Il castello errante di Howl di Diana Wynne Jones (trad. D. Ventura), Kappalab, 2013. Dalla prima edizione del 1986, il fantasy che ha ispirato il regista giapponese Hayao Miyazaki, candidato al Premio Oscar come miglior film d'animazione nel 2004.
Capitolo sette
in cui uno spaventapasseri impedisce a Sophie di lasciare il castello
Solo un attacco particolarmente cattivo di acciacchi e di dolori impedì a Sophie di mettersi in marcia per Market Chipping quella sera stessa.
La sottile pioggia di Porthaven sembrava esserle entrata nelle ossa, e fu costretta a stare sdraiata nel suo angolo, tutta dolorante e preoccupata per Martha. Dopo una serie di riflessioni giunse comunque alla conclusione che tutta la faccenda si poteva risolvere facilmente. Sarebbe bastato, infatti, avvertire la sorella che il suo corteggiatore era in realtà il Mago Howl. Questo l’avrebbe spaventata moltissimo e l’avrebbe indotta a non pensare più a lui. Poi Sophie le avrebbe suggerito il modo più sicuro per liberarsi del pericoloso cascamorto: avrebbe dovuto semplicemente annunciargli che lei si era innamorata di lui. Infine, se ci fossero stati ulteriori problemi, avrebbe potuto anche minacciarlo di sferrargli contro uno stuolo di zie.
Quando la mattina successiva si alzò, Sophie sentì che le sue ossa scricchiolavano ancora a ogni movimento.
“Maledetta Strega delle Terre Desolate!” brontolò rivolta al bastone, mentre lo raccoglieva, pronta a partire.
Sentiva Howl che cantava nel bagno, come se non avesse avuto nessun attacco isterico. In punta di piedi si diresse zoppicando verso la porta, ma Howl uscì dal bagno prima che lei potesse raggiungere l’uscio.
Sophie lo guardò storto. Era tutto azzimato e aveva un tenue profumo di fiori di melo. La luce che entrava dalle finestre faceva luccicare l’abito grigio e scarlatto e produceva un tenue alone rosa attorno ai suoi capelli.
“Penso che i miei capelli stiano piuttosto bene di questo colore.”
“Davvero?” Il tono di Sophie suonava piuttosto polemico.
“Si… S’intona perfettamente con questo vestito. Hai una mano veramente felice con ago e filo; sei riuscita a dare a quest’abito un nuovo tocco di eleganza.”
in cui uno spaventapasseri impedisce a Sophie di lasciare il castello
Solo un attacco particolarmente cattivo di acciacchi e di dolori impedì a Sophie di mettersi in marcia per Market Chipping quella sera stessa.
La sottile pioggia di Porthaven sembrava esserle entrata nelle ossa, e fu costretta a stare sdraiata nel suo angolo, tutta dolorante e preoccupata per Martha. Dopo una serie di riflessioni giunse comunque alla conclusione che tutta la faccenda si poteva risolvere facilmente. Sarebbe bastato, infatti, avvertire la sorella che il suo corteggiatore era in realtà il Mago Howl. Questo l’avrebbe spaventata moltissimo e l’avrebbe indotta a non pensare più a lui. Poi Sophie le avrebbe suggerito il modo più sicuro per liberarsi del pericoloso cascamorto: avrebbe dovuto semplicemente annunciargli che lei si era innamorata di lui. Infine, se ci fossero stati ulteriori problemi, avrebbe potuto anche minacciarlo di sferrargli contro uno stuolo di zie.
Quando la mattina successiva si alzò, Sophie sentì che le sue ossa scricchiolavano ancora a ogni movimento.
“Maledetta Strega delle Terre Desolate!” brontolò rivolta al bastone, mentre lo raccoglieva, pronta a partire.
Sentiva Howl che cantava nel bagno, come se non avesse avuto nessun attacco isterico. In punta di piedi si diresse zoppicando verso la porta, ma Howl uscì dal bagno prima che lei potesse raggiungere l’uscio.
Sophie lo guardò storto. Era tutto azzimato e aveva un tenue profumo di fiori di melo. La luce che entrava dalle finestre faceva luccicare l’abito grigio e scarlatto e produceva un tenue alone rosa attorno ai suoi capelli.
“Penso che i miei capelli stiano piuttosto bene di questo colore.”
“Davvero?” Il tono di Sophie suonava piuttosto polemico.
“Si… S’intona perfettamente con questo vestito. Hai una mano veramente felice con ago e filo; sei riuscita a dare a quest’abito un nuovo tocco di eleganza.”
~ 69 ~
Posta un commento
Ti siamo davvero riconoscenti per il tempo che ci hai dedicato. Se sei stato bene in nostra compagnia, perché non ci lasci un commento o ci offri un caffè? Grazie!