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Recensione: Il vaso di Pandoro, di Selvaggia Lucarelli

Recensione: Il vaso di Pandoro, di Selvaggia Lucarelli

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Il vaso di Pandoro. Ascesa e caduta dei Ferragnez di Selvaggia Lucarelli (PaperFIRST). Un'inchiesta dettagliata sulla famosa coppia di influencer: dalle ingenuità all'ostentazione della ricchezza, dallo sfruttamento dell'immagine dei figli alla finta beneficenza per promuovere il proprio brand.

Ferragnez sì o Ferragnez no?
Lucarelli sì o Lucarelli no?
Questo è il problema, ed è la domanda che mi sono posta prima di acquistare Il vaso di Pandoro, libro inchiesta di Selvaggia Lucarelli sull'ascesa e sulla caduta di Chiara Ferragni e Federico Lucia, come coppia e come influencer.

I dubbi erano legittimi, Lucarelli ha la fama di essere un mastino, una rabbiosa, una che macina livori.

Non sono una Lucarellower e quando Lucarelli si è accanita con la raccolta fondi per il ventenne italiano che ha perso un piede nelle fauci di uno squalo in AustraliaLucarelli si è accanita con la raccolta fondi per il ventenne italiano che ha perso un piede nelle fauci di uno squalo in Australia, mi è sembrata eccessiva e faziosa. Il fatto, peraltro, accedeva poco dopo il suicidio di una ristoratrice che non aveva retto a una shit storm mediaticasuicidio di una ristoratrice che non aveva retto a una shit storm mediatica in cui Lucarelli ci aveva messo del suo.
Insomma, fermandosi al personaggio Lucarelli, per come appare pubblicamente, è legittimo avere delle remore.
Contro i Ferragnez, prima del Pandoro gate, non avevo nulla. Non li seguivo, non mi interessavano, ma per me potevano fare ciò che volevano.

Di fatto ho superato i miei timori perché Lucarelli, a parte tutto, scrive bene e se qualcuno commentasse che un libro del genere "non è letteratura" (non lo è, infatti, è un'inchiesta), confermo che la lettura è scorrevole, fruibile, chiara e per nulla livorosa, anzi, con qualche tratto di ironia.

Diciamo che ero curiosa di vedere se il ritratto dei Ferragnez restituito da Selvaggia Lucarelli fosse in linea con la percezione che io avevo nell'ultimo periodo della famosa coppia di influencer.
Chiara Ferragni e Fedez hanno iniziato a frequentarsi nel 2016 e sono risultati subito complementari: hanno entrambi allargato il loro pubblico. La prima frequentava le fashion week, il secondo era un idolo nazional popolare. L'unione dei due contesti ha portato beneficio a entrambi.
Lucarelli analizza tutto ciò e lo fa con osservazione e dati alla mano.

Selvaggia Lucarelli descrive il loro storytelling, basato sui valori che tutti condividono: la famiglia, i figli, la casa.

Chiara e Fedez: una famiglia come le altre. Più o meno.
Mentre mostrano le loro ville e il lusso di cui sono circondati, ostentano la loro armonia familiare. I loro bambini, belli, biondi e per fortuna anche sani.
Lucarelli è tranchant quando esprime la sua disapprovazione nel dare i figli in pasto a chiunque, in ogni momento quotidiano, sia come scimmiette ammaestrate, sia in frangenti che dovrebbero essere intimi e in cui i piccoli non sanno di essere ripresi. Leone e Vittoria sono figli adottivi di tutti noi dalla loro prima ecografia. Potranno un giorno fare causa ai loro genitori per violazione della privacy? Potranno chiedere i danni morali? È possibile che succeda.
Pare esagerato? Christopher Robin, il figlio del creatore di Winnie the Pooh, dopo la prima infanzia ebbe un pessimo rapporto con la famiglia perché la madre era dedita agli eventi mondani e il padre si era ispirato a lui per creare il bambino Christopher che appare in Winnie the Pooh. Suona già sentito? Ed era solo l'idea per una storia di fantasia! Figuriamoci se suo padre avesse pubblicato la sua biografia e le sue foto quotidiane!
Quindi sì, è possibile che Leone e Vittoria crescendo si mostrino molto arrabbiati con mammà e papà per averli venduti.

