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Family Link: l'app di Google per proteggere i nostri figli online



Lifestyle Di Stefania Bergo. Family Link è un servizio offerto da Google per la protezione dei nostri figli minori di tredici anni online. Ma non basta controllare, i "nativi digitali" hanno bisogno di regole ed educazione per un corretto utilizzo del web.

I nostri figli, parlo dei più piccoli, fanno parte di quella generazione di chi quasi impara prima a digitare il proprio nome su una tastiera che a camminare. Che sia di un tablet, di uno smartphone o di un computer poco importa. Nascono e acquisiscono prima di noi conoscenze legate alle nuove tecnologie, che per loro sono un'ovvietà, a tal punto che facilmente attuano un clamoroso sorpasso lasciandoci indietro. Trascorrono lunghe ore online, per vincere la noia, divertirsi, imparare, scoprire, socializzare. Li chiamano "nativi digitali", mentre noi adulti, che le tecnologie abbiamo imparato ad usarle già da grandi, rappresentiamo una sorta di "immigrati digitali". Utilizzano in modo disinvolto il web, sono veloci, multitasking, conoscono i neologismi e le nuove tendenze, sanno come trovare informazioni e contatti, si muovono in spazi virtuali multistrato.

Ma spesso, i "nativi digitali" sono all'oscuro dei reali meccanismi della comunicazione digitale.

Poco sanno di come un'informazione venga condivisa e replicata, non hanno mai sentito parlare di Netiquette — regole per una corretta e rispettosa interazione degli altri internauti — o ignorano che i contenuti scambiati non siano mai veramente privati e, soprattutto, mai completamente rintracciabili ed eliminabili dalla corrente una volta che abbiano preso il largo. Sono esposti a pericoli che spesso ignorano o sottovalutano, lesti a digitare, collegare, condividere, ma lenti  nel valutare propriamente l'entità dell'azione e soprattutto delle conseguenze.
Sia chiaro, non sto demonizzando il web, solo l'uso inappropriato che alcuni utenti potrebbero farne. All'atto della creazione dell'account su alcuni social game o app, ad esempio, l'utente viene avvisato di non dare alcun riferimento reale di sé o inviare fotografie private ad altri ed è richiesta un'età minima di tredici anni (per Whatsapp sarà alzata a sedici dopo il 25 maggio). Ma non c'è la possibilità di controllare quanto dichiarato o fatto. In questo modo i gestori dei servizi per il web si parano... le spalle, ma che possiamo dire sull'identità degli internauti? In che modo possiamo proteggere i nostri figli quando sono online?

Family Link: l'aiuto di Google per proteggere l'identità dei nostri figli online. Un controllo genitori per i profili dei minori di tredici anni.

Per scaricare le app sul proprio smartphone o tablet basta clickare sul link di installazione da Google Play. Per far questo, chiaramente bisogna avere un account Google, per cui è richiesta un'età maggiore di tredici anni. In realtà, anche solo per utilizzare uno smartphone o un tablet con sistema operativo Android bisogna avere un account Google, che, nella maggior parte dei paesi, può essere creato autonomamente a partire dai tredici anni, mentre per gli utenti di età inferiore, la creazione deve essere autorizzata dai genitori.
Sul tablet di mia figlia, ad esempio, c'è l'account del suo papà per poter scaricare giochi e app anche per la scuola. Ma in questo modo, non è possibile limitare i contenuti scaricabili o acquistabili da Google Play in base al livello di maturità dell'utente, dato che il profilo è quello di un adulto utilizzato anche sui suoi altri dispositivi.
Da qualche anno, Google ha ideato Family Link, un servizio che permette la creazione di account multipli, anche per minori, con impostazioni differenti a seconda dell'utente, in modo da avere la massima libertà di interazione per gli adulti e allo stesso tempo il controllo sui contenuti rivolti ai figli più piccoli.
L'app Family Link di Google ti aiuta a stabilire alcune regole di base per la vita digitale dei tuoi figli quando iniziano a utilizzare il loro primo dispositivo Android. Puoi creare per loro un account Google molto simile al tuo e gestirne le app, controllare il tempo di utilizzo dei loro dispositivi e impostare un orario per andare a dormire.

