
Cinema Di Tamara Marcelli. Da All Is Lost di J.C. Chandor, il monologo iniziale di Robert Redford: «So che non significa molto ormai. Ma mi dispiace. Ci ho provato. Penso che siate tutti d'accordo che ci ho provato».
All Is Lost è un film drammatico del 2013 del regista J.C. Chandor – che è anche sceneggiatore – che rimarrà una pietra miliare del cinema per l'interpretazione silenziosa dell'unico protagonista, un uomo senza nome, interpretato dal grande e compianto attore Robert Redford, scomparso due giorni fa all'età di 89 anni. Più di altri film, in All Is Lost – Tutto è perduto, fotografia di Frank G. De Marco e musiche di Alex Ebert – la mimica e le azioni riescono da sole a trasmettere una gamma infinita di emozioni.
Il film si apre con un monologo in cui una voce maschile chiede scusa per non aver portato a termine un'impresa.
La prima immagine è lo scorcio di quello che sembra un relitto in mare, accompagnata dal leggero dondolio di placide onde che emettono un suono quasi rassicurante. Un suono che stride con le parole della voce fuori campo e con ciò che si vedrà in seguito. All Is Lost, infatti, inizia dalla fine, sebbene la fine lasci in sospeso il destino del protagonista.Il tema del film è la lotta dell'uomo contro la natura, ma soprattutto contro i propri limiti. Una prova che porterà l'uomo senza nome a confrontarsi con se stesso, nella speranza di salvare la propria vita. E proprio la speranza sarà determinante. All'ultimo respiro.
La trama di All Is Lost di J.C. Chandor.
Mentre si trova a bordo della sua barca a vela nell'oceano, l'uomo senza nome viene urtato da un container alla deriva che danneggia irrimediabilmente lo scafo. Riesce a ripararlo, ma quando pensa di aver superato la difficoltà, mentre si trova sull'albero maestro, vede arrivare la tempesta che in poco tempo inghiotte la sua barca.L'uomo cercherà con tutte le sue forze, l'istinto e tutto il suo ingegno, di superare anche questa situazione e, quando la barca sarà ribaltata dalle onde, riparerà sulla zattera di salvataggio con viveri e qualche attrezzo per la sopravvivenza.
Nell'assoluto silenzio che contraddistingue l'interpretazione di Robert Redford, si assiste alla violenza della natura e al "rumore" dei pensieri di un uomo che scorge l'abisso sotto ai suoi piedi e sceglie di non perdere la speranza.
Il tempo passa e quando scorge all'orizzonte due navi cargo, prova a lanciare l'SOS con i razzi di emergenza, ma invano. Il destino beffardo si prende gioco di lui. I razzi compiono una strana traiettoria e, tornando al punto di partenza, incendiano la zattera. Tutto è perduto, l'uomo si abbandona al mare, ma proprio quando sembra non esserci più speranza, intravede la chiglia di un'imbarcazione. Vede una mano che si tende verso di lui.Un film da vedere assolutamente. Molto lontano da quelli a cui Redford ci ha piacevolmente abituato. Una prova interpretativa da conservare e ammirare.
Il monologo dell'uomo senza nome.
13 Luglio, 16:50. Mi dispiace. So che non significa molto ormai. Ma mi dispiace. Ci ho provato. Penso che siate tutti d'accordo che ci ho provato. A essere sincero, a essere forte, a essere gentile, ad amare, a essere onesto. Non ce l'ho fatta. E questo voi lo sapete, ognuno per le sue esperienze. E mi dispiace. Tutto è perduto ormai, tranne l’anima e il corpo, o quello che ne rimane. E provviste per mezza giornata. Non ho scuse, lo so, adesso lo so. Quello che non so è perché ci sia voluto tanto per ammetterlo, ma l'ho fatto. Ci ho provato fino alla fine, non so quanto sia servito, ma so di averlo fatto. Avrei voluto dare di più a tutti voi, mi mancherete. Scusatemi.
Tamara Marcelli |
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