Gli scrittori della porta accanto

Sì, viaggiare: riflessioni su viaggi e pandemia ascoltando Battisti



Viaggi Di Valentina Gerini. Ascoltando Sì, viaggiare di Lucio Battisti: riflessioni sui viaggi e la pandemia.

Non sono qui a parlarvi di green pass, nemmeno di buoni o cattivi. Sono qui per esprimere una mia necessità incombente, un bisogno che da mesi ormai cerca di esplodermi nel petto e di farmi perdere la testa: viaggiare. Perché viaggiare per molti è come mangiare, bere, dormire, leggere. Per chi soffre della sindrome di wanderlust viaggiare è un bisogno di primaria importanza che non può essere ignorato.

Per mesi noi viaggiatori abbiamo sopperito con documentari e film di viaggio, riempiendoci gli occhi con immagini e foto di meravigliose spiagge incontaminate, villaggi sperduti, mercatini pieni di oggetti pazzeschi e monumenti.

Ci siamo letti tutte le guide di viaggio possibili, anche quelle romanzate come Io sono Barcellona, di David Centonze, e quelle avventurose come America Latina di Pechino Express. Abbiamo esultato quando in Italia si è iniziato di nuovo a parlare di viaggi con SiVola, ma non ci siamo ancora mossi da casa. "Aspetta un attimo, fra qualche mese andrà meglio, metto via qualche altro soldo, avrei tanta voglia di andare lontano e ora è meglio di no"... Ci siamo calmati, con tanti pensieri e tante scuse. E ci siamo anche riusciti. Ma poi basta una canzone, una semplice canzone a far scattare quella molla che caricava ormai da troppo tempo. Complice forse il caldo estivo, mi sono messa ad ascoltare con attenzione Sì, viaggiare di Lucio Battisti e analizzandola bene ho trovato che ha più analogie col presente di quanto avrei mai pensato.

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Sì, viaggiare di Lucio Battisti: attuale come non mai.

Quel gran genio del mio amico
Lui saprebbe cosa fare
Lui saprebbe come aggiustare
Con un cacciavite in mano fa miracoli
Ti regolerebbe il minimo
Alzandolo un po'
E non picchieresti in testa
Così forte no
E potresti ripartire
Certamente non volare
Ma viaggiare
Potrebbe forse «quel gran genio» dell'amico di Battisti essere una persona che cerca di gestire la situazione attuale? Magari uno scienziato che ne sa più di noi e dei social, che con l'esperienza maturata e le sue conoscenze scientifiche oggi «con un cacciavite in mano fa miracoli». Questo scienziato, dicevo, potrebbe aver messo a punto un sistema che, seppur ancora in fase di sperimentazione e con delle evidenti falle, possa regolare «il minimo alzandolo un po'», così non picchieremmo più la testa.

Potrebbe, dunque, questo cacciavite essere la risposta alla pandemia che stiamo vivendo?

Con tutti i rischi e gli effetti collaterali del caso, potrebbe farci «certamente non volare, ma viaggiare».
Sì, viaggiare
Evitando le buche più dure
Senza per questo cadere nelle tue paure
Gentilmente senza fumo con amore
Dolcemente viaggiare
Rallentando per poi accelerare
Con un ritmo fluente di vita nel cuore
Gentilmente senza strappi al motore
E tornare a viaggiare
E di notte con i fari illuminare
Chiaramente la strada per saper dove andare
Con coraggio gentilmente, gentilmente
Dolcemente viaggiare

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Lucio Battisti, nel 1977, ci dice che sì, si può e si deve viaggiare. «Evitando le buche più dure» e, soprattutto, senza cadere nelle nostre paure.

Perché sono le paure che ci bloccano e ci dividono, ci spingono a credere l'incredibile e a non credere al credibile. Le paure offuscano i pensieri e allora ogni tanto il filtro va pulito, soffiandoci un po'. Lo dice sempre Lucio Battisti. E sempre lui ci invita, nel suo ritornello, a fare tutto con gentilezza. «Gentilmente», ripete questa parola cinque volte. Sono tante cinque volte per una parola in una strofa, non credete? E ce lo dice così, associando anche la parola «dolcemente». Perché gentilezza e dolcezza non dovrebbero mai essere dimenticate, non dovrebbero mai essere escluse dal nostro modo di essere, di pensare e di comportarci, qualunque sia il nostro credo.

Battisti in Sì, viaggiare: grazie al suo amico che se ne intende, possiamo tornare a viaggiare «senza strappi al motore».

Possiamo tornare a illuminare con i nostri fari la notte scura in maniera chiara e limpida affinché la strada non sia più smarrita.
Ora, con questa analisi spiccia di Sì, viaggiare non voglio dire che Lucio Battisti abbia predetto il futuro o che lui fosse pagato sotto sotto da Big Pharma ma solo che dolcemente e gentilmente si possa ricominciare a fare tutto, anche viaggiare. E io, personalmente, non vedo l'ora.
Valentina Gerini

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