Gli scrittori della porta accanto

Il caso di Laci Peterson, una mini docuserie Netflix

Il caso di Laci Peterson, una mini docuserie  Netflix

Serie TV Di Elena Genero Santoro. Il caso di Laci Peterson, una docuserie Netflix in tre episodi ispirata a un caso di omicidio del 2002: la vittima e il mostro dall'atteggiamento mite e cordiale che potrebbe essere il nostro vicino di casa, quello gentile che salutava sempre.

Avete presente l'omicidio di Giulia Tramontano che tanto ha sconvolto l'opinione pubblica? Una donna incinta, in fase avanzata della gravidanza, uccisa dal compagno nonché padre del bambino. Nel raccontare la vicenda si sono scomodate tutte le teorie, si è menzionato il patriarcato, gli abusi domestici, la cattiva educazione dei giovani d'oggi (e dove andremo a finire), finché i criminologi non hanno sentenziato che la misoginia in questa vicenda c'entra poco o nulla. Alessandro Impagnatiello, condannato all'ergastolo, è semplicemente uno psicopatico, un narcisista maligno con una carenza strutturale di empatia che si è macchiato di un duplice omicidio per futili motivi: non voleva più quel bambino e nemmeno quella fidanzata (Roberta Bruzzone gli ha dedicato due puntante nella sua serie Nella mente di Narciso, disponibile su Rai Play).

Il caso di Laci Peterson è una mini docuserie Netflix in tre episodi su un caso di omicidio del 2002 simile a quello di Giulia Tramontano.

Laci Peterson, una ragazza solare e piena di amici, era una giovane sposa incinta all'ottavo mese che la sera della vigilia di Natale 2002 è scomparsa nel nulla a Modesto, in California, dove viveva. Il marito, Scott, di ritorno da una giornata in barca, non l'ha trovata a casa, quindi ha chiamato la suocera chiedendo se la giovane fosse da lei e, appreso che non c'era, ne ha denunciato la sparizione. Ma appena gli investigatori hanno iniziato a scavare, è emersa una verità agghiacciante: il responsabile della scomparsa era proprio il marito. E quando, qualche settimana dopo, il corpo della donna e del piccolo Conner che portava in grembo sono riemersi dalle acque, l'accusa è diventata di duplice omicidio.

Le analogie con il caso di Giulia Tramontano, accaduto in Italia due decenni dopo, sono davvero notevoli.

La gravidanza in stato avanzato, il compagno che commette il reato e poi lancia l'allarme dopo aver cercato di occultare goffamente il corpo senza riuscirci. La presenza di una amante inconsapevole, con cui l'assassino intratteneva una relazione parallela basata sulla menzogna. Guardare il documentario su Laci Peterson mi ha fatto rivivere i momenti di cronaca intorno alla scomparsa di Giulia Tramontano. La dinamica delle due storie corre in parallelo.

Scott Peterson era un ragazzo brillante, dallo sguardo sornione.

Uno di quelli che piacevano proprio a tutti. Laci era davvero innamorata di lui. Le amiche di Laci, che testimoniano nel documentario, non riportano di abusi subiti dalla vittima durante il matrimonio o di episodi spiacevoli che potrebbero far pensare a Scott come a un misogino, o a un soggetto manipolatore che inducesse Laci a fare cose che lei non voleva. Laci era felice con Scott. Se Scott fosse stato geloso o controllante, non è dato di sapere, ma da quel che viene detto nei tre episodi, non sembrerebbe affatto. Questo però, oggi come oggi, possono saperlo solo Laci e Scott. Scott piaceva anche molto alla madre di Laci, aveva conquistato tutta la famiglia. La madre di Laci era tranquilla: vedeva la figlia contenta ed era serena anche lei. Non riporta, nelle sue testimonianze, campanelli d'allarme che le avrebbero fatto prevedere un tale epilogo.

Poco prima di scomparire, però, Laci si lamenta con le amiche perché il marito le pare un po' distaccato. Distacco: questa è la parola chiave.

La famiglia di origine di Scott ancora crede nella sua innocenza. Sarebbe troppo doloroso per le sue sorelle e le sue cognate ammettere che la realtà giudiziaria non è derivata da un malinteso.
Cosa porta dunque un uomo ben voluto a commettere un crimine tanto deprecabile?
Termini come "narcisismo" e "psicopatia" nella miniserie Netflix non vengono menzionati mai.
Eppure Scott viene inchiodato proprio per una mancanza strutturale di empatia che emerge man mano che passano i giorni e viene notata e sottolineata dagli investigatori nella docuserie. Il motivo per cui i detective si concentrano su di lui è perché, di fronte alla scomparsa della moglie, lo vedono prima impassibile, poi privo di qualunque angoscia e infine disinteressato. Distaccato, appunto.

Non è solo una questione di atteggiamento, di manifestazione o meno delle emozioni.

Scott viene tradito da ciò che fa: riempie la camera del nascituro di paccottiglia sua. Gli oggetti di Laci vengono buttati. Lui è pronto per vendere la casa. Insomma, Scott Peterson non prova sentimenti e non riesce neppure a fingere di provarne. Nelle sue azioni si legge in trasparenza tutto il disinteresse per la famiglia che si stava creando.
Inoltre, ha una presunzione di sé scollata con la realtà dei fatti. Intimamente è convinto di poter ricominciare una vita altrove, appena calmate le acque. Crede che presto polizia e giornalisti si dimentichino semplicemente della scomparsa di Laci, come se questo fosse possibile.

La sua supponenza traspare anche dagli errori grossolani che commette nell'organizzare l'omicidio.

Non mette in conto che qualcuno possa notare le sue incongruenze e le strane coincidenze verificatesi durante i giorni precedenti. La sua tracotanza lo acceca. E per questo cade e viene catturato.
La pianificazione dell'omicidio è anche un elemento chiaro che lo rende degno compare di Impagnatiello. Un omicidio compiuto senza rabbia, non d'impeto o al culmine di una lite (che non sarebbe una giustificazione, ma solo il sintomo di un altro tipo di problema), ma come mezzo per disfarsi di quello che da Scott/Alessandro viene vissuto come un impiccio, un fastidio. Il che è un tratto tipico di chi viene definito "psicopatico" dai criminologi. Un vero mostro, dall'atteggiamento mite e cordiale, che potrebbe essere il nostro vicino di casa, quello gentile che salutava sempre.
Scott Peterson è stato condannato a morte in prima battuta, in seguito la pena è stata commutata in ergastolo. Sulla base di quanto indicato nel documentario, per un uomo del genere non pare possibile alcuna possibilità di recupero morale. Se il modo in cui Scott Peterson è stato rappresentato corrisponde al vero, spero che non esca mai più di prigione.


Elena Genero Santoro


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