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Dialoghi e monologhi da Schindler's List, di Spielberg

Dialoghi e monologhi da Schindler's List, di Spielberg

Cinema Di Stefania Bergo. Da Schindler's List di Steven Spielberg, pillole di cinema: monologhi e dialoghi tra Oskar Schindler (Liam Neeson) e Itzhak Stern (Ben Kingsley), negli struggenti atti finali di uno dei migliori film della storia del cinema.

Schindler's List è un celebre film drammatico di Steven Spielberg del 1993, vincitore di sette premi Oscar (su dodici nomination), tra cui quello per il miglior film, la miglior regia e la miglior colonna sonora. Girato quasi interamente in bianco e nero, interpretato da Liam Neeson, Ben Kingsley e Ralph Fiennes, si ispira al romanzo omonimo di Thomas Keneally e racconta la vera storia l'imprenditore tedesco Oskar Schindler, che nel corso del film, così come è successo nella realtà, evolve gradualmente da sostenitore del partito Nazista a eroe per aver salvato oltre 1100 ebrei dai campi di sterminio.

Dapprima imprenditore senza scrupoli, intenzionato a sfruttare avidamente la guerra per arricchirsi, diviene un "giusto tra i giusti" dopo aver udito gli scricchiolii della sua anima sotto i fendenti della crudeltà nazista.

In questo film, Steven Spielberg racconta l'Olocausto affidandosi al bianco e nero, per intensificare la drammaticità del racconto e avvicinare la pellicola più a una narrazione documentaristica che a una fiction.
La colonna sonora di John Williams è indimenticabile, struggente. Sottolinea le scene e i dialoghi, infondendo pathos alla stregua dell'assenza di colore.
Anche i personaggi sono indimenticabili, soprattutto Oskar Schindler (Liam Neeson), Itzhak Stern (Ben Kingsley), il fidato contabile che permette a Oskar di gestire la sua fabbrica di oggetti smaltati, e Amon Göth (Ralph Fiennes), il crudele hauptsturmführer che controlla il campo di concentramento di Kraków-Płaszów e lo dirige come un mattatoio.

Il monologo di Oskar Schindler alla fine della guerra.

La guerra è finita, la Germania si è arresa agli Alleati. Schindler raduna i suoi dipendenti per dar loro la notizia e tenta l'ultimo bluff, immaginando gli ordini ricevuti dalle guardie assegnategli per mantenere l'efficienza della sua fabbrica.



Lo struggente dialogo finale tra Oskar Schindler e Itzhak Stern.

Il pathos della pellicola, della durata di oltre tre ore, a mio avviso raggiunge l'apoteosi nella scena finale, quando un Oskar in lacrime si rammarica disperato di non aver potuto salvare almeno «una persona in più». L'uso ripetitivo di questa parola, la musica struggente, l'abbraccio collettivo dei "suoi" ebrei, rende questi dialoghi pesanti come sassi. Quelli che le persone da lui salvate poseranno sulla tomba di Oskar Schindler nella scena finale del film, tornato al colore dei giorni nostri mostrando i veri volti degli "ebrei di Schindler".






Stefania Bergo


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