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6 marzo: la Giornata dei Giusti dell'Umanità

6 marzo: la Giornata dei Giusti dell'Umanità

Di Tamara Marcelli. Il 6 marzo è la Giornata dei Giusti dell'Umanità: si ricordano i Giusti tra le Nazioni, ovvero, i non-ebrei che, a rischio della propria vita, salvarono gli ebrei dalla Shoah durante la seconda guerra mondiale. Per non dimenticare.

Il 9 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio.
Dal 1962 viene conferita una onorificenza dall’ente nazionale per la memoria della Shoah di Israele (Yad Vashem) e presso il “Giardino dei Giusti” di Gerusalemme viene piantato un albero, simbolo di ricordo eterno, per ognuno dei Giusti. Lo Yad Vashem, ovvero “un posto e un nome”, è il Memoriale dei martiri della persecuzione nazista.

La Legge n.211 del 2000 ha individuato il 27 gennaio come Giornata della Memoria e all’articolo 1 definisce anche coloro che si adoperarono per salvare i perseguitati.

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Secondo la religione ebraica vi sono 36 Giusti in ogni epoca, così come scritto nel Talmud: «Esistono sempre al mondo 36 Giusti, nessuno sa chi sono e nemmeno loro sanno d’esserlo ma quando il male sembra prevalere escono allo scoperto e si prendono i destini del mondo sulle loro spalle e questo è uno dei motivi perché Dio non distrugge il mondo».

Sono oltre 20.000 i Giusti nel mondo e circa 700 quelli italiani.

Tra essi ricordiamo:
  • Giovanni Palatucci, questore di Fiume, dopo aver salvato migliaia di ebrei, fu arrestato dalla Gestapo e deportato nel campo di sterminio di Dachau dove morì;
  • Giorgio Perlasca, commerciante italiano che, inventandosi il ruolo di console spagnolo salvò migliaia di ebrei a Budapest;
  • Carlo Angela, medico, direttore di una casa di cura per malattie mentali, offrì rifugio a numerosi ebrei falsificando le cartelle cliniche; 
  • Gino Bartali, ciclista, aiutò centinaia di ebrei toscani trasportando documenti falsi e nascondendo un’intera famiglia destinata ai campi di sterminio;
  • Rinaldo Arnaldi, militare italiano, divenne partigiano con il nome di “Loris” e aiutò migliaia di ebrei e soldati militari alleati in fuga a raggiungere la Svizzera. Morì in combattimento nel 1944;
  • Odoardo Focherini, giornalista cattolico, procurò documenti falsi a centinaia di ebrei e ne agevolò la fuga in Svizzera. Fu arrestato nel 1944, imprigionato nel campo italiano di Fossoli e poi deportato in quelli tedeschi di Flossenburg e Hersbruck, dove morì nel dicembre dello stesso anno;
  • Ferdinando Natoni, militare italiano, durante il rastrellamento degli ebrei dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 riuscì a salvare due ragazze dichiarandole sue figlie;
  • Giuseppe Placido Nicolini, vescovo di Assisi, riuscì a nascondere e a salvare oltre 300 ebrei con l’aiuto di don Aldo Brunacci;
  • Girolamo Sotgiu, storico italiano, salvò insieme a sua moglie una bambina ebrea nell’isola di Rodi facendola passare per sua figlia nel 1944;
  • Andrea Schivo, agente di custodia del carcere di San Vittore di Milano, sfamò centinaia di ebrei in attesa di essere deportati nei campi di sterminio. Fu scoperto e deportato prima nel campo di Bolzano, poi in quello tedesco di Flossenburg, dove morì;
  • Lorenzo Perrone, muratore italiano conosciuto da Primo Levi ad Auschwitz, aiutò lui ed altri internati a sopravvivere donando quel che aveva in virtù del suo impiego per la ditta che lavorava all’ampliamento del campo: «Ma Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo» (da Se questo è un uomo di Primo Levi).

In eterna memoria di tutti coloro che si adoperarono per salvare quanti, perseguitati e in fuga, cercavano, spesso senza speranza alcuna, di salvarsi dall’orrore nazista.

In memoria di tutti i Giusti delle nazioni e di tutti coloro che furono al loro fianco.
In memoria di tutte le famiglie italiane che nascosero, sfamarono e donarono una luce di speranza ai tanti ebrei, partigiani e militari sbandati, contribuendo alla salvezza.

In questa occasione vogliamo ricordare anche le migliaia di persone che nelle piccole comunità italiane, nonostante il pericolo delle feroci rappresaglie tedesche, offrirono rifugio e un pezzo di pane ai tanti in fuga.

Molte di queste minuscole realtà italiane non avranno mai il giusto riconoscimento, ma saranno sempre vive nel ricordo che noi avremo di loro. Perché la Memoria è importante, soprattutto per le nuove generazioni che rischiano di non conoscere alcune pagine buie della nostra Storia.
Il ricordo, tramandato di padre in figlio, renderà forse giustizia ai tanti dimenticati.
Al Museo MAC di Borgorose (RI), si può trovare la scultura di Paolo Corazza, Aldilà del filo, in memoria delle tante famiglie delle piccole comunità del Cicolano, in particolare di S. Lucia di Gioverotondo e Roccaberardi di Pescorocchiano (RI), che aiutarono ebrei e militari in fuga.

Fonti: www.esercito.difesa.it, Wikipedia, storiaxxisecolo.it
Immagine di copertina: © Gariwo, la foresta dei Giusti
Tamara-Marcelli

Tamara Marcelli


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