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Recensione: 2084, di Çlirim Muça

Recensione: 2084, di Çlirim Muça

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. 2084 di Çlirim Muça (La Vita Felice). Un futuro distopico di coercizione telematica: «Se ci arriveremo vivi, saremo stati totalmente formattati. E felici».

Il riferimento a 1984 di George Orwell è fin troppo esplicito.
Çlirim Muça, autore di origine albanese che ho già avuto modo di apprezzare in passato, ci propone una versione un po’ più corposa e sviluppata di quello che era il suo racconto Goldman Sang.


E proprio a 1984 si riferisce il compianto Giulietto Chiesa nella prefazione a questo romanzo breve.
Siamo dunque nel 2084, in un mondo post apocalittico e particolarmente evoluto, con un unico governo, un nuovo ordine mondiale, un’unica moneta, un benessere diffuso, ma un debito pubblico da ripianare donando sangue. È proprio al centro trasfusioni che lavora Gentile, il protagonista di questa storia, che si attiene alle regole, convinto di mettersi a servizio di una causa benefica.
Sua moglie Eva, che cinque anni prima ha partorito prematuramente un bambino morto, vive al centro di raccolta del latte materno, il Merril Milk. Dopo la perdita del figlio ha deciso di continuare a donare il suo latte per i bambini bisognosi, quindi vive lì, in clinica. Ma è sempre più emaciata e sofferente. Gentile la può incontrare solo una volta la settimana, dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni dalla severissima Pargol Police.

In questo mondo iper regolamentato, in cui Gentile segue il flusso come tutti gli altri, accadono un paio di episodi che incrinano le sue certezze.

Fino a quel momento non si era posto domande, non si era chiesto se fosse giusto che persino gli incontri con sua moglie venissero decisi da qualcun altro. Si vede che ogni possibile dubbio era morto annegato nell’illusione che quello fosse comunque il migliore dei mondi possibili. Le domande iniziano in seguito, dopo un fatto di sangue che le televisioni descrivono come un attentato, e dopo che Gentile è entrato in contatto con persone meno omologate di lui, che si pongono in maniera critica nei confronti della realtà che hanno intorno e che anzi, cercano di sottrarsi al controllo.
Ma è solo nei capitoli finali che Gentile capisce cosa c’è dietro. Fino a quel momento ha sopportato ogni atto di cinismo e prevaricazione che viene perpetrato nei suoi confronti.

Sono reduce dalla visione del docufilm The social dilemma di Netflix e trovo che sia in linea anche con la prefazione del 2018 di Giulietto Chiesa.



Se in 1984 la coercizione era essenzialmente fisica, brutale, in 2084 di Çlirim Muça i mezzi di correzione fisica sono limitati (non del tutto assenti). Il controllo è quasi essenzialmente telematico: in 2084 ogni abitante è dotato di un chip che traccia ogni suo movimento e forse ogni suo pensiero. Ma non dobbiamo arrivare al 2084 e al chip sotto pelle per essere tracciati. Bastano i social media. Siamo già più che sotto controllo, il 2084, per certi versi, è già qua. Ma, come dicevo poc’anzi, questo controllo non ha il sapore di una coercizione, ma di un contorno rassicurante e piacevole. Il controllo è un'incantevole seduzione. Dai social media siamo tutti più o meno dipendenti, sono creati apposta per far rilasciare dopamina dal nostro cervello: questo viene confermato anche nel docufilm di Netflix.
Il finale di 2084, che non voglio anticipare, dà una spiegazione tragica e disumana (distopica?) alla necessità di tanto controllo. Si spera di non arrivare mai lì, ma forse, come fa notare ancora una volta Giulietto Chiesa, non siamo nemmeno troppo lontani.


2048

2048

di Çlirim Muça
La Vita Felice
Distopico
ISBN 978-8893464345
cartaceo 10,00€

Sinossi

«Çlirim scrive tenendo d'occhio permanentemente il mainstream contemporaneo. Probabilmente nel 2084 sarà di gran lunga peggiore di quello odierno. Se ci arriveremo vivi, saremo stati totalmente formattati. E felici, come Gianroberto Casaleggio profetizzava per la metà del secolo XXI, quando tutti gli abitanti del pianeta sarebbero diventati cittadini di Google e avrebbero realizzato la democrazia universale, schiacciando pulsanti con il "sì" e il "no" già impostati su una nuova tastiera.» (dalla prefazione di Giulietto Chiesa)
Elena Genero Santoro

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