Gli scrittori della porta accanto

[Scrittori] Intervista a Nadia Dalle Vedove, a cura di Samantha Terrasi

Nadia-Dalle-Vedove

Un caffè con Nadia Dalle Vedove, sceneggiatrice, scrittrice e fondatrice dello studio televisivo Fåröfilm, autrice di Fino all’Ultimo Inverno, bookabook edizioni, 2016.

Quando ti guardi allo specchio vedi la stessa Nadia che immaginavi da piccola?
Solo in un dettaglio: le mani. Quello che amo più fare nella vita è leggere, cucinare e scrivere e le mani, in tutto questo, sono fondamentali strumenti di lavoro, di ricerca e di conseguenza, in senso più ampio, di sviluppo dell’identità, tema a me tanto caro.

Un difetto e un pregio.
Uno solo che vale per entrambi: testarda.

Un libro che hai amato nella tua adolescenza e uno che hai odiato.
Ho amato “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera quando non sapevo ancora cosa fosse la letteratura. Sfilato dal comodino di mia sorella più grande quando avevo tredici anni, incantata dalla copertina di quell’Adelphi, l’ho letto senza capire molto ma sentendo che aveva aperto un mondo per me.
Ho odiato i “Promessi sposi” perché non m’interessavano le loro vicende. Non toccavano nessuna corda.

Cosa suscita in Nadia il suono delle parole?
Ritmo. Connessioni. Stimolo alla libertà di creare. I miei primi racconti erano incomprensibili perché non sapevo gestire l’entusiasmo che quello spazio di creatività – la pagina, le lettere, i capitoli, il testo completo – mi davano. Per questa ragione ho scelto di studiare scrittura per il cinema e per il documentario e lì ho imparato a costruire, a strutturare e a lasciare che il suono delle parole non diventasse altro che un elemento tra gli altri, presente ma non dominante.

Fino all’ultimo inverno”, un libro che amo definire una sceneggiatura in prosa. Fotogrammi densi, ricchi di atmosfere. Il tuo essere sceneggiatrice influisce sulla tua scrittura?

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E’ il percorso che ho scelto quando sentivo di avere bisogno d’inserire più spazio al visivo che all’evocativo nella mia scrittura. Sono soddisfatta del risultato ma, dopo questo romanzo, ora la sfida è ancora altra: abbandonare una certa asciuttezza per esplorare l’arte della divagazione e… arrivare a un manoscritto di almeno 320 pagine!

Come è nata l’idea di scrivere “Fino all’Ultimo inverno” (recensione)?
Dall’osservazione diretta di storie di abbandono e di tentativi di riscatti che ho visto da molto vicino. Quando è arrivata l’ora, scriverne è stato riportare a una certa distanza quei mondi.

Da dove nasce l’ispirazione per Nadia?
Dall’impulso. Quando qualcosa mi fa rabbia o mi fa sorridere, quando mi disarma o mi allarma allora prendo nota. In libreria dove lavoro, sul treno, in un bar e su qualsiasi supporto: carta, scontrini, post-it, riviste ma anche sullo smartphone. Ho alcuni quaderni dedicati ai progetti sui quali sto lavorando e lì trascrivo ogni frase mettendola nel “posto giusto” in attesa di essere ulteriormente gettato o sviluppato.

Se uno scrittore emergente venisse da te e ti dicesse "voglio scrivere", cosa gli consiglieresti?
Tutti possono scrivere. L’atto commerciale della pubblicazione è solo il passaggio finale. Forse gli chiederei se lo fa pensando a un lettore oppure no. Perché se non ha un lettore in testa allora è qualcosa che riguarda solo se stesso e che non deve fare i conti col resto del mondo. Ma non corrisponde a quello che penso sia uno scrittore: un libro è l’incontro fra autore e lettore. Il primo l’ha creato ma il secondo lo anima.

