Gli scrittori della porta accanto

David Berti presenta: Black out

David Berti presenta: Black out - Intervista

Presentazione libri Intervista a cura di Silvia Pattarini Black out, di David Berti, Innocenti editore, 2016. Un giornalista quarantenne, innamorato del suo lavoro, una giovane dottoressa in partenza per la Siria per una missione umanitaria. Un romanzo ricco di mistero, di amore, di sogni e verità celate.

Black Out

di David Berti e Gaetano Insabato
Innocenti Editore
Narrativa contemporanea | Noir
ISBN 978-8898310623
ebook 4,99€
cartaceo 15,00€

Renzo Cavalieri, giornalista alla continua ricerca della verità che si cela dietro i più inquietanti e drammatici eventi che caratterizzano i nostri giorni. Mary Sciarpa, medico impegnato in missioni umanitarie sempre in viaggio in Paesi a rischio, dove la barbarie sembra aver preso il posto della civiltà. Entrambi i protagonisti, sulla soglia dei quarant'anni e delusi da relazioni fallimentari, sono accomunati dall'amore per il loro lavoro e da un'indefinibile inquietudine esistenziale. Due vite parallele destinate a non incontrarsi, se un black-out, apparentemente casuale, non le portasse letteralmente a scontrarsi, all'aeroporto di Fiumicino, poco prima dell'imbarco di Renzo per New York e di Mary per la Siria. Un viaggio che da Firenze, dove entrambi vivono, passando per la splendida terra di Maremma, li condurrà in luoghi affascinanti e misteriosi, come la meravigliosa Istanbul. Un enigma, pervenuto a Mary per mezzo di un anziano pescatore e a Renzo tramite una cartomante, legherà il loro destino. Sullo sfondo la bellissima isola d'Elba e la leggenda dell'Innamorata di Capoliveri che, per mezzo di un trascendente filo che congiunge insieme passato e futuro, sembra risolversi nella storia presente dei nostri personaggi. Cosa spinge realmente Renzo ad andare a New York e quale verità sta cercando, nascosta dietro i più sanguinosi conflitti che affliggono il nostro pianeta?


L'autore racconta



Benvenuto a David Berti. Per presentarti ai nostri lettori, raccontami qualcosa di te...

Buonasera Silvia. Per me è un piacere fare la tua conoscenza e sono felice d’iniziare questo piccolo viaggio che porterà a farmi conoscere dal vostro pubblico e a presentare il mio romanzo Black out, scritto a quattro mani insieme a Gaetano Insabato.
David lanciò il suo primo vagito, annunciando a sua madre e ai presenti il suo disappunto di avere lasciato un luogo caldo e protetto per una sala parto molto meno accogliente, l’undici aprile del 1974 a Grosseto, il capoluogo della Maremma Toscana. Questa terra un tempo selvaggia, avara, amara, ma senza alcun dubbio meravigliosa, ha da sempre inciso sui caratteri dei suoi figli. Nonostante negli anni settanta si fosse molto ingentilita, rispetto a quella che sostenne i primi passi dei miei nonni e raccolse le loro gocce di sudore bevendole tutte d’un fiato, non lasciandone neanche le tracce non appena cadute, conservava, come del resto oggi, il suo lato wild. Chi nasce in Maremma difficilmente non sentirà in alcuni momenti il richiamo del suo mare, dei suoi scogli, delle sue spiagge, delle sue colline incantate dove boschi di querce, lecci e sughere si alternano agli ordinati filari di vigne, con l’immancabile rosa, o all’argento dei nodosi ulivi. Il suo canto sussurrato dal Maestrale ti può spingere fino al Monte Amiata, con i castagni e le alte faggete, o all’aspro Monte Labro, con le sue pietre e i suoi pruni. Terra mistica dove la bellezza della natura può proiettare verso insondabili, ma percepibili, piani metafisici.
Quindi, parte di tutto questo si ritrova nella mia personalità e nelle mie attitudini, così come nei miei amori e interessi. Nella vita ho sempre avuto due grandi passioni che delle volte si sono alternate, altre invece hanno camminato a braccetto: lo sport e la cultura. Entrambe ne hanno sempre sottintesa un’altra, quella per il viaggio, da cui esse traggono linfa vitale. Quindi i miei quarantaquattro anni sono stati caratterizzati da un frequente peregrinare alla scoperta di questo nostro mondo così meraviglioso, incantato, generoso, ma allo stesso tempo anche duro e spietato.
Una curiosità su di me è che subisco il fascino dei ponti in modo irresistibile. Spesso quando mi trovo ad attraversarne uno, mi perdo quasi catatonico ad ammirarlo. Oltre che dalla loro struttura, sono attratto dalla loro stessa idea. Essi uniscono due punti, superando qualcosa che divide. Portano all’incontro, alla reciproca contaminazione di ciò che è presente sulle opposte sponde. Superano limiti.

