Gli scrittori della porta accanto

The week: focus sugli eventi che hanno chiuso il 2022

The week: focus sugli eventi che hanno chiuso il 2022

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 19 dicembre 2022 e il 1° gennaio 2023? Il punto della situazione su Ucraina, Serbia, Afghanistan e Perù, il cambio di rotta cinese nella gestione della pandemia e le morti celebri del 2022.

Nel The Week legato alle ultime due settimane del 2022, il punto della situazione su Ucraina, Serbia e Afghanistan; il cambio di rotta cinese nella strategia di gestione della pandemia; un approfondimento su quanto accaduto a dicembre in Perù e, in chiusura, un elenco di alcuni personaggi celebri che ci hanno lasciato nel corso dell'anno.



Ucraina: la situazione al fronte e la diplomazia

Pochi giorni prima di Natale, si è svolto il viaggio negli Stati Uniti del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, la sua prima uscita all’estero dall’inizio del conflitto. Dopo l’incontro con il presidente Joe Biden e un discorso al Congresso, Zelens’kyj ha ottenuto l’approvazione di un pacchetto di assistenza da quarantacinque miliardi di dollari, a cui si aggiungono i quasi due miliardi di aiuti militari (per un totale di oltre cento miliardi dallo scoppio della guerra). In quest’ultima tranche è inclusa una batteria di missili Patriot, l’avanzato sistema di difesa aerea statunitense.
A dicembre è trascorso anche il trecentesimo giorno dell’invasione russa e Zelens’kyj, prima di partire per gli Stati Uniti, aveva fatto una visita a sorpresa a Bakhmut, città nella regione di Donec’k dove si stanno tenendo gli scontri più accesi. Dall’inizio dell’estate i russi tentano invano di conquistare la città e solo in queste settimane, dopo un enorme dispendio di uomini e di mezzi, sono riusciti a ottenere alcune posizioni più avanzate. Bakhmut però continua a resistere, in una vera e propria guerra di trincea che ricorda i tempi della prima guerra mondiale e che sta mettendo a dura prova il morale di entrambi gli schieramenti.

Secondo le stime del Pentagono, dal 24 febbraio si contano circa quarantamila vittime civili e almeno centomila soldati russi e altrettanti ucraini uccisi o feriti.

L’Onu ha registrato quasi otto milioni di rifugiati, mentre rimane incerto il flusso di sfollati nel Paese. La linea del fronte è relativamente stabile e l’azione bellica russa si sta concentrando sul bombardamento delle infrastrutture energetiche e civili, che non si è interrotto nemmeno durante le festività. Dagli Stati Uniti, dall’Ue e da altri alleati, l’Ucraina sta dunque ottenendo un gran numero di generatori e mezzi di trasporto.
In un recente incontro a Pechino tra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev, il leader cinese ha espresso il desiderio che le parti coinvolte nel conflitto passino a un dialogo costruttivo. In viaggio negli Stati Uniti, Zelens’kyj aveva proposto una nuova bozza per la pace, ma i vertici russi, tra cui il ministro degli esteri Sergej Lavrov, hanno risposto di non volersi confrontare su temi come il ritiro delle truppe d’occupazione e il risarcimento per i danni di guerra.
D’altra parte, al fronte stanno prendendo il sopravvento i “falchi” russi: a Bakhmut, la Russia ha mandato a morire migliaia di uomini per una posizione non vitale. In quel settore, l’offensiva è gestita dal gruppo mercenario Wagner, con il leader Yevgeny Prigozhin che sta facendo notevoli pressioni (e critiche) al ministro della difesa russo, Sergej Šojgu, per la mancanza di un concreto sostegno – a suo dire – nei confronti della compagnia. Quella per Bakhmut è diventata ormai una questione simbolica per i vertici russi, ma un’eventuale conquista apparirebbe più come una vittoria di Pirro.

Sul piano della guerra energetica in Europa, dicembre si è caratterizzato per alcune novità.

