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Recensione: La paziente silenziosa, di Alex Michaelides

Recensione: La paziente silenziosa, di Alex Michaelides

Libri Recensione di Stefania Bergo. La paziente silenziosa di Alex Michaelides (Einaudi). Un noir psicologico che indaga gli angoli in ombra, i traumi dell'infanzia, la personale reazione di ognuno davanti ad essi, le cicatrici che tornano a pulsare e fanno fuoriuscire il buio.

Alicia Berenson ha ucciso brutalmente il marito sparandogli cinque colpi di pistola in faccia e poi si è chiusa in un mutismo assoluto per i seguenti sei anni, momento in cui il co-protagonista, lo psichiatra forense Theo Faber, inizia a raccontare la storia. Quella di Alicia e la sua.

Alicia è una pittrice realista affermata, sposata con Gabriel, un fotografo professionista di moda. Hanno entrambi successo e una vita apparentemente perfetta.

Ma Alicia ha anche delle crepe, un passato che emerge pagina dopo pagina e mette paradossalmente in luce le sue ombre.
La madre è morta in un incidente d'auto e zia Lydia si è presa cura del fratello vedovo e della nipote in modo tutt'altro che amorevole. Fino a quando anche il padre di Alicia muore, suicida. E lei ha il primo tracollo emotivo.
Alicia continua a non parlare. Tutto quello che sappiamo di lei viene raccontato dalle persone che Theo Faber interroga come stesse indagando su un caso giudiziario per scoprire chi sia davvero la sua paziente. È così che conosciamo Max, fratellastro di Gabriel, la sua segretaria Tanya, il gallerista amico di vecchia data di Alicia, Jean-Felix, Barbie, la sgargiante e invadente vicina, il cugino Paul, i medici e gli infermieri del centro psichiatrico. Ognuno aggiunge un tassello al puzzle, anche se non sufficiente a completarlo.

Alicia stessa racconta, attraverso la sua arte, una verità che però deve essere interpretata.

Subito dopo l'omicidio del marito, per il quale non ha mai provato a difendersi né ha mostrato il minomo rimorso, ha dipinto un quadro iperealistico che la raffigura davanti a una tela bianca, nuda, con delle cicatrici ai polsi e un pennello in mano da cui cola un rivolo rosso – sangue?, vernice? In basso la sua firma: Alcesti.
(Alcesti è la protagonista della tragedia greca di Euripide, la moglie che si sacrifica per salvare la vita al marito morendo al posto suo, perché nessun altro, nemmeno i genitori di lui, erano disposti a farlo. Ercole, ospite del vedovo Admeto, saputo dell'estremo atto d'amore della moglie, la riporta dall'Ade. Tornerà, però, muta e velata come uno spettro irriconoscibile: per tre giorni dovrà stare in silenzio e scordarsi di tutto ciò che ha visto nell'aldilà. Come se fosse sospesa tra la vita e la morte.)
Le emozioni che restituiscono i quadri di Alicia sono indecifrabili ma nette, primitive. Molto più esplicito il suo diario, che, intervallato ai capitoli, le dà voce raccontando le settimane precedenti il tragico evento.

Chi raccoglie i frammenti e li ricompone è Theo, che non si limita a narrare di Alicia ma parla anche di sè.

Del suo amore travolgente e totalizzante con la moglie Kathy, delle ombre della sua vita, a partire dall'infanzia traumatica, affidata a sua volta alle cure di una psicologa.
Lui, che ha trovato la salvezza nella sua stessa professione, per tutto il tempo puntualizza quanto quella di "salvare" Alicia sia una missione che si sente chiamato a svolgere, a tal punto da farsi assumere presso il centro di detenzione psichiatrico dove lei è ricoverata. Anche se, la sua smania di scovare indizi pare più protesa a scagionarla dall'accusa di omicidio che a raggiungerla nel suo buio per ridarle voce.
Il finale è sorprendente. Durante la lettura, man mano che si scoprono i tasselli della trama, si è spinti a fare congetture, collegando gli "indizzi" che vengono proposti al lettore dalla voce narrante o dagli stralci del diario di Alicia. Ma è solo quando tutto viene svelato che ci si rende conto dell'espediente letterario necessario a depistare dalla reale spiegazione del dramma.

La paziente silenziosa è un noir psicologico che indaga gli angoli in ombra, i traumi dell'infanzia, la personale reazione di ognuno davanti ad essi, come le cicatrici possano tornare a pulsare e far fuoriuscire il buio.

Ognuno dei personaggi ha un segreto, un lato del carattere deprecabile, una pulsione interiore che alla fine ha il sopravvento – «Forse alcuni di noi nascono malvagi e non cambiano». 
Alex Michaelides tiene il lettore incollato alle pagine, in un climax di verità e bugie, ma più per la curiosità di sapere come finalmente metterà insieme quelle che sembrano sottotrame che per la scrittura, forse a volte non abbastanza incisiva ed empatica. Alcuni dei personaggi sveleranno la loro natura, funzionale alla narrazione: comparse necessarie a imbastire una fitta rete in cui intrappolare il lettore per poi restare come rami secchi a corollario del finale.
Michaelides, come Theo, si è concentrato sull'aspetto thriller del romanzo toccando forse con troppa superficialità la pazzia, sfiorando il baratro senza caderci dentro. Manca avvertire il buio, l'angoscia delle anime fagocitate dagli eventi per fare di La paziente silenziosa un capolavoro.
Resta comunque un ottimo romanzo.


La paziente silenziosa

di Alex Michaelides
Einaudi
Narrativa | Noir psicologico
ISBN 978-8806244583
ebook 7,99€
cartaceo 12,50€

Sinossi

Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un'artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri piú esclusivi di Londra. Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione. Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.

«Quando la dichiararono in arresto restò in silenzio, rifiutando di negare la sua colpa o confessarla. Alicia non parlò mai piú. Il suo silenzio incrollabile trasformò una banale tragedia domestica in qualcosa di ben altra portata: un giallo, un enigma che conquistò i titoli dei giornali e catturò l'immaginario pubblico per mesi e mesi».


Stefania Bergo


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