Libri Recensione di Davide Dotto. L'editore Cesare Pavese di Gian Carlo Ferretti (Einaudi). Il ritratto completo di una figura versatile, complessa e delicata del Novecento.
Cesare Pavese è ingaggiato dall’Einaudi nella primavera del 1938. È un periodo critico: si è in pieno Ventennio fascista, vi sono le ritorsioni del regime, perquisizioni, arresti, censure e autocensure. Quindi le crisi ricorrenti, le difficoltà di onorare debiti e stipendi. Ma talmente robusta è l’appartenenza alla casa editrice che non manca la tempra per tirare avanti.Può parlarsi di un’identità einaudiana alla quale Pavese dà il proprio contributo, cominciata con il padre dell’editore, Luigi, economista e poi Presidente della Repubblica, il pensiero di Benedetto Croce, di Gobetti e Gramsci.
Cesare Pavese è una voce che si fa sentire, diviene a poco a poco insostituibile, parte attiva del direttorio che tra i suoi membri conta Leone Ginzburg, Carlo Mascetta, Mario Alicata, Giaime Pintor.
Tra i redattori e consulenti vi sono Noberto Bobbio, il giovane Italo Calvino, Natalia Ginzburg.Il Cesare Pavese editore svolge molto del lavoro preliminare, lasciando che gli altri ne dibattano e ne traggano le conclusioni.
La mole di lavoro è impressionante. Spazia tra le incombenze redazionali e quelle promozionali. Il seguente elenco tratto da una lettera dell’editore, seppur dettagliato, non pare esaustivo:
a) traduzione dall’inglese di circa 2000 pagine all’anno formato «Saggi» […]
b ) revisione dei manoscritti e delle bozze di traduzioni altrui dall’inglese;
c) revisione di bozze di libri di carattere storico-letterario […]
d) esame di opere anche inedite, sia italiane che straniere per le quali venga ritenuto utile un tuo giudizio, magari con relazioni scritte su di esse;
e) lavori vari saltuari di redazione e revisione della corrispondenza inglese […]
Ai lavori relativi ai punti a) b) d) e) ti abbiamo già sottoposto con esito felice. Gian Carlo Ferretti, L'editore Cesare Pavese
Non si tratta di un lavoro puramente impiegatizio, ma di vera e propria co-edizione. Un’opera viene giudicata a trecentosessanta gradi, valutandone il valore e la probabile accoglienza del mercato.
Un testo buono ma non vendibile potrà essere messo da parte. Un testo per il quale sorgono perplessità, se avrà successo di pubblico, potrà essere dato alle stampe.A tutto ciò si aggiunge la vasta produzione letteraria, che altrove non si sarebbe avuta: possibile per talento, per il clima cameratesco della cerchia eletta cui Pavese sente di appartenere. Un terreno più che fertile per la giusta semenza, fatto di circostanze favorevoli e sfavorevoli che permettono a Pavese di esorcizzare i suoi fantasmi, «una strenua difesa dalla disperazione e dalla morte». Di fatto un’àncora di salvezza contro un’irresistibile vena autodistruttiva, una resistenza portata all’estremo limite. Un'attività, insomma, caratterizzata da un potente istinto, da tentativi e qualche errore, tesa a non rincorrere le ideologie del momento o le scuole di pensiero.
Vi sono scelte felici e qualche volta infelici (quando rifiutò il manoscritto di Se questo è un uomo di Primo Levi, probabilmente senza leggerlo, infastidito dalla massa inusitata di narrativa memorialistica del dopoguerra). Non è mai un iniziare daccapo, ma un muoversi nella direzione da tempo stabilita. Quella per esempio di costruire con cura un modello di lettore: colto ma non specialistico.
Pavese convoglia i suoi interessi verso un unico centro (la collana viola): quello eroico dei primi popoli, dedicato all'etnologia.
Da qui la (ri)scoperta del mito e la (ri)lettura di Il ramo d’oro di James George Frazer, la cura e la pubblicazione di opere quali Origini e forme del mito, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, l’interesse per Le radici storiche dei racconti di fate di Vladimir Jakovlevič Propp, fino ai propri Dialoghi con Leucò.In ogni caso Cesare Pavese si stacca dal dibattito contemporaneo, anteponendo a esso il richiamo del mondo classico. Esecra le conferenze. L’assegnazione di premi letterari provoca sofferenza. Lo Strega, vinto nel 1950 con La bella estate, è il colpo di grazia di una crisi giunta all’acme.
Sul modo di approcciarsi alle opere di un autore vi sono diverse posizioni.
Un'opera letteraria dovrebbe parlare per sé, senza la necessità di indagare sulla biografia e sui trascorsi del suo artefice.L'interpretazione del testo stesso predilige la ricerca della intentio operis mettendo momentaneamente a tacere la intentio auctoris. Tale preoccupazione ha la sua giustificazione qualora si tratti di sondare mondi separati, quando la biografia non rispecchia l'universo letterario o addirittura lo smentisce. Non è il caso di Pavese, anzi. La Einaudi ha rappresentato una preziosa officina da cui ha ottenuto gli strumenti della sua arte trasfusa, in un ricambio incessante, nell'attività editoriale.
L'indagine di Gian Carlo Ferretti ci fornisce un ritratto completo di una figura versatile, complessa e delicata della letteratura del Novecento.
L'editore Cesare Pavese
di Gian Carlo FerrettiEinaudi
Saggio
ISBN 978-8806221072
Cartaceo 20,90€
Ebook 10,99€
Sinossi
Redattore, direttore editoriale, direttore di collana, voce nel coro del «mercoledí», editore di se stesso, oltre che autore e traduttore e curatore in proprio, Cesare Pavese è una personalità di primissimo piano in Casa Einaudi, e uno dei maggiori letterati editori del Novecento italiano. Di lui questo saggio di Gian Carlo Ferretti traccia per la prima volta un ritratto organico e completo, con passione, vivacità e rigore, e con un'ampia consultazione di carte inedite. Ne scaturisce una figura originale di editore, intellettuale coltissimo e epistolografo d'eccezione, sempre attento alle esigenze del lettore, capace di dare un contributo fondamentale alla strategia di Giulio Einaudi, di muoversi tra sapienti mediazioni e forti tensioni all'interno della «concordia discorde» degli einaudiani, e capace altresí di realizzare nella sua collana viola (tra collaborazione e dissenso con Ernesto de Martino) una tendenza che interagisce intimamente con la sua poetica del mito. Una tendenza controcorrente nella cultura contemporanea. Questo ritratto finisce per diventare anche uno spaccato della casa editrice Einaudi, ricco di episodi significativi e di aneddoti curiosi, e di protagonisti indimenticabili: da Leone e Natalia Ginzburg a Giaime Pintor, da Felice Balbo a Massimo Mila, dal grande rivale Elio Vittorini a Italo Calvino a tanti altri. Ma questa è anche la storia di un suicidio a lungo protratto, attraverso il travaglio creativo, la contraddittorietà politica e la disperazione amorosa: una spinta autodistruttiva dalla quale Pavese riesce a difendersi con il suo infaticabile lavoro, tra ruvidezza, ironia e dedizione, fino al gesto estremo.
Davide Dotto |
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