Gli scrittori della porta accanto

[Mamme in viaggio] Un'insolita Olanda, di Elena Genero Santoro

Olanda, Mulino a vento, Tramonto tra i tetti - Credits Vincet Versluis

Una breve vacanza in un'afosa Olanda, a luglio, con due bambini piccoli: da Eindhoven ad Amsterdan, tra fiori, biciclette... e tante domande.

Dopo molti viaggi di lavoro, a seguito dei quali i miei figli non facevano che chiedermi come fosse volare in aereo, sono finalmente riuscita a organizzare una breve vacanza in Olanda con consorte e bambini al seguito. L’ultima volta che mio marito e io abbiamo volato insieme è stato per la luna di miele. Diversamente viaggio sempre da sola, percorro migliaia di chilometri, per estraniarmi dalla famiglia e svegliarmi al mattino in un’anonima camera d’albergo senza affetti. Così finalmente ho preso il coraggio a quattro mani e ho pianificato una trasferta di puro piacere per il gusto di portare i miei tre amori con me e andare a trovare una coppia di amici.
Faccio una doverosa premessa. Mentre il cielo uggioso e grigio del Belgio per me non ha mai avuto segreti, a Londra sono stata tre volte nella vita, in tre mesi diversi, e in ognuna di quelle tre volte ho sempre trovato un sole così. Quindi nella mia mente c’è l’immagine distorta di una ridente città, soleggiata e illuminata, in cui mi sembra impossibile possa cadere anche solo una goccia di pioggia.
Con l’Olanda, peraltro attaccata al Belgio, rischio di cadere nello stesso tranello di Londra. C’erano 40°C, un sole fisso lassù nel cielo, non una nuvola a cercarla, sia sul confine con la Germania che ad Amsterdam. I nostri amici olandesi ci guardavano esterrefatti, tra una sdraio e un bicchiere di bibita. Erano quasi squagliati e con il viso stravolto e boccheggiavano:
- Non è normale!!
Nell’hotel siamo morti d’afa, anche perché un condizionatore da quelle parti non esiste manco a pagarlo: 40°C non sono proprio previsti. Alla fine del primo giorno senza crema solare ero quasi ustionata sulle braccia e sul decolté.
Quindi, nella mia testa, l’Olanda resterà un paese mediterraneo, un po’ come la Spagna.

Abbiamo scelto un volo diretto da Torino a Eindhoven, che ha un aeroporto ancora più piccolo di quello di Torino. 

Le case rosse di EindhovenIl che, quando si viaggia con due bimbi piccoli, un passeggino e quattro bagagli a mano è certamente un vantaggio.
Mentre atterravamo, mio figlio (anni tre) mi domandava:
- Ma in Olanda ci sono le scuole?
- Certo, tesoro, che ci sono.
Anzi, sono obbligatorie dall’età di quattro anni. Quindi a settembre tu saresti fritto, bello mio. Goditi il tuo asilo italiano, va’.
- Ma in Olanda ci sono le strade con le macchine?
- Ammazza se ci sono. Ci sono tante strade. Da perdersi.
Le autostrade sono tutte gratuite. Gli olandesi pagano una tassa annuale per il possesso dell’auto e questa comprende anche la manutenzione delle strade. Il che va a vantaggio dei turisti, una volta tanto.
- E le case?
Le case ci sono, ovviamente, e sono per lo più di mattoni rossi, con finestre bordate di bianco o di nero. I tetti sono estremamente inclinati, per via non tanto della neve quanto delle piogge, dicono. Persino nel paese dove stavamo noi, appena usciti dal centro si trova una schiera di villette immerse nel verde. Per verde intendo tanti alberi, non campi di granoturco come in Piemonte. Il panorama è rilassante, il tessuto urbano pulito e ordinato. Chi abita lì vive letteralmente a contatto con la natura il che è indubbiamente molto salutare.
E poi ci sono le bici, che tutti conoscono. Che gli olandesi siano un popolo di ciclisti è risaputo. Quello che forse è meno noto è che i nativi non sono più sportivi di noi (solo) per motivi genetici, ma perché hanno una viabilità completamente strutturata per le bici stesse. In ogni posto, da Amsterdam al paesino qualunque, ci sono, in ogni via, tre tipi di corsie: quella per l’auto, quella per la bici e quella per il pedone (il marciapiede vero e proprio). Anche i semafori hanno le tre luci, una per ogni tipologia di utente. Il pedone non avvezzo (come noi) rischia di scambiare la pista ciclabile con il marciapiede ed essere immediatamente falciato. Abbiamo contato più di una donna incinta in bici, che si azzarda a tanto perché evidentemente non teme di essere arrotata. Azzardo una domanda: ma come fanno quando piove? Ah, già, in Olanda non piove, c’è un clima simile a quello spagnolo, no?
A Torino tutto ciò non sarebbe proprio possibile. Abbiamo viali e controviali, ma l’auto regna sovrana dappertutto . Quand’anche viene creata una striscia di pista ciclabile, questa non è più lunga di poche centinaia di metri. Di fatto non è possibile basarsi su qualche tratto sporadico per affidarsi alla bici come mezzo di trasporto di eccellenza. Il ciclista gira a suo rischio e pericolo.

