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The week: focus sugli eventi tra il 5 e il 18 dicembre

The week: focus sugli eventi tra il  5 e il 18 dicembre

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 5 e il 18 dicembre? Le tangenti del Qatar per i mondiali di calcio, le esecuzioni in Iran e i progressi sulla fusione nucleare.

In questo The Week, torno sul tema dei mondiali di calcio in Qatar, a seguito della vittoria dell’Argentina e dello scandalo della corruzione esploso al Parlamento europeo. Passo poi alle prime esecuzioni dei manifestanti in Iran e concludo con gli importanti risultati di laboratorio relativi alla fusione nucleare. Rimando infine al prossimo The Week per un aggiornamento sull’ultimo mese e mezzo di conflitto in Ucraina.



Le tangenti dal Qatar

Domenica 18, l’Argentina ha vinto il suo terzo mondiale di calcio, coronando con la coppa del mondo la carriera di Lionel Messi, alla sua ultima partita in nazionale.
C’è però una notizia che in queste due settimane, sul piano internazionale, ha fatto più scalpore, ovvero il cosiddetto scandalo Qatargate: oltre a Eva Kaili, eurodeputata greca e vicepresidente del Parlamento europeo, sono state arrestate altre cinque persone, due delle quali poi rilasciate. Si sta indagando su come il Qatar abbia influenzato la scelta del Paese ospitante dei mondiali e soprattutto su come abbia cercato di modificare la propria immagine internazionale in cambio di mazzette e doni. L’accusa ufficiale agli arrestati è di partecipazione a un’organizzazione criminale, di riciclaggio e di corruzione. Per ora, la polizia belga ha sequestrato circa seicentomila euro, in sedici perquisizioni a Bruxelles.

La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha fatto sapere che l’istituzione è schierata con gli investigatori per far emergere la verità e ha dichiarato che «le società aperte, libere, democratiche sono sotto attacco».

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto la creazione di un organismo etico.
Kaili è stata espulsa dal partito di centrosinistra greco Pasok ed è stata sospesa dal gruppo dei Socialisti e Democratici del Parlamento europeo. In un recente discorso, l’eurodeputata aveva definito il Qatar un «capofila nei diritti del lavoro», plaudendo all’efficacia della «diplomazia sportiva» quale mezzo per «una trasformazione storica di un Paese con riforme che hanno ispirato il mondo arabo». Aveva poi respinto le accuse di alcuni colleghi riguardo all’ipotesi di corruzione.
Oltre a Kaili, la procura belga considera Antonio Panzeri, ex deputato del Partito Democratico, il principale referente della rete di persone corrotte. Gli altri arrestati sono l’ex assistente di Panzeri, Francesco Giorgi, e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della Ong No Peace Without Justice, che ha la stessa sede di un’analoga organizzazione fondata da Panzeri.

Per quanto riguarda il corruttore, il Qatar è stato “scagionato” dalla FIFA e il Paese ha negato le accuse provenienti da Bruxelles.

In queste ore, il Paese del Golfo ha cominciato a fare pressioni politiche sull’Europa sfruttando il nodo dei contratti di esportazione del gas. Lo scandalo è un grave colpo per le istituzioni europee, e coinvolge proprio il Parlamento, unica istituzione dell’Unione eletta direttamente dai cittadini, per un totale di 705 membri. L’ampiezza di questa nuova tangentopoli è ancora da definire, ma è abbastanza certo che le indagini porteranno a nuovi arresti. Non a caso, intervistato da un giornalista del País, Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare Europeo, è stato prudente, dicendo che per ora l’inchiesta riguarda soprattutto i socialisti, ma che la questione sia più un fatto di persone che di correnti politiche. Sul Qatargate – bbc.com, ft.com e ilpost.it

Le esecuzioni in Iran

Ammontano a undici le condanne a morte comminate dalla magistratura iraniana, a fronte di migliaia di arresti di manifestanti. Secondo l’agenzia di stampa Mizan, vicina alla magistratura iraniana, 160 persone sono già state condannate a pene detentive tra i cinque e i dieci anni; 80 persone tra i due e i cinque anni; altre 160 a pene fino a due anni. Tra gli arrestati, anche una settantina di giornalisti, secondo quanto riportato da Iran International, in contatto con l’Associazione dei giornalisti iraniani.
La Repubblica islamica ha iniziato a giustiziare i propri cittadini: l’8 dicembre è stato impiccato Mohsen Shekari; il giorno seguente è toccato a Majidreza Rahnavard. I due ventitreenni sono stati accusati di moharebeh, ovvero di “inimicizia contro Dio”. In particolare, Rahnavard era stato accusato dell’omicidio di due membri della forza paramilitare fondata dall’Ayatollah, i Basij. Tra i condannati a morte ci sono anche personalità pubbliche iraniane, come l’ex calciatore Amir Nasr-Azadani e l’attore teatrale Hossein Mohammadi, considerati traditori dal regime. Caso particolare quello di Mahan Sedarat Madani, accusato dall’agente Mohammad Reza Qonbartalib e condannato a morte: la pena sarebbe stata sospesa, sebbene la magistratura iraniana non l’abbia confermato, per l’intervento dello stesso agente, che ha “perdonato” il giovane.

