Gli scrittori della porta accanto

[People] Paola Barbato, scrittrice e sceneggiatrice di Dylan Dog, nell'intervista di Paola Casadei

"La scrittura è diventato molto presto il mio canale di comunicazione preferenziale".

Paola Barbato (Milano, 18 giugno 1971) è una fumettista e scrittrice italiana. Fa parte dello staff di sceneggiatori del fumetto italiano Dylan Dog edito dalla Sergio Bonelli Editore.

Ciao Paola. Grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. In realtà non so bene da dove cominciare... Prima Dylan Dog, poi tre thriller, e dei racconti... Ci racconti un po’ di te? Quando è nata questa passione? Nella presentazione che ti hanno scritto alla Comédie du Livre di Montpellier hanno scritto che scrivi da quando sai tenere la matita in mano.
E’ esattamente così, la scrittura è diventato molto presto il mio canale di comunicazione preferenziale. Per molto tempo non ho nemmeno preso in considerazione di farne un mestiere, scrivevo sempre, scrivevo e basta, in tempi in cui avevo a mia disposizione solo una macchina da scrivere elettronica oppure carta e penna. E’ stata la madre di un amico a spingermi perché mi rivolgessi a delle case editrici, io non ci avrei mai pensato. Ho proposto una raccolta di racconti e tra i vari editori ho lasciato una copia anche alla Sergio Bonelli Editore. Mauro Marcheselli, editor di Dylan Dog, mi ha richiamata dopo qualche tempo proponendomi di provare a sceneggiare. Grazie a lui e a Tiziano Sclavi ho imparato il mestiere sul campo, lavorando, sbagliando, correggendo mille volte. Nel frattempo continuavo a scrivere altre cose che pubblicavo in giro per la rete. Lì è uscito il mio primo romanzo, a puntate, e di nuovo un po’ per caso, grazie allo scrittore Giuseppe Genna che mi aveva letta e segnalata, venni contattata da Rizzoli, per la quale allora lavorava Stefano Magagnoli, il miglior editor che abbia mai conosciuto. Il resto lo conoscete già.

Com’è Paola di tutti i giorni? Cosa ti piace fare nel tempo libero, se te ne resta un po’?
Me ne resta poco, ho tre bambine, due cani, un’associazione di cui mi occupo, la “Mauro Emolo ONLUS”, che si occupa della Corea di Huntington. Quando posso leggo, nei ritagli amo sia i film che le serie tv, quando ne ho l’occasione cerco di stare in contatto con gli animali, in tutti i modi possibili. Mi manca molto il teatro, sia da spettatrice che da attrice, avendo io un piccolo passato da professionista, e mi manca molto l’America, paese che amo e che, in passato – nonostante il terrore degli aerei - ho visitato più volte. Ma non me ne lamento, la mia vita è perfetta così.

L’ispirazione ha mille modi di bussare alla porta. Tu dove cerchi le tue fonti di ispirazione? Come nascono i tuoi personaggi? C’è qualcosa di concreto, un fatto, o piuttosto rimani spettatrice esterna della storia?
Le cose mi arrivano nelle maniere più impensate, basta una parola, un tono, basta l’incastro di un fatto di cronaca letto in un determinato momento della giornata. Le idee hanno corsie proprie che non possono venire previste o incanalate, bisogna solo avere la fortuna di intercettarle.

Sei una grande osservatrice della realtà che ti circonda? Ti piace di più inventare, lavorare con la fantasia, o raccontare il quotidiano della gente di tutti i giorni?
La fantasia è figlia della realtà, come la realtà lo è della fantasia. Non si possono separare nettamente, nemmeno se ne siamo convinti, certe suggestioni restano sottopelle. Per il resto sì, sono curiosa soprattutto dell’umanità, dei meccanismi mentali, dei rapporti e le loro evoluzioni. Tutte le mie storie partono dai personaggi, piacevoli o spiacevoli che siano, amo raccontare anche persone che non apprezzerei o con cui non andrei d’accordo, fa parte della sfida di questo mestiere.


Quando sei all’opera, come ti piace scrivere: in silenzio, con la musica, a orari fissi?
In silenzio e in solitudine, per questo scrivo prevalentemente di notte. Sono capace di sceneggiare in qualunque condizione e in qualunque orario, ma la scrittura mi chiede ancora un’immersione totale, mentre scrivo non riesco ad accorgermi di quello che mi circonda, vado in uno stato di vaga trance. Quindi è più prudente farlo quando la soglia di attenzione può essere abbassata al massimo.

Ti piace fare i tour promozionali e partecipare a eventi come l’ultimo in cui ti ho vista, La Comédie du Livre di Montpellier ? Raccontaci qualcosa di divertente accaduto durante questi incontri.
Sono le mie primissime esperienze all’estero, fino ad oggi avevo promosso il mio lavoro solo in Italia e devo dire di aver notato la differenza. Sia a Toulouse che a Montpellier ho trovato un’attenzione verso la letteratura davvero rara. La Francia mi piace, e so che sono cose che si dicono sempre, ma a me piace davvero. Il mio francese è arrugginito e mi spiego molto all’italiana, cioè a gesti, ma c’è un’atmosfera bellissima nell’ambiente letterario francese, in tutto ciò che vi gravita attorno, organizzatori, lettori, librai. La cosa bizzarra è che in Francia io, che ho un pessimo senso dell’orientamento, non mi perdo. Anche senza mappe riesco a muovermi per le strade e ritrovare il punto di partenza. Credo che sia un segno, forse è davvero un luogo magico, per me.

Quando scrivi hai in mente un tipo di lettore, o comunque pensi a qualcuno in particolare che potrebbe provare o criticare il tuo lavoro?
Io sono il mio primo lettore. Scrivo per me. Ed è durissima perché sono spietata.



Vuoi lasciare un messaggio per i più giovani o per gli scrittori emergenti?
Fatelo, scrivete. Non scrivete per pubblicare, è un pessimo punto di partenza, scrivete per scrivere e poi pensate a pubblicare. E’ una strada in salita ma è percorribile, l’importante è partire nella maniera giusta, cioè dalla scrittura per la scrittura, la scrittura per voi stessi. Il resto è solo tanta fatica.

Progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso, nuove pubblicazioni o ambizioni particolari?
Attualmente sono senza editore, la mia agente Laura Ceccacci sta valutando eventuali collaborazioni ma siamo ancora in una zona esplorativa. Io scrivo sempre, scrivo comunque, ho terminato un romanzo, ne sto portando avanti altri tre, ho alcuni progetti in embrione per far sposare letteratura e fumetto, vedremo cosa succede.

Paola, grazie ancora per essere stata con noi, a nome mio e del blog Gli scrittori della porta accanto con cui collaboro.



Paola Casadei
In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia.
L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore.



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