
Storia Di Davide Dotto. Dal saggio Storia del Medio Oriente contemporaneo di Massimo Campanini, Il Mulino, la storia di un paradigