Oggi abbiamo il piacere di avere nostra ospite la scrittrice Eleonora Mazzoni. Diplomata alla Scuola di Teatro diretta da Alessandra Galante Garrone, si trasferisce a Roma per intraprendere la carriera di attrice. Interpreta molti ruoli in teatro, in televisione e al cinema, dove debutta nel 1996 con Citto Maselli in Cronache del terzo millennio.
Ciao Eleonora. Grazie di aver accettato di rispondere alle mie domande. E’ un privilegio per me intervistarti.
Ora scrittrice, ma prima attrice, di teatro, di cinema, di televisione. Ci racconti un po’ di te? Quando sono nate queste passioni? Un’ispirazione improvvisa o un pensiero meditato negli anni?
La passione per la scrittura ce l'avevo già al liceo ed è durata per tutti gli anni di università. Componevo, come succede a tanti ragazzi, poesie e racconti, arrivando quasi a finire un romanzo. Contemporaneamente, però, cominciavo a mettere in scena spettacoli con un gruppo di amici. Ero molto timida, per me il teatro rappresentava uno sforzo maggiore rispetto alla scrittura, ma era anche una bella sfida, oltre che un'esperienza in certi momenti entusiasmante. Mi piaceva poter infilarmi nella vita di qualcuno diverso da me, entrare nella sua testa e soprattutto nel suo corpo: per me il teatro, ancora più del cinema e della tv, è corpo. Si recita sempre mettendosi nei panni e nel corpo di un altro, per questo è così importante tenerlo allenato con un training quotidiano, che gli permetta di essere duttile, disponibile, libero, e di far uscire la voce più appropriata a ciascun personaggio. Nella mia prima parte di esistenza ha prevalso, quindi, l'amore per la scrittura, poi è subentrato quello per la recitazione, dopodiché è avvenuto un ulteriore ribaltamento.
Il tuo primo libro. "Le difettose". Un successo enorme. Poi portato anche in teatro... E ora il secondo libro, "Gli ipocriti". Pungente, provocatorio. Come è nato, quali sono state le reazioni dei lettori? Trovo che il titolo sia fantastico! E anche l’argomento!
Sia per il primo che per il secondo romanzo ho avuto un'accoglienza molto calda. Tante presentazioni in giro per l'Italia, tanti commenti, discussioni, complimenti. Pur essendo due libri diversi, credo che ci sia un fil rouge, li accomuna cioè uno stesso modo di guardare il mondo, li pervade una identica sottile ironia. Anche nel tema c'è la continuazione di un discorso, in fondo. Ne "Le difettose" è raccontato soprattutto il materno. C'è la madre della mia protagonista Carla. La nonna, quella che in certi momenti è stata in realtà la sua vera madre. E poi c'è il desiderio di maternità di Carla, un desiderio che fa fatica a realizzarsi, il figlio infatti non arriva, e allora il desiderio si trasforma in un'ossessione che divora tutto il resto, e nello stesso tempo rivela vuoti, paure, difese, fragilità. Ne "Gli ipocriti" c'è il rapporto con il padre, anzi i padri: il padre e il Padre. C'è Manu, figlia adolescente che non si percepisce né figa né bella, che si sente piccola e continuamente fuori posto, davanti ai cui occhi, però, il suo immenso, importante e affascinante padre crolla, per eccesso di inautenticità e lontananza dal suo sé più profondo.
GLI IPOCRITI di Eleonora Mazzoni Chiarelettere ISBN 978-8861906884 |
Com’è Eleonora di tutti i giorni? Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Purtroppo ormai di tempo libero non ne ho più e non sai quanto mi dispiace! È un peccato, la creatività ha bisogno di tempi morti, in cui si esplorano idee, si sedimentano, si cambiano, tempi, insomma, non orientati alla produzione ma alla ricerca e all'ascolto. Comunque, diciamo che, nel poco tempo libero che mi rimane, amo fare le cose che amavo quando di tempo ne avevo di più, cose semplici, come camminare senza meta per le strade della mia città, andare a teatro e al cinema, cenare e fare festa con gli amici.
Hai voglia di raccontare qualcosa dei tuoi progetti futuri?
Il 7 maggio uscirà un libro che mi è stato commissionato da una giovane casa editrice milanese e che si intitola "In becco alla cicogna! La procreazione assistita: istruzioni per l'uso". Partendo da alcune delle numerose lettere che ho ricevuto quando è stato pubblicato "Le difettose", metto al centro di nuovo il tema della fecondazione artificiale, con una parte teorica, in cui lo affronto, sempre con il mio stile, dal punto di vista storico, filosofico, sociale, giuridico, approfondendo anche gli aspetti più controversi, come l'eterologa e la gestazione per altri, e una seconda parte più pratica e psicologica, con consigli su come avventurarsi in questo percorso complesso. Sempre, lo ripeto, con il mio stile e a modo mio. La prefazione, sono contenta, me l'ha fatta un altro forlivese come me, il professor Carlo Flamigni. A settembre invece uscirà con la San Paolo edizione, sia in libreria sia allegato alle riviste del gruppo, un mio romanzo su Giovanni Evangelista. È una collana di dodici libri che la casa editrice ha commissionato a dodici scrittori, ciascuno su un personaggio, e che presenteremo tra poco al Salone del Libro di Torino. E poi in questi mesi sono già al lavoro per il mio prossimo romanzo, che uscirà ancora con Chiarelettere, non so dire quando. Essendo un romanzo storico, infatti, ho bisogno di uno studio preliminare particolarmente approfondito.
