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The week: focus sugli eventi tra il 23 maggio e il 5 giugno

The week: focus sugli eventi tra il 23 maggio e il 5 giugno

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 23 maggio e il 5 giugno? Le elezioni in Turchia e Grecia, le presidenziali negli USA, le tensioni nel Kosovo e il summit di Chișinău.

In questo The Week ho scritto di tre elezioni: quelle future negli Usa, con la recente candidatura del repubblicano Ron DeSantis, quelle concluse in Turchia e quelle “tutte da rifare” in Grecia. Nella seconda parte scrivo delle crescenti tensioni nel Kosovo e del summit di Chișinău, in Moldavia.



Presidenziali Usa: la candidatura di DeSantis

Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha lanciato la sua campagna presidenziale con un annuncio su Twitter, che ha riscontrato parecchi problemi tecnici, nonostante alla diretta partecipasse il Ceo, Elon Musk.
Il politico diventa ora il principale sfidante di Donald Trump alle primarie repubblicane. DeSantis ha dichiarato di voler invertire il declino statunitense, parlando di un «grande ritorno»: un’idea che rievoca da vicino il “Make America Great Again” trumpiano.
Pur al suo secondo mandato da governatore, il candidato non intrattiene buone relazioni nel proprio partito e ciò rende la sfida complicata, anche considerando la presenza dell’ala estremista fedele a Trump. È probabile che ci saranno ulteriori candidature, tra cui quella dell’ex vicepresidente Mike Pence, che si aggiungerebbe ad altri nomi già in corsa: l’ex ambasciatore delle Nazioni Unite Nikki Haley, il senatore Tim Scott, l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, l’imprenditore di biotecnologie Vivek Ramaswamy.

DeSantis è un forte conservatore, con posizioni illiberali su diversi temi.

Ha adottato provvedimenti duri contro gli immigrati; ha ampliato il disegno di legge sui diritti dei genitori nell’istruzione, vietando la discussione in classe delle tematiche Lgbtq+ nelle scuole pubbliche della Florida; ha firmato una legge che vieta gli aborti a sei settimane e un’altra legge per consentire ai residenti della Florida di portare armi da fuoco nascoste senza permesso.
DeSantis ha dalla sua una retorica trumpiana, con l’aggiunta di essersi affermato come politico di successo e molto più giovane dell’ex presidente (ha quarantaquattro anni, mentre Trump settantasei). La sua principale sfida sarà farsi conoscere al di fuori della Florida, sia ai cittadini che ai suoi colleghi di partito, con cui dovrà formare una coalizione. Ha già cominciato con una serie di apparizioni nei talk show americani e con viaggi in Iowa, New Hampshire e South Carolina, Stati che ospiteranno le prime contese elettorali per i delegati repubblicani nel 2024.
Il vincitore delle primarie sfiderà poi l’attuale presidente Joe Biden alle elezioni generali del novembre 2024.
Sulla candidatura – apnews.com, aljazeera.com e usatoday.com

Elezioni in Turchia e Grecia

  1. Al secondo turno delle elezioni turche, il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato riconfermato e potrà governare fino al 2028.

    Erdogan ha ottenuto il 52% dei voti, con un’affluenza all’85,81%, sconfiggendo il rivale Kemal Kilicdaroglu, che ha lamentato lo strapotere del presidente nell’impiegare risorse e media statali per promuovere la campagna elettorale.
    Nel primo discorso alla nazione dopo i risultati, Erdogan ha invocato l’unità del Paese, consapevole che le elezioni abbiano rimarcato la spaccatura tra cittadini. Ha poi citato i profughi siriani, che intende far ritornare volontariamente in Siria, nelle aree non a rischio. Si tratta di un tema molto sentito dai turchi, che – pur con i fondi europei – sono stati chiamati a gestire questo grande flusso di immigrazione, fino a ospitare 3,4 milioni di rifugiati. Il presidente ha poi toccato il tema dell’inflazione, che lo scorso anno era salita all’85%, scontentando molti elettori.
  2. Il 21 maggio, anche i greci sono stati chiamati alle urne.