Tuttavia, anche Vittoria e Leone sono funzionali al segreto del successo dei Ferragnez, che si basa su poche e semplici regole di storytelling.

La prima è, appunto, la famiglia. Chi non impazzisce di fronte a una mamma e ai suoi bambini? Alla fine, Chiara Ferragni propina valori tradizionali, forse poco in linea con la sua narrazione che dichiara femminista. Lei, che a Sanremo si fascia con un "Pensati Libera", rimane comunque una mater familias. E tra l'altro, fa notare Lucarelli, una donna, un'imprenditrice che però non ha fatto tutto da sola: si è sempre circondata di uomini per avere successo, il marito e i manager.
La seconda regola dello storytelling dei Ferragnez è il dolore. Si può amare di più qualcuno che soffre, e Chiara Ferragni soffre moltissimo. Attacchi di panico, ansia da prestazione, le ha tutte lei e se ne vanta. Ora, gli attacchi di panico sono una brutta bestia e puoi essere anche miliardario, ma soffrirne è proprio orrendo. Ma Ferragni non si limita a raccontare i suoi problemi esistenziali nella serie su Amazon. Lei li monetizza. Selfie di pessimo gusto fu quello con la figlia di sette mesi ricoverata in ospedale. E ancora peggio quello di lei ingioiellata al capezzale di Fedez operato per un brutto tumore.

Ci sono comportamenti che non sono reati, ma se hai un minimo di decenza morale non li attui, altrimenti la tua pochezza è indifendibile.

I Ferragnez hanno usato qualunque mezzo per prosperare in notorietà e denaro, anche più squallido.
E veniamo appunto alla terza e ultima regola dello storytelling, quella fondamentale. Quella che è stata la fortuna e la rovina dei Ferragnez: la beneficenza.
La beneficenza è stato ciò che li ha fatti osannare e portare in palmo di mano dai giornali e anche dalla classe politica: «Perché i Ferragnez sono ricchi, sì, ma come fanno beneficenza loro, non la fa nessuno». E questo li rende intoccabili. Li rende alleati col popolo.
Durante il Covid, infatti, hanno dato il via a una raccolta fondi importante per il reparto di terapia intensiva del San Raffaele e sono diventati i salvatori della patria. Da quel momento sono stati venerati come divinità. Anche successive cadute di stile, come il safari in Lamborghini di Fedez a caccia di rider e senzatetto a cui regalare mille euro in modo ostentato e umiliante, sono passati in sordina, grazie alla avvenuta donazione durante il Covid.

Fino al 2023, i Ferragnez erano belli, ricchi quanto tutti vorremmo essere ma anche magnanimi.

Insomma, degli intoccabili. Chi li criticava era invidioso. Chi faceva notare che la loro ricchezza sbattuta in faccia agli italiani in momenti di crisi (l'attico a Milano quando gli studenti protestavano per gli alloggi) era fuori luogo, era solo un rosicone. Che uno i suoi soldi ha il diritto di spenderli come vuole. E che loro erano ricchi, ma facevano beneficenza.
Poi è accaduta la vicenda del Pandoro, ma Lucarelli nel suo libro denuncia di averci scritto sopra già un anno prima e di essere stata ignorata.

Quando la bomba Pandoro è esplosa, il castello è crollato e dalle fondazioni sono emerse macerie e miserie di un modus operandi che si reiterava nel tempo.

Lucarelli, dati alla mano, dimostra che i Ferragnez, di beneficenza, non ne hanno fatta praticamente mai.
Il meccanismo era sempre lo stesso: l'azienda, l'associazione con cui collaboravano, apriva una raccolta fondi o destinava una parte degli introiti per una causa. Loro ci mettevano il loro logo e la loro faccia, intascando dai cinquecentomila al milione di euro e non regalando nulla. E la causa (l'ospedale, i bambini malati oncologici, chiunque) riceveva qualche migliaio di euro a fronte del loro cachet milionario.
Questa procedura, sempre identica, sempre la stessa, è stata messa in atto per molti anni, in primis proprio da quel Fedez che appena la moglie ha avuto dei problemi, ha abbandonato senza remore la nave che affondava.

E i diritti civili?

