Serie TV | Netflix Di Elena Genero Santoro. Hitler's Circle of Evil, una serie disponibile su Netflix: l’ascesa e la disfatta di Hitler attraverso i suoi fedelissimi, quelli che l'hanno sostenuto e concretizzato i suoi deliranti piani.
Avete presente una radar chart?
È un grafico che sembra una ragnatela, con bracci che si diramano dal centro, ognuno dei quali rappresenta una caratteristica o un parametro, di qualsivoglia tipo.
A ogni parametro viene attribuito un punteggio in scala relativa, per esempio da 1 a 5 o da 1 a 10. L’insieme di tutti i parametri darà la visione d’insieme di qualcosa, il confronto tra radar chart con gli stessi parametri permetterà di confrontare due o più soggetti.
Qui c’è un esempio tratto dal web che mette a confronto le performance di tre atleti.
Ciascuno di essi ha caratteristiche diverse che riguardano la difficoltà dell’esercizio, l’atterraggio, lo stile, la creatività, l’esecuzione.
L’atleta numero 3, in verde, ha un punteggio complessivamente migliore, (l’area è più grande), ma secondo i parametri dello stile e dell’esecuzione gli altri atleti hanno fatto di meglio.
Ecco, guardando le dieci puntate che compongono la serie Hitler’s Circle of Evil, disponibile su Netflix, ho pensato a una radar chart man mano che i protagonisti venivano introdotti e si muovevano sulla scena.
Hitler's Circle of Evil è una serie documentario del 2018, dove alla voce narrante di alcuni storici, quali Guy Walters, Michael Lynch, Sönke Neitzel e Toby Thacker si alternano immagini d'epoca integrate da scene mute, impersonate da attori. Il risultato è un racconto senza tempi morti e senza scene cruente, che consente la visione anche alle persone più sensibili.Le serie ripercorre la storia dalla fine della prima guerra mondiale al 1945 e racconta l’ascesa e la disfatta di Hitler, ma lo fa focalizzandosi sugli uomini che gli erano fedelissimi e attraverso i quali i piani deliranti di Hitler hanno potuto trovare una realizzazione concreta.
Per ciascuno di loro ho immaginato di riempire una radar chart, assegnando punteggi differenti nelle varie voci. Ognuno di loro aveva delle indubbie abilità, dei talenti individuali e delle motivazioni personali, ma erano tutti accomunati, in porzioni diverse, da una lista di caratteristiche: sadismo, fanatismo, razzismo, ambizione, arroganza, narcisismo, follia, devozione al Fuhrer ma, soprattutto, una enorme dose di frustrazione.
Dietrich Eckart.
Era uno scrittore. È morto nel 1923 quindi non ha visto l’ascesa del nazismo, ma fece in tempo ad aiutare Hitler a scrivere il Mein Kampf, libro che sarei persino curiosa di leggere, se non mi dispiacesse spendere ventitré euro per 550 pagine di deliri. Eckart fu il primo mentore di Hitler, contribuì a crearne il mito. Nella sua radar chart vediamo come parametri più spiccati il fanatismo e un radicato antisemitismo. È morto per un attacco di cuore, dovuto anche a una vita poco salutare che conduceva. È stato forse l’unico ad avere avuto una morte naturale.Heinrich Himmler.
Fu uno dei primi seguaci di Htiler, che lo riteneva un fedelissimo. Himmler era un giovane deluso dopo la prima guerra mondiale. Avrebbe voluto essere un soldato, ma la guerra era finita prima che potesse arruolarsi: era troppo giovane. In realtà quando gli sarà data la possibilità di dimostrare le sue doti belliche, non sarà all’altezza.Himmler incarnava la delusione dei tedeschi nei primi anni dopo la disfatta del 15-18. Aveva in sé un enorme sentimento di rivalsa. Sentimento che i tedeschi dimenticheranno negli anni Venti, con il ritorno del benessere, e che invece li porterà a dare potere al nazismo con la crisi del 1929.
Se non ci fosse stato il 29, il nazismo forse non avrebbe mai avuto in mano il potere. I nazisti stavano in un partito di nicchia, con pochi seggi e una manciata di punti percentuali. Ma come si dice, quando la fortuna incontra il talento… Il 29 fece la fortuna del nazismo, che con la sua propaganda, d’un tratto, parve la soluzione ai nuovi problemi della Germania e in un paio di anni ebbe in mano il potere totale. Molti tedeschi decisero di ignorare il risvolto immorale dell’antisemitismo, pur di riportare ricchezza in patria. Lo considerarono come uno scotto da pagare per tornare a prosperare.
