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Recensione: Sono cose da grandi, di Simona Sparaco

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Sono cose da grandi, di Simona Sparaco, Einaudi, 2017. La lettera di una madre al proprio figlio, per esorcizzare insieme la paura senza dimenticare la bellezza della vita, da rinchiudere in una "scatola magica dei desideri".

Per raccontare e condividere tutto ciò che Simona Sparaco ci regala, mettendosi a nudo in questo libro, vorrei procedere in un percorso a ritroso, iniziando dalla conclusione.
Ognuno di noi possiede una scatola immaginaria, la scatola del dolore. Essa contiene le nostre esperienze negative pregresse, accoglie e conserva quegli oggetti che ci legano indissolubilmente alla sofferenza. Abitualmente teniamo ben chiusa questa scatola, poiché schiuderne il coperchio significherebbe aggiungere sofferenza alla sofferenza stessa o alimentare le paure.
Talvolta il dolore ci aiuta a superare le paure stesse, talvolta invece le alimenta fino ad ingigantirle e renderle insormontabili.
Simona Sparaco, in questa lettera al figlio di quattro anni e mezzo, tenta di motivare e attenuare le paure di Diego, analizzando con una profonda introspezione le sue stesse insicurezze.
L'autrice legge per la prima volta la paura negli occhi del bambino il giorno successivo all'attentato di Nizza, quando il figlio osserva in televisione le immagini della devastazione nella Promenade des Anglais e si sente in dovere di dare una spiegazione, consapevole che ciò che il figlio vive nella sua infanzia contribuirà a creare l'uomo che sarà da grande.


Le paure di Diego, spesso più razionali e contingenti di quelle della madre, si alternano alle riflessioni della Sparaco.

Con una trasparenza straordinaria, l'autrice ci suggerisce che a ognuno di noi è concesso di sbagliare, di mostrarsi debole, anche davanti ai propri figli. L'importante è dare loro un'impalcatura a cui aggrapparsi nel momento del bisogno.
Simona suggerisce a Diego di immaginare una scatola dei desideri, di inserirci tutto ciò che vorrebbe, magari un giorno potrà aprirla e scoprirvi all'interno tutto ciò che ha desiderato.
Leggendo, pagina dopo pagina, sembra di entrare a far parte della "squadra" composta da madre e figlio, che gioca ogni giorno la sua partita contro le brutture della vita, con ironia, dolcezza, tenacia e con le tante insicurezze in cui ognuno di noi può specchiarsi.
Simona Sparaco afferma che scrivere per lei abbia quasi un effetto terapeutico:
Credo di aver cominciato a scrivere proprio per inchiodare la mente in uno spazio che sia solo mio [...] Inventando la vita, ho l'impressione di scalzare la morte. 
Devo dire che, per chi legge le sue pagine, avviene lo stesso: si esorcizza la paura, o meglio si impara a convivere con la paura della paura stessa, comprendendo che non siamo i soli a sentirci disarmati. E quando la madre dice a Diego "La paura ti servirà anche per comprendere cosa è importante e cosa non lo è", sembra quasi sussurrarci nell'orecchio che solo quando abbiamo il terrore di perdere qualcosa, significa che dobbiamo lottare per tenercela stretta. 
"Sono cose da grandi" è l'ennesima conferma della profondità, della trasparenza di Simona Sparaco, doti affiancate da uno stile di scrittura scorrevole, a tratti ironico, a tratti commovente, ma sempre molto coinvolgente.

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Sono cose da grandi

Un giorno, davanti alla televisione, per la prima volta Simona riconosce negli occhi del figlio la paura. E non è la paura catartica delle fiabe, è quella suscitata dalla violenza del mondo. 
La frase usata fino ad allora per proteggerlo - «sono cose da grandi» - non funziona piú. 
Cosí decide di rivolgersi a lui, con semplicità, per dirgli ciò che sulla paura ha imparato. Ma anche per raccontargli la dolcezza di una vita quotidiana a due, tra barattoli pieni di insetti e scatole magiche dove custodire i propri desideri. Scrivendogli scopre la propria fragilità, e in questa fragilità, paradossalmente, una forza.


di Simona Sparaco | Einaudi | Narrativa
ISBN 978-8806233976 | cartaceo 10,20€ | ebook 7,99€




Gianna Gambini


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