Gli scrittori della porta accanto

Scrittori: intervista a Elena Soprano

Scrittori: intervista a Elena Soprano

Caffè letterario A cura di Silvia Pattarini. Intervista a Elena Soprano, in tutti gli store online con il suo nuovo libro  Lovid 19, storia di una (quasi)guarigione (Amazon): «Scrivo, perché a volte non si ha altra scelta».

Elena Soprano, di origine greca, esordisce nel 1994 col romanzo La Maschera, premio Lerici Opera Prima, tradotto in cinque paesi. Da quel momento scrive per grandi e per piccoli e ha pubblicato, fra gli altri, con Archinto, Baldini e Castoldi, La Tartaruga, Topipittori, Il Capitello. Ha scritto testi radiofonici per la Rai e la Radio Svizzera Italiana, scritto fumetti, racconti per numerosi periodici e quotidiani. Col suo nome anagrafico si occupa di recensioni di narrativa per l'infanzia. Ha curato negli anni Progetti Lettura per scuole e biblioteche civiche. È docente.


Diamo il benvenuto a Elena Soprano. Grazie per avere scelto il nostro web magazine culturale Gli Scrittori della Porta Accanto. Ora che abbiamo rotto il ghiaccio raccontaci qualcosa di te. Qual è quell’alchimia, quella scintilla interiore che ti  spinge a scrivere nella vita di tutti i giorni: cosa ti affascina e ti ispira?

Diciamo che con la scrittura mantengo vivo l’incanto che ho per il mondo. Quando le visioni si offuscano, appannano, quando l’incedere dei giorni sembra non lasciare più impronte ecco che una parola “divergente” spunta tra le altre della mia mente e, creando un effetto domino, mi porta alla creazione di una storia.

Ti concentri meglio sulla scrittura di giorno o di notte e perché?

In emergenza, o per scrivere qualche articolo, scrivo anche di giorno. Ma il mio momento migliore è tra le tre e le cinque del mattino, nel silenzio, nella sospensione delle cose, con il telefono ancora spento. C’è una dilatazione temporale dove i minuti sembrano durare di più, la mente è più lucida e veloce, riposata dalle ore di sonno, non disturbata dalle contingenze della vita pratica.

Lovid 19, storia di una (quasi) guarigione: come è nato questo titolo? Ti sei dovuta documentare o svolgere delle ricerche per argomentare al meglio la tua trama?

Il titolo è nato istintivamente come sintesi del romanzo stesso, anche se non avevo ancora idea di come si sarebbe sviluppato. È un po’ stato come dire “Arcobaleno” sapendo che è fatto di sette colori. È un romanzo scritto in forma di diario durante il lockdown. Da un lato non volevo che tutto ciò che stavo vivendo scivolasse via senza lasciare traccia, dall’altro c’era l’esigenza di una storia, di una narrazione con un suo punto di vista, una sua chiave di lettura, su quanto stava accadendo. Era da tempo che stavo svolgendo delle ricerche per scrivere una storia sulla dipendenza affettiva: libri, articoli, blog, siti, facebook. Mi sono imbattuta nel corso dei mesi in storie di donne che non sapevano darsi una risposta rispetto al proprio meccanismo di reiterazione nelle relazioni con gli uomini. Storie di assenza, di abbandono, di conflitti interni tra bisogno di distanza e attaccamento. Storia dove l’amore è sempre un assoluto e un ostaggio del rapporto di coppia. Storie di donne che convivono per anni con un malessere piuttosto che rimanere sole. Queste ricerche, queste letture hanno dato vita alla protagonista del romanzo. Le documentazioni e le ricerche sono state poi fatte in altre due direzioni: da un lato le ricerche sul back ground della protagonista. Creare il suo mondo culturale, che poi intravede il lettore, mi ha spinto a un ricerca di libri, film e canzoni ( nella versione ebook c’è in questo senso una playlist con i rimandi ai link relativi). Dall’altro lato la cronaca del lockdown è stata documentata su più testate e quotidiani e allargata a quanto stava succedendo nel mondo, non solo in Italia.

A che genere appartiene e a che target di pubblico ti rivolgi?

Apparentemente alle donne over 40. La protagonista è una cinquantenne, genitore single con una figlia adolescente. In realtà il libro è indirizzato a tutti lettori, maschi non esclusi, che vivono le relazioni in maniera conflittuale.

