Gli scrittori della porta accanto

Michaela Šebőková Vannini presenta: Dal diario di una piccola comunista

Michaela Šebőková Vannini presenta: Dal diario di una piccola comunista

Presentazione Libri Intervista a cura di Silvia Pattarini. Michaela Šebőková Vannini presenta: Dal diario di una piccola comunista (Youcanprint ). Attraverso le pagine di un diario, una bambina dà voce a un mondo colorato ed emozionante, ormai scomparso.

Michaela Šebőková Vannini è nata nel 1975 in allora Cecoslovacchia socialista, in una città di campagna in Pianura Danubiana, vicino ai confini con l’Ungheria. Risiede in Italia dal 2001; nel 2021 è tornata, dopo tredici anni in Veneto, a vivere in Toscana, in comune di Barga (LU). Lavora a distanza per una multinazionale di Padova dove si occupa del servizio clienti e dell’amministrazione dei paesi dell’Europa Centrale, alternando così all’italiano l’utilizzo di altre tre lingue – slovacco, ceco e ungherese.
Madrelingua slovacca di origini ungheresi, l’italiano ormai è la sua seconda lingua. Da autodidatta intraprende un percorso che la porta nel 2019 a conseguire la certificazione PLIDA C2. Su richiesta delle edizioni Eastone Books di Bratislava, Slovacchia, ha realizzato in slovacco il manuale di grammatica Nuovo Italiano per autodidatti (2016) con Eserciziario (2019). Nasce così la sua passione per l’insegnamento delle lingue e oggi insegna online l’italiano agli slovacchi, e lo slovacco agli italiani.
Ha curato la traduzione in italiano di diverse opere ceche: I racconti sul cagnolino e la gattina di Josef Čapek (Poldi Libri, 2014); l'importante raccolta di fejetony politici sulla Primavera di Praga Primavera è arrivata del giornalista dissidente Ludvík Vaculík (Edizioni Forme Libere, 2018, con S.Mella); l'autobiografia Nelle braccia del Destino del musicita e compositore Karel Moor (Lumen Harmonicum, 2019).
Nel 2012 ha vinto il Premio Speciale SlowFood-Terra Madre, nella cornice del Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre, con il racconto "Il profumo della domenica". Oggi cura la rubrica L’angolo di Michaela e Detti e proverbi slovacchi per BuongiornoSlovacchia, periodico slovacco online in lingua italiana.
Ha esordito nel 2013 con il romanzo Dal diario di una piccola comunista (Besa Editrice), il romanzo che nel 2020 è stato riproposto in una sua versione ampliata, arricchita di elementi storici, culturali e linguistici, e corredata di un apparato di note.
La sua fiaba Paulina e l’Acqua della Vita nasce nel 2011 ed è stata pubblicata quest'anno da PubMe nella Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.


Dal diario di una piccola comunista

di Michaela Šebőková Vannini
Youcanprint
Narrativa storica
ISBN 979-1220305709
cartaceo 18,00€
ebook 8,49€

Sinossi

L'anno è il 1986, il luogo è la Repubblica Socialista Cecoslovacca, in una piccola città ai confini con l'Ungheria. L'undicenne Alzbeta ci racconta nel suo diario la propria fede nel Futuro Comunista: essere una Pioniera non è solo un obbligo scolastico, è una missione! Significa istruirsi, fare buone azioni, dire solo la verità… anche se non sempre il mondo accoglie bene questo sincero zelo, e non tutto intorno ad Alzbeta è come sembra. Compresa la sua stessa famiglia. Tra ricordi dai tratti autobiografici e affresco storico, "Dal diario di una piccola comunista" ci accoglie in un mondo ormai scomparso, che nelle pagine è vivo, colorato ed emozionante, grazie alla forza di una voce bambina.



L'autrice racconta



Michaela Šebőková Vannini bentornata sul blog Gli scrittori della porta accanto. Ci racconti  quando e come hai maturato l’idea di questo bel libro, Dal diario di una piccola comunista

Ciao Silvia, grazie per questo spazio. Era il 2008, mi trovavo in una situazione lavorativa nuova, in una città nuova (avevo traslocato dalla Toscana in Veneto per lavoro) e più che mai mi prendeva la nostalgia per il mio paese, per la mia infanzia. Non volevo che venisse tutto dimenticato, non volevo dimenticare: la vita non degli eroi che hanno cambiato la storia ma delle persone qualsiasi, le gioie e le sofferenze delle famiglie, nella quotidianità del socialismo. La scrittura era un modo valido per dar voce ai miei ricordi e io non mi opponevo, scrivevo ciò che mi veniva dal cuore e dalla mente. Nello stesso tempo speravo che ciò che avrei scritto avrebbe permesso ai miei amici italiani e alla mia nuova famiglia capire meglio me e il mio Paese natìo.
Così poi è nato Dal diario di una piccola comunista che ha trovato il suo editore in Besa e nel 2013 è stato pubblicato.