LE DIFETTOSE www.ledifettose.itdi Eleonora Mazzoni Einaudi ISBN 978-8806210694 |
Come hai trovato la determinazione e la dedizione necessarie per portare avanti i tuoi progetti?
Quando qualcosa mi piace, ho sempre avuto la determinazione e la dedizione necessarie, ci sono nata, determinata e dedita. Per il resto credo che mi abbia aiutato una bella dose di incoscienza e un po' cocciutaggine. A chi mi elencava per l'ennesima volta le grandissime difficoltà di trasformare la passione della recitazione e poi della scrittura in un mestiere vero e proprio, non ho mai prestato troppo ascolto. Ho sempre preferito fare di testa mia. Mi sono buttata e stop. Senza neppure piani B. Devo riconoscere di avere avuto fortuna. Se penso che già durante il primo anno di accademia ho cominciato subito a fare spettacoli, ad avere tournée ricche di date, a pagare regolari contributi, sì, a posteriori dico che, allora non me ne rendevo ben conto, ma la dea bendata è stata magnanima, la devo proprio ringraziare.
L’ispirazione ha mille modi di bussare alla porta. Tu dove cerchi le tue fonti di ispirazione? Come nascono i tuoi lavori? Quando sei all’opera, come ti piace scrivere: in silenzio, con la musica, a orari fissi? Pensi a modelli letterari o artistici?
Credo che le storie e i personaggi si formino in una parte recondita e oscura del nostro essere, la stessa in cui riposano i desideri più veri e da cui nascono i sogni. Per far emergere questa parte, bisogna mantenere un contatto quotidiano con essa, essere dolci e amorevoli nei suoi confronti, prendersi cura e nutrirla. Leggendo molto ad esempio. Cercando di scrivere ogni giorno, anche quando non se ne ha voglia. Mi piace lavorare in silenzio, nel mio studio. Oppure in alcuni caffé romani, dove riesco a trovare un equilibrio tra concentrazione interiore e osservazione esterna. Il miracolo di tanto in tanto accade. Il fuoco allora si accende e dà vita a delle belle pagine.
Ho degli autori che amo e che credo mi abbiano formato, nel senso che se oggi sono la donna che sono, è grazie alla genetica, all'educazione, ai fidanzati, ai viaggi, agli amici e certamente anche ai libri letti e amati. Nella mia top ten ci sono di sicuro Manzoni, Genet, Shakespeare, che ho interpretato per centinaia di serate, questo vuol dire che per centinaia di serate (in tutto ne ho calcolate 500, più o meno) ho vissuto a stretto contatto con le parole, gli intrecci, i personaggi di quel genio del Bardo. E poi Dostojevski, i francesi, soprattutto Flaubert, Maupassant, Balzac. E per finire Philippe Roth, Carol Oates, Franzen.
Quando scrivi hai in mente un tipo di lettore, o comunque pensi a qualcuno in particolare che potrebbe ridere, soffrire, approvare, arrabbiarsi con te?
Non direi. Mi rivolgo sempre a un "tu", questo è indubbio. Ma non me lo figuro precisamente. Strasberg diceva che quando reciti devi essere 98% attore, 1% regista, 1% spettatore. Anche mentre scrivo sono per l'1% lettrice. Mi sembra una percentuale giusta. Se fosse di più, ci sarebbe il pericolo di troppo narcisismo, di troppo "auto-sbrodolamento".
Sei una grande osservatrice della realtà che ti circonda? Ti piace di più inventare, lavorare con la fantasia, o raccontare il quotidiano della gente di tutti i giorni?
Ho la tendenza a osservare. Sono stata per anni una nomade, sempre in partenza e in viaggio, destinata, come tutti gli attori, a cambiare spesso datore e colleghi di lavoro. E quando mi capitava di incontrare persone che non mi sconfinferavano mi dicevo: "Osserva bene come parlano, cosa dicono, come si muovono e pensano, prima o poi nel fare un personaggio ti torneranno utili". Cercavo di non buttar via mai nulla. Anche le esperienze dolorose, le serbavo come carburante per le motivazioni dei miei personaggi, ad esempio. Mi piace "sporcare" i libri con la realtà, contaminarli con la vita, e poi amalgamare il tutto grazie all'immaginazione. In genere i miei personaggi sono frutto di svariati innesti, così come le situazioni in cui li metto. Ogni personaggio e ogni situazione ne racchiude al suo interno almeno dieci più un bel po' di fantasia.
Vuoi lasciare un messaggio per i più giovani o per gli scrittori emergenti?
Ai giovani che gli chiedevano consigli su come fare un film, Godard rispondeva: "Fatelo". È un consiglio ottimo. Occorre mettersi soprattutto all'opera, sperimentarsi, perché solo nel "fare" si capisce il come.
Grazie ancora Eleonora. E in bocca al lupo per tutto !
Paola Casadei In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia. L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore. |
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