Gli scrittori della porta accanto

Recensioni: quando i lettori stroncano i grandi scrittori

Recensioni: quando i lettori stroncano i grandi scrittori

Professione scrittore Di Ornella Nalon. La recensione: delizia degli scrittori, può diventare una croce, soprattutto per gli emergenti. Ma non solo, perché a volte i lettori stroncano anche i grandi autori contemporanei e i classici.

Chi, come me, ama dedicarsi con assiduità alla scrittura, sa bene che può entrare talmente nella propria consuetudine da diventare una forma di dipendenza. Ogni momento che le si dedica, rubato alla corsa sfrenata quotidiana, diventa un prezioso toccasana, un ritaglio di tempo in cui si tralasciano i pensieri e i problemi e ci si lascia trasportare dalla fantasia.
Per alcuni, la scrittura ha un potere prettamente rilassante, per altri può essere persino terapeutico, andando a scavare fin nel profondo del subconscio, il più delle volte, entrambe le cose. È per tale motivo che alla domanda «Perché scrivi?», molti di noi rispondono: «Per me stesso».
Tale risposta è senz'altro vera, ma non completa.

Si scrive perché si hanno tante cose da raccontare, perché si ha una fervida creatività, perché ci fa stare bene, ma non è solo questo. Prima di tutto, si scrive per essere letti.

Se così non fosse, dopo la parola fine, si prenderebbe il proprio bel manoscritto e lo si porrebbe in un cassetto. Invece, ci si affanna per cercare un contratto editoriale o, perché no, si autopubblica il proprio libro e poi ci si affanna il doppio, anche il triplo, per promuoverlo, farlo conoscere a più persone possibili.
La verità è che lo scrittore ama essere letto, lo desidera ardentemente. Vuole che le sue parole vengano scorse dagli occhi del lettore, che la sua mente le assimili, che ne gioisca, si rattristi, si emozioni. E più sono i lettori, più si sente fiero, realizzato, più si rafforza il suo ego e si convince che la sua non è soltanto una passione ma anche una missione.

E qual è la migliore testimonianza di essere stato letto? Di sicuro, nulla è meglio di una recensione.

Certo, potendo scegliere, la si vorrebbe positiva, di quelle che esaltino i lati migliori del proprio scritto e sorvolino su quelli più deboli. Si vorrebbe che esprimesse esattamente quanto volevamo dire, che fosse la testimonianza di una totale sintonia con il lettore. Ma non sempre è così.
A volte ci coglie lo sconforto più nero: quando un lettore non ha gradito quanto abbiamo scritto, anzi, ne sta parlando nel peggior dei modi e si lamenta di avere perso i suoi soldi e il suo tempo!
Siamo certi che abbia davvero letto il nostro “capolavoro”? Siamo sicuri che non sia un “concorrente” invidioso che vuole soltanto sminuire la nostra opera? Credo che ognuno di noi, di fronte a una recensione negativa, si sia posto una di queste domande.

Ci sono anche persone invidiose o totalmente prive di tatto che vogliono screditare o infierire sullo scrittore. Ma bisogna anche rendersi conto che non si può piacere a tutti.

Ognuno ha una differente sensibilità e dei gusti diversi. Ciò che rientra nelle corde di uno, può lasciare del tutto indifferente un altro. C'è a chi piacciono le lunghe descrizioni e chi vuole arrivare subito al sodo. Uno ama l'azione, l'altro è più introspettivo.
Nessuna opera è mai stata esente da almeno una critica negativa e quando dico nessuna, non mi riferisco solo agli esordienti che, magari, qualche pecca stilistica o di forma potrebbero anche averla, ma anche agli scrittori di fama consolidata e, udite udite, pure ai mostri sacri della letteratura.

Curiosando tra le recensioni ad alcuni grandi scrittori, sia contemporanei sia del passato, mi sono divertita a leggere alcune decise stroncature.

I fratelli Karamazov, di Fëdor Dostoevskij

Noioso e dispersivo come tutti i romanzi russi dell'ottocento, troppo lungo per quello che vuole raccontare, e non si capisce che fine fanno questi fratelli. Come figlio della nostra epoca in cui tutto si deve "consumare" in un tempo ragionevole e mai eccessivo trovo questo libro prolisso. Al giorno d'oggi qualsiasi editore obbligherebbe Dostoevskij a tagli massicci, soprattutto in certe descrizioni. L'opera corposa e la lettura impegnativa rispecchiano perfettamente l'epoca in cui fu scritta in cui la vita aveva altri ritmi e altri valori. Confesso che ad un certo punto non vedevo l'ora di arrivare alla fine. Certe pagine sui temi della fede e della filosofia sono comunque proprio notevoli ed ancora attuali. Il mio parere non è certo quello di sconsigliarne la lettura (ci mancherebbe altro !) ma di preparare il lettore ad un cimento molto lungo e talora faticoso.
So che qualcuno storcerà il naso di fronte alla mia recensione... tuttavia voglio essere molto sincero e non voglio esprimere giudizi basandomi solo sull'autore o sulla fama dell'opera, perciò il giudizio che esprimo su quest'opera è piuttosto negativo. Poche volte ho desiderato arrivare alla fine di un libro per sfinimento, e questo è uno di questi casi! Il racconto in sé è anche piacevole (un omicidio, un imputato, qualche colpo di scena), ma è talmente prolisso e denso che ha reso questa lettura una delle più noiose della mia vita! La scrittura risente dell'epoca (seconda metà dell'Ottocento) e la descrizione di piccoli eventi può durare decine di pagine a volte. Inoltre sono riportati molto spesso dei monologhi infiniti, conditi di elucubrazioni mentali asfissianti per i miei gusti. D'altra parte non posso nascondere che Dostoevskij in quest'opera tocca delle corde davvero profonde dell'anima umana, capaci di mettere in crisi il lettore di fronte a temi quali la fede e la filosofia. In conclusione ammetto di essere rimasto un po' deluso da questo romanzo, soprattutto per quanto riguarda la sua scorrevolezza, completamente assente in alcune sue parti. Lo consiglio solo a chi è pronto a spendere molto tempo di fronte a libri impegnati.