L’ultima versione di Dal diario di una piccola comunista risale al 2020, mi viene da pensare che tu ci tenga molto, lo hai dunque riscritto?

Negli anni successivi alla pubblicazione ho realizzato che questo romanzo potrebbe portare al lettore italiano più informazioni del tipo sociale, culturale, politico e linguistico, per comprendere meglio ciò che io, o chiunque del mio paese, davamo per scontato. All’Università degli Studi di Padova il mio libro d’esordio fu considerato quasi il tassello mancante del mosaico di “Cecoslovacchia durante il regime totalitario”, perché esistono tanti libri di testimonianze delle persecuzioni e delle vite dei dissidenti anche famosi, ma si sa poco (in Italia) della vita quotidiana delle persone ordinarie. Fui sorpresa dall’importanza accademica che i prof attribuivano alla mia opera prima, tanto da mettersi in discussione se l’acquisizione del romanzo per la Biblioteca Universitaria spettava alla parte ceca (romanzo ambientato in Cecoslovacchia) o a quella ungherese (le tradizioni e la vita familiare erano quelle ungheresi). Mi fecero capire che il romanzo meritava di essere rimodellato anche per fare una delineatura più precisa tra la lingua di famiglia – quella dei “matrimoni e funerali” (ungherese) – e la lingua ufficiale – quella di “vita fuori casa” (slovacco) – per rispecchiare la peculiarità della vita bilingue in una città di frontiera che per centinaia e centinaia di anni aveva fatto parte del Regno Austro-Ungarico.

Quanto tempo ti ha impegnato la sua ristesura?

Dopo la chiusura del contratto con Besa, nel 2019, cominciai a rileggere e a modificare il testo, ma solo durante il lockdown per Covid, nel 2020, decisi che era giunto il momento di portarlo in fondo. Ho cercato di rendere il testo più fluido, ho tagliato interi paragrafi e ne ho inseriti di nuovi, ho cambiato l’incipit, ho aggiunto delle citazioni delle poesie slovacche e dei detti ungheresi, ho incluso parole e frasi in entrambe le lingue, e infine ho deciso, relativamente alla mole di nuove informazioni che appesantivano il testo, di gestirla tramite le note a piè di pagina, quasi si trattasse di un libro tradotto, con le note del traduttore. In effetti è ciò che mi sentivo, stavo “traducendo” la nostra vita in Cecoslovacchia socialista ai lettori per i quali essa è del tutto estranea. Dopo una lunga serie di interventi, prima di mandarlo in autopubblicazione, a dicembre 2020, l’ho sottoposto alla correzione di bozze. Per il servizio di copertina e di booktrailer mi sono appoggiata all’eccellente Stefania Bergo, Gli scrittori della porta accanto.

La protagonista è una bambina di 11 anni, una “pioniera” che crede nel comunismo. Perché questa fede e quali sfide si trova ad affrontare? Cosa significa "pioniera"?

