Gli scrittori della porta accanto

Zanzibar a luglio: in paradiso per un giorno

Zanzibar a luglio: in paradiso per un giorno - Gli scrittori della porta accanto, Viaggi

Mamme in viaggio Di Stefania Bergo. Zanzibar a luglio con Emma, sette anni: il paradiso a mezz'ora di volo dalla Tanzania. 

Vi ho già raccontato del viaggio in autobus da Iringa a Dar Es Salaam e della nostra voglia di spendere almeno un giorno a Zanzibar, dopo tre settimane trascorse all'ospedale di Tosamaganga, prima di rientrare in Italia. Ebbene, dopo quasi un giorno intero di mezzi locali, ma destinati alle lunghe tratte quindi assolutamente confortevoli, trascorriamo qualche ora nella casa del Cuamm per poi farci riaccompagnare all'aeroporto. Alle 7:00 del mattino ci attende il volo charter che ci porterà a Zanzibar. Il che ci permette di poterci godere comunque un'intera giornata sull'isola dei miei sogni, per ora il posto più bello visto in vita mia.
Per arrivare a Zanzibar da Dar Es Salaam si può prendere il traghetto, che porta sull'isola in due, tre ore, a seconda della compagnia (si va dai ferryboat delux veloci, al peschereccio per merci, locali e turisti squattrinati), o contare su un servizio di voli charter, che impiega 25 minuti. Il costo del biglietto per i traghetti è di 35$ in classe economica, mentre i voli hanno un costo variabile a seconda della compagnia: si va da un minimo di 35$ one-way ticket della Flightlink a 75$ di Auric Air (i residenti pagano la metà) e Coastal Aviation, che ha prezzo ridotto per i bambini (60$), mentre altre compagnie hanno prezzi variabili a seconda degli orari di partenza, come PrecisionAir (da 39$ a 110$). In ogni caso, meglio prenotare direttamente dal sito della compagnia aerea per non avere sovrapprezzi.
Ovviamente, noi abbiamo acquistato i biglietti più economici con Flightlink, anche se, lo ammetto, all'inizio mi ha preso un po' d'ansia, dopo aver letto alcuni commenti di turisti non soddisfatti della compagnia, che facevano comunque riferimento solo al fatto che i voli non fossero sempre in orario o che venissero cancellati senza preavviso, solo qualcuno ha messo in dubbio la manutenzione, non avvallata, peraltro, da alcuna constatazione oggettiva. Ma, come mi ha fatto notare una pediatra che lavora a Tosamaganga (e che vi presenterò presto), per quanto economiche siano, non hanno alcun interesse le compagnie aeree a non fare manutenzione sui voli, non gioverebbe certo un incidente con il grande afflusso di turisti che quotidianamente raggiungono l'isola.
Dopo il controllo della prenotazione e dei passaporti, ci mettiamo in attesa di salire sul nostro charter insieme ad altri turisti diretti a Zanzibar. I primi voli del mattino sono infatti i più gettonati e ce ne sono circa uno ogni ora e mezza, per ogni compagnia (in pratica lo stesso charter fa avanti e indietro tutta la mattina). Attendiamo appena una mezz'oretta in più del previsto al piccolo aeroporto destinato ai voli interni e finalmente lo steward ci accompagna, a piedi, al nostro volo. Siamo in 12, tutti turisti, un paio di famiglie. L'aereo è davvero piccolo, c'è un'unica fila di sedili per ogni lato e il corridoio in mezzo è percorribile solo stando accucciati e di sbieco, ma almeno c'è un divisorio che ci separa dalla "cabina" di pilotaggio (che invece non ci sarà al ritorno, avendo preso un aereo ancora più piccolo, con sei posti. E, seduti proprio dietro il pilota, il volo offrirà nuove meraviglie ed emozioni). Ovviamente, per Emma è una nuova esperienza di viaggio e tutto diventa entusiasmante, un ricordo unico da raccontare.
SERVE IL VISTO PER ANDARE DALLA TANZANIA A ZANZIBAR? QUALI VACCINAZIONI?
No, non serve il visto, dato che l'isola fa parte della stessa giurisdizione, basta quindi un visto valido per la Tanzania. E non sono richieste particolari vaccinazioni, se non quelle dettate dal buon senso. A Emma ho fatto sin dalla prima volta in cui l'ho portata in Africa, il vaccino contro la febbre gialla (fino a qualche anno fa, in Tanzania era obbligatorio), l'antiepatite A, l'antitifo e la profilassi antimalarica con Malarone pediatrico. Preferisco non avere brutte sorprese ma nemmeno vincoli sui posti da visitare o i luoghi in cui mangiare (pur non abbassando mai la guardia ed evitando il ghiaccio nelle bibite e la frutta già sbucciata e lavata con acqua non controllata, ad esempio). Poi, porto sempre con me qualche bustina orosolubile di paracetamolo, antiemetici e antidiarroici, oltre a fermenti lattici da conservare chiaramente fuori dal frigorifero e integratori di sali minerali.


