"Like Lions" di Giorgia Vasaperna, Panesi Edizioni, 2015, urban fantasy, l'eterna lotta tra il bene e il male.
Per sua natura il racconto fantasy, al di là delle pieghe che può assumere, non prescinde dallo scontro tra il Bene e il Male. Dato che calca il terreno del mito, basta combinare tra loro pochi elementi perché, dalla voce o dalla penna, prendano forma tutte le storie possibili.
Il cosmo stesso, in fondo, nasce da questa inesauribile e incessante battaglia. Nei risvolti più tragici può prevalere il Male, in altri primeggia il Bene, in un equilibrio che tra alterne vicende è destinato a rinnovarsi senza tregua. Il racconto emerge nel momento in cui la routine si spezza, con la necessità di mettere in moto tutta una serie di meccanismi volti a riportare le cose al loro ordine.
Questo a grandi linee è lo schema classico del genere fantasy: se il Bene sembra essere un tutt’uno con l’Ordine, nel Male è insita l’idea di Caos. Perché le cose tornino al loro posto basta mettere fuori combattimento il mostro di turno: Grendel o il Drago del Beowulf, la strega cattiva di Hansel e Gretel, la matrigna di Biancaneve e via dicendo.
Per certi versi Like Lions scombina questo schema di massima. Il lettore nel mettere piede a Kyom scopre il Castello della Pace amministrato da Luce e il Castello Oscuro governato da Tenebra. Fa presto a immaginare gli eserciti delle rispettive fazioni pronti a darsele di santa ragione finché l’uno non soccomba all’altro. E invece no. Sul punto ci interroghiamo tanto noi quanto Avril, la quale partecipa sia della luce che della tenebra, sperimentando in sé quell’unità alla quale i genitori (Nemici da sempre, amanti per poco) hanno dovuto rinunciare:
«Sono l’oscurità che ti accarezza la notte e la luce che illumina il tuo cammino.»
Non è facile per Avril sostenere il peso della propria condizione oscillante e in perenne conflitto. E non può essere altrimenti. La ragazza non assumerebbe alcuna identità definita se, come un certo visconte Medardo raccontato da Italo Calvino, si trovasse scissa in due metà e ciascuna venisse salomonicamente assegnata a sua madre e a suo padre.
Al di là di astratte questioni filosofiche, gli opposti di cui parla Eraclito si contendono fin dalle origini il medesimo spazio, riverberandosi nelle vicende famigliari, nella Storia, coinvolgendo Destini e Nazioni.
E così è, quando Avril è coinvolta in una missione che la condurrà in terra catanese, in compagnia di Matteo e Arisu, quando l’equilibrio tra il Bene (riversato sul mondo da Luce) e il Male (immesso da Tenebra) è in bilico, e la Terra è a rischio per l’incombere di una Terza Guerra mondiale, che non mancherà di produrre ripercussioni su Kyom, il pianeta dei morti.
Un po’ come l’ultimo romanzo di Antonio Moresco (L’addio), nel quale un abitante della città dei morti piomba su quella dei vivi per stroncare una inarrestabile strage di innocenti che si riversano senza posa nella sua dimensione. Al di là di questo punto di contatto, il timbro e la prospettiva sono alquanto diversi. Se l’immaginifico romanzo di Moresco è dominato dalla tenebra (nonostante compaia un uomo di luce) la missione intrapresa dal protagonista è disperata e votata allo smacco, il racconto di Giorgia Vasaperna si apre a ben altri spiragli. A mutare è non solo il linguaggio, ma soprattutto la visione della realtà:
Il cosmo stesso, in fondo, nasce da questa inesauribile e incessante battaglia. Nei risvolti più tragici può prevalere il Male, in altri primeggia il Bene, in un equilibrio che tra alterne vicende è destinato a rinnovarsi senza tregua. Il racconto emerge nel momento in cui la routine si spezza, con la necessità di mettere in moto tutta una serie di meccanismi volti a riportare le cose al loro ordine.
