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Tunisia: viaggio al sud, tra deserto e storia

Tunisia: viaggio al sud, tra deserto e storia

Mamme in viaggio Di Sonia Borrini. Un viaggio nel sud della Tunisia per salutare il 2021 dal deserto.

Il 2021 abbiamo deciso di salutarlo dal deserto. Decidiamo quindi di partire per il sud della Tunisia.
Purtroppo di questi tempi ogni partenza è incerta. Io e Mia (otto anni) viviamo in Tunisia mentre Alessio ci ha raggiunto a Natale direttamente dall’Italia. E nonostante non abbiamo bisogno di tampone per spostarci nel paese, dei sintomi influenzali alla mattina della partenza ci allarmano un pochino.
Dopo un test rapido, ovviamente risultato negativo, carichiamo le borse nella macchina di Moncef, la nostra guida/autista che ci accompagnerà nei prossimi giorni. Sbah el-khir (buongiorno in tunisino) Moncef!

Partiamo per Kairouan, con una prima sosta ad Hammamet, con i suoi 5000 residenti italiani, per lo piu pensionati.

Dobbiamo recuperare la moglie di Moncef, che per non stare a casa sola si unisce a noi, con la sua gigantesca valigia, tanto di posto in macchina ce n’è.
Kairouan è la quarta città santa dell’Islam, offre la maestosità della più antica Moschea del Maghreb e la Moschea di Sidi Saheb, detta anche la “Moschea del barbiere”, i Bacini degli Aglabiti, immense riserve d’acqua costruite nel IX° secolo e per finire i “Souks”.
Moncef, che parla italiano perfettamente – imparato lavorando con italiani da più di 30 anni – ci spiega un po’ l’Islam e le ottime pratiche delle cinque abluzioni (ci si lava a pezzi varie parti del corpo) e preghiere (accompagnate da un esercizio fisico di cinque minuti) che si dovrebbero fare alla moschea, facilmente riconoscibile, perché basta guardare in alto. Il minareto infatti è l’edificio più alto della città. Solo i musulmani praticanti possono entrare nella zona di preghiera. E ovviamente ingresso e spazio diverso per le donne.
Kairouan è anche centro di produzione di tappeti quindi non possiamo andarcene senza comprarne almeno uno dopo aver visto come le donne di Kairouan lo tessono. Per fare un metro quadrato ci si può impiegare anche due settimane. Quanta pazienza!

Sonia e Mia nel deserto

Lasciamo la città per spingerci sempre più a sud. Andiamo al confine con l’Algeria, all’oasi di montagna di Mides, dove scopriamo il suo “Gran Canyon”, una gola spettacolare di tre km.

Un paesaggio degno del cinema. Per la cronaca, questo luogo ha fatto da sfondo alle favolose scene del film Il paziente inglese, nel 1996. L’antica Mides era usata dai romani per segnalare l’avvicinamento degli invasori usando degli specchi. Siamo gli unici visitatori e abbiamo tutte le attenzioni del custode, che ci mostra la sua collezione di sassi e fossili datati milioni di anni. Affascinante! Shukran (grazie in arabo)!
Continuiamo verso Tamaghzah (Tamerza) famosa per le sue cascate e importante centro per gli studi paleontologi. Ci sistemiamo nell’albergo Les Cascades, non proprio 4 stelle ma con oste accogliente e ottima cucina. Dormiamo in una stanzetta umida e un po’ sporca ma con il rumore delle cascate e del silenzio intorno. Per 80 dinari (10 dinari = 3€) non si potrebbe desiderare (e avere) di meglio.

Dopo una ricca colazione partenza verso le oasi di montagna di Chebika, l'antico "Ad Speculum" romano e famoso per la sua architettura.

Una guida locale simpatica che parla italiano ci racconta che il vecchio villaggio è stato abbandonato dopo la caduta di piogge devastanti ed il nuovo ricostruito lungo la strada da Tamerza a Tozeur.
La tappa successiva, appunto Tozeur, è città simbolo del Sud Tunisino e le sue tipiche architetture coi mattoncini color sabbia che troviamo anche nelle nuove costruzione come ordinanza delle istituzioni per preservare la bellissima estetica della città. Passeggiamo per le vie della Medina e sostiamo, sotto suggerimenti della nostra guida, in una piccola ma graziosa esposizione di un’artista locale.
Ci perdiamo nel mercato caotico e poi ci dirigiamo fuori città al Museo della Palma. Apprendiamo le mille virtù del dattero, frutto emblema della Tunisia, nelle sue 300 specie. Impariamo a contare gli anni di una palma e a distinguere una palma maschio da quella femmina. Diventa facilmente il nuovo gioco del viaggio.
Conosciamo Pierangela, una frizzante signora italiana, che gestisce il museo con il marito tunisino. Pierangela ci fa assaggiare i prodotti fatti coi datteri: dal miele, alle marmellate per finire con la Dattella (come la chiama Moncef), una ghiotta alternativa alla Nutella. Ma anche saponi e creme di bellezza. Ovviamente non partiamo a mani vuote.

Matmata e il lago salato

Ci dirigiamo verso Douz, attraversando il Chott El Jerid, spettacolare lago salato compattato dove, se le condizioni meteorologiche sono favorevoli è possibile assistere al fenomeno dei “miraggi”.

È noto per essere il più grande lago salato del Sahara e, a seconda delle fonti, è anche il più grande lago salato del continente africano. Il nome di questo lago si compone di due parti: in Nord Africa, chott descrive un lago che si prosciuga in estate e solitamente contiene almeno un po' d'acqua nelle stagioni più fredde; el djerid è una parola araba che significa "foglia di palma" (la vicina regione di el Djerid nel sud-ovest della Tunisia ospita 15 volte più palme da dattero della sua intera popolazione).
A Douz, detta la “porta del deserto”, compriamo i tessuti colorati per farci i nostri turbanti. Siamo ora pronti per il deserto.