Zanzibar: sabbia bianca, oceano e conchiglie - Paradiso, viaggi, bambini, Gli scrittori della porta accanto

In 25 minuti arriviamo a Stone Town.

Sbarchiamo e respiro forte il profumo dell'isola, riempiendomi gli occhi, mentre il mio stomaco balla l'hip hop per l'emozione. Ci attende l'autista della struttura che ho prenotato... casualmente, la stessa in cui sono stata nel 2009, prima da sola, una seconda volta con Alessandro e ora con nostra figlia. E la casualità mi fa venire i brividi e mi commuove, pare quasi un segno, il proseguimento di un discorso iniziato anni fa. Casualmente, perché ora la struttura ha cambiato nome, quindi non l'avevo riconosciuta, e si è allargata. Si tratta di Uhuru Beach Hotel a Jambiani, nel sud-est dell'isola, ex Shehe guest house, una delle prime strutture, aperta vent'anni fa in una zona ancora poco turistica, più selvaggia, adatta a viaggiatori on the road come noi. Quando ci sono stata la prima volta, in giugno, ero l'unica muzungu nel raggio di chilometri, c'erano solo i pescatori del villaggio e i gestori della struttura, che allora era davvero minimale.
Ora la struttura è gestita da una signora europea (mi pare Olandese) e si è allargata con nuove stanze, sempre sulla spiaggia, oltre ad aver inglobato una scuola di kitesurf che pare, negli anni recenti, essere divenuto un richiamo per questa parte dell'isola. Oltre all'acqua dolce nei bagni, non più salmastra quindi, è evidente la ricercatezza dei dettagli nella struttura, più vicino ai gusti del viaggiatore straniero medio, pur mantenendo un ottimo rapporto qualità/prezzo e il giusto grado di ruralità, che personalmente continuo a prediligere. Dal sito si legge:
We have 17 sea facing traditional bungalows that are directly on the beach. Each room has its own small patio. The rooms all have own bathroom, mosquito nets and fans and are simply decorated. We offer single, double and triple and can also put an extra bed in a room.To book a room simply email info@uhurubeach.com with your enquiry and we will get back to you as soon as possible.
QUANTO COSTA?
I letti sono davvero ampi e volendo, se viaggiate in coppia con un bambino piccolo starete comodissimi anche in una doppia, o se viaggiate da sole, mamme, starete comode anche in una singola. La doppia costa intorno ai 30$, con prima colazione, a stanza.

Zanzibar a luglio: in paradiso per un giorno - Gli scrittori della porta accanto, Viaggi

Appena arriviamo e mettiamo finalmente piede sulla sabbia, seta in polvere, candida, Emma ed io ci liberiamo delle infradito, di cui ci scorderemo per il resto della giornata. 

