Gli scrittori della porta accanto

Franco Mieli presenta: Dieci agosto

Franco Mieli presenta: Dieci agosto

Presentazione Libri | Intervista a cura di Silvia Pattarini. Dieci Agosto, il nuovo thriller di Franco Mieli, Monetti Editore, 2017. 1867, le poesie di Giovanni Pascoli, il segreto dell'assassinio di suo padre Ruggero. 2015, una serie di delitti con lo stesso modus operandi, una nuova indagine per il maggiore Cerci.


DIECI AGOSTO

di Franco Mieli
Monetti editore
giallo
ISBN 978-88998811481
cartaceo 14,00€

L'opera è un giallo ambientato nel paese di Giovanni Pascoli e raccordato ai fatti delittuosi della morte di Ruggero, padre del poeta. Basata su una storia chiaramente fantastica, tuttavia questo libro ci porta in un mondo veramente esistito, quello appunto di Giovanni Pascoli e delle sue poesie che ne raccontano gli affetti e il dolore. Tormentato per la morte del padre e per l'impunità degli assassini. È un gioco di realtà e fantasia che non disturba, ma che si muove con spontaneità e linearità. Il libro contiene riferimenti letterari e mitologici che riportano ai tempi passati.


L'autore racconta



Buongiorno Franco e benvenuto. Come è nata l’idea di questo romanzo? È nata prima la trama o prima il titolo?
Per prima cosa buongiorno a tutti e grazie per questa opportunità che mi concedete. Nel mio caso, come nei precedenti libri è nata prima la trama. In genere durante la prima stesura del romanzo metto il titolo che mi sembra più appropriato, tanto per distinguerlo dagli altri che ho in cartella. Alla fine o durante la revisione arriva il titolo definitivo. Dieci agosto è la data dell’assassinio di Ruggero Pascoli avvenuta nel 1867, padre del poeta Giovanni. È anche la data, stavolta nel 2015 in cui termina la trama narrata nel romanzo. L’idea è nata dalla mia intenzione di scrivere un giallo che avesse un legame con la poesia e la cui soluzione sia in qualche modo legata a questa stupenda forma d’arte. Il legame, il collante l’ho trovato in Giovanni Pascoli, il primo poeta investigatore della storia che cercò fino alla morte di scoprire i mandanti e far arrestare gli esecutori materiali del delitto. Questo crimine, ormai perso nelle nebbie della storia, riaffiora ed è causa di altri delitti nella Romagna del 2015, proprio nel luogo che dette i natali a Pascoli. L’investigatore del 2015, il maggiore Massimo Cerci già protagonista dei miei precedenti romanzi cercherà di risolvere il caso proprio addentrandosi nei misteri della poetica del Pascoli.

Che target di pubblico ambisci di conquistare?
Quello a cui piacciono i thriller e i noir. Il romanzo è uscito a ottobre e già quasi tutti i precedenti lettori di Lupi nella nebbia-Zanne e Ombre Pagane hanno mostrato di apprezzare e gradire la nuova avventura del maggiore Cerci. Spero poi di allargare la cerchia dei lettori anche a coloro che non hanno mai letto un giallo e che vogliano mettersi in gioco leggendo un genere per loro nuovo e inusuale. 

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Franco, ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama di Dieci agosto, quanto basta per incuriosire il lettore?
Certamente. Il libro è costruito con una serie di salti temporali alternati tra il 1867-1912 e il 2015. Alterna episodi in larga parte veri e in piccolissima parte presunti sulle indagini di Pascoli per scoprire i mandanti dell’assassinio di Ruggero, e la trama principale del romanzo che si svolge nel 2015, quando una serie di delitti con lo stesso modus operandi insanguina la Romagna. Il maggiore Cerci, che si trova proprio a San Mauro Pascoli ospite della zia materna e del cugino autistico Riccardo non può fare a meno di indagare. L’assassino lascia sui corpi delle vittime stralci di poesie di Giovanni Pascoli, il cugino conosce a memoria tutte le poesie del vate di Romagna e con le sue percezioni extrasensoriali simili a quelle di Massimo Cerci, darà, non senza rischi per la propria incolumità, un grande contributo alle indagini. Non mancherà, come in Ombre Pagane, una donna fatale per il maggiore, che si innamorerà e lo farà innamorare, una donna dell’estremo sud della penisola dagli occhi scuri come l’ossidiana e depositaria di un terribile segreto.



