Pagina 69 #114 | L'uso sapiente delle buone maniere, di Alexander McCall Smith, Guanda, 2013. Tanti dilemmi e una sola possibile via d’uscita: usare il cervello ma lasciarsi trasportare dal cuore...
Peter si portò l’indice alle labbra. “Stiamo facendo rumore” sussurrò. “Mi hanno guardato male.” Si chinò a mormorare all’orecchio di Isabel. “Buie è un cognome di Jura. Credo che suo padre fosse di lì, o dei dintorni. Sull’isola di Buie ce ne sono ancora parecchi. E McInnes dipingeva là, no?”
Isabel gli fece segno che se ne stavano andando. “Vieni a trovarci” gli sussurrò. “Porta Susie a vedere Charlie. Quando volete.” Si interruppe, poi aggiunse: “Ma tu cosa ci fai qui, Peter?”
“Tra poco è il compleanno di Susie” rispose l’amico. “Metteranno in vendita un piccolo acquarello, più tardi. Piccolissimo, grande così. Potrei spingermi a offrire anche ottanta sterline.
Isabel sorrise. “Occhio a non esagerare.”
Jamie la seguì fuori dalla sala e uscirono in Broughton Street. Guardò l’orologio: doveva essere alla Edinburgh Academy di lì a mezz’ora per fare lezione. Anche Isabel non poteva trattenersi. C’era da dare da mangiare a Charlie e anche se ci poteva pensare Grace, Isabel voleva assistere. Era strano: anche una separazione di poche ora la metteva in ansia. Sarebbe stata sempre così la vita del genitore, ansia e preoccupazioni continue per le piccole cose? Avere un bambino voleva dire mettere un’ipoteca sul futuro, sì. Ma non valeva lo stesso anche per tutti i rapporti umani e d’amicizia?
Jamie le disse che doveva andare. Ci avrebbe messo un quarto d’ora a piedi fino alla scuola e preferiva arrivare sempre con un po’ di anticipo. Poi indicò con la testa la sala d’aste. “Avresti potuto rilanciare ancora, lo sai.”
“Sì, ma non l’ho fatto.”
Jamie la guardò negli occhi. “Isabel, ma quanti soldi hai, di preciso?”
La domanda la colse di sorpresa. Non gliel’aveva chiesto con ostilità, ma si stavano avventurando su un terreno minato.
“Abbastanza da tirare avanti” rispose lei. “E questo forse è evidente, anche se non voglio farne sfoggio.
Isabel gli fece segno che se ne stavano andando. “Vieni a trovarci” gli sussurrò. “Porta Susie a vedere Charlie. Quando volete.” Si interruppe, poi aggiunse: “Ma tu cosa ci fai qui, Peter?”
“Tra poco è il compleanno di Susie” rispose l’amico. “Metteranno in vendita un piccolo acquarello, più tardi. Piccolissimo, grande così. Potrei spingermi a offrire anche ottanta sterline.
Isabel sorrise. “Occhio a non esagerare.”
Jamie la seguì fuori dalla sala e uscirono in Broughton Street. Guardò l’orologio: doveva essere alla Edinburgh Academy di lì a mezz’ora per fare lezione. Anche Isabel non poteva trattenersi. C’era da dare da mangiare a Charlie e anche se ci poteva pensare Grace, Isabel voleva assistere. Era strano: anche una separazione di poche ora la metteva in ansia. Sarebbe stata sempre così la vita del genitore, ansia e preoccupazioni continue per le piccole cose? Avere un bambino voleva dire mettere un’ipoteca sul futuro, sì. Ma non valeva lo stesso anche per tutti i rapporti umani e d’amicizia?
Jamie le disse che doveva andare. Ci avrebbe messo un quarto d’ora a piedi fino alla scuola e preferiva arrivare sempre con un po’ di anticipo. Poi indicò con la testa la sala d’aste. “Avresti potuto rilanciare ancora, lo sai.”
“Sì, ma non l’ho fatto.”
Jamie la guardò negli occhi. “Isabel, ma quanti soldi hai, di preciso?”
La domanda la colse di sorpresa. Non gliel’aveva chiesto con ostilità, ma si stavano avventurando su un terreno minato.
“Abbastanza da tirare avanti” rispose lei. “E questo forse è evidente, anche se non voglio farne sfoggio.
Quarta di copertina
"L'uso sapiente delle buone maniere" di Alexander McCall Smith.
Isabel Dalhousie, riflessiva ma tutt’altro che prudente direttrice della «Rivista di etica applicata», non rinuncia a intervenire nella vita degli altri anche ora che è diventata madre del piccolo Charlie.Da esponente di una fetta della società edimburghese benestante, le sue avventure hanno come teatro per lo più magioni secolari di ricchi possidenti o, come stavolta, gallerie d’arte, frequentate da collezionisti e pittori. Capita infatti che, durante un’asta per l’acquisto di un dipinto, Isabel fiuti odor di bruciato. Prima un collezionista le strappa l’oggetto del desiderio a suon di quattrini, poi decide di cederglielo senza colpo ferire. Strano quel quadro non rifinito, ancor più strano il soggetto: raffigura il punto in cui pare che un gorgo spaventoso abbia ingoiato il suo autore. O forse si è trattato di suicidio?
E poi quel suo giovane fidanzato, bello come un adone, amabilmente gentile, nonché padre amorevole di Charlie, sarà ancora nel cuore della bella nipote di Isabel, la gastronoma Cat, o quest’ultima avrà perdonato l’evoluta zia?
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