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The Batman, un film di Matt Reeves: recensione

The Batman, un film di Matt Reeves: recensione

Cinema Recensione di Davide Dotto. The Batman, un film di Matt Reeves. Un’accentuata introspezione in un cinecomic che richiama le atmosfere dark di Il corvo, ma strizza l'occhio anche a Taxi Driver e al tormentato Joker di Todd Phillips.

The Batman, di Matt Reeves, è un pullulare di ombre, di oscurità, di presenze inquietanti pronte a colpire. Siamo agli inizi, sono trascorsi due anni dalla svolta, due anni che hanno trasformato Bruce Wayne in un "animale notturno".
Devo scegliere i miei bersagli con attenzione. [Gotham] è una grande città, non posso essere ovunque. Ma loro non sanno dove sono io. Abbiamo un segnale adesso, per quando c'è bisogno di me. Ma quella luce nel cielo non è solo un richiamo. È un avvertimento. La paura è uno strumento.
The Batman
Basta questo per creare, da subito, l’atmosfera dark che ci proietta – insieme al mantra «Io sono vendetta» – nel film di Alex Proyas, Il Corvo, con Brandon Lee.
Bruce Wayne stesso, con le fattezze di Robert Pattinson si presenta in primo piano con gli occhi cerchiati di un eroe senza maschera, quasi a suggerire una identificazione tout court con il cavaliere oscuro, e le ombre che si porta dietro nella vita di tutti i giorni.
The Batman
The Batman, un film di Matt Reeves: recensione

The Batman

REGIA Matt Reeves
SOGGETTO Bob Kane e Bill Finger
SCENEGGIATURA Matt Reeves, Peter Craig, Mattson Tomlin
PRODUTTORE/PRODUZIONE Warner Bros. Pictures, DC Entertainment, 6th & Idaho Productions
MUSICHE Michael Giacchino
FOTOGRAFIA Greig Fraser
ANNO 2022
CAST Robert Pattinson, Zoë Kravitz, Paul Dano, Jeffrey Wright, John Turturro, Andy Serkis, Colin Farrell

Non tutte le ombre sono uguali.

Talune abitano e si accontentano della superficie, altre invece, tra le più nere, come vuole Dante: «Diverse colpe giù li grava al fondo».
Non si può parlare di doppia personalità o di identità da svelare, ma di una e una sola, coerente con se stessa. Nessuno è un boy scout, non ci sono Clark Kent ante litteram, o le versioni mondane e leggere di un alter ego inesistente. Capita invero si debba rispondere delle colpe dei padri.
Per quanto riguarda le maschere, non ce n’è bisogno dato che ciascuno ne indossa almeno una. Basta un abbozzo, o un paio di occhiali (come il caso del malavitoso Carmine Falcone e ciò per un’intuizione di John Turturro che lo interpreta ). La maschera a questo punto il costume – serve a confondersi nell’ambiente e nel flusso indistinto della tenebrosa Gotham City.

Speranze e illusioni sono a perdere.

A meno di far brillare all’improvviso una scintilla, o una nuova intuizione – «Ho avuto un effetto, qui, ma non quello che avevo in mente» – quella che permette di recuperare e fare (ri)emergere la propria umanità, e gettare al mondo un po’ di luce. Non c’è altro modo, in fondo, di mettere ordine se non tendere a un equilibrio in apparenza impossibile, disperato, precario e folle.
L’alternativa, quella di crogiolarsi nella propria comfort-zone e di assicurarsela a ogni costo, non è la soluzione ma il problema.

Inevitabile che The Batman di Matt Reeves richiami il Joker di Todd Phillips.

Ma anche le atmosfere di Taxi Driver, dell'Ora del Lupo (film del 2019 con Naomi Watts), e persino della Pastorale americana di Philip Roth.


Batman,  Joker, e quindi l’Enigmista e altri avversari, emergono dalla città, dalle sue vette o dai bassifondi, poco importa la propria estrazione sociale.
Ciò rende superflua ogni tentazione caricaturale, o il ricorso a costumi sgargianti, colorati e ridicoli.
Persino gli effetti speciali passano in secondo piano, come l’azione a favore di una forte tensione e di un’accentuata introspezione.
C'è poco da aggiungere, il trailer parla da sé.




Davide Dotto


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