Libri Recensione di Stefania Bergo. Lamiere. Storie da uno slum di Nairobi, la graphic novel di Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio Ruvidotti (Feltrinelli). Le lamiere delle baracche sono un punto di partenza, lo slum è un compendio di tutto ciò che deve essere risolto nel mondo per renderlo umano.
Tra i vari eventi di Rovigoracconta, un paio d'anni fa ho letto il titolo di questa graphic novel, Lamiere. Storie da uno slum di Nairobi. Mi sono istintivamente sentita attratta e sono andata alla presentazione di Danilo Deninotti e Giorgio Fontana, mentre Lucio Ruvidotti non era presente. Ho ascoltato ogni singola parola con nostalgia ed emozione, comprendendo ogni sfumatura perché già vissuta, toccata con mano – in Kenya ci ho vissuto due anni. Continuavo ad annuire e a dirmi: è proprio così, è vero, io ci sono stata. È stato commovente.Ma di cosa parla Lamiere, graphic novel pubblicata da Feltrinelli?
Parla della vita che prende comunque il sopravvento anche tra le lamiere di una degradata baraccopoli, una delle tante: Deep Sea.
Proprio a Nairobi, nel 2012, un meeting dell'ONU ha dato la definizione operativa di slum. Ovvero, un luogo urbano sovraffollato, con case scadenti, accesso inadeguato ad acqua e servizi igienici, e stato abitativo precario.1 persona su 8 nel mondo, vive in aree simili.
Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio Ruvidotti, Lamiere
Le lamiere delle baracche sono un punto di partenza, lo slum è un compendio di tutto ciò che deve essere risolto nel mondo per renderlo umano.
Gli autori hanno un approccio interessante: si soffermano sull'organizzazione delle baraccopoli, sulla loro origine, sul significato che hanno, come fossero una cartina di tornasole che denuncia un modus vivendi da affrontare come problema da risolvere, non come bizzarro modo di vivere di una delle specie del regno animale. Prendere coscienza della realtà delle baraccopoli, significa anche ammettere la responsabilità dell'occidente, dei primi coloni, di aver portato un'ampia fetta dell'umanità a vivere in condizioni inaccettabili.Durante il dominio coloniale, la Gran Bretagna dichiarò che tutte le terre appartenevano alla Corona e imposero un concetto di proprietà lontano dalla tradizione africana, molto più fluida e informale. [...] L'impero britannico escludeva gli africani dai quartieri residenziali: chi veniva in città doveva arrangiarsi con abitazioni provvisorie senza servizi – i primi slum.
È una storia che conosciamo: si viene qui [a Nairobi] dai villaggi alla ricerca di lavoro, ma si resta inchiodati alla povertà urbana.
[...] Lo Slum Almanac 2015-2016 stima che ogni anno 70 milioni di nuovi abitanti giungano nelle aree urbane delle città in via di sviluppo.
[...] Queste persone vivono in un limbo sociale e politico. Vengono usate come capro espiatorio o come materiale da propaganda.
[...] I loro copri subiscono ogni sorta di violenza, reale e simbolica.
E nessuno si preoccupa di rimuovere le cause che l'hanno generata.
Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio Ruvidotti, Lamiere
Proprio qui, tra le lamiere, dove l'olezzo del fango si mescola al bisogno disperato della gente, presta la sua opera Frate Ettore Marangi, missionario di Rainbow for Africa che colma «il vuoto di politiche sociali che c'è in questo paese», il Kenya.
Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio Ruvidotti sono stati suoi ospiti per qualche settimana, hanno raccolto immagini ed emozioni, riversando colore e parole su carta per cercare di raccontare cosa significhi vivere ai margini, in un luogo dove la dignità umana pare avere limiti inferiori al sopportabile.Con Frate Ettore Marangi, lavorano uno staff medico di volontari, dato che nello slum c'è anche un ambulatorio, e del personale locale cui è affidato il compito di sensibilizzare e supportare gli abitanti delle baracche di lamiera. Una struttura capillare di aiuto per rendere vivibile il presente e assicurare un futuro.
Basta entrare a Deep Sea per capire le condizioni in cui vivono troppe persone nel mondo: fango mescolato ad acque reflue, immondizia tra i cui cumuli giocano bambini e cani randagi. L'impatto è un pugno borchiato nello stomaco. Nello slum si vive con gli scarti dell'occidente e di piccole attività commerciali essenziali: lungo la main road – Deep Sea, anche se non ne ha l'aspetto, è organizzata come una qualsiasi altra cittadina – ci sono il fruttivendolo che espone frutta e verdura in cumuli ordinati, la parrucchiera, il macellaio, i baracchini del fast food.
