Gli scrittori della porta accanto

In tasca la paura di volare, intervista a Lorenzo Foltran

In tasca la paura di volare, intervista a Lorenzo Foltran

Scrittori A cura di Silvia Pattarini. Un caffè (letterario) con Lorenzo Foltran, in tutti gli store online con la sua raccolta di poesie d'esordio In tasca la paura di volare, Oèdipus, 2018. 

Nel novembre del 2011,  Lorenzo Foltran ha conseguito la laurea magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre con la tesi "La Musa e il Poeta: la relazione io-tu nella lirica amorosa tra origini e contemporaneità". Successivamente, si è diplomato in Management dei beni e delle attività culturali dopo aver seguito un master di secondo livello tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’École Supérieure de Commerce de Paris.
Ha lavorato per importanti istituzioni culturali come la Casa delle Letterature (Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiede.
In tasca la paura di volare è la sua prima raccolta poetica, si definisce, dunque, un esordiente.

Buongiorno Lorenzo Foltran e benvenuto nel blog de Gli scrittori della porta accanto. Cos’è per te la poesia?

È una domanda che ha affascinato molti e che, dopo secoli di studi e ipotesi, rimane e rimarrà senza risposta. Infatti, da decenni, definire la poesia è un’impresa ormai abbandonata. Definire la poesia è stata l’impresa fallimentare del pensiero estetico. La poesia è poesia e basta. È un dato empirico che non può essere argomentato. Non ci sono prove razionali o metodi per definirne l’essenza. Questa difficoltà di riconoscimento vale anche, e soprattutto, per la poesia contemporanea. La nuova poesia italiana è un oceano che nessuna antologia o bibliografia, nessun catalogo, nessun panorama o rassegna può arrivare a scandagliare per trovarne i tesori nascosti.

Lorenzo Foltran, chi sono e dove trovi le “muse ispiratrici”? Cosa ti affascina e ti ispira?

Potrei rispondere con dei versi di Montale:
M’hanno chiesto chi sei. Se lo sapessi / lo direi a gran voce. E sarei chiuso / tra quelle sbarre donde non s’esce più. 
La figura della musa è importante quanto quella del poeta che l’ha cantata, con il quale compone una coppia indissolubile, non solo per il mondo accademico, ma per il nostro immaginario collettivo: è inimmaginabile pensare a Dante senza pensare a Beatrice o pensare a Petrarca senza pensare a Laura. La musa, quindi, come ispirazione, doppio del poeta e poesia stessa. Tradizionalmente, il requisito istituzionale del rapporto amoroso raccontato è l’unicità della donna/musa amata. In Donne sparse, prima sezione della raccolta, il senhal (pseudonimo che serviva a celare il nome della donna amata nella poesia d’amore fin dai provenzali) perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme. Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione. La figura della donna è quella dell’attrice che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare. La differenza tra la mia poesia e la tradizione consiste nella possibilità di interscambiabilità delle figure delle muse e del loro sovrapporsi; lo si può definire come una sorta di annullamento di esse o un appiattimento della pluralità su un originale di cui ogni figura nuova non è che il «calco più perfetto». In definitiva, si può dire che le donne che compaiono in In tasca la paura di volare, come le altre muse, semplicemente sono; la peculiarità della donna è nell’essere. José Ortega y Gasset diceva:
Ogni uomo dotato di una sensibilità ben temprata ha avuto, stando accanto a qualche donna, l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di strano e assolutamente superiore. Gli uomini non sono attratti dagli atti della donna, ma dalla loro essenza.

In tasca la paura di volare è la tua prima silloge. Quanto tempo hai impiegato a scriverla e perché hai scelto questo titolo?

In tasca la paura di volare è l’evoluzione di altre due raccolte, la prima rifiutata (a buon ragione) da tutti gli editori non a pagamento a cui la inviai (si parla di 10 anni fa), in quanto contraddistinta da una scrittura adolescenziale che fortunatamente è rimasta nel cassetto. Il secondo stadio della raccolta ottenne una sola risposta positiva da un piccolissimo editore. Rifiutai. Sapevo che non ero pronto. Misi da parte il sogno di pubblicare per più di cinque anni. Poi ho cominciato un lavoro di rifinitura anche su testi che ritenevo intoccabili. Ho rivoluzionato la struttura della raccolta ed è nato In tasca la paura di volare. Il piano autobiografico su cui si basavano precedentemente le liriche non mi permetteva di dare un significato culturale, oltre che privato, alla poesia. Solo dopo che ho cominciato a ordinare sistematicamente i miei testi, mi sono accorto che potevo giustificarli in una struttura. Ci tengo a sottolineare che durante le mie ricerche ho ricevuto un’infinità di proposte di pubblicazione a pagamento che ho sempre rifiutato. Se si deve pagare per pubblicare, meglio non pubblicare affatto. NO EAP!
Per quanto riguarda il titolo, si tratta di un verso della poesia che chiude la raccolta. L’ho scelto perché evoca perfettamente l’atmosfera del libro ed è un endecasillabo che suona bene.