Quando hai iniziato a scrivere e cosa?

Se l’amore per la lettura e i libri nacque in me da bambino, quello per lo scrivere si sviluppò con l’adolescenza, in quel periodo in cui si abbandona la fanciullezza e si comincia a scontrarci con la realtà della vita. Sono anni questi in cui tendiamo a chiuderci in noi stessi, quando più che mai avremmo voglia di gridare al mondo come la pensiamo e come potrebbe essere un posto più accogliente, senza tutte quelle “stupide” impalcature sociali importate da adulti sclerotizzati su conformistici modelli esistenziali. Ma se parlassimo non saremmo capiti, i “matusa” hanno già superato il loro complesso di Edipo con il Leviatanico colosso sociale! Quindi, quale migliore strumento per comunicare se non l’arte, in cui viene data la licenza di riappropriarsi delle nostre più spontanee emozioni e poterle esprimere, per lo più, liberamente? Ecco. in quel periodo scoprii che essa poteva rappresentare quel ponte che dava all’individuo l’opportunità di ricollegare il suo mondo interiore con l’universo esterno.
I miei primi esperimenti di componimenti letterari furono testi di canzoni. Quando avevo circa diciotto anni, si costituirono gli “Angel Dust”, il mio primo gruppo rock. Suonavamo, insieme a cover di brani dei più famosi gruppi hard rock stranieri, anche alcuni nostri pezzi, le cui liriche erano prodotte in lingua inglese. Fu un’esperienza molto formativa, perché dovevi in un testo relativamente breve condensare un messaggio importante, descrivere uno stato d’animo, comunicare un’emozione con parole caratterizzate da una certa musicalità. Negli anni a seguire non mancarono poesie e romanzi iniziati, ma mai condotti a termine.

Quanti libri hai scritto, quali sono?

Black out è il mio primo libro pubblicato.


Come è nata l’idea di Black out? È nata prima la trama o prima il titolo?

Per risponderti, Silvia, devo tornare indietro con la memoria di quasi quattro anni. Il progetto Black out nasce nell’Aprile 2014, quando dopo un lungo periodo di lontananza dalla mia città natale, dovuto a vari eventi personali, con Gaetano Insabato ci ritrovammo un venerdì sera a bere una birra, seduti a un tavolo di un pub. Mi parlò di un breve racconto che aveva cominciato a scrivere alcuni anni addietro, ma che, non riuscendo a strutturarlo in un lavoro organico e completo, aveva abbandonato. Mi propose di leggerlo e, qualora la storia mi fosse piaciuta, di completare e arricchire il lavoro, cercando, in particolare, di armonizzare le sue parti. In verità, le sue parole intendevano: “David, aiutami a farne un romanzo!”
Ciò lo compresi solo in seguito. Momentaneamente, l’idea catturò la mia attenzione, se non altro per avere, in futuro, più opportunità di fare qualche uscita insieme. Finita la birra, mi consegnò la chiavetta USB, dove era racchiuso il file, su cui saremmo stati destinati a lavorare per i successivi due anni e mezzo.
Il titolo del romanzo fu scelto successivamente alla sua stesura.