Che tema affronti con Lovid -19, storia di una (quasi) guarigione?

Il focus principale è quello del parallelismo tra contagio del virus e contagio affettivo che si scatena ogni volta nel rapporto con l’altro. Quando “veniamo colonizzati” dal partner sviluppando un senso di perdita dell’identità. La protagonista si ritrova a vivere la storia più intensa della sua vita dal punto di vista erotico ma viene coinvolta anche dal punto di vista sentimentale. Si ritrova a riflettere sui meccanismi di attaccamento che ha sviluppato nel corso degli anni e a creare strategie che le facciano interrompere la catena della dipendenza. Poi ci sono i temi del rapporto tra generazioni diverse, il tema della scrittura come cura, il tema dell’ impermanenza che regola le nostre vite.

Copertina libro in vetrina

Lovid 19, storia di una (quasi) guarigione

di Elena Soprano
Amazon
Narrativa | Diario | Memoir
ISBN 979-8684077791
cartaceo 9,35€
ebook 2,99€

Che emozioni vuoi trasmettere, che effetto desideri creare nel lettore?

La cosa più bella che mi ha detto un lettore è stata: “Avrei voluto che continuasse.” Creare punti di domanda, curiosità. Stimoli per leggere altro. Creare emozione è basilare. In questo senso io sono il primo lettore di me stessa. Se la cosa che scrivo non mi emoziona, allora non funziona. Vorrei sempre, attraverso la parola, creare quella connessione tra scrittura e anima che consente attraverso il leggere, e anche lo scrivere, un cambiamento, un’evoluzione. Lasciare un segno. Ma non perché i lettori si ricordino di me: perché il libro metta in moto qualcosa a livello interno.

Che tipo di lettore è Elena Soprano? Preferisci sfogliare le pagine dei libri, annusando il profumo delle pagine, oppure ti sei lasciata sedurre dalle nuove tecnologie e leggi gli ebook?

Vivo con un nativo digitale, mia figlia. Immergermi in questo mondo così seducente mi ha portato a tante piacevoli scoperte e fatto comprare un kindle e poi un kobo…che accendo di rado, in treno o in viaggio. La prima cosa che metto ancora in valigia quando mi sposto è un libro cartaceo. La lettura, per me, per il mio background, è fatta di quella sostanza cartacea che coinvolge il lettore in uno spazio tempo magico. La velocità del digitale altera in qualche modo anche il tempo di lettura. Il suono delle pagine sfogliate in un kindle ogni volta mi fa ridere e mi riporta fuori dalla storia. C’è una lettura molecolare delle pagine che passa anche attraverso le dita che reggono il libro, che lo chiudono e lo riaprono, che fanno gli angoli alle pagine, che sottolineano una parola, che vanno a riprendere la quarta di copertina per rileggere la biografia dell’autore, per riguardare la sua foto e dirsi: “Buongiorno, sono quella che la sta leggendo”. C’è la copertina, a cui il vicino sul bus getta un’occhiata. C’è il gioco di rimando tra copertina e persona che legge il libro: un viso che diresti da Cinquanta sfumature di grigio e che legge invece Elias Canetti . Insomma, c’è tutto un rituale comportamentale attorno al libro che fanno della lettura un’azione profonda e complessa che gli ebook hanno spazzato via.

Progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso, nuove pubblicazioni o ambizioni particolari?

Sì, ho già pronti una raccolta di racconti sulla singletudine al femminile e un romanzo Young Adult. Poi sto portando avanti il progetto del Dual Book iniziato con il self publishing coi libri per bambini, ma che estenderò anche a racconti per adulti. Si tratta di libri agili tripartiti in due lingue: prima parte in versione italiana, seconda parte con testo alternato italiano e inglese, e terza parte solo in inglese. Sto preparando inoltre un audio libro su un racconto per bambini con inserti di musiche prese dal repertorio classico e jazz, una nuova avventura che mi sta divertendo molto.

Ringraziamo tantissimo Elena Soprano per essere stata ospite degli Scrittori della porta accanto e, anche a nome dei nostri lettori, le auguriamo in bocca al lupo per suoi progetti futuri.



Silvia Pattarini

Silvia Pattarini


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