Per chi non conoscesse la vita nei paesi socialisti (o comunisti), la parola “pioniera” evoca un’immagine della conquista del West. Per questo motivo ho evitato di inserire nel titolo del libro la parola “pioniera”, sostituendola con la “piccola comunista”. Nel socialismo un pionere o una pioniera altro non erano che bambini, i futuri comunisti. Lo Stato all’epoca arrivò praticamente ad essere tutt’uno con il Partito Comunista. Il Partito si occupava egregiamente della formazione politica dei suoi cittadini più piccoli già dalla prima elementare, soprattutto durante le attività extra-scolastiche che bambini eseguivano nel loro tempo libero. La PO SZM, la sigla che sta per l’Organizzazione dei Pionieri dell’Unione Socialista della Gioventù, era l’organizzazione giovanile del Partito Comunista della Cecoslovacchia per ragazzi dagli 6 ai 15 anni che collaborava con le istituzioni scolastiche a insegnare ai bambini i valori della vita in socialismo, renderli attivi nella vita politica e partecipi alla costruzione del futuro socialista. In teoria la partecipazione a quest’organizzazione era in base volontaria, ma la realtà era ben diversa. I ragazzi erano tutti “pionieri”, come lo è Alžbeta, la protagonista, che crede fermamente e sinceramente in tutti gli insegnamenti ed è molto desiderosa di aiutare la propria Patria nel cammino verso il comunismo. Bisogna chiarire che il “credo” di un pioniere in alcuni punti era davvero facilmente assimilabile, in quanto sovrapponibile al “credo” cristiano: aiutare gli altri, comportarsi bene. In altri punti bisognava “venerare” l’Unione Sovietica e da grandi voler diventare comunisti. Per un bambino era naturale credere negli insegnamenti che altro non volevano che “la pace in tutto il mondo” e il “benessere di tutto il genere umano”. E se nell’ambiente familiare tali insegnamenti non venivano smentiti o smascherati, era naturale poi di conseguenza volerli amplificare.
Le sfide che la protagonista affronta arrivano proprio dagli ambienti ai quali tiene di più: quello familiare, quando casualmente scopre un segreto di famiglia, e quello politico, quando il suo “credo” viene minacciato dallo stesso nucleo dell’Organizzazione. La sfida la porta a crescere in fretta, e a doversi districare tra la realtà e la finzione, tra la verità e la menzogna.

Un diario è una cosa molto personale, ci sono parti autobiografiche o è totalmente romanzato?

Ho deciso di dare al romanzo la forma del diario sia per dividerlo nelle unità più corte sia perché il racconto comunque segue in ordine cronologico la vita della famiglia Novak per quasi un anno, tra il 1986 e 1987. L’introduzione dove si spiega il ritrovamento del diario fa parte del romanzo, non è cioè formulato dall’autrice ma dalla protagonista stessa, già in età adulta. La forma del diario mi ha permesso di intrecciare il racconto dei singoli avvenimenti tramite le annotazioni del momento della giovane protagonista, con le riflessioni scaturite nella mente della protagonista mentre già da adulta raccontava la vita di allora.
Il genere del romanzo rimanda all’autofiction: è una combinazione di avvenimenti realmente vissuti e la loro distorsione letteraria. I luoghi del romanzo, gli oggetti, i costumi, le tradizioni, le pietanze esistono realmente, gli avvenimenti erano accaduti a me, alle persone che conoscevo oppure sarebbero potuti accadere veramente, in quel momento e in quel luogo.

Dal diario di una piccola comunista si può annoverare tra i romanzi storici, quindi...

Assolutamente sì. La vita delle persone semplici, che non sono degli eroi e non hanno contribuito direttamente alla “grande storia”, sono una realtà storica nello stesso modo come le vite dei dissidenti o degli artisti perseguitati dal regime. La gente comune rappresentata in questa prosa documentale della realtà storica e sociale ricalca fedelmente la maggior parte dei cittadini di Cecoslovacchia socialista negli anni Ottanta. Le microstorie romanzate e basate sul proprio vissuto scorrono sullo sfondo della macrostoria che segue fedelmente il fluire storico. Mediante numerose dettagliate osservazioni la protagonista avvicina al lettore il modo di vivere nella Cecoslovacchia sotto il presidente Husák, ma descrive anche gli avvenimenti esteri che la toccano particolarmente, come l’incidente nucleare di Černobyľ.


Le tue origini slovacche hanno influito in qualche modo sulla tua scrittura?

Certamente. Se guardiamo strettamente la scrittura, non ci sono dubbi che si tratti di scrittura migrante con la sua espressività particolare e con alcune trovate linguistiche peculiari. Credo che ogni lingua madre influenzi in qualche maniera il modo di esprimersi in una seconda lingua.
La stesura e la rielaborazione di questo romanzo mi hanno resa più ricca e più felice interiormente, aiutandomi a scoprire ciò che vivendo e strada facendo mi ero quasi dimenticata: le mie radici ungheresi. Non ho nessun merito su dove sono nata e su che lingua parlavano i miei avi, ma posso avere il merito di continuare a diffondere, con le mie scritture, l’amore per quelle terre fertili dagli orizzonti lontani, per la gente che ci vive e per le lingue che in quei luoghi si parlano completandosi e intrecciandosi come le abili mani di un canestraio intrecciano i vimini.

