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The week: focus sugli eventi tra l'8 e il 22 maggio

The week: focus sugli eventi tra l'8 e il 22 maggio

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra l'8 e il 22 maggio? Le elezioni in Thailandia, la politica estera del Consiglio europeo e del G7, l’alluvione in Emilia-Romagna.

In questo The Week parto dalle elezioni in Thailandia per passare agli incontri di politica estera del Consiglio europeo e del G7; concludo con gli aggiornamenti sull’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna.



Le elezioni in Thailandia

Il 20 marzo il re thailandese Maha Vajiralongkorn aveva approvato il decreto per lo scioglimento del parlamento, in una nazione in cui la famiglia Shinawatra, sostenuta dall’élite militare, governava con diversi partiti dal 2001. Nel 2014, Prayuth Chan-ocha aveva guidato un colpo di Stato e la situazione era rimasta congelata da allora.
Domenica 14 maggio si sono tenute le elezioni, che a sorpresa hanno visto vincere il partito riformista e democratico Move Forward, con l’ottenimento di 151 seggi su 500. Il leader, Pita Limjaroenrat, ha escluso una collaborazione con i militari, ma si è aperto agli altri partiti d’opposizione, tra cui il più importante, il Pheu Thai, che ha ottenuto 141 seggi. Per svincolarsi dai militari, Limjaroenrat dovrà comporre una coalizione che arrivi almeno a 376 seggi.

Move Forward si impegna ad avviare un processo democratico per la Thailandia, partendo dall’abolizione della legge sulla lesa maestà, secondo cui una semplice critica al sovrano comporta fino a quindici anni di carcere.

Nel tempo, il governo l’aveva sfruttata come meccanismo per incarcerare gli oppositori; lo stesso movimento che aveva preceduto Move Forward, ovvero Future Forward, era stato sciolto nel 2020 per ragioni legate alla legge.
Alle elezioni del 2019, il principale partito d’opposizione Pheu Thai aveva ottenuto la maggioranza dei voti, ma una legge bizantina, voluta dalla giunta militare, aveva fatto prevalere un primo ministro di propria nomina. Forse si spiega anche così la parziale sfiducia degli elettori verso un nuovo voto a Pheu Thai, preferendo un movimento più radicale come Move Forward per lanciare un messaggio all’establishment.
Il cammino della Thailandia verso la democrazia è tutto in salita, ma queste elezioni rappresentano un chiaro esempio di volontà popolare indirizzata al cambiamento. Ora bisognerà attendere fino a sessanta giorni per vedere se il Parlamento troverà un’intesa per la nomina del nuovo primo ministro.
cnn.com, asia.nikkei.com e ispionline.it

Consiglio d’Europa: da Reykjavik a Hiroshima

L’ultimo Consiglio d’Europa si è tenuto nella capitale d’Islanda e si è concluso con la volontà di istituire un Registro dei danni causati dalla Federazione russa all’Ucraina. Hanno aderito 37 Paesi su 46, con l’esclusione di Armenia, Azerbaijan, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Turchia e Ungheria. Presenti anche tre osservatori esterni: Canada, Giappone e Usa.
Il summit ha visto la presenta dei capi di Stato e di governo, con l’assenza dei premier ungherese, Viktor Orban, e serbo, Aleksandar Vucic.

Il Consiglio d’Europa è nato nel 1949, con l’obiettivo di discutere le strategie per rispondere alle minacce esterne al continente, ma anche per garantire la condanna dei criminali di guerra e l’affermazione dei diritti umani e della democrazia.

L’incontro si è svolto in Islanda, in quanto Paese che detiene la presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio, e si è trattato del quarto vertice del Consiglio dalla sua nascita (l’ultimo summit risaliva al 2005).
Il nuovo registro per calcolare i crimini di guerra e i risarcimenti avrà sede a L’Aia. Seguirà le regole del diritto internazionale e accederà ai beni degli oligarchi russi all’estero. L’Ue ha fornito un importante contributo per sostenere i costi di startup del registro ed è emersa la volontà di aderire come Unione alla Convenzione europea dei diritti umani e alla Convenzione d’Istanbul.
Il vertice non ha previsto solo l’istituzione del registro, ma anche l’apertura a un eventuale nuovo governo russo e bielorusso, qualora mostrasse interesse per una svolta democratica e pacifica.

Dall’Islanda al Giappone, in questi giorni si è tenuto il vertice del G7 a Hiroshima.

Il vertice si è concentrato quasi del tutto sulla situazione ucraina, con la presenza dal vivo dello stesso presidente Volodymyr Zelens’kyj.
L’ultimo giorno, domenica, i leader mondiali si sono incontrati al Peace Memorial Museum, dedicato alle vittime della bomba atomica sganciata sulla città nel 1945. In seguito si sono svolte delle sessioni di incontri con i rappresentanti del Global South, espressione di nazioni emergenti e in via di sviluppo. Nel primo gruppo rientrano Paesi come Australia, Brasile, India e Indonesia; nel secondo le Isole Comore, che ora presiedono l’Unione Africana, e le Isole Cook, a capo del Forum delle Isole del Pacifico.