Lei è estasiata, addirittura commossa quando il sole esce dalle nuvole e fa risplendere tutta la spiaggia e soprattutto l'oceano. Il riflesso è talmente forte che non è possibile stare senza occhiali da sole. Ci accoglie uno dei Masai, che generalmente presiedono le strutture alberghiere non solo come nota folkloristica ma anche per coordinare il lavoro dello staff e proteggere i turisti da eventuali approcci indesiderati e dubbi, cosa che qui accade raramente, proprio perché, come dicevo, non è (ancora) una zona molto turistica. In attesa che ci preparino la stanza (sono solo le 10 e la coppia che vi alloggiava prima di noi ha appena fatto il check-out), approfittiamo del bungalow dei nostri amici per infilarci il costume e correre a tuffarci prima che l'oceano si ritiri a causa della marea. Ed è come tuffarsi tra i ricordi e i sogni che, per me, su quell'isola si mescolano e amplificano a vicenda.
Usciamo dall'acqua e portiamo finalmente le nostre cose nel bungalow, che apre direttamente sulla spiaggia e ha un piccolo patio sopraelevato e la classica porta zanzibarina con la parte inferiore dell'intelaiatura alta circa una trentina di centimetri. La stanza è una tripla, con un gigantesco letto matrimoniale e due letti singoli che paiono doppi, tutti a baldacchino. Il pavimento è di cemento colorato, non ci sono vetri alle finestre, solo scuri di legno grezzo. Il bagno è molto ampio, con un lavandino incastonato nel piano di pietra e due vani, uno per il water (ovviamente non c'è il bidè) e uno per la doccia, chiusa con una porta di legno. L'acqua non è riscaldata ma esce ugualmente tiepida e piacevole pure per i bambini.
Restiamo tutta la mattina sulla spiaggia, anche perché abbiamo a disposizione un solo giorno di paradiso e vogliamo godercelo tutto. Dentro e fuori dall'acqua, fino all'ora di pranzo.
Il ristorante è lo stesso di otto anni fa, ma rimodernato. La cucina è a vista e i tavoli in legno di recupero. L'incantevole terrazza sull'oceano ha mantenuto intatta tutta la sua magia. Sospesi sul sogno, ordiniamo dei samosa con tonno al lime, pesce a tocchetti con crema di cocco e spaghetti con gamberoni.
QUANTO COSTA?
Anche i prezzi della cucina sono contenuti, vanno dai 2$ dei samosa al tonno e lime ai 12$ dell'aragosta. Quello che costa di più sono le bevande, come spesso accade qui, dove la materia prima nel piatto è a portata di mano, basta uscire con una barca di legno e pescare.

Dopo un caffè sulla spiaggia, spalmo Emma di crema solare protezione 50, le infilo una maglietta di cotone bianca e iniziamo a camminare in direzione dell'oceano che nel frattempo si è ritirato.


Uhuru Beach Hotel a Jambiani: vista dal ristorante - Viaggiare, bambini, mamme, Gli scrittori della porta accanto

Avanziamo per quasi un chilometro tra piccole pozzanghere, sulla sabbia cremosa, piacevole come un massaggio, circondati dal bianco come fossimo su un'immacolata pista da snowboard. Il fondale è tempestato di stelle marine che cercano riparo sotto le alghe rade. Emma si diverte a spaventare alcuni "animaletti" che appaiono come piccole anemoni aperte ma che, appena avvertono una vibrazione vicina, si rintanano con una sorta di risucchio istantaneo. E giocando con le stelle marine e i paguri, arriviamo al blu, intenso, uno stacco netto dal bianco della sabbia. Un'acqua trasparente, calda, da non uscirne più. Ma il sole è alto e dobbiamo rientrare, altrimenti tra il riflesso dell'oceano, il bianco della sabbia e il sole a picco rischiamo, soprattutto Emma, di ustionarci.
IL CLIMA E LE MAREE
A luglio ci può essere qualche precipitazione, ma verso la fine del mese le piogge iniziano a lasciare il passo al sereno e i pochi rovesci sono comunque brevi. Le giornate sono per lo più soleggiate. Sempre meglio proteggere la pelle dei nostri bambini con schermi totali e, nel caso si prevedano lunghe passeggiate sulla spiaggia o un tuffo al largo per lo snorkeling, sarebbe bene far loro indossare anche una maglietta di cotone chiaro che schermi anche fisicamente i raggi, soprattutto sulla schiena e sulle spalle, oltre ovviamente a qualcosa per riparare la testa, come una bandana, anche mentre si fa il bagno.
Il fenomeno dell'alternarsi delle maree ha un ciclo di circa sei ore, a Zanzibar, ed è più visibile a sud, dato il fondale più basso, arrivando fino a quattro metri di dislivello tra alta e bassa marea durante gli equinozi. A luglio, la marea è alta al mattino, dall'alba fino alle 13 circa, poi l'oceano si ritira.
Tornando verso la riva, incontriamo Maya, la figlia di una signora rumena, Cezarina, in viaggio da sola con la mamma da ormai nove mesi, attraverso il Sud America, l'Oriente e ora l'Africa (ovviamente vi racconterò di lei la prossima volta). E con le quattro parole d'inglese che Emma conosce, complice la natura circostante, le bambine cominciano a giocare e conversare. E resteranno inseme fino a sera.
Prima di cena, ci impaniamo nella sabbia che, contrariamente a quella delle nostre spiagge, non è affatto fastidiosa, nemmeno quando si infila nei vestiti. È fresca, morbida. Vorrei restare così per sempre.
Un aperitivo al bar della guest house, nella penombra dell'imbrunire, sedute su vecchie barche riadattate e impreziosite da cuscini colorati. L'aria calda dall'oceano è inebriante, porta con sé profumi esotici e un senso di pace di cui ho bisogno. Di cui ognuno di noi avrebbe bisogno.
A cena ci uniamo ai nostri amici, sulla terrazza del ristorante, spazzata dalla brezza che fa danzare le fiammelle delle candele, le uniche luci nel buio oltre alle stelle sopra le nostre teste. Sempre a piedi scalzi. Magia. Suggestioni dell'isola.