I prezzi del gas naturale quotato ad Amsterdam sono scesi ai livelli precedenti all’aggressione in Ucraina.
Sulla piattaforma Ttf il contratto per febbraio 2023 prevede una quotazione di 74,34 euro al megawattora (il prezzo medio annuale è però di centosettantacinque euro): dopo l’invasione dello scorso febbraio, i prezzi erano saliti sopra i cento euro, ma con la convergenza di alcuni fattori – temperature miti, minore domanda energetica dall’industria, accordi europei al tetto sul prezzo del gas – i prezzi della materia sono scesi ai livelli pre-bellici. Sulla guerra in Ucraina – ispionline.it, foreignaffairs.com, ilpost.it e ilsole24ore.com
Ucraina. Storia, geopolitica, attualità

Ucraina
Storia, geopolitica, attualità.

di Argyros Singh
PubMe – Collana Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Saggio
ISBN 979-1254581933
Saggio
ebook 4,99€
Cartaceo 15,00€

Serbia, a un passo dalla guerra

Già mesi fa era cresciuta la tensione tra Serbia e Kosovo, con il pretesto di un banale disaccordo sull’uso delle targhe dei mezzi di trasporto. In questi giorni, però, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha schierato l’esercito lungo il confine kosovaro, per essere pronto a intervenire in difesa della maggioranza serba di Mitrovica Nord, nel Kosovo settentrionale. Qui alcuni camion di privati hanno bloccato le strade, non accettando l’uniformazione delle targhe anche per i cittadini di origine serba: a novembre, centinaia di poliziotti, giudici e impiegati si erano dimessi per la stessa ragione.
La realtà è che Belgrado e le comunità serbe del nord del Kosovo non riconoscono l’indipendenza kosovara, autodichiarata nel 2008. Da quella data, la Serbia ha respinto ogni tentativo di normalizzazione, mediato prima dall’Ue e poi anche dal presidente statunitense Donald Trump, nel 2020. Secondo Belgrado, Pristina continuerebbe a non rispettare l’autonomia delle minoranze serbe.
Non è un caso che il processo di adesione della Serbia all’Ue sia in corso dal 2009 e si sia ora arenato. Al contrario, Belgrado si è avvinata a Mosca, dal punto di vista energetico (importandone l’85% del proprio gas) e diplomatico, rimanendo neutrale nella guerra in Ucraina e non aderendo alle sanzioni. A oggi, il Cremlino sfrutta la situazione per alimentare la discordia tra serbi e kosovari, sostenendo apertamente i primi. Con gli auguri per il nuovo anno rivolti a Vučić, Vladimir Putin ha ribadito la volontà di stringere un rapporto più stretto tra il popolo russo e serbo, che considera “fratelli”. Sulla situazione balcanica – ispionline.com, ilsole24ore.com e ansa.it

Afghanistan, in assenza di diritti

L’ultimo sviluppo della situazione afghana riguarda il divieto per le donne di frequentare l’università. Già escluse dalla vita pubblica, dovranno ora rinunciare anche all’istruzione universitaria, un elemento culturale che invece sta facendo la differenza in Iran, che ha un alto tasso di laureate. Curiosamente, la decisione afghana è stata criticata dallo stesso Iran, attraverso il ministro degli Esteri: altre critiche sono giunte da Paesi a forte presenza mussulmana quali Turchia, Arabia Saudita e Qatar.
Dopo un anno e mezzo di governo talebano, le giovani possono andare a scuola solo fino alla prima media, ma in molte classi mancano le insegnanti, che sono state licenziate. Un’altra conseguenza dell’esclusione delle donne dalla vita civile è la chiusura di molte associazioni umanitarie in cui le donne operavano. Persino le organizzazioni legate alle Nazioni Unite si stanno trovando nell’incapacità di agire per l’esclusione del personale femminile.

In un Paese isolato sul piano internazionale e che ha scelto di segregare una metà della propria popolazione, ogni risorsa scarseggia.

Oltre il 50% della popolazione afghana soffre di scarsità di cibo e oltre tre milioni di abitanti sono sfollati interni. Un’inchiesta della BBC ha riportato fatti agghiaccianti: persone che vendono i propri organi per pagare i debiti, bambini messi in vendita o drogati con l’oppio per non far loro sentire la fame.
Non mancano le forme di protesta, ma la repressione è molto violenta e il fronte d’opposizione non sembra ancora sufficientemente forte. Si segnalano quindi singoli episodi, come quello del professore afghano che ha distrutto in diretta televisiva i propri diplomi (e una cinquantina di docenti universitari che si sono dimessi) o della studentessa di diciott’anni che ha invocato le parole del Corano per protestare davanti all’Università di Kabul. Sull’Afghanistan – bbc.com, washingtonpost.com e ispionline.it

Cina: cambio di rotta?