A monte del romanzo ci sta un lavoro di ricerca e documentazione o non si è reso necessario?

Un buon romanzo, in generale qualsiasi libro, ha bisogno di un grande lavoro di ricerca su più campi. Spesso, anche quando si racconta di vicende che noi stessi abbiamo vissuto in prima persona nel passato, il tempo trascorso avrà fatto calare inesorabilmente una cortina di dimenticanza sul nome di luoghi, sulle circostanze storiche, sulle dinamiche degli eventi. Più riusciamo a essere precisi e a far si che le informazioni trasmesse siano attendibili, più il lettore avrà la sensazione di trovarsi immerso nella realtà e percepirà di essere maggiormente coinvolto.
In particolar modo, per i temi trattati nella stesura di Black out, si è resa necessaria un’impegnativa attività di ricerca.

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno.” Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama, quanto basta per incuriosire il lettore?

Credo che l’affermazione di Cioran sia parzialmente vera. L’argomento è molto complesso e richiederebbe di essere approfondito, ma concentriamoci sulla sinossi di Black out.
Renzo è un giornalista quarantenne. Ama il suo lavoro. Tuttavia, nelle sue inchieste arriva a scoprire intrighi e pratiche di malaffare che vorrebbe denunciare, ma il quotidiano per cui lavora spesso non glielo permette, perché sconvenienti. È deluso e frustrato. Un tempo giovane entusiasta della vita e fiducioso nella volontà del genere umano di lottare per una società migliore, con gli anni si è visto prosciugare la sua vena di speranza e d’iniziativa da una società sclerotizzata su modelli coercitivi e iniqui. Lo scontro con la corruzione morale, l’egoismo e l’avidità di alcuni gruppi politico – imprenditoriali gli ha generato un malessere dell’anima, una tristezza sorda, un disincanto, una flebile nausea di sottofondo che lo accompagnano durante le sue giornate. Come può accadere tutto questo a lui che aveva sognato un mondo pieno di luce e solidale sulle note di Immagine di John Lennon? L’unico modo di sfuggire, a questa cortina densa e fuligginosa che avvolge appiccicosamente la sua anima, è viaggiare, fare sport, stare immerso nella natura. Tuttavia, accetta un incarico come inviato a New York. Ormai disilluso anche dall’amore, dopo diverse relazioni fallimentari, all’aeroporto di Fiumicino dopo un black-out, apparentemente casuale, si scontra letteralmente con Mary, una giovane dottoressa in partenza per la Siria per una missione umanitaria. Quel caffè, preso insieme a un bar prima della partenza per le reciproche destinazione, apre un varco attraverso un cielo coperto di nuvole dal quale sembra poter entrare della luce. Un calore che viene dal passato, la cui origine si colloca secoli addietro e sembra legarsi a una leggenda, quella dell’Innamorata di Capoliveri, ambientata all’Isola d’Elba. Un romanzo ricco di mistero, di amore, di sogni e verità celate.

Nei tuoi personaggi, anche in quelli secondari, c’è qualche esperienza autobiografica, o hai preso spunto da persone di tua conoscenza, oppure sono esclusivamente frutto di fantasia?

Certamente dietro alcuni eventi, che vedono protagonisti i personaggi del romanzo, ci sono esperienze personali. Anzi… molti di loro sono stati ispirati da persone veramente incontrate e frequentate in certi momenti della mia vita.

I luoghi del romanzo: dov’è ambientato? Hai scelto queste location per necessità, per moda o per altri motivi?