I Ferragnez sono noti ai più come difensori dei diritti dei gay, come promotori della giornata della violenza contro le donne, come difensori dell'aborto. Eccetera. Roba così. Sacrosanta, certo. Ma sono solo parole. E loghi. Come li hanno sostenuti nel tempo questi diritti? Lucrandoci. Vendendo magliette con qualche scritta ad hoc (e a prezzo proibitivo). Indossando scarpe rosse per una foto in copertina. Poi, come fa notare Lucarelli nel libro, parliamo appunto solo di diritti civili (facile); nessuno schieramento dei Ferragnez c'è mai stato a favore dell'uguaglianza sociale (strano, chissà perché). Altre cause sono state sostenute in modo debole, in favore degli animali, per esempio, quando Ferragni non ha mai abolito gli accessori di pelle e pelliccia vera dai suoi guardaroba.

Insomma, una solidarietà superficiale e di facciata, orientata sempre all'auto promozione.

E se Chiara Ferragni, nel libro, appare come una donna sì attaccata al denaro, incapace di evolversi, incapace di esprimere dei concetti e di parlare in pubblico, ma tutto sommato gravata da certe ingenuità e fragilità, e comunque sinceramente innamorata di suo marito, di Fedez non si salva niente.
Federico Lucia è definito come una falena, uno che si attacca ai personaggi in ascesa per fruire della loro luce. Se Lazza va forte, lui lo cerca per un selfie. Se Rovazzi spacca, lui chiede una collaborazione. Viene descritto come un narcisista incallito, uno che si mette sempre al centro, che anche col tumore non ha accantonato l'egocentrismo, che dichiarava di dispiacersi all'idea che i figli potessero non ricordarsi di lui (e non che i figli crescessero senza un padre). Che si vantava persino di avere lo stesso cancro di Steve Jobs! Insomma, Fedez sarebbe un voltagabbana, uno che va dove gli conviene, che dice cosa gli conviene, che cambia idea a seconda del contesto e che quindi, di conseguenza, non possiede un vero senso morale.

Ho iniziato scrivendo che ero curiosa di vedere se il ritratto dei Ferragnez restituito da Selvaggia Lucarelli fosse in linea con la percezione che io avevo della famosa coppia di influencer.

La conclusione è che lo era del tutto, con la differenza che la mia era, appunto, una percezione, mentre Lucarelli ha elencato i fatti. Show, don't tell.
E se qualcuno pensa che "ci sono problemi peggiori in Italia", che "i politici sono peggio di loro", che "i Ferragnez con i loro soldi potevano fare quello che volevano essendo privati cittadini", e che "Lucarelli è solo una rosicona gonfia di bile", allora il problema è più grave di quanto ipotizzato. Vuol dire che ci siamo assuefatti alla truffa e al malcostume che subiamo da parte di questa gente egocentrica, vuota, ma imbellettata.






Il vaso di Pandoro
Ascesa e caduta dei Ferragnez

di Selvaggia Lucarelli
PaperFIRST
ISBN B0CSJDL6TK
Cartaceo € 15,20€
Ebook 9,99€

Quarta

Il 15 dicembre del 2023 Chiara Ferragni, fashion blogger e imprenditrice digitale di fama internazionale all’apice del suo successo, viene multata dall’Antitrust per pratica commerciale scorretta. L’accusa è quella di aver spacciato un’operazione commerciale per un’iniziativa benefica destinata alle cure di bambini malati di tumore. La caduta dalla vetta è disastrosa e provoca la crisi di un impero che pareva scintillante e solidissimo: quello dei Ferragnez. In un attimo, la coppia da 45 milioni di like idolatrata da stampa e follower, non esiste più. Eppure, i segnali di un’imminente caduta c’erano già. Dalla sovraesposizione dei minori alla compulsiva ostentazione del privilegio, dall’attivismo ruffiano alla beneficenza opaca, nel suo libro Selvaggia Lucarelli ripercorre all’indietro la storia recente del fenomeno mediatico più discusso del Paese. Il vaso di Pandoro è una nuova inchiesta e la storia dell’inchiesta che ha cambiato per sempre il mondo degli influencer, imponendo più di una riflessione su come sia pericoloso, oggi, maneggiare un successo così incorporeo da svanire in un click. Fino ad un’angosciante conclusione: quel vaso di Pandoro, che sia sigillato o rovinosamente aperto, riguarda tutti noi.




Elena Genero Santoro



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