Questo a grandi linee è lo schema classico del genere fantasy: se il Bene sembra essere un tutt’uno con l’Ordine, nel Male è insita l’idea di Caos. Perché le cose tornino al loro posto basta mettere fuori combattimento il mostro di turno: Grendel o il Drago del Beowulf, la strega cattiva di Hansel e Gretel, la matrigna di Biancaneve e via dicendo.
Per certi versi Like Lions scombina questo schema di massima. Il lettore nel mettere piede a Kyom scopre il Castello della Pace amministrato da Luce e il Castello Oscuro governato da Tenebra. Fa presto a immaginare gli eserciti delle rispettive fazioni pronti a darsele di santa ragione finché l’uno non soccomba all’altro. E invece no. Sul punto ci interroghiamo tanto noi quanto Avril, la quale partecipa sia della luce che della tenebra, sperimentando in sé quell’unità alla quale i genitori (Nemici da sempre, amanti per poco) hanno dovuto rinunciare:
«Sono l’oscurità che ti accarezza la notte e la luce che illumina il tuo cammino.»
Non è facile per Avril sostenere il peso della propria condizione oscillante e in perenne conflitto. E non può essere altrimenti. La ragazza non assumerebbe alcuna identità definita se, come un certo visconte Medardo raccontato da Italo Calvino, si trovasse scissa in due metà e ciascuna venisse salomonicamente assegnata a sua madre e a suo padre.
Al di là di astratte questioni filosofiche, gli opposti di cui parla Eraclito si contendono fin dalle origini il medesimo spazio, riverberandosi nelle vicende famigliari, nella Storia, coinvolgendo Destini e Nazioni.
E così è, quando Avril è coinvolta in una missione che la condurrà in terra catanese, in compagnia di Matteo e Arisu, quando l’equilibrio tra il Bene (riversato sul mondo da Luce) e il Male (immesso da Tenebra) è in bilico, e la Terra è a rischio per l’incombere di una Terza Guerra mondiale, che non mancherà di produrre ripercussioni su Kyom, il pianeta dei morti.
Un po’ come l’ultimo romanzo di Antonio Moresco (L’addio), nel quale un abitante della città dei morti piomba su quella dei vivi per stroncare una inarrestabile strage di innocenti che si riversano senza posa nella sua dimensione. Al di là di questo punto di contatto, il timbro e la prospettiva sono alquanto diversi. Se l’immaginifico romanzo di Moresco è dominato dalla tenebra (nonostante compaia un uomo di luce) la missione intrapresa dal protagonista è disperata e votata allo smacco, il racconto di Giorgia Vasaperna si apre a ben altri spiragli. A mutare è non solo il linguaggio, ma soprattutto la visione della realtà:
- quella più tragica in cui il Bene – se esiste – non ha voce in capitolo nell’ordinario fluire delle cose e mai potrà trionfare sul Male dilagante e la crisi del mondo Occidentale (Moresco)
- quella più ottimista del racconto fantasy che attinge a risorse in grado di ricondurre a un accettabile, e sempre provvisorio, punto di equilibrio (Vasaperna).
Per Avril la vita è come un bivio senza indicazioni: non è facile capire cos'è giusto o sbagliato. D'altronde, chi non avrebbe difficoltà con una madre come Tenebra, l'incarnazione del Male?
Il Castello Oscuro non dovrebbe essere un posto per ragazzini, eppure lei convive ogni giorno con il dolore dei Servi, le anime degli esseri umani più crudeli mai vissuti sulla Terra.
Avril infatti vive su Kyom, il pianeta dei morti, ma non ha mai lasciato le mura del Castello Oscuro. È persino convinta di non avere un padre, finché un giorno un giovane guerriero le rivelerà una verità che le cambierà la vita per sempre.
"Like Lions" è un fantasy sorprendente, in cui l'eterno scontro tra luce e oscurità assume una nuova forma trasportando il lettore in un mondo oltre la vita e la morte.
Tra immortali, incontri straordinari, portali e magia, i protagonisti partiranno per un viaggio in cui scopriranno il valore di essere se stessi e da cui dipenderà il destino della Terra.
di Giorgia Vasaperna | Panesi Edizioni | Urban Fantasy
ISBN 9788899289300 | cartaceo 10,00€ Acquista | ebook 0,99€
Davide Dotto Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie. Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni. |
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