Assolutamente d'accordo, mai pagare per pubblicare un libro, piuttosto meglio autopubblicarsi, senza trascurare una buona correzione di bozze.
Lorenzo Foltran, a chi sono destinati i tuoi componimenti, li hai dedicati a qualcuno in particolare? Che target di pubblico ambisci conquistare?

Un poeta scrive sempre della propria vita personale, ma non parla mai direttamente. La poesia non è servita come una portata al ristorante, c’è sempre una fantasmagoria.
Per quanto riguarda la questione del pubblico, la poesia è diventata marginale culturalmente ed editorialmente. Come diceva Vittorio Sereni, la situazione di un poeta giovane o nuovo non è meno drammatica di quanto lo è, rispetto alle possibilità di lavoro, quella di un neolaureato. Per questo ti darò tre motivi validi per leggere poesia in generale e non solamente In tasca la paura di volare.

  1. La brevità della poesia comporta un tempo di lettura ideale per il lettore contemporaneo che ha sempre meno tempo da dedicare ai libri.
  2. Tale brevità è perfetta per la condivisione sui social.
  3. A chi pensa che la poesia sia un genere di difficile comprensione rispondo: una poesia può comunicare prima ancora di essere capita.


Secondo te è possibile coniugare la musica alla poesia?

La poesia si distingue dalla prosa proprio per la musicalità. Alle sue origini la poesia era fatta per essere cantata e prevedeva, dunque, una coesistenza di parole e musica. Oggi la poesia cantata delle origini può essere individuata nelle canzoni di alcuni cantautori. Il riconoscimento di un certo valore poetico dei testi ha addirittura spinto alcuni a paragonare il cantautore alla figura provenzale del “troubadour”. Questo ha portato molti critici letterari a domandarsi se queste opere possano essere considerate a tutti gli effetti vera Poesia. Rispondere è sicuramente difficile, anche perché durante il secondo Novecento i contatti tra poesia e musica sono stati numerosi. Si può dire che la canzone di qualità si sia affiancata alla poesia durante un periodo in cui quest’ultima viveva ai margini della cultura italiana e che nel tempo abbia guadagnato, a spese proprio della poesia, un pubblico sempre più esteso. Molti poeti conosciuti, ad esempio Pasolini, Caproni, Fortini, si sono cimentati nella composizione di brani poi musicati da cantautori altrettanto conosciuti, allo stesso tempo questi cantautori hanno ripreso stilemi e citazioni della tradizione poetica italiana soprattutto dello scorso secolo.

Hai all’attivo altre pubblicazioni?

In tasca la paura di volare è la mia prima raccolta, ma in precedenza ho pubblicato alcune poesie su Il Fatto quotidiano e sulla rivista letteraria Poetarum Silva.

Lorenzo Foltran, vuoi lasciare una tua lirica per gli affezionati lettori del nostro blog?

Immensa consapevolezza del tempo che passa, di quello che resta. Un biglietto di andata in tasca vuota, invece, l’altra.

Credi di avere raggiunto il tuo obiettivo e ti senti realizzato, oppure hai altri progetti per il futuro, nuovi lavori in corso o altre ambizioni?

La pubblicazione di In tasca la paura di volare è solo un primo passo. L’obiettivo è quello di diventare un poeta riconosciuto che riesca a mettere d’accordo pubblico e critica.


Noi ovviamente te lo auguriamo. Lorenzo Foltran è stato un piacere conoscerti e passare il tempo in tua compagnia, a nome de Gli scrittori della porta accanto ti faccio un grosso augurio per il tuo libro, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti futuri.


In tasca la paura di volare

In tasca la paura di volare

di Lorenzo Foltran
Oèdipus
Poesia
ISBN 978-8873413387
cartaceo 11,40€

In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparse, I lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal, elemento classico della poesia d’amore fin dai provenzali, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme. Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione (le prime poesie, Margherita e “Filo d’erba” rimandano al prato del Decameron dove i giovani fiorentini scampati alla malattia “cominciarono di novellare sopra la materia”). La figura della donna è quella dell’attrice (Dietro le quinte) che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare (si veda l’ammiccante ambiguità dell’indeterminato nel titolo You and me). La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo e per tale motivo propone testi anche banali come “Quando la guardo, tutto” che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerata come Storia che deve essere musealizzata.
Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu (Peccato che non ci siamo incontrati oggi...Eravamo così vicini...) ne consegue quello della poesia tout-court (“Non c’è più posto per la poesia”). Il poeta è costretto a uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca (“Senza l’amore di lontano”) in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana (rappresentate, per esempio, dalle rime in -are e dal lessico quotidiano in Sabato sera) e a tornare a casa (I lampioni e nessun altro) prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione.
Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro (“Immensa consapevolezza”) e la gravità temporale che lo riporta verso il passato (“Bevendo un infuso dei tuoi profumi”). La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio (Boulogne - Varenne, Brest, Le Barcarès - Saint Laurent de la Salanque, Saint-Cloud) e dalle riflessioni esistenziali che le accompagnano.


Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.
Il tempo di un caffè, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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