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The week: focus sugli eventi tra il 10 e il 23 aprile

The week: focus sugli eventi tra il 10 e il 23 aprile

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 10 e il 23 aprile? La delicata situazione in Sudan, il fallito attentato al premier giapponese, la fuga di notizie interna al Pentagono e l'scalation israeliana.

In questo The Week approfondisco la delicata situazione in Sudan, ancora in divenire. Racconto poi del fallito attentato al premier giapponese Fumio Kishida, della fuga di notizie interna al Pentagono e di alcuni sviluppi in Israele.



La crisi sudanese

In Sudan sono esplosi gli scontri tra l’esercito del generale Abdel-Fattah al-Burhan, capo del Consiglio sovrano a guida del Paese, e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf), guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti, anch’egli parte del Consiglio.
Il Sudan era uscito nel 2019 da trent’anni di dittatura di Omar al-Bashir, ma la transizione verso la democrazia si era sùbito scontrata con gli interessi dei singoli potenti. Nell’ottobre 2021, al-Burhan e Hemedti avevano orchestrato un colpo di Stato. I recenti scontri sono nati dalla volontà di inquadrare l’Rsf nell’esercito regolare, respinta da Hemedti, che invece impiega la milizia per portare avanti affari con il gruppo di mercenari russi Wagner.

L’Rsf è una milizia nata nel 2013, erede dei combattenti Janjaweed, autori dei massacri nella guerra del Darfur.

Nel 2015 ha partecipato con l’esercito regolare sudanese alla guerra civile in Yemen, all’interno della coalizione organizzata dai sauditi. Al 2019 risalirebbero i primi contatti con la Wagner, in quanto l’Rsf controlla importanti siti minerari. Mosca sta anche cercando di ottenere un accesso alla base militare di Port Sudan, che le permetterebbe di guadagnare una posizione strategica sul Mar Rosso: la trattativa è portata avanti con il governo di al-Burhan, ma sembra che Hemedti abbia interesse a controllare il sito con il beneplacito russo. A oggi, la sua milizia conterebbe circa centomila unità, abituate a combattere in contesti rurali, ma svantaggiate in ambienti urbani come Khartoum e privi di un’aviazione, a contrario delle truppe regolari.

La regione ha confini statali porosi, in cui terrorismo jihadista e milizie di vario genere si muovono a seconda dell’opportunità politica del momento.

Il Sudan confina con ben sette Paesi: nella regione del Darfur occidentale armi e combattenti provengono dal Ciad e dalla Repubblica Centrafricana, due Stati in forte crisi interna. In questi giorni, il governo del Ciad ha riferito di aver disarmato un contingente di trecentoventi forze paramilitari sudanesi, entrato nel suo territorio. Ha poi colto l’occasione per sottolineare l’ingerenza della Wagner nella regione, in particolare nella Repubblica Centrafricana e nello stesso Ciad, dove si teme che Wagner e Rsf stiano sostenendo i ribelli ciadiani contro il governo di N’djamena. Altri due confini critici sono quello con la regione etiope del Tigray, luogo di un recente conflitto appena quietatosi, e quello con il Sud Sudan, entità statale nata nel 2011 e anch’essa martoriata da scontri interni tra fazioni.

In attesa degli sviluppi, l’Onu ha sospeso il Programma alimentare mondiale (Pam) in Sudan, dopo la morte di tre suoi dipendenti, a cui si aggiungono oltre duecento civili uccisi.

I contendenti stanno distruggendo punti strategici come aeroporti e quartieri della difesa, ma sono state distrutte anche decine di ospedali. Per evitare che il conflitto si radicalizzi in una guerra civile, l’Unione africana, guidata da Moussa Faki Mahamat, ed Egitto, Sud Sudan e Kenya stanno tentando di mediare tra le parti coinvolte.
Nel dettaglio, il governo egiziano di Abdel Fattah al-Sisi considera al-Burhan un alleato affidabile nel contenere gli interessi etiopi sul Nilo, che aspira a uno sbocco sul mare e sta sviluppando piani di produzione di energia idroelettrica sfruttando il fiume. Più equidistanti gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, interessati a sedare la situazione nel terzo Paese più esteso dell’Africa, dove peraltro hanno investito in imprese agricole e in infrastrutture aeroportuali.
Sul Sudan – bbc.com, ispionline.it e aljazeera.com

Attentato in Giappone

Il premier giapponese Fumio Kishida è stato coinvolto in un’esplosione nella città di Wakayama, dove si trovava per sostenere un candidato del Partito liberaldemocratico in campagna elettorale.
Kishida è stato messo in sicurezza e venti minuti dopo ha parlato alla stazione di Wakayama, per rassicurare i cittadini. Sono infatti trascorsi solo nove mesi dall’assassinio dell’ex premier Shinzō Abe in condizioni analoghe.
Il giorno dell’attentato, le forze dell’ordine hanno fermato un uomo di ventiquattro anni, Ryuji Kimura, che aveva lanciato un cilindro esplosivo. La polizia ha in seguito perquisito l’abitazione del giovane, trovando materiale utile a realizzare l’arma.
In vista del prossimo G7 del 19-21 maggio, che si terrà a Hiroshima, Kishida ha promesso che il Giappone garantirà la sicurezza necessaria ai presenti e che la programmazione non subirà alcuna variazione.
Sull’attentato – agi.it e cnn.com

