Gli scrittori della porta accanto

Elena Soprano presenta: Lovid-19, storia di una (quasi) guarigione

Elena Soprano presenta: Lovid-19, storia di una (quasi) guarigione

Presentazione Libri Intervista a cura di Silvia Pattarini. Elena Soprano presenta il nuovo romanzo Lovid- 19, storia di una (quasi) guarigione (Amazon): la guarigione attraverso l'accettazione dell'incoerenza e della complessità.

Elena Soprano, di origine greca, esordisce nel 1994 col romanzo La Maschera, premio Lerici Opera Prima, tradotto in cinque paesi. Da quel momento scrive per grandi e per piccoli e ha pubblicato, fra gli altri, con Archinto, Baldini e Castoldi, La Tartaruga, Topipittori, Il Capitello. Ha scritto testi radiofonici per la Rai e la Radio Svizzera Italiana, scritto fumetti, racconti per numerosi periodici e quotidiani. Col suo nome anagrafico si occupa di recensioni di narrativa per l'infanzia. Ha curato negli anni Progetti Lettura per scuole e biblioteche civiche. È docente.

Lovid–19
Storia di una (quasi) guarigione

di Elena Soprano
Amazon
Narrativa | Diario
ASIN B08JVR55TJ
Cartaceo 9,35€
Ebook 2,99€

Sinossi 

Una storia scritta sotto forma di diario, concepito durante il lockdown, dove una cinquantenne, genitore single, vive una quarantena nella quarantena facendo luce sul parallelismo tra virus e contagio affettivo che sviluppa ogni volta dall'incontro con l’altro.
La fine di una relazione con un uomo definito “re assoluto del regno di Assenza e l’incarnazione di Eros”, la porterà a interfacciarsi con le contraddizioni di vivere le relazioni tra due bisogni opposti: attaccamento e distanza.
In questo percorso di indagine a ritroso, di viaggio nella caleidoscopica realtà femminile, di ricerca di senso dell’impermanenza attraverso la letteratura e la poesia, il controcanto alla protagonista sarà dato dalla figlia adolescente, piccola hacker più saggia di lei, Beth e Gioia, le amiche di sempre, diverse e complementari, Cugino G., romantico accumulatore seriale e Marce dei cani, ex boyfriend.
Sullo sfondo di attualità e tematiche urgenti (dal femminicidio all'ambiente), si snodano SMS, dating app e la Grecia delle origini con la forza del mito che porteranno a una guarigione attraverso l’accettazione dell’incoerenza e della complessità.

Nella perdita e nell'abbandono c'è sempre una risorsa di guarigione: è osservarsi, leggersi e permettere che il nostro racconto di sé crei un nuovo modo di essere.



L'autrice racconta



Buongiorno Elena Soprano e benvenuta nel blog Gli scrittori della porta accanto. Rompiamo il ghiaccio con una domanda d'obbligo: com’ è nata l’idea di questo libro, è nata prima la trama o prima il titolo?

Grazie a voi dello spazio per questa intervista! Come ogni volta che il mio intuito narrativo si muove è venuto immediatamente il titolo come sintesi del romanzo stesso. Siamo stati testimoni, e lo siamo tutt’ora, di un cambiamento epocale, ci siamo ritrovati protagonisti e spettatori di un qualcosa che mesi fa avremmo contemplato solo in un film o in un libro distopico. Ho voluto scrivere perché quanto stava accadendo non scivolasse via senza lasciare traccia e perché niente come la scrittura aiuta a dare chiavi di lettura per il presente.

E.M. Cioran affermava: «I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno». Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama di Lovid-19, storia di una (quasi) guarigione?