Uhuru Beach Hotel a Jambiani, alba e colazione

Mi sveglio lentamente, quasi ancora nel buio, eppure sento il richiamo dell'oceano, musicale, ritmico, ipnotico. È l'alba. 

Lo staff è già al lavoro per sistemare tutto prima del risveglio dei clienti, ma la spiaggia è comunque quasi deserta. Si sentono gli uccelli cantare tra il verde e la brezza dell'oceano giocare con le fronde delle palme, che dondolano come ballassero una rumba. Sì, il paradiso deve essere così. Il paradiso è questo. Rientro e sveglio Emma per viverlo con lei che, ad occhi chiusi (è la terza mattina di seguito che si sveglia prima del sole), si fa portare in braccio fino alla sabbia. E la prima cosa che vede quando li apre è l'oceano. Ed è allora che il paradiso si completa, perché vedo sorgere il sole riflesso nei suoi occhi meravigliati...
L'aria è appena appena fresca e attendiamo l'ora della colazione, che inizia alle 7:00, giocando a disegnare il nostro saluto all'isola sulla battigia. È il momento ideale per fare il primo tuffo, dato che la marea è alta a quest'ora, ma non riusciamo ad andare oltre i fianchi, è ancora presto per noi, l'acqua non è abbastanza calda.
La colazione è abbondante, consumata sempre sulla terrazza che piano piano viene inondata dal sole.  Comprende frutta fresca (anguria, banana, ananas, papaia), spremuta d'arancia, caffè, tè o cappuccino, e il resto su ordinazione: Emma sceglie i pancake con il cioccolato fuso, io pane tostato con scrambled eggs (ebbene sì), che mi servono con una marmellata di banana e zenzero deliziosa.
Ancora qualche ora di Paradiso, con i piedi che continuano a vagare liberi sulla sabbia leggera e gli occhi che si riempiono di colori.
Salutiamo gli amici, quelli conosciuti a Iringa, mentre dividiamo il taxi (35$) con Cezarina e Maya, dirette anche loro a Stone Town. Loro per restare qualche altro giorno, noi per prendere il volo che ci porterà prima a Dar Es Salaam e poi in Italia. E l'unica cosa che lo rende tollerabile, oltre al pensiero dell'imminente viaggio a Bari per trascorrere qualche settimana in Salento con i nonni di Emma, è che ho portato la mia bambina nel paradiso di Zanzibar, mostrandole ancora una volta quanto la natura sia incantevole, quanto sia emozionante scoprire posti nuovi, conoscere persone che parlano altre lingue ma che, in fondo, hanno i nostri stessi sogni (e l'idioma differente è solo un ostacolo apparente, perché se si vuole comunicare il modo lo si trova), quanti sapori si possano assaggiare in giro per il mondo e quali siano le regole cui attenersi per viaggiare sicuri, rispettando persone e luoghi, senza perdersi il meglio (che non è di certo la baby dance sulla spiaggia o la TV nella hall di un albergo a quattro stelle). Infine, la certezza che possiamo sempre tornare, ecco cosa rende davvero tollerabile il fatto di lasciare l'isola: «Mamma, ci dobbiamo tornare! Non si può stare solo un giorno a Zanzibar... almeno tre!» (ecco, ho insegnato a mia figlia pure ad accontentarsi... e non è poco, no?).

Stefania Bergo

Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione).
Mwende. Ricordi di due anni in Africa, Gli scrittori della porta accanto.
La stanza numero cinque, Gli scrittori della porta accanto.


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