Fuga di notizie negli Usa

Un giovane statunitense, Jack Douglas Teixeira, ha diffuso informazioni riservate del Pentagono attraverso la piattaforma social Discord, sembra per il desiderio di voler “impressionare” gli amici. Il ventunenne era membro della Guardia nazionale aerea del Massachussetts, ed è stato arrestato dall’Fbi con l’accusa di conservazione e trasmissione non autorizzate di informazioni di difesa nazionale e conservazione intenzionale di documenti riservati. Le accuse possono comportare fino a quindici anni di carcere.
Non siamo in presenza di Edward Snowden o di Chelsea Manning, ma di un giovane non mosso da motivi ideologici o dalla volontà di informare il pubblico, che ha agito in maniera del tutto irresponsabile. Ciò che ci si è chiesti, invece, è come sia stato possibile che un ventunenne avesse accesso a quelle informazioni.

D’altra parte, Brandon Van Grack, ex procuratore per la sicurezza nazionale del Dipartimento di Giustizia, ha dichiarato ad Abc News che il movente conta poco: «Anche se non intendi danneggiare gli interessi della sicurezza nazionale, il punto è che ora l’hai rivelato a un numero indefinito di individui e quindi il danno è fatto».

E Steve Stransky, ex consigliere senior presso la divisione di diritto dell’intelligence del Dipartimento per la sicurezza interna, ha affermato che chi raggiunge il livello di autorizzazione di Teixeira riceva una formazione di routine sui pericoli di una fuga di informazioni. In merito ai documenti diffusi, non è chiaro se siano stati in parte modificati o se siano del tutto autentici. Tra i temi, dati sensibili sulla guerra in Ucraina, in cui si prospetta una situazione di stallo per il 2023, ma anche informazioni sugli avversari degli Usa e persino su alcuni alleati, come la Corea del Sud. Questo ha generato clamore nelle sedi diplomatiche, ma la Russia non ha potuto trarre vantaggio dalla situazione. Alcuni documenti ritraggono infatti l’esercito russo in grande difficoltà e descrivono una lotta intestina per il conteggio delle vittime e per l’accesso alla fornitura di munizioni, contese tra la Wagner e l’esercito regolare.
Sui Pentagon leaks – abcnews.go.com e ispionline.it

Escalation israeliana

Nella prima settimana di aprile, è cresciuta la tensione a Gerusalemme, con la polizia israeliana che ha fatto irruzione nella moschea di al-Aqṣā. Sembra che la sera precedente un quindicenne palestinese fosse stato ferito dalle forze israeliane, spingendo diversi palestinesi a barricarsi nella moschea. Gli scontri hanno portato a circa quattrocento arresti e a decine di feriti. Il sito è il terzo luogo sacro per gli islamici e l’irruzione è avvenuta proprio nel mese di Ramadan, conclusosi in questi giorni. Dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati razzi, intercettati dalla contraerea israeliana o precipitati in zone disabitate. Mahmoud Abbas, leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha parlato di una mossa che «supera ogni linea rossa» e che «porterà a una grande esplosione di rabbia».
Solo un anno fa l’esercito israeliano si era scontrato con i militanti della Striscia di Gaza in una vera e propria guerra di undici giorni. In questi dodici mesi, sono morti oltre duecentocinquanta palestinesi in Cisgiordania e quaranta israeliani. Negli ultimi mesi, c’erano state incursioni israeliane in aree abitate dai palestinesi e attentati palestinesi in risposta a questa ingerenza.

L’ultima novità è costituita dal bombardamento israeliano di alcune località a sud del Libano e nella Striscia, in risposta al lancio di razzi dal Libano, che Israele ha attribuito a fazioni palestinesi legate a Hamas.

A Tel Aviv c’è poi stato un attentato di matrice palestinese, con un trentenne in auto che ha investito un gruppo di persone prima di rovesciarsi morendo. Tra le vittime, anche un turista italiano, Alessandro Parini.
In questa situazione, il principale mediatore regionale è il Qatar, che ha condannato i raid israeliani, ma sta lavorando con le parti coinvolte per tentare una de-escalation. Alcuni vicini di Israele, come Egitto, Arabia Saudita e Giordania hanno condannato l’ingresso delle forze armate nella moschea di al-Aqṣā, parlando di una violazione del diritto internazionale. In base all’accordo sullo status quo, sancito dopo l’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gerusalemme Est nel 1967, mussulmani e non possono visitare il sito, ma solo i mussulmani vi possono pregare. Data la presenza della destra ultraortodossa nel governo Netanyahu, è probabile che le tensioni sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme siano destinate a riacuirsi nel prossimo futuro.
Sugli sviluppi in Medio Oriente – aljazeera.com e arabnews.com


Argyros Singh


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