Per l'utilizzo degli account multipli di Family Link, chiaramente ogni utente deve avere il proprio dispositivo personale, smartphone o tablet che sia.

L'account necessario per l'utilizzo del dispositivo Android destinato al bambino viene creato direttamente dal genitore e gestito dal suo stesso account. In questo modo è possibile approvare o bloccare le app che i nostri figli vogliono scaricare da Google Play, sia gratuitamente sia a pagamento, dato che nel momento della richiesta viene inviato un messaggio informativo all'account dell'adulto. Parimenti, siamo in grado di verificare le autorizzazioni per le app che invece i nostri figli possono utilizzare, quali l'accesso a microfono, fotocamera, posizione e contatti.
È anche possibile monitorare il tempo trascorso online sulle differenti app, sempre gestendo il tutto dall'account principale cui vengono inviati rapporti sulle attività mensili o settimanali, avendo anche la possibilità di impostare limiti giornalieri di tempo di utilizzo del dispositivo.
Un'altra cosa interessante è la possibilità di gestire impostazioni quali SafeSearch per la ricerca sicura, escludendo cioè contenuti che non riteniamo adatti ai nostri figli, ogni volta che utilizzano i motori di ricerca Google dal loro dispositivo. È chiaro che questo sia possibile solo se i contenuti disponibili in rete sono stati opportunamente classificati, in termini di contenuti violenti, vietati ai minori o in generale non adatti ai bambini.

Chiaramente, al raggiungimento della maggiore età mediatica, tredici anni, il controllo Family Link decade.

A meno che, barando, non impostiamo un'età diversa per i nostri figli. Il che può protrarre di qualche mese o anno il nostro scudo protettivo. Ma che accadrà ai nostri figli quando, nell'età più sconvolgente e aggrovigliata, l'adolescenza, saranno buttati nella mischia?
Il web è un po' come la vita, solo che amplifica le possibilità di imbattersi nelle "cattive compagnie" e aumenta la nostra ansia di genitori che questo accada sempre troppo presto. Con l'aggravante che sul web ogni cosa può assumere un'eco inaspettata e sfuggirci di mano nel giro di pochi click. E così come prepariamo i nostri figli alla vita, dovremmo cercare di fare con le tecnologie digitali, sforzandoci di restare al passo coi tempi per continuare il più a lungo possibile a "saperne più di loro", condizione necessaria per poterli educare ad un uso responsabile del web. Come possiamo avvertirli dei pericoli se noi per primi non li conosciamo?


Non limitiamoci quindi a utilizzare gli strumenti di protezione come Family Link

Parallelamente, mentre i nostri figli navigano protetti, insegniamo loro quali siano le insidie del web — come un profilo fake, un commento sui social network, il click che salva un'immagine inappropriata o, peggio ancora, la condivide — e quali invece le reali possibilità da sfruttare, dato che Internet e l'informatizzazione in genere offrono anche tante nuove opportunità che noi non avevamo e che, se utilizzate al meglio, rappresentano il quid in più dei "nativi digitali".
Non dimentichiamo, infatti, che le nuove tecnologie possono essere anche un valido strumento didattico, offline e online. Proibirne totalmente l'utilizzo sarebbe un po' come bruciare la "strega" sul rogo — immagino che all'inizio anche l'invenzione della stampa abbia rappresentato un'analoga tappa evolutiva tecnologica dalla duplice interpretazione. Non possiamo arrestare il progresso, ma possiamo tenerne il passo, lo stesso dei nostri figli, ed educarli anche alla vita virtuale, oltre che a quella reale. Del resto, metteremmo mai nostro figlio alla guida di un'auto senza avergli prima fatto prendere la patente?

Stefania Bergo


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