In una dichiarazione congiunta di sabato, i leader del G7 si sono impegnati a fornire aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo che hanno contratto debiti per la pandemia e per la guerra in Ucraina.

L’obiettivo è di raccogliere almeno 600 miliardi di dollari in finanziamenti per progetti di sviluppo di infrastrutture quali ferrovie, energia pulita e telecomunicazioni.
Inoltre, l’incontro con questo gruppo di Paesi è stato un momento simbolico importante, dato che questi tendono a rimanere freddi rispetto alla guerra in Ucraina. Per questo le dichiarazioni del presidente brasiliano Lula sono state un primo passo significativo, avendo dichiarato pubblicamente che il Brasile condanna la violazione dell’integrità territoriale operata dai russi.

Zelens’kyj proveniva da Gedda, dato che aveva preso parte al vertice della Lega Araba, in un cambio di strategia che sembra mirare a coinvolgere scettici e neutrali sullo scenario internazionale.

In Giappone ha incontrato vari leader, per finire con due bilaterali insieme al presidente statunitense Joe Biden e al premier giapponese Fumio Kishida.
Zelens’kyj ha parlato della forza delle democrazie nel contrasto all’invasione russa e ha ribadito la necessità di implementare «una chiara leadership globale della democrazia». Ha parlato anche di una somiglianza tra le fotografie della distrutta Hiroshima e quelle delle città ucraine bombardate dai russi, come Bakhmut, le cui ceneri sembrano essere finite, in queste ore, in mano all’invasore. In un ulteriore tweet, Zelens’kyj ha dichiarato: «Finché gli invasori rimarranno sulla nostra terra, nessuno siederà al tavolo dei negoziati con la Russia. Il colonizzatore deve uscire. E il mondo ha abbastanza potere per costringere la Russia a ripristinare la pace passo dopo passo.»

Il presidente ha visitato diversi Paesi facendo conoscere la Formula di pace ucraina, in cui ogni punto è sostenuto da una risoluzione delle Nazioni Unite, e invitando ogni nazione a contribuire a proprio modo.

Il piano era stato svelato nel novembre 2022 ed era stato respinto da Mosca: prevede il ripristino dell’integrità territoriale ucraina; la sicurezza nucleare, alimentare ed energetica; il rilascio di prigionieri e deportati; l’istituzione di un tribunale speciale per perseguire i crimini di guerra russi.
Zelens’kyj è stato ritratto anche in una stretta di mano con il presidente indiano Narendra Modi, leader di un Paese che ha mantenuto un notevole giro di affari con Mosca. Modi ha detto di capire molto bene il dolore dei cittadini ucraini e che l’India farà il possibile per giungere a una soluzione; Zelens’kyj ha risposto in un video che ritiene che gli indiani parteciperanno al ripristino dell’ordine internazionale.
euronews.com, rainews.it, bbc.com, ansa.it, japantimes.co.jp e asahi.com

L’alluvione in Emilia-Romagna

Ad aprile, il ravennate era stato colpito da forti piogge, portando a notevoli criticità. Nelle ultime settimane, le zone alluvionate si sono allargate a una gran parte della regione, con l’esondazione di ben ventidue fiumi.
Secondo quanto riferito dalla Fondazione Centro euro-mediterraneo sul cambiamento climatico (Cmcc), la quantità di pioggia giornaliera che si è riversata nell’area è al di sopra della media. Inoltre, le precipitazioni precedenti avevano saturato il terreno, predisponendo alle frane di questi giorni, in una regione il cui indice di rischio idrogeologico medio supera il 2% (un livello relativamente alto nella Penisola).


Per il Cmcc, non è più sufficiente la prevenzione (previsioni meteo, comunicazione alla popolazione e sua risposta), ma sono necessari interventi strutturali.

A questo dovrebbe servire il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), considerando che l’Italia è la nazione europea con la più alta esposizione economica al rischio alluvionale e con un aumento del 9% in vent’anni degli eventi estremi. Per questi interventi, però, è necessaria una visione a lungo periodo, fatta di tante piccole opere, che veda l’assunzione di responsabilità da parte di amministrazioni ed enti locali.
Al momento resta comunque l’emergenza: in Emilia-Romagna si contano ormai circa trentaseimila sfollati e quattordici morti accertate.
La Regione Emilia-Romagna ha lanciato la campagna Un aiuto per l’Emilia-Romagna per raccogliere donazioni sul cc con IBAN IT69G0200802435000104428964 (o con codice BIC SWIFT UNCRITM1OM0 dall’estero), intestato a Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna, inserendo come causale «Alluvione Emilia-Romagna».
wired.it, ilpost.it e ilfoglio.it


Argyros Singh


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