Dopo tre anni di restrizioni, secondo il rigido schema della strategia “zero Covid”, la Cina ha cominciato a riaprire, con un aumento dei contagi salito alle stelle. Si possono solo fare stime sui numeri, perché il governo cinese non è trasparente e ha sospeso i test di massa: nella sola Pechino sarebbe contagiata metà della popolazione (ventidue milioni di abitanti); in altre grandi città sono state chiuse le scuole, si è passati allo smart working o si sta pensando di ripristinare il sistema a “circuito chiuso”, con personale isolato dal mondo per mantenere la produzione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rinnovato l’invito a condividere in tempo reale i dati sulla situazione epidemiologica e sulla campagna vaccinale. L’ente ha sollecitato la Cina «a rafforzare il sequenziamento virale, la gestione clinica e la valutazione dell’impatto e ha espresso la volontà di fornire supporto».

La popolazione cinese sconta un basso tasso di vaccinazione, l’impiego di vaccini poco efficaci (Sinova e Sinofarm) e le conseguenze dei pochi investimenti nelle cure di emergenza.

La politica “zero Covid” era stata abbandonata con riluttanza, come conseguenza delle proteste diffuse nel Paese e per l’inutilità delle restrizioni in presenza di varianti molto contagiose come Omicron. Secondo gli analisti di Capital Economics, l’economia cinese si contrarrà dello 0,8% nel primo trimestre del 2023, per riprendersi nel secondo trimestre. Per ora, la riapertura dei viaggi internazionali ha spinto molti cinesi ad andare all’estero: gli Stati stanno reagendo in maniera differente, ma almeno in Ue si prevede un accordo comune sulla gestione di questo flusso turistico e sulle eventuali misure di contenimento. Sulla Cina – cnn.com, adnkronos.com e ispionline.it

Perù: una possibile rivoluzione

Il 7 dicembre, il presidente peruviano uscente, Pedro Castillo, aveva cercato di sciogliere il parlamento, ricevendo dall’istituzione un voto che lo metteva in stato d’accusa per tentato golpe. Accusato per tre volte di impeachment in appena sedici mesi, Castillo aveva lamentato una persecuzione politica ai suoi danni. Arrestato dalla polizia, è stato accusato di aver sovvertito l’ordine costituzionale e rischia oltre i dieci anni di carcere. Il suo arresto ha scatenato le proteste dei suoi sostenitori: negli scontri sono morte almeno venticinque persone e i feriti sono stati più di settecento.
La nuova presidente, Dina Boluarte, si è impegnata per una lotta serrata alla corruzione, chiedendo ai parlamentari una tregua politica in nome dell’unità nazionale. Boluarte era stata vice di Castillo dal luglio 2021 e dovrà ora portare avanti il mandato presidenziale fino al 2026, con una popolazione che tuttavia chiede a gran voce il ritorno alle urne. Sul Perù – ispionline.it, it.euronews.com e affarinternazionali.it

Personaggi famosi morti nel 2022

Il 2022 ha portato la morte di un gran numero di persone famose, in diversi àmbiti della sfera sociale. In questi mesi di The Week ne ho ricordate alcune. Tra i politici, ci sono state le morti del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, dell’ultimo leader sovietico Michail Gorbačëv, della regina Elisabetta II e dell’ex presidente giapponese Shinzō Abe, assassinato a sangue freddo. Il 31 dicembre se n’è andato anche il papa emerito Benedetto XVI, i cui funerali si sono tenuti il 5 gennaio.
Nel cinema, il 2022 ha visto l’addio di Ray Liotta, attore in film cult come Quei bravi ragazzi, di Angela Lansbury, volto iconico del cinema anglosassone, e di Jean-Luc Godard, uno dei principali esponenti della Nouvelle Vague.
Nel mondo del giornalismo e della televisione, è venuto a mancare anche il grande divulgatore scientifico Piero Angela.
I nomi sarebbero ancora tanti. Ricordo ancora la scomparsa dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua, la morte di Jerry Lee Lewis, vero e proprio co-fondatore del genere rock and roll insieme a grandi nomi come Elvis Presley e Chuck Berry. Infine, oltre alla morte di Joseph Ratzinger, si è spento il 29 dicembre anche Pelé, calciatore leggendario che aveva vinto tre mondiali con il Brasile, e che da anni lottava contro un tumore. Sui lutti di questo 2022 – tg24.sky.it e ansa.it


Argyros Singh


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