Ci installiamo nell’accampamento Dunes Insolites a due chilometri da Sabria, in una delle tante tende, in tempo per assistere al tramonto dalle dune.

Mia non potrebbe essere più euforica, non smette di correre su e giù dalle dune lanciando la sabbia chiara e finissima. Io non ci penso due volte e la seguo a piedi nudi.
Una notte con falò, nel quale cuociamo anche il pane, e canti tradizionali. Alessio viene coinvolto nel trenino di danze intorno al fuoco. Tutto il mondo è paese. Anche qui si sente atmosfera di Capodanno.
La volta celeste si manifesta impressionante sopra le nostre teste. Proviamo a cercare qualche costellazione, Orione etc., ma essendo ignoranti in materia, rinunciamo e apprezziamo silenziosamente lo spettacolo magnifico senza darci ulteriori spiegazioni. Non proviamo neanche a fotografarlo, non darebbe merito.
Dopo una notte sotto mille coperte al freddo del deserto, ci svegliamo presto per ammirare il sorgere del sole dalle dune.

Matmata e l'oasi Ksar Ghilaine

Dopo colazione partenza per Ksar Ghilaine, un'oasi della Tunisia meridionale situata al limite orientale del Grand Erg Oriental.

Rinomata per essere la più meridionale delle oasi tunisine e una delle porte del deserto del Sahara tunisino, l'oasi è alimentata da una sorgente calda dove si può fare il bagno e avere virtù termali, quindi non scordatevi costume e asciugamano.
Visita ai ruderi di una fortezza romana attraversando le dune del deserto in quad, una piccola avventura richiesta dalla più giovane della carovana, Mia.
Tappa successiva Guermessa, uno dei villaggi berberi costruiti in cima alle montagne per proteggere i raccolti dai molti saccheggiatori. Le fosse raccoglievano foraggio, olio e cereali, e quindi formavano diversi granai, sorvegliati da un guardiano.
Breve sosta a Ksar Ouled Debbab, ex villaggio fortificato berbero convertito in hotel a pochi chilometri da Tataouine, sorseggiamo tè e cioccolata nella panoramica e soleggiata terrazza della struttura contemplando le statue dei dinosauri che emergono nell’ambiente circostante, ricordando che in questi luoghi sono stati trovati molti fossili di queste creature.

Il viaggio verso Matmata ci riempie gli occhi di paesaggi mozzafiato.

Qui dormiamo in un hotel questa volta davvero a 4 stelle, almeno quelle tunisine. L’hotel è pieno, ma probabilmente siamo gli unici turisti non locali. Mangiamo piatti tunisini come couscous, brik e ojja. Tutto ovviamente piccante e accompagnato da harissa (emblema della gastronomia tunisina, come da fascicolo presentato all’UNESCO. I tunisini ne sono molto orgogliosi).
Dormiamo (benissimo) in stanze scavate nella roccia, antico e tradizionale stile berbero utilizzato per proteggersi dal clima. Infatti la temperatura nelle case troglodite ha una temperatura costante di circa 17 gradi.
L’indomani visitiamo alcune abitazioni troglodite nei pressi di Matmata, per ammirare il paesaggio "lunare" dove hanno girato alcune scene della famosa saga di Star Wars.

L'anfiteatro El Jem e Guernessa

Lasciamo il sud, e arriviamo a El Jem per una visita dell'anfiteatro, una delle rovine di pietra romane meglio conservate al mondo, e unico in Africa.

El Jem è noto per essere il terzo anfiteatro più grande del mondo e l'unico con un sotterraneo visitabile.
Alessio, da buon Romano, si sente a suo agio a camminare tra le rovine. E impara anche lui qualcosa di nuovo. Lo sapete perché il nostro anfiteatro viene chiamato Colosseo? Nelle vicinanze del Colosseo a Roma era presente la statua “il colosso di Nerone”, dalla quale si dice derivi il nome Colosseo.

Visitiamo il Museo del Jem, meno conosciuto ai turisti (infatti siamo gli unici) ma che vale sicuramente una visita. Ed è incluso nel biglietto d’entrata dell’Anfiteatro (12 dinari)!

Il museo contiene arte di epoca romana, inclusi personaggi mitologici, elementi astratti e fauna. Si possono trovare mosaici raffinati in perfetto stato. Nel cortile del museo si può anche visitare la Maison d’Africa – fu a seguito di un tentativo di costruzione abusiva che venne alla luce la villa. Costruita intorno al 170 d.c., aveva un carattere sontuoso ed eccezionale per i mosaici che ne adornavano il pavimento. La villa comprende in particolare due superbi mosaici di allegorie. Il primo era l'elemento centrale di una sala di ricevimento. Si tratta di una rappresentazione, rara sui mosaici romani, della dea Africa, dispensatrice di ricchezza e fertilità, sormontata da un corpo di elefante e irradiante sulle quattro stagioni rappresentate da busti.
Veloce passaggio da Hammamet per scaricare la consorte della nostra guida. Bisslema (arrivederci in tunisino)! Risaliamo a La Marsa, verso casa concludendo questa avventura. Salutiamo Moncef, sempre simpatico, attento e cortese. Andiamo a comprare del couscous per la cena e mettiamo sul fuoco delle lenticchie come vuole la tradizione per la fine dell`anno. Siamo raffreddati e stanchi per le tante ore di macchina, più di 1500 chilometri.
Ma siamo pronti ad iniziare il 2022. Auguri!!!

© Sonia Borrini




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