Nel Paese vengono diffuse notizie di condanne a morte (eseguite o da eseguire), con relative immagini, per operare il terrorismo psicologico sulla popolazione.

Per esempio, l’agenzia Mizan ha pubblicato un collage di immagini di Ranhavard appeso a una gru di metallo, con mani e piedi legati e una borsa nera sulla testa. Il giovane non ha potuto scegliersi un avvocato, né ha potuto difendersi dalle prove addotte contro di lui: il processo-farsa si è tenuto a porte chiuse a pochi giorni dall’accusa.
Il Consiglio dell’UE ha approvato un nuovo pacchetto di sanzioni contro l’Iran, sia per l’assistenza ai russi nella guerra in Ucraina, sia per la repressioni interne. Nel complesso, sono state coinvolte ventiquattro personalità. L’Iran ha risposto con sanzioni a dieci personalità e cinque enti europei. La Repubblica islamica non è peraltro aliena alle esecuzioni pubbliche: le più massicce erano avvenute negli anni Ottanta e a seguito delle elezioni presidenziali del 2009, con l’epurazione di massa dei dissidenti. Sulle esecuzioni – ilsole24ore.com, agi.it, theguardian.com e cnn.com

La fusione nucleare

Esponenti del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti hanno annunciato una notizia sorprendente nel mondo della scienza e della ricerca: per la prima volta, il 5 dicembre, una reazione di fusione nucleare ha prodotto più energia di quanta ne abbia impiegata in partenza per innescarla. Financial Times e Washington Post avevano anticipato la notizia di qualche giorno, rendendola nota al grande pubblico.
Nella fusione nucleare, i nuclei leggeri (p. es. quello dell’idrogeno) vengono uniti per ottenerne di più pesanti: il processo porta a formare nuovi nuclei con una massa minore rispetto alla somma delle masse dei nuclei di partenza. La differenza è l’energia prodotta.

La difficoltà consiste nel produrre le condizioni per realizzare il processo: per unire i nuclei degli atomi, servono infatti temperature elevatissime, e l’esperimento ha funzionato grazie all’impiego di potenti laser.

È successo alla National Ignition Facility (NIF), laboratorio californiano che svolge ricerca sulle tecnologie nucleari a scopi civili all’interno del Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), che invece si occupa dello sviluppo di armi nucleari per il governo statunitense, in seno al Dipartimento dell’Energia.
Il NIF impiega centonovantadue laser per produrre tre milioni di gradi centigradi su un cilindro di metallo, che viene vaporizzato, producendo un’implosione che comprime una sfera di deuterio e trizio (forme più pesanti di idrogeno). L’implosione genera la fusione degli elementi in elio. Il problema è che il bilancio energetico positivo si riferisce all’energia che colpisce l’idrogeno, non a quella necessaria a produrre gli impulsi laser: tenendo conto di questo fattore, il bilancio energetico è ancora negativo. Inoltre, al momento è possibile eseguire un solo test al giorno, a causa dei tempi di raffreddamento e per tarare nuovamente il sistema.

Dunque questo metodo di produzione di energia non potrà tradursi subito in una centrale elettrica a fusione, per la quale ci vorranno verosimilmente alcuni decenni, ma è un passo importante per la scienza. Perché?

Gli investimenti per la ricerca sulla fusione nucleare sono in crescita e questo potrebbe portare a un’aumento delle scoperte: la possibile commercializzazione di centrali a fusione nucleare renderebbe più economica la produzione di energia, con un impatto ambientale poco rilevante. Startup del settore come Commonwealth Fusion Systems LLC e Helion Energy Inc. hanno già ricevuto 2,3 miliardi di dollari di sostegno nel 2021. Altre aziende di rilievo sono Marvel Fusion, TAE Technologies, General Fusion, Tokamak Energy e Zap Energy.
Il risultato sperimentale del NIF impatta positivamente anche sui test che servono a misurare l’invecchiamento delle testate nucleari, rendendoli più precisi ed evitando il ricorso a test pratici, che gli Stati Uniti non conducono ormai da più di trent’anni. Sulla fusione nucleare – ilpost.it e open.online

Argyros Singh


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