Scegliere di scrivere il libro come primo, ma non unico, interlocutore, è anche un atto terapeutico. Leggendo tante lettere di donne a riviste e quotidiani, seguendo diversi blog al femminile, discutendo con amiche mi sono accorta che, parlando di relazioni, il tema della dipendenza affettiva veniva sempre a galla. Perché ci si “incista” in una storia sbagliata? Perché si confonde il sentimento d’amore con il senso di mancanza? Perché l’amore è sempre ostaggio del rapporto di coppia e non viene invece declinato nei vari aspetti della vita? Perché siamo così istintivamente portati a cercare la fonte del nostro benessere al di fuori di noi? Tutti quelli che sono gli interrogativi che sorgono ogni volta che ci si addentra nel territorio del sentimento sono diventati il mood del romanzo dove la protagonista vive una storia “al guinzaglio”: si rende conto a cinquanta anni e passa di aver sviluppato un modello di approccio all’altro dipendente. Ha una relazione con un uomo che ha soprannominato “Re del Regno di Assenza e Incarnazione di Eros” che la porta a riflettere su tutto il suo vissuto affettivo e a fare delle scelte per spezzare la catena della dipendenza.

Si dice che lo scrittore sia un “ladro di vite”. Per creare i tuoi personaggi hai “rubato” la vita a persone di tua conoscenza o sono personaggi frutto di fantasia?

Il sottile equilibrio che si crea tra realtà e fantasia è quello che dà vita “all’inchiostro alchemico”. Ci sono delle sintesi che avvengono in automatico, l’istinto creativo attinge a più materiali (veri e propri vissuti di persone, fantasie, impressioni) in modo conscio e inconscio, e ciò che ne risulta a volte dà l’impressione di una “realtà aumentata”. Tanto è vero che poi i lettori mi chiedono: “Ma è vero?” Ci sono tipi di scritti dove la parte immaginativa è preponderante rispetto a riferimenti del reale. In ogni caso anche scrivendo per esempio una fiaba è ovvio che i personaggi attingono a un vissuto umano che li possa rendere autentici e credibili.

I luoghi di Lovid-19 storia di una (quasi) guarigione, sono reali o di fantasia?

Entrambe. È una storia ambientata durante il lockdown dove la protagonista dalla sua casa, e soprattutto dal suo telefono, ha un punto di osservazione sul mondo. Ho immaginato la protagonista in una casa di montagna come la mia, con spazio per uscire, tanta natura intorno, ma con contatti con persone in città, una anche a Berlino, in modo che si creassero sfondi e background differenti.

Secondo te la storia fa il personaggio, o il personaggio fa la storia?

Sarebbe difficile pensare ad Arturo Bandini di John Fante in un posto che non sia la California, o ai romanzi di Petros Markaris , col suo ispettore Charitos, in un posto diverso da Atene. I luoghi insieme ai personaggi creano la storia come l’ordito e la trama in un tessuto.

Italo Calvino citava così: «Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto». Tra le righe si cela qualche messaggio particolare che il lettore dovrà scoprire?

Si, certo, il messaggio è quello della “quasi” guarigione citata nel titolo. Non ci sono mai risposte definitive a certe domande. E infatti il romanzo ha un finale aperto. Solo dall’accettazione della complessità e del kaos, dal cercare di capire la nostra incoerenza possiamo attivare un processo conoscitivo di noi stessi che ci porterà a una nuova visione del mondo. Il focus del libro, il parallelismo tra contagio del virus e contagio affettivo che si sviluppa ogni volta dal rapporto con l’altro, porterà la protagonista alla consapevolezza della sua non immunità dal rischio “di un nuovo contagio,” di una nuova dipendenza, che potrebbe incontrare in una relazione. “Quanta voglia hai di rimetterti in gioco?” è la domanda tra le righe.

C’è una domanda che avresti voluto ti facessi? E quale sarebbe la risposta?

Si, questa: qual è il libro non tuo che avresti voluto scrivere?
I libri per la verità sono due e rispondono alle mie due voci narrative interne, differenti e complementari: quella della scrittura per adulti e quella per bambini fatta di linguaggio simbolico e archetipi della fiaba. Il primo libro è La fortezza della solitudine di Jonathan Lethem e il secondo Magia d’inverno di Tove Jansson.

Ringrazio Elena Soprano per essere stata con noi, in bocca al lupo con Lovid-19, storia di una (quasi) guarigione e per i tuoi progetti futuri.

Grazie e a voi e a tutti i lettori!
Silvia Pattarini

Silvia Pattarini


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