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Himmler divenne il capo delle SS.
Scelse le sue truppe tra uomini prestanti, che incarnassero l’ideale ariano. Nella sua radar chart spiccano la meticolosità, l’antisemitismo, il culto per la razza ariana, l’ambizione e la frustrazione. Rappresentava la più completa banalità del male. Riusciva ad appuntare nella stessa pagina di diario di aver telefonato alla famiglia e di aver mandato a morte dieci polacchi.Ma era soprattutto un vigliacco. Quando la Germania si trovò vicino alla resa, il fedelissimo pensò di tradire Hitler, di vendersi al nemico come un nazista buono, sgombrando campi di concentramento e occultando prove. Ma quando le cose si misero male, per sfuggire a qualunque condanna, si suicidò col cianuro.
Himmler fu quello che assunse Heydrich.
Reinhard Heydrich.
Nella sua radar chart spiccano il sadismo e l’arroganza. Fu l’uomo che materialmente diede vita ai campi di concentramento. Probabilmente non era un ipocrita, perché si sporcava le mani in prima persona. I suoi soprannomi erano: il Macellaio di Praga, il Boia, la Bestia Bionda, il Genio del Male di Himmler, Giovane Dio Malvagio della Morte, l’uomo dal cuore di ferro, l’angelo della morte, il mostro del Fuhrer. Insomma, si qualificava da solo. E pensare che era figlio di un musicista, amava il violino e, nella vita privata, era timido.Morì in seguito di un attentato a Praga, perché nel suo delirio di onnipotenza, si sentiva invincibile e viaggiava su un’auto scoperta. Aveva trentotto anni e stava tornando a Berlino per un'ulteriore promozione. Qualcuno ipotizza che il medico mandatogli da Himmler lo avesse eliminato, ma è anche possibile che l’infezione che aveva contratto, negli anni Quaranta, semplicemente non fosse curabile.
Hermann Göring.
Fu uno dei primi seguaci di Hitler. Nella prima guerra mondiale era stato un eroe dell’aviazione. Era un militare. Nella sua radar chart vediamo al primo posto la sete di potere, l’arroganza, l’orgoglio, e solo al secondo posto l’antisemitismo. Il documentario lo descrive come più bramoso di gloria che razzista. Guidò la Germania fino alla disfatta bellica. Era dipendente dagli oppiacei. Al processo di Norimberga era convinto di poter discutere le proprie condizioni come un ordinario prigioniero di guerra. Anche lui si suicidò con una capsula di cianuro prima di poter essere messo a morte.Una nota: a un certo punto, quando furono varate le leggi antisemite, i gerarchi si trovarono in disaccordo. Come definire un ebreo? Quanti nonni doveva avere un individuo per rientrare nel perimetro delle leggi razziali? Bastava un nonno? Il matrimonio di un partente? Praticare il culto?
Fu il caos per un attimo, ma questo prova anche l’assurdità della legge. Perché gli ebrei non erano distinti dal resto della popolazione, erano parte integrata della popolazione. Ciascuno aveva un vicino o un parente ebreo, più o meno stretto.
Joseph Goebbels.
È una delle figure più affascinanti e al contempo inquietanti. Era un oratore spettacolare, curò la propaganda del nazismo dall’inizio alla fine. Aveva degli indubbi talenti dialettici che metteva al servizio del male. Ebbe il potere di controllare le radio e le trasmissioni di tutta la Germania. Oltre all’ambizione, in lui spiccano la frustrazione, un antisemitismo granitico e, soprattutto, una fanatismo e un’attrazione per il Fuhrer che nel documentario viene definita addirittura omoerotica.Goebbels fu fedele al Fuhrer fino alla fine con la moglie Magda, fanatica quanto lui: rimase con lui nel bunker fino al suicidio e, una volta morto Hitler, in accordo con la moglie, uccise col cianuro i suoi sei figli e si suicidò.
Rudolf Hess.