La coscienza di Zeno, di Italo Svevo

Una sola parola: ripetitivo. Calvino avrebbe potuto scrivere 200 pagine in meno riuscendo ad esprimere gli stessi concetti. È considerato un capolavoro della letteratura italiana, ma io non riesco a comprenderlo. Il protagonista è patetico e la narrazione fredda.
Ho dovuto comprare questo libro per la scuola e devo dire che è veramente noioso e per questo non si capisce niente perché dopo un po' la concentrazione si perde.
Un libro illeggibile. E lo dico da insegnante di lettere. Quarta volta che provo a leggerlo e quarta volta che dopo 50 pagine lo chiudo esausto e disgustato dalla noia e dalla pesantezza.

Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen

Polpettone amoroso di autrice ventenne ambientato nell’Inghilterra di fine ‘7oo.
Ovviamente il romanzo vale molto più di tre stelle, ma la quantità di errori ortografici e grammaticali è tale da svilire il piacere della lettura. Peccato!
A me questo libro non è piaciuto affatto. L'ho trovato pesante e noioso (sarebbero bastate cinquanta pagine). L'Autrice scrive bene ma è logorroica. Ho visto anche il film (probabilmente l'ultima versione) tratto da questo libro: bellissimi i paesaggi, le dimore ecc. ma mi stavo smascellando dalla noia.
Sarà anche un classico ma leggerlo non dà alcuna emozione. Grigio piatto troppo descrittivo dopo alcune , pagine sei stanco e annoiato di leggere. Lo sconsiglio.

Il piccolo principe, di Antoine de Saint-Exupéry

Una storia senza capo né coda, priva di un senso e di un filo logico, e non ci si capisce praticamente nulla […] Sono le troppe metafore e i racconti sconclusionati, scritti qua e là senza una precisa corrispondenza, che rendono questo libro incomprensibile.

Madame Bovary, di Gustave Flaubert

È un libro penoso come si fa a scrivere in questo modo. Lo cancellerò dalla mia biblioteca o quanto meno lo dimenticherò, mi dispiace di averlo acquistato.

Il nome della Rosa, di Umberto Eco

Altro che thriller. Pagine su pagine di tediose descrizioni, tediosi elenchi, tediose dissertazioni religiose. Ogni tanto, un cadavere, un po’ di sangue, un sospetto. E poi ancora tediosi riferimenti, tediosi particolari, tediose citazioni in latino […] Prolisso allo sfinimento e poco interessante.
Delusione! Umberto Eco non ha il senso della misura e vuole fare sfoggio culturale annoiando in gran parte del romanzo. Non è assolutamente un libro che consigliere ai miei amici e tanto meno al mio acerrimo nemico... Forse se lo rileggerò quando sarò più anziano cambierò idea.

Lolita, di Vladimir Nabokov

Io sinceramente ne sono rimasta disgustata e scandalizzata! È nulla di più che una storia di pedofilia. Potrò sembrare drastica, ma a mio avviso andava proprio censurato. Sono arrivata alla fine solo ed esclusivamente per vedere sin dove si spingesse l'autore. IL romanzo è la storia di un uomo maturo che si invaghisce di una ragazzina e grazie al destino e alla sua intraprendenza ne diventa il tutore. La storia si snoda in giro per gli Stati Uniti dove l'uomo conduce la piccola per non lasciar tracce di sé. IO ne sconsiglio vivamente la lettura che trovo morbosa e malata. Il peggior libro mai letto per i contenuti, se pur scritto molto bene. Conclusione: un testo da evitare.

Una vita, di Guy De Maupassant

Che pesantezza questo libro... Alla fine la domanda è solo: perché?? La risposta potrebbe semplicemente essere nel titolo stesso del romanzo... Pur tuttavia, noia.

L’insostenibile leggerezza dell’essere, di Milan Kundera

Ancora prima di terminarlo mi stavo chiedendo a chi poterlo dare (forse ad una biblioteca o venderlo come usato?) affinché un libro così brutto non occupi spazio nella mia libreria. Ma che razza di dono sarebbe uno che tedia chi lo riceve ed offende il buon gusto di chi lo regala?

Moby Dick, di Herman Melville

Se vi interessa un trattato sui cetacei questo è il libro che fa per voi, altrimenti andate incontro ad una noia assoluta.


Che ne dite scrittori, dopo avere letto queste recensioni, non c'è di che consolarci per i nostri piccoli insuccessi? E voi lettori, quanto vi lasciate influenzare, per la scelta di un libro, dalle recensioni che leggete?

Ornella Nalon


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