Ti piacciono gli abiti, le gonne a ruota o jeans e maglietta?
Da guardare tutti. Da indossare il mio proferito è il pigiama! Sono molto casalinga.

Una stagione a cui non sai rinunciare anche se le mezze stagioni dicono non esistono più.
L’inverno.

Una frase che è diventata un mantra?
ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZ.

Un film che ti ha fatto commuovere fino alla lacrime.
Il film blu” di K. Kieslowki.

Nadia-Dalle-Vedove-scrittrice

L’emozione che si trasforma in parole, in un quadro, in una scultura. 

Gli artisti riescono ancora a coinvolgere il loro pubblico? C’è ancora spazio per un sentire profondo, attento, penetrante? I libri sono ancora sogni tascabili?
Sono molto critica su questo tema e tocchi, in questo momento della mia vita professionale, qualcosa che sto mettendo in forte discussione. Ci lasciamo raccontare dal marketing false verità, in fondo lo sappiamo ma gli diamo retta lo stesso. Cos’è davvero quell’evento culturale che stanno promuovendo? E la fascetta sul libro che grida all’ennesimo capolavoro?

Ti sei appena trasferita a Trieste, città dall’atmosfera bohemian, cosa ti ha colpito e cosa rimpiangi della tua vecchia città?
Milano mi offriva troppo e mi ci perdevo. Trieste invece riesco a girarla a piedi, tutto è più snello, una specie di grande quartiere. Ma ho portato con me la voglia di creare nuovi progetti e cambiare pelle tipica di una metropoli come Milano.

Nel mio romanzo “Ti aspetto”, mi sono concentrata sui sogni. Quelli possibili, realizzabili, quelli da scoprire, quelli che non si avvereranno mai. Cosa è per te un sogno?
La possibilità di riempire il vuoto su cui tutti camminiamo e farla in barba alla vita.

Un sognatore è un folle o uno talmente coraggioso da rinunciare a tutto pur di spiccare il volo?
Un sognatore è bello perché è il volo.

Quali sono i progetti futuri di Nadia?
Sto lavorando a tre idee: un libro su librerie, lettori e librai; un romanzo (di almeno 320 pagine!) e un progetto artistico che ridia al libro la dignità che merita.

Una scrittrice che sicuramente conquisterà anche voi e attendiamo con ansia il nuovo romanzo. Grazie a Nadia Dalle Vedove e in bocca al lupo.

Fino-all-ultimo-inverno

Fino all’ultimo inverno

Nevica da ore. Là fuori il mondo è lo stesso ma non per lui.
Dopo aver trovato il corpo senza vita della donna che l’ha cresciuto, Mattia fugge in città. Non aveva mai lasciato quella casa nascosta dal bosco dove sua madre l’ha abbandonato appena nato. Quel vuoto improvviso lo spinge a correre lontano, senza sapere né dove né da chi. 
Inizia così il suo viaggio verso le solitudini altrui che, come in uno specchio, lo costringeranno a guardare la propria.
Grazie a quel salto nel buio, Mattia capisce a mano a mano il senso di quella fuga: ritrovare sua madre, forse per ucciderla o forse solo per lasciarsi abbracciare almeno una volta.


di  Nadia Dalle Vedove  | bookabook | Narrativa
ISBN 978-8899557348 
ebook 5,00€ | cartaceo 10,20€ Acquista 




Samantha Terrasi
Vivo tra Torino e Roma, dove sono nata. Mia nonna avrebbe voluto che mi chiamassi Maria Concetta, ma per fortuna mio padre di ritorno da un viaggio negli States mi ha chiamato Samantha, rigorosamente con la h. Formazione scientifica, una laurea in biologia molecolare per poi scegliere di tramandare il mio sapere agli studenti. Sono una professoressa di matematica e scienze senza occhiali e quando non mi trovo tra equazioni e studenti, scrivo.
Parole nel vento, Aletti Editore, 2012.
Ti aspetto, Lupo Editore.



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