Qualcuno ha affermato che lo scrittore è un “ladro di vite”. Per creare i tuoi personaggi hai “rubato” la vita a persone di tua conoscenza? Quanto c’è di autobiografico e quanto di romanzato in Dieci agosto?
No, non l’ho fatto. Lo stesso maggiore Cerci è un personaggio di pura fantasia. Ho in qualche caso preso a prestito da persone reali la loro figura, il loro volto, questo sì, ma non le loro vite né la loro professione. In questo romanzo, l’unica persona reale che è descritta con il suo vero nome e la sua vera attività è la dottoressa Boschetti, direttrice del Museo Pascoli di San Mauro Pascoli, alla quale ho chiesto ovviamente il permesso e alla quale è dedicato un breve cammeo nel romanzo.

I luoghi del romanzo: dov’è ambientato Dieci agosto? Si è reso necessario un lavoro di ricerca per descrivere gli ambienti e i paesaggi o non è stato necessario? Hai scelto queste location per necessità, per moda o per altri motivi?
Il romanzo è ambientato in gran parte a San Mauro Pascoli e Sant’Arcangelo di Romagna. Per una piccola parte a Pantelleria, a Roma e sulle pendici del Monte Soratte, una piccola altura nei pressi di Roma sede di antichi riti pagani. Il lavoro di ricerca in questi luoghi è stato intenso e appagante. A San Mauro Pascoli e Sant’Arcangelo di Romagna dove ho soggiornato per un breve periodo e in cui ho svolto un intenso lavoro di ricerca con sopralluoghi, interviste e visite a siti proprio nel periodo meteorologico in cui è ambientato il romanzo, per cui l’ambientazione è descritta con precisione e pignoleria. A Pantelleria, dove una breve vacanza e testimonianze di persone che l’hanno visitata mi hanno permesso di descrivere con precisione luoghi, clima e caratteristiche degli abitanti. Infine Roma e il Monte Soratte sono casa mia, quindi lì è stato facile. Le ambientazioni quindi, non sono state scelte per moda, ma perché sono i luoghi in cui sia le vicende reali che quelle di fantasia dovevano effettivamente avere corso.

Stralci d’autore: lasciaci uno spaccato accattivante tratto da Dieci Agosto
“Rantolo d’avo, rantolo d’infante.
Par l’uno il cigolio d’un abbaino
a cui percuota l’aquilone errante:
l’altro e come a fior d’acqua un improvviso
vanir di bolla, donde un cerchiolino
s’apre ogni volta e scivola nel viso.
Vissero. Quanto? Le pupille fise
chiedono. Uno la gente di sua gente
vide; l’altro, non sé. Ma l’uno visse
quello che l’altro: un sogno d’ombra, un niente.”