Fu uno dei primi seguaci di Hitler e ne divenne presto il vice, ma in breve perse crediti. Non era scaltro né astuto abbastanza da non farsi scavalcare dagli altri funzionari. Quando Hitler gli affidò la ristrutturazione del Kehlsteinhaus, la fortezza in Baviera costruita sul picco di una montagna, subappaltò il lavoro a Bormann che grazie a ciò accrebbe il suo potere.Nella radar chart di Hess c’è prepotente la follia, a braccetto con l’ossessione. Pare che fosse attratto dalle arti occulte, che cercasse di controllare il movimento degli oggetti con la forza del pensiero. La sua follia più significativa, una vera chicca surreale durante la seconda guerra mondiale, fu l’idea di volare una notte da solo fino in Scozia nel tentativo patetico e disperato di farsi ricevere da Churchill e discutere la pace con il Regno Unito. Atterrò vivo tra i campi e lo catturarono. Rimase in prigione fino all’età di 93 anni, quando lo trovarono impiccato in cella. I motivi della sua iniziativa in Gran Bretagna rimasero un mistero. Non è chiaro se volesse rientrare nelle grazie di Hitler o se davvero cercasse la pace, ma di certo non era stabile di mente al punto da rendersi conto dell’improbabilità della riuscita.
Albert Speer.
Figura controversa. Dopo il nazismo trascorse la sua vita a ripulirsi l’immagine, a cercare di passare per il nazista buono, che non sapeva ciò che stava realmente accadendo nei campi di concentramento. A Norimberga, dove si presentò umile e dimesso, fu condannato solo a vent’anni di carcere, li scontò e in seguito scrisse dei libri sul nazismo. In effetti in origine era solo un architetto, aveva con Hitler un rapporto personale ed era fuori dai giochi di potere degli altri gerarchi. Con Hitler condivideva una visione utopistica dell’architettura di regime e sognava di regalare una nuova immagine imperiale a Berlino (Hitler si sentiva un artista, da giovane aveva provato a entrare nell'accademia d'arte, era affascinato dall'estetica).Le cose cambiarono quando Speer divenne, a sorpresa, il ministro degli armamenti, nel momento in cui la Germania iniziava ad accusare pesantemente la propria debolezza, e si dimostrò astuto e capace. Per anni parve avere meno colpe di altri capi nazisti, ma l’indagine storica successiva concluse che avesse anche lui delle importanti responsabilità. Una nota di merito: quando Hitler, nella sua pazzia, gli intimò di radere al suolo tutta la Germania alla fine della guerra (muoia Sansone con tutti i filistei), lui si rifiutò di farlo, ritenendo che la popolazione sconfitta avesse bisogno almeno delle infrastrutture per ripartire.
Martin Bormann.
Viene definito come uno psicopatico puro. Secondo il documentario, aveva un aspetto da padrino di mafia. Era una figura defilata, che agiva nell’ombra, faceva poco rumore. Era un burocrate, un funzionario di partito che a un certo punto divenne l’ombra di Hitler. Tutto passava attraverso le sue mani. Seguì il Fuhrer nel bunker, ma alla fine scappò, per poi suicidarsi quando capì di non avere scampo, accerchiato dai nemici. Ebbe dieci figli, il suo primogenito, Adolf Martin, noto come Martin jr. prese oceaniche distanze da lui e divenne prete cattolico.Il grande assente di questo documentario è proprio Hitler.
Tutto gira intorno a lui, ma non si parla di lui, se non un po’ all’inizio. Nulla viene approfondito della sua follia, delle sue ossessioni, delle sue motivazioni. In compenso dei collaboratori di Hitler vengono narrate tutte le gesta, che avevano un solo scopo: avanzare con la carriera e il prestigio, a discapito degli altri. Da quando negli anni Trenta il nazismo aveva preso il potere, fu tutto un susseguirsi di danze, di giochi per accaparrarsi la compiacenza di Hitler e una fetta di potere in più. I gerarchi erano così ambiziosi, invidiosi e carenti di empatia da non riuscire mai a instaurare tra loro delle alleanze durature. Complotti, sgarbi, calunnie. Erano talmente intrisi del male che non riuscivano neppure a collaborare per la loro diabolica causa comune. Sono definiti i diavoli di Hitler. E i diavoli sono tutti primedonne. Per questo hanno segnato la loro stessa disfatta, dopo aver sparso morte devastazione intorno a loro.
Elena Genero Santoro |
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