Non ambienterei mai le vicende di un mio racconto in luoghi scelti per moda. Tale modello di pensiero è alieno alla mia natura. La storia di un romanzo trae forza, ispirazione dall’ambiente dove si svolge. Esso rappresenta una sorgente dalla quale attingere ai fini della narrazione. I luoghi in cui si sviluppa la sinossi devono attrarti, farti sognare. Devi percepire il desiderio irrefrenabili di visitarli. In particolare, le location dei miei elaborati letterari sono posti che ho visitato nei miei tanti viaggi. Nel caso di Black out, era impossibile non ambientare all’isola d’Elba la leggenda dell’Innamorata di Capoliveri. Inoltre, le vicende di Renzo e Mery, seppur inscindibili dagli Stati Uniti e dalla Siria, hanno come sfondo Paesi che hanno visto il mio passaggio e che ho molto amato.

Conosco bene la leggenda dell'Innamorata di Capoliveri, come te amo viaggiare e conservo un bellissimo ricordo dell'isola d'Elba, come non amarla? Un tweet di Bermat cita così: “I libri non verranno uccisi dagli ebook, ma da quelli che comprano solo titoli presenti nei primi 10 posti della classifica”.  Che ne pensi al riguardo e com’è il tuo rapporto con gli ebook?

Per uno scrittore vedere il proprio libro nella vetrina di una libreria è un’emozione molto forte. Tuttavia, arrivare a ciò non risulta così facile nel caso in cui un romanzo venga pubblicato da una sconosciuta casa editrice. Per fortuna grazie a internet, se un autore crede nel suo lavoro ed è molto motivato, può riuscire a portare alla luce le sue opere grazie ai social, ai blog, alla pubblicità on line a costi relativamente bassi e ai siti e-commerce e soprattutto grazie agli e-book. Se questi non incidono tanto per le vendite degli autori di successo, rappresentano una grande risorsa per la diffusione delle opere di quelli emergenti, causa il relativo alto costo dei libri in formato cartaceo. Infatti, nonostante il classico volume mantenga inalterato il suo fascino con l’odore della carta e il piacere al tatto che questa dona al lettore appassionato, una persona se deve investire dalle 15 alle 30 euro in un romanzo, lo farà per uno scrittore già affermato, riducendo il rischio di cadere in un prodotto letterario non corrispondente alle sue aspettative. Viceversa, con un e-book, il cui costo difficilmente supera i 5 euro per un autore emergente, ci si può anche avventurare in un acquisto dopo aver letto qualche buona recensione on line. Inoltre, il formato elettronico è accessibile facilmente, non ha bisogno di spese di spedizione e di una distribuzione nelle librerie.

Pensi che sia difficile, dunque, per un autore emergente che ha pubblicato con una piccola casa editrice farsi conoscere al grande pubblico?

Dando come condizione di partenza che un autore abbia composto un elaborato originale e interessante, la sua diffusione risulterà più semplice se la casa editrice, che lo ha pubblicato, è una realtà consolidata e forte. Pensiamo per esempio alla Mondadori. Essa ha circa 600 store in Italia, sicuramente uno in ogni principale centro urbano. Questo vuole dire che se hai un contratto con la Mondadori, sicuramente chi venisse alla conoscenza del tuo libro e volesse comprarlo, lo potrebbe sicuramente trovare là. Inoltre, chi non ne avesse sentito parlare, entrando in una delle sue librerie potrebbe vederlo sugli scaffali e leggendo la sinossi, incuriosito, decidere di acquistarlo.
Ora, invece, mettiamo il caso che un romanzo venga pubblicato da una sconosciuta casa editrice. Essendo una piccola realtà nel campo editoriale, non avrebbe innanzitutto la forza di portare il libro alla conoscenza dei potenziali lettori e se una cosa si ignora, semplicemente non esiste. Normalmente queste imprese non partecipano ai più importanti saloni del libro, perché mettere uno stand lì e affittare una sala per fare una presentazione costa.
Concludendo, credo che esistano ancora delle piccole case editrici che svolgono un lavoro encomiabile e siano da lodare, così come delle librerie indipendenti. Oggi chi non sia una realtà editoriale consolidata o non operi in sinergia con essa avrà molte difficoltà ad affermarsi o sopravvivere. Tuttavia, se piccole case editrici investissero, dopo averli scoperti, tutte le loro forze su due o tre validi autori emergenti potrebbero avere un’offerta di qualità in esclusiva. Ciò porterebbe grandi vantaggi alle stesse e ai nuovi autori di talento. Le librerie ugualmente dovrebbero legarsi alla realtà del territorio e creare sinergia con le case editrici locali. Inoltre, offrendo un servizio competente, gentile, disponibile e aggiornato potrebbero limare o arginare la concorrenza dell’e-commerce.