    I temi centrali della campagna elettorale sono stati il lavoro, l’economia e la sicurezza con la vicina Turchia. In generale, la disoccupazione è in calo e la crescita economica dovrebbe raggiungere, quest’anno, il doppio della media europea. A interessare gli elettori è però l’eccessivo costo della vita.
    I principali partiti a contendersi i voti sono stati Nuova Democrazia, schieramento di centrodestra guidato dal premier Kyriakos Mitsotakis, e Syriza, partito di centrosinistra guidato da Alexis Tsipras, che concorreva da sfavorito nei sondaggi.
    Il problema è che una legge del 2016 ha abolito il sistema di rappresentanza proporzionale rafforzata, in vigore dal 1990, portando all’adozione del sistema di rappresentanza proporzionale semplice. Ciò si è tradotto in una riconferma di Nuova Democrazia con il 40,79% dei voti, ma al mancato ottenimento della maggioranza assoluta in Parlamento. Respingendo l’opportunità di un governo di coalizione, Mitsotakis ha così aperto a nuove elezioni, indette per il 25 giugno.
    Secondo i sondaggi di questi giorni, Nuova Democrazia starebbe aumentando il proprio consenso, quanto basterebbe per conquistare la maggioranza con 162 seggi su 300.

Sul voto turco – euronews.com e france24.com | Sul voto greco – aljazeera.com e euractiv.com

Escalation nel Kosovo

Trenta militari della Kosovo Force (Kfor) della Nato sono rimasti feriti durante una manifestazione di protesta nel nord del Kosovo, a Zvecan. Tra di loro, undici italiani.
L’assedio del municipio della città era stato organizzato dagli abitanti di nazionalità serba, maggioranza nella zona, per opporsi all’elezione del sindaco Ilir Peci, di nazionalità albanese. Le tensioni sono salite al punto da far intervenire il contingente Nato, che da dieci anni non veniva coinvolto in scontri armati nell’area.
Altre proteste si sono tenute nelle città di Zubin Potok, Leposavic e Mitrovica Nord, per ragioni analoghe. La parte serba chiede maggiore autonomia e non riconosce i sindaci albanesi: la stessa affluenza al voto è limitata a meno del 4% degli aventi diritto.
Il Kosovo è a maggioranza albanese, ma i centomila serbi nel territorio si concentrano per metà nei quattro comuni del nord. La Serbia considera il Kosovo una colonna portante del proprio mito nazionale, ma anche l’Albania adduce pretesti storici a proprio favore.

Il premier kosovaro Albin Kurti ha accusato il corrispettivo serbo Aleksandar Vucic di sostenere «bande di estremisti criminali», mentre Vucic ha addossato le responsabilità a Kurti, che tenterebbe «di provocare un conflitto tra i serbi e la Nato».

I Paesi europei hanno cercato di stemperare i toni, mentre il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha chiesto a Kurti di «fermare immediatamente queste azioni e di focalizzarsi sul dialogo facilitato dall’Ue».
Come avevo scritto in un The Week di marzo, Bruxelles ha avanzato un piano europeo in undici punti per normalizzare i rapporti tra serbi e kosovari. I leader dei due Paesi si erano incontrati il 18 marzo a Ohrid, in Macedonia del Nord, segnando un primo significativo passo in questa direzione.
Anche in questi giorni proseguono gli appelli alla calma da parte della comunità internazionale: la diplomazia è ancora al lavoro nel nord del Kosovo, con l’arrivo nella regione degli inviati di Ue e Usa, Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar.
Sugli scontri in Kosovo – ispionline.it e ansa.it

Il summit di Chișinău

Nella capitale moldava si è tenuto il vertice dei leader europei, che include anche i non membri dell’Ue. Il governo moldavo ha approfittato dell’evento per ribadire l’interesse ad aderire, in tempi brevi, all’Unione.
Dallo scorso anno, la Moldavia ha lo status di candidato ufficiale e Nicu Popescu, ministro degli Esteri e capo dell’integrazione nell’Ue, sta conducendo le trattative. Egli ha citato come prove di “buona volontà” il ripristino del controllo statale sull’aeroporto della capitale e la condanna di un oligarca da lungo tempo impunito. L’auspicio di Popescu è di riuscire ad avviare colloqui formali di adesione entro il prossimo autunno.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato di aver riconosciuto i progressi sulle riforme e che l’Ue stia aumentando il sostegno finanziario al Paese, passando dall’oltre miliardo di euro dello scorso anno a 1,6 miliardi di euro previsti per quest’anno.
Il summit si è tenuto nel castello di Mimi, a venti chilometri dal confine ucraino, una scelta simbolica per inviare un messaggio di unità europea alla Russia: con il 60% di cittadini favorevoli all’adesione, il 20% di contrari e i restanti indecisi, secondo Popescu è chiaro che i moldavi «vogliono vivere in una democrazia».
Sul vertice – theguardian.com e ispionline.it


Argyros Singh


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