Ho saputo che nel tuo paese di nascita alcune letture erano sottoposte a censura da parte del regime dittatoriale e questa cosa mi ha molto colpita. Per noi italiani è impensabile immaginare che un semplice libro possa fare così tanta paura al punto da impedirne la circolazione. Eppure la storia ci insegna che questa prassi si è ripetuta in diverse occasioni nel corso dei secoli, dal Concilio di Trento al fascismo, fino a tempi più recenti nella Repubblica Socialista Slovacca. C’è qualche famoso libro per ragazzi che non sei ancora riuscita a leggere ma che ti piacerebbe tanto conoscere?

Nel 1986 quando la narrazione si apre, il regime di Gustáv Husák, segretario generale del Comitato centrale del Partito Comunista nonché il presidente di Cecoslovacchia, ormai da oltre 15 anni guidava il paese attraverso la cosiddetta normalizzazione, di cui l’obiettivo era il “ristabilimento dell’ordine”, reintroducendo il realismo socialista. Come spiegato anche nel libro, l´indottrinamento ideologico era ognipresente per anticipare che la popolazione aspirasse ai diritti individuali o alle “strane” libertà non concesse. I bambini erano coloro che più subivano questa pressione “gentile” e costante, e la letteratura per l’infanzia era uno degli strumenti molto utili. I canoni per una pubblicazione o una traduzione dovevano scrupolosamente seguire le linee guida e avere un atteggiamento propositivo verso il socialismo. Così se da un lato venivano pubblicati i libri con i protagonisti pionieri, comunisti, partigiani e pionieri russi e famiglie modello, oppure i libri di cui narrazione si collocava in altri stati “amici”, socialisti o comunisti, dal lato opposto si bloccava la traduzione o la pubblicazione di libri che non corrispondevano completamente alle normative in materia. Nonostante avessi letto praticamente tutti i libri per l’infanzia della libreria comunale della mia città, non mi ero mai imbattuta in Piccole donne, Alice nel paese delle meraviglie, Mary Poppins, La fabbrica di cioccolato, non parlando di vari Tex, Paperino o Topolino. Ma naturalmente ho letto Tom Sayer e La capanna dello zio Tom, Cuore e anche Pinocchio se pur in una versione modificata. Voglio recuperare prima di arrivare in pensione, e ho cominciato con Alice nel paese delle meraviglie [nell'edizione PubMe Collana Gli Scrittori della Porta Accanto, ndr].

Considerando le attuali tempistiche per andare in pensione in Italia, sono convinta che farai in tempo a leggere tutto ciò che vorrai, stai tranquilla! Ma torniamo al tuo libro. Perché si dovrebbe leggere Dal diario di una piccola comunista?

Per riconfermare un’altra volta che il valore più grande è la famiglia, in tutte le epoche. Per realizzare che ogni passato vissuto plasma la gente in maniera diversa. Solo scoprendo le realtà del passato si riesce a capire in profondo un popolo, una nazione. Abituati a essere felici con poco, di riciclare, di non sprecare, lontani anni di luce dal consumismo, avendo il lavoro assicurato a vita e la possibilità di vivere in modo dignitoso, ma privati delle libertà fondamentali e costretti a diventare inespressivi: mi piace immaginare Dal diario di una piccola comunista come una chiave di lettura di quella storia recente, di quel mondo che ha forgiato la odierna popolazione.

Per finire, a chi consigli la lettura del tuo libro?

Consiglio la lettura a chi volesse approfondire la propria conoscenza dei paesi dell' ex blocco sovietico e dei suoi abitanti attraverso dei flashback sulla vita quotidiana negli anni Ottanta. Per avvicinarsi ai parenti o amici che provengono dalle nazioni dal passato sotto regime socialista e capire meglio i loro comportamenti, abitudini, usanze. Per conoscere un mondo ormai scomparso ma che non deve essere dimenticato, e che nella letteratura attuale sta cadendo nell’oblio. Per chi vuole semplicemente leggere una storia interessante, profonda, emozionante, toccante.

Ringraziamo Michaela Šebőková Vannini per essere stata con noi e in bocca al lupo per Dal diario di una piccola comunista, che vi consigliamo di leggere, e per i tuoi progetti futuri!

Grazie a te, Silvia, è stato un piacere!

Dal diario di una piccola comunista



Silvia Pattarini



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