Ho letto Lamiere con le lacrime agli occhi. Non tanto per la realtà che racconta, ma perché la conosco. E Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio Ruvidotti la raccontano perfettamente, dalle immagini alle emozioni.
In questa graphic novel c'è tutto.C'è il senso di colpa di chi ha un biglietto aereo di ritorno in tasca e dorme al pulito, mentre fuori c'è la «miseria che lede la dignità dell'essere umano», la rabbia, la sofferenza, il senso di impotenza. Ci sono i bambini che respirano le esalazioni della colla per stordirsi e fuggire dalla realtà, le risposte alle domande che spesso ci poniamo quando pensiamo all'Africa più degradata. Ci sono i contrasti stridenti – tratto distintivo al pari della polvere rossa – tra le opulenti ambasciate e il cuore commerciale della Nairobi degli africani benestanti appena oltre il recinto e lo squallore dello slum. Ci sono i sogni e le speranze di ragazzini e ragazzine che meritano un futuro migliore, c'è il lavoro appassionato di chi opera affinché questo avvenga, a Deep Sea e altrove. C'è l'insofferenza dei volontari medici alla lentezza dei locali nella gestione delle emergenze, c'è il senso di inadeguatezza di chi torna in Italia e non sarà mai più lo stesso, perché inevitabilmente vedrà il mondo con nuovi occhi. Ci sono la lotta all'HIV, l'educazione sessuale per la consapevolezza e il controllo delle nascite, l'importanza della pulizia personale per scongiurare infezioni e trasmissione di malattie – non è così scontato dove manca l'acqua corrente persino per cucinare. Ci sono i progetti di sviluppo di volontari stranieri o abitanti locali, l'attitudine a mendicare derivante dalla mancanza di responsabilizzazione, la necessità di emancipare le donne, i veri pilastri sociali, «le fondamenta della casa». C'è il problema dell'alcolismo, quello della violenza sulle donne, spesso a esso legato. C'è il razzismo al contrario verso i wazungu, i bianchi, visti solo come ricchi di cui approfittarsi. C'è pure il sukuma wiki! – «Sai che sukuma wiki significa "spingi la settimana"? Si chiama così perché è il cibo dei poveri, con cui tirano avanti.»
Solo conoscendo si può capire, senza giudicare, mettersi nella posizione di rendersi parte di un cambiamento, del superamento dei confini che impediscono agli altri di entrare ma anche a noi di vedere oltre.
In Lamiere c'è tutto quello che si può sperimentare entrando in uno slum con la mente aperta, senza fermarsi alla puzza che invade le narici e alle immagini che feriscono gli occhi. Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio Ruvidotti lo raccontano perfettamente, come una fotografia multidimensionale e multisensoriale. Lo raccontano perché è necessario, anche se «non basta raccontare per credersi assolti». Lo fanno senza ombra di pietismo o giudizio, bilanciando la narrazione tra aspetti inaccettabili passivi e reazioni positive di chi costruisce chirurgicamente realtà alternative.Una storia come questa è il primo passo. Poi spetta a tutti noi, a chi legge, in questo caso, fare il successivo.
Lamiere
Storie da uno slum di Nairobi
di Danilo Deninotti, Giorgio Fontana e Lucio RuvidottiFeltrinelli
Graphic novel | Non ficntion
ISBN 978-8807550201
cartaceo 15,20€
ebook 7,99€
Sinossi
La classica immagine del Kenya è quella di un paradiso, il luogo ideale per una vacanza. Ma dentro questo sogno c'è un incubo. A Nairobi, la capitale, oltre metà della popolazione è concentrata nelle baraccopoli e vive in condizioni estreme di miseria e abbandono. Al di sotto della dignità umana. Deninotti, Fontana e Ruvidotti hanno fatto un viaggio dentro Deep Sea, l'area più povera della città, per raccontarlo in un reportage a fumetti lucido e commovente. Drammatico eppure pieno di vita, illuminato dalla speranza. Sono entrati nelle baracche fatte di lamiere, accompagnati da un frate molto eccentrico e dai volontari di una ONG. Hanno conosciuto i pazienti e gli infermieri del piccolo ambulatorio, i fruttivendoli, i bambini della scuola, la maestra di danza e la barista dell'unico locale dello slum. E hanno imparato, per esempio, come si cuoce un cavolo senza l'acqua corrente, che qui è un bene raro e molto costoso. Attraverso le storie della gente di Deep Sea, gli autori raccontano anche le proprie reazioni e sensazioni come abitanti del mondo.
Stefania Bergo |
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