Lasciaci qualche stralcio d’autore: uno spaccato accattivante tratto dal tuo romanzo Black out.

In poche parole, avrebbe dato una sterzata alla sua vita. Il cambiamento, che per sua natura stimola l’anima, in questo particolare caso, assumeva per Renzo i contorni di una vera e propria rivoluzione che lo avrebbe portato a un modello di vita da sempre sognato. Non voleva più vivere per lavorare o per seguire bisogni indotti. Era veramente stanco di sprecare la sua vita, le proprie energie e il suo tempo, passeggero di un autobus, il cui itinerario era stato pianificato da altri. Era diventato consapevole della sua infelicità. Quel vestito, che aveva tanto lottato per poterselo permettere, gli stava stretto, non era della sua taglia. Il colletto della camicia e il nodo della cravatta rischiavano di farlo soffocare. Certo, era pericoloso lasciare il posto di lavoro e investire tutti i suoi risparmi nella ristrutturazione del casolare, ma percepiva già l’entusiasmo della sfida, il piacere di lottare per ciò in cui credeva. Non ricordava più, quando fu l’ultima volta che si era alzato dal letto con la gioia di andare incontro a una nuova giornata, aspettandosi cose belle, e non depresso, preoccupato che, per l’infallibile legge di Murphy, qualcosa in cui sperava potesse andare storta. Poteva rischiare di morire in miseria, di finire clochard, ma sarebbe stato orgoglioso di sé, per aver provato a vivere come desiderava e non schiavo di una struttura sociale coercitiva. La paura, spesso, diviene il più spietato ed efficace meccanismo di autocastrazione.

Il tuo romanzo si fa portavoce di qualche messaggio particolare, o si propone esclusivamente di intrattenere il lettore?

Penso che l’arte sia un mezzo di comunicazione, di espressione, un ponte che, come ho accennato precedentemente, porta le nostre emozioni a manifestarsi. Senza sensibilità o sentimento tutto ciò che produciamo non sarebbe intriso di vita. Un’opera d’arte, per essere tale, deve avere la forza del primo vagito di un bambino. Personalmente il mio obbiettivo non è intrattenere un lettore, ma esprimere talmente bene ciò che provo da creare empatia con lui. In Black out c’è il mio vissuto, le mie riflessioni, i miei dubbi sulla vita, le risposte che ho trovato alle tante domande che mi sono posto sulla realtà che ci circonda.


Ramon Eder afferma: “Quando un libro ci fa sorridere questo libro vale più di ciò che costa”. Sei d’accordo con questa affermazione o ti è capitato di pensare la stessa cosa leggendo un libro particolarmente divertente?

Credo che tutto ciò che ci faccia ridere abbia un valore inestimabile. Il sorriso porta via la tristezza, la malinconia, lenisce il dolore. In particolar modo un libro, che riesca a regalarci un sorriso, guidandoci attraverso temi importanti, e ci induca a profonde riflessioni con leggerezza, è una preziosissima risorsa per l’anima.

Grazie David Berti per essere stato con noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.

Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.
Il tempo di un caffè, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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