Riccardo, appoggiato allo stipite della porta, aveva appena finito di declamare con tono monocorde quei versi, con lo sguardo fisso al cadavere steso sul letto. Angelo Malon e Massimo Cerci si girarono. Il capitano fermò con un’occhiata uno dei graduati che si stava dirigendo verso il ragazzo con l’intento di mandarlo via. Massimo andò verso di lui, nascondendo con il suo corpo la vista della vittima: «Riccardo.» Lo chiamò: «Ti avevo detto di rimanere giù.»
Il ragazzo teneva gli occhi fissi in terra e Massimo approfittò della sua remissività per condurlo verso il pianerottolo al primo piano. Il capitano Malon si affiancò ai due mentre scendevano le scale, rivolgendosi a Massimo: «Che versi stava recitando, ha capito?»
«No capitano. Non sono molto ferrato in letteratura ma ricordo qualche frase che ha detto. Quando saremo a casa proverò a chiedere, ma senza insistere.»
Sul pianerottolo del primo piano era ferma una figura scura. Una cameriera dall’abbigliamento, immaginò Massimo notando la camicetta bianca e la gonna blu. La donna, dai capelli nerissimi quasi blu a caschetto e dall’incarnato anch’esso bruno era ferma in un angolo e aspettava il loro passaggio per muoversi. Passandole accanto, ne percepì lo sguardo su di lui e non poté fare a meno di incrociarne gli occhi. Gli sembrò di perdere l’equilibrio. Per quanto tempo due persone possono guardarsi negli occhi, si chiese? Provò una sorta di paura di ciò che poteva vedere. Ebbe come la sensazione di essere risucchiato tutto intero da quegli occhi. Un mare nero di sensazioni dimenticate lo assalì. Gli parve che la donna stesse per dire qualcosa. Poi si ritrasse e si limitò a fissarlo ancora. Uscito dall’albergo salutò il capitano Malon, ma prima di avviarsi al centro della piazza non poté fare a meno di alzare lo sguardo a cercarne il volto dietro i vetri.

Un proverbio svedese cita così: “in un buon libro la cosa migliore è fra le righe”. Tra le righe è celato qualche messaggio particolare o il tuo obiettivo è esclusivamente quello di intrattenere piacevolmente il lettore?
No. Non ci sono messaggi particolari, né in questo né in altri miei libri. Non ho aspirazioni da guru mediatico né intendo proporre modelli di vita o di comportamento e neppure cerco il plauso od ovazioni esprimendo idee e convinzioni personali. I miei libri sono thriller e noir che hanno l’unico scopo di intrattenere i lettori e far passare loro qualche ora immersi in avventure pericolose stando comodamente seduti sul divano di casa.

Le recensioni sono la speranza e il cruccio di ogni autore. Secondo te i potenziali lettori leggono le recensioni o, si affidano all’immagine di copertina o alla sinossi? O a tutte queste cose insieme?
Direi tutte queste cose insieme. Ma ovviamente dipende da lettore e lettore. C’è il pignolo che si affida a tutte queste cose insieme e c’è chi si fa attirare di più dall’immagine di copertina e dal nome dell’autore. Parlando di me, come autore emergente, mi auguro che il potenziale lettore legga la sinossi e sia incuriosito dalla novità che propongo. Poi, ovviamente una o più recensioni favorevoli possono fare una certa differenza. Per un autore emergente, non appoggiato e spinto da grandi case editrici è difficilissimo, anzi quasi impossibile riuscire ad avere una recensione da giornali e penne che contano nell’ambito del giornalismo e della cultura, quindi in grado di spingere una platea più ampia di potenziali lettori all’acquisto del libro. È più facile che l’ottenga l’attrice, lo sportivo o altro giornalista che si cimentano nell’arte di scrivere piuttosto che un autore misconosciuto anche se valido. Ma io mi accontento. So che è così e sono felice e orgoglioso delle recensioni finora pubblicate dai miei lettori, fedeli fin dal primo libro. È loro che ringrazio e per i quali vado avanti.


Per concludere, sei fiero di ciò che hai scritto?
Certamente, altrimenti non sarei qui a rispondere alle tue domande. Questo libro ha comportato un lavoro di ricerca, di approfondimento, di scrittura, riscrittura e revisione durato più di due anni. Considerando il fatto che devo fare altro per vivere, sono orgoglioso di aver portato a termine nel mio tempo libero, questo come gli altri miei libri.

Grazie Franco Mieli per essere stato con noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi.
Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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