Serie TV Di Elena Genero Santoro. Qui non è Hollywood, la miniserie Disney+ ispirata alla storia vera dell’omicidio di Sarah Scazzi a opera della cugina Sabrina Misseri. Una fiction che merita di essere vista, anche se poteva essere snellita un po’.
Quando ho visto la locandina, non mi è piaciuta per niente. L’immagine mi pareva grottesca. È vero che un libro non si giudica dalla copertina, ma la prima presentazione mi faceva presagire una narrazione morbosa. In realtà, avendo avuto la curiosità di guardare Qui non è Hollywood, di morboso ho trovato poco.Qui non è Hollywood è la storia, che tutti conosciamo, dell’omicidio della piccola Sarah Scazzi a opera della cugina Sabrina Misseri.
La miniserie, disponibile in abbonamento su Disney+, è divisa in quattro episodi in ciascuno dei quali c’è un punto di vista prevalente. Si alternano, nell’ordine, Sarah, Sabrina, Michele e Cosima.Mentre guardavo la serie sono stata spinta dalla curiosità di capire quanto ci fosse di realistico e quanto invece fosse stato ricamato dalla fantasia del regista. Ho scoperto che la serie, a parte qualche licenza narrativa, è molto accurata: non solo si basa su fatti di cronaca, ma anche molti dettagli sono reali, magari desunti dalle interviste rilasciate dai protagonisti nel corso degli anni. Il finale coincide con verità giudiziaria. La tesi sposata dal regista è che la colpevole sia Sabrina, come è stato dimostrato nei tre gradi di processo che si sono svolti in questi anni e che hanno condannato Sabrina e sua madre Cosima all’ergastolo. Non ci sono colpi di scena, teorie complottiste o rivelazioni dell’ultimo minuto.
Altrettanto accurato è stato il look dei protagonisti, che beneficia di adeguato trucco e di straordinaria immedesimazione degli attori.
Giulia Perulli è dovuta ingrassare ventidue chili per interpretare Sabrina ed è strabiliante come riesca riprodurne le movenze, le espressioni, il sorriso. Vanessa Scalera, che di anni ne ha quarantasette, è dovuta diventare la canuta Cosima dalle forme matronali. Paolo De Vita è più che convincente nei panni di un incerto e fragile Michele Misseri.Nel primo episodio abbiamo Sarah: viene rappresentata la realtà in cui vive, in cui è nata ed è cresciuta.
Una madre, Concetta, completamente assorbita dalla setta dei testimoni di Geova e talmente fanatica della sua religione da non riuscire a mettere al primo posto le normali esigenze di sua figlia: abbracci e feste di compleanno. Le feste di compleanno sono addirittura qualcosa di anti-religioso, vanno assolutamente evitate. Il padre e il fratello Claudio lavorano nel Nord Italia come muratori. Il padre è una figura defilata, incapace di esprimersi, ai limiti della disabilità cognitiva.Sarah viene descritta come una ragazzina bramosa di affetto, che cerca ovunque, principalmente a casa della zia Cosima, la sorella di sua madre, e tra le braccia della cugina più grande Sabrina, che in parte cerca di emulare. Sarah dice persino alla zia Cosima che vorrebbe che fosse lei sua madre, perché la zia Cosima, figura ieratica, apparentemente imperturbabile, le garantisce quella idea di famiglia tradizionale che a lei manca. Lo zio Michele, marito della zia Cosima, parla solo in dialetto stretto e trascorre la maggior parte del suo tempo nel suo garage dove dorme su una brandina. Pare vivere in un mondo tutto suo, si mostra come molto devoto alla Madonna, il suo limite linguistico diventa un limite comunicativo che si manifesterà in tutte le situazioni.
Nel primo episodio i rapporti familiari filtrati dagli occhi di Sarah risultano complessi e ambivalenti.
Sembra quasi di essere in un libro di Elena Ferrante, tipo La figlia oscura o la saga di L’amica geniale. Dietro l’attaccamento biologico si nasconde sempre un sentimento di invidia, talvolta di ferocia, di cattiveria. Ogni relazione è permeata da una sorta di amore-odio, nessun moto di affetto è cristallino e la disfunzionalità familiare è evidente sia nel nucleo dei Misseri che nel nucleo della famiglia Scazzi. Ma Sarah è talmente affamata e assettata di amore che non trova di meglio che la famiglia di Cosima con la quale trascorre molto tempo. Si pone sotto l’ala protettrice di Sabrina la quale, però, man mano che passa il tempo, si scopre sempre più gelosa di quella cuginetta carina, bionda e soprattutto magra. Sarah pare avere una spigliatezza e delle probabilità di successo che a lei, estetista di paese sovrappeso, mancano del tutto.I rapporti diventano sempre più intricati quando Ivano, l’interesse amoroso di Sabrina, per il quale quest’ultima nutre una vera e propria ossessione, si mostra gentile con Sarah.