Tramonto ad Amsterdam

E che dire di Amsterdam, la Venezia del Nord? 

(Non l’unica Venezia del Nord, in verità, e Bruges è persino più romantica).
È grandiosa, pulita e ordinata come tutto il resto, piena di scorci incantevoli da cartolina, edifici residenziali con balconi di ferro, fiori sui ponti e angoli verdi.
Anche ad Amsterdam l’architettura prevalente è quella del palazzo senza fronzoli, col mattone rosso, molto stretto e talvolta svasato in alto verso l’esterno. Il palazzo più stretto è largo come una porta ed è una delle attrazioni turistiche. Nella parte più antica della città gli edifici risalgono al 1600 e sembrano nuovi. Perché il mattone, diciamo la verità, se ben posato può durare mille anni. I nordici indubbiamente sono più pragmatici di noi e la prova è la semplicità e la linearità delle loro costruzioni. Noi in Piemonte, invece, siamo affezionati all’intonaco. I nostri edifici barocchi non sono fatti di pietra e mattoni come la loro chiesa di San Nicola, ma sono decorati con quintali di stucco. E se sono di mattoni è perché i soldi per l’intonaco erano finiti nel frattempo.
Ma torniamo a noi. Dunque, dicevo, Amsterdam è piena di fiori e di biciclette. È anche piena di gente felice e sorridente, si vede che stanno mediamente bene. La maggior parte poi sono biondi con gli occhi azzurri. Girano un sacco di ragazzi e ragazze alti e bellissimi che mi hanno fatto sentire piccola brutta e nera (anche se sono rossa). Quindi non so se ci vivrei sempre. Non vorrei sviluppare dei complessi, prima o poi.
Nella sua lotta contro l’automobile, l’amministrazione di Amsterdam ha imposto il parcheggio pagabile solo con la carta di credito, per la modica cifra di 4 euro all’ora. Questo per lo meno nella zona in cui siamo finiti noi, che non era nemmeno poi così centrale. E tu, turista, che sei finalmente riuscito ad arrivare fin lì, non puoi proprio dire di no. Tanto hai già risparmiato con l’autostrada.
Spezzo invece una lancia, o meglio ancora, un’arancia, a favore della qualità del cibo. Il gluten free si trova facilmente, con dieci euro a testa si fa un pasto, la quantità è tanta e la qualità è alta. Non so se sono stata fortunata, ma direi che è meglio del Belgio, dove ho patito il cibo già diverse volte.

Ma a conti fatti, cos’hanno recepito i miei figli di tutto questo viaggio? 

Non l’architettura, non le attrazioni turistiche. Durante la gita in battello ad Amsterdam la figlia grande (anni 6) guardava i piccioni. Non il canale, non il ristorante cinese, non l’edificio a forma di nave di Renzo Piano, non l’orologio che suona quando vuole, bensì quattro volatili ottusi che abbiamo anche in Italia a pacchi. I bambini hanno però gradito il volo, la possibilità di giocare col figlio dei nostri amici, le corse nei parchi pubblici e ovviamente hanno avuto la gioia di stare full-time con mamma e papà per quattro giorni consecutivi.
- Mamma ma allora in Olanda c’è tutto come in Italia?
Non proprio tutto, amore mio. In una società tanto ecologica, evoluta e pacifica manca una cosa. Manca come pure in tutti i paesi limitrofi, del resto.
- Manca il bidet, tesoro. Nei bagni non ne troverai uno nemmeno se piangi.
Lui mi guarda con i suoi occhioni scuri, increduli.
- Ma veramente?
Inconcepibile. E scoppia a ridere.

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.



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