siamo tutti più tiepidi verso la religione, quindi Dio è stato messo alla porta per motivi commerciali.

Tant’è vero che il titolo italiano del film, e anche del libro, è Cosa mi lasci di te, mentre il titolo originale è I still believe, cioè, Io credo ancora. 

Nonostante tutto quello che mi è accaduto, nonostante la mia prima moglie sia morta prematuramente e con sofferenze atroci, io credo ancora, anzi, ci credo più di prima.
Compreso che il discorso religioso apparteneva al sentire dei veri protagonisti, mi è venuta la curiosità di leggere anche il libro autobiografico di Jeremy Camp e così ho scoperto che non parlava solo della storia di Melissa, ma che era quasi totalmente incentrato sul suo rapporto con la religione. Invece nel film, pure con i riferimenti a Dio in lingua originale, il rapporto tra Camp e la religione rimane comunque annacquato.
(Dubbio: la castità delle scene rispecchia la castità scelta dai protagonisti durante la loro vita per motivi religiosi? Non lo sappiamo.)
Cosa mi lasci di te
Libri al cinema: Cosa mi lasci di te, di Jeremy Camp

Cosa mi lasci di te

REGIA Andrew e Jon Erwin
SCENEGGIATURA Jon Erwin, Jon Gunn
PRODUTTORE/PRODUZIONE Kingdom Studios
DISTRIBUZIONE Prime Video
ANNO 2020
CAST K.J. Apa, Britt Robertson, Abigail Cowen, Melissa Roxburgh, Nathan Parsons, Gary Sinise, Shania Twain, Cameron Arnett, Tanya Christiansen

Il libro, che non ha il respiro e la struttura accattivante di un romanzo di fiction, per molti versi è più narrato che mostrato. 

Inizia con la storia della famiglia di Jeremy Camp, con la conversione del padre, Tom, che era, simpaticamente parlando, un disgraziato, uno sbandato, dedito alle droghe e all’alcol, e che, a un certo punto, sentendo che gli mancava qualcosa, si converte in modo plateale e rocambolesco entrando in chiesa ubriaco. La fede comunque è stata ciò che ha salvato Tom e che gli ha permesso di costruire una famiglia per bene con sua moglie, fino al punto di diventare pastore e di fondare lui stesso una chiesa. Jeremy Camp è cresciuto in questa famiglia devota, molto povera e molto retta, indossando vestiti di seconda mano e contando sulla beneficenza degli amici. L’infanzia di Jeremy Camp viene descritta come una testimonianza che la Provvidenza esiste.

E poi c’è l’adolescenza di Jeremy Camp, i periodi di sbandamento, la scelta di iscriversi al Calvary Chapel Bible College (Bible College!) e di lasciare la scuola pubblica perché temeva che fare carriera nella squadra di football in cui giocava lo avrebbe distratto dalla religione. 

Melissa Henning compare – parlando di ebook – al 29% ed esce di scena al 48%. Quindi, se la matematica non è un’opinione, la sua presenza in vita occupa meno di un quinto di tutta la narrazione.
Il film si incentra solo su questo quinto, che comunque nel libro è raccontato in modo tutto sommato stringato e senza alcun taglio da romanzo rosa. Nel libro viene detto che Jeremy e Melissa si sono lasciati un paio di volte prima di sposarsi, ma non viene mostrata la dinamica di questi fatti. E poi la scoperta della malattia di Melissa, la dichiarazione d’amore, un’apparente remissione del cancro, il matrimonio e infine la morte pochi mesi dopo.

Vi è tuttavia una significativa aderenza del film agli avvenimenti menzionati nel libro, al modo in cui Melissa ha affrontato la malattia, alle parole che ha detto a Jeremy Camp, spronandolo a trovarsi un’altra moglie, a non restare solo, dopo. 

Ma nel libro viene oltre modo sottolineata la grande fede di Melissa, che se inizialmente aveva deciso di mettere in pausa il proprio rapporto con Jeremy era stato proprio per dedicarsi di più a ciò che per lei era essenziale: Dio.
E poi il libro continua con la vicenda personale di Jeremy Camp: l’incontro con la sua seconda moglie Adrienne, la nascita dei loro tre figli, il decollo della sua carriera da cantante di musica cristiana. E tutto il dolore per la morte di Melissa, affrontato da Jeremy con la dolce sensazione che Dio non lo abbia mai abbandonato e che anzi, la breve vita di Melissa sia stata un dono che ha fatto fiorire intorno a sé altre conversioni. E che la sua partenza, per quanto tragica, abbia preparato la strada ad altri doni per lui e per le persone che gli stavano intorno.

La differenza tra avere fede e non averne in fondo si gioca tutta su un assunto: pensare che ciò che accade abbia un senso oppure no. 

Se una persona crede che anche gli eventi più brutti facciano parte di un disegno più ampio, e che ciò che adesso non capiamo un giorno ci sarà comprensibile, allora ha fede. Ma anche tra chi ha fede bisogna fare un distinguo di massima.
C’è chi spera in un paradiso e poi va avanti con la sua vita in attesa che accada qualcosa e chi la fede la coltiva quotidianamente. C'è qualcuno che cita frasi della Bibbia come normale intercalare, che tiene Dio e la religione ai primi posto del proprio registro semantico. Melissa Henning non scriveva "Caro Diario", scriveva "Caro Dio". Jeremy Camp non è un generico credente, è un cristiano di quelli che ogni giorno dedicano spazio alla preghiera, alla meditazione, alla riflessione. Che prima di compiere qualunque scelta si interroga e si domanda se è ciò che Dio vorrebbe da lui. Che nei momenti più bui della sua vita si è inginocchiato di fronte alla croce e ha atteso che Dio gli dimostrasse il suo amore. Che scorge la mano di Dio in ogni minuzia. Che ha risposto alla sua chiamata e vuole fornire la sua testimonianza.

Jeremy Camp è un uomo che cerca e trova conforto nelle parole della Bibbia. Che ha scritto canzoni sulla propria fede. Che lascia a Dio il timone della sua nave. 

Non tutti condivideranno il suo modo di sentire e molti non lo capiranno. Qualcuno penserà che Jeremy Camp sia un ingenuo, un pazzo, e che Dio sia il suo amico invisibile. Ci sta: ognuno ha la sua sensibilità, ed è giusto. Ciò che mi domando è perché ci sia stato questo pudore a menzionare Dio nella versione italiana del film, anche quando, in un caso come questo, Dio è veramente uno dei protagonisti della storia, essendo stato messo al centro sia da Jeremy Camp che da sua moglie Melissa e poi anche da Adrienne. Sarebbe come voler mettere in scena la storia di San Francesco parlando del suo rapporto controverso col padre, ma senza menzionare la sua conversione. Alla fine il film, soprattutto quello italiano, rimane monco e perde gran parte del suo significato e, se vogliamo, anche della sua originalità.



Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.
Ovunque per te, PubMe – Collana Policromia.
Claire nella tempesta, Leucotea.
L'utima risata, PubMe – Collana Policromia


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