Sarah si prende una cotta per Ivano e non la nasconde nemmeno, ma Ivano ha ventisette anni e probabilmente la vede come una sorellina più piccola. Ivano non assume mai un comportamento ambiguo o inappropriato verso Sarah; per contro Ivano si stanca presto di Sabrina, e questo non fa che aumentare il rancore di Sabrina verso Sarah. Peraltro Sarah, ingenua e forse un po’ sciocchina, racconta in giro che Ivano ha rifiutato sessualmente Sabrina, sottoponendo la cugina a un’umiliazione di troppo.Nel primo episodio vengono presentati tutti i protagonisti e nessuno di loro ispira veramente simpatia. L’unico che sembra avere la testa sulle spalle è Claudio, il fratello maggiore di Sarah, che però riparte per tornare a lavorare al nord prima che l’omicidio si compia.
Il secondo episodio si apre a omicidio ormai avvenuto.
Sabrina, Cosima e Michele sono intorno al corpo della povera Sarah. Quindi tutti sanno, tutti sono collusi a prescindere da chi abbia materialmente compiuto il gesto.Da questo momento il punto di vista non può più essere quello di Sarah. La visione dei personaggi dopo l’omicidio è stata una scelta interessante, ma purtroppo ha penalizzato un po’ la visione globale dei rapporti e degli eventi che si sono susseguiti.
La prima protagonista è Sabrina, che viene subito identificata come l’assassina materiale. Sarah compare ancora, in alcune visioni di Sabrina (e in seguito di Michele e di Cosima), ma in Sabrina non si manifesta mai un sentimento di pentimento o un senso di colpa. Anzi, l’estetista di paese inizia a prenderci gusto quando i giornalisti la intervistano. Una sorta di narcisismo, di vanità, si impossessa di lei, che si espone spesso coi media: finalmente qualcuno l’ha notata, è riuscita a fare parlare di sé. I suoi complessi si sgonfiano. In seguito Sabrina sembra persino confortata quando scopre nei diari segreti di Sarah la conferma che la cuginetta aveva una cotta per il suo amato Ivano.
Con l’uscita della miniserie, il vero Michele Misseri, ormai scarcerato, ha ricominciato a proclamarsi unico colpevole del delitto.
Nella fiction appare come l’unico dei Misseri con un barlume di coscienza. Avendo seppellito la piccola Sarah in un pozzo, si preoccupa che la ragazzina, non avendo ricevuto il battesimo, non possa accedere al paradiso. È questa l’ossessione che a un certo punto lo fa crollare e lo porta a fare ritrovare il corpo affinché Sarah riceva un degno funerale.Purtroppo la serie perde di mordente negli ultimi due episodi.
Il terzo ruota attorno alle ansie di Michele, alla sua devozione semplice e incondizionata per la Vergine, ai suoi tentennamenti. Michele appare come un indeciso, un timoroso, tuttavia non riesce mai a fare la cosa giusta e il coinvolgimento di Sabrina nelle indagini appare più come un errore di valutazione che come un atto dovuto per amore di verità.Infine c’è Cosima, la figura più enigmatica.
È quasi sempre calma, composta, controllata. Viene dipinta come una madre amorevole, a suo modo. Cuce bambole per le sue figlie. Cerca di difendere sia Valentina (tornata a casa dopo l’omicidio) che Sabrina. Incarna appieno l’ambivalenza dei rapporti familiari che si è notata nel primo episodio. Amava Sarah? Probabilmente. Ma non abbastanza da difenderla. È il deus ex machina degli avvenimenti principali. Vorrebbe controllare le parole di Michele davanti agli inquirenti e quando capisce che ormai il dado è tratto, si rassegna a rimanere accanto a Sabrina. Nella serie non viene nemmeno specificato il suo reale coinvolgimento al momento dell’assassinio. Ha contribuito in modo materiale? Era presente? Ha solo cercato di coprire Sabrina? Sappiamo che la vera Cosima Serrano è stata condannata all’ergastolo, ma nella serie il peso delle sue colpe si intravede appena.Nella realtà Sabrina e Cosima non hanno mai ammesso la loro colpevolezza e di conseguenza non hanno mai mostrato un pentimento o un ravvedimento. Anche nella serie non vi è nessun riscatto.
Qui non è Hollywood è una fiction che merita di essere vista anche se poteva essere snellita un po’.
La psicologia dei protagonisti, con tanto di primi piani ed espressioni intense, è l’aspetto predominante. Non ci sono scene macabre o irrispettose e anche lo sviluppo delle indagini rimane in secondo piano rispetto ai sentimenti incarnati da Sarah, Sabrina, Michele e Cosima.Sullo sfondo, un’Avetrana invasa dai giornalisti, una città di provincia vicino al mare in cui le giornate scorrono lente e tutte uguali fino a quando le telecamere non montano un caso nazionale sulla sparizione di un’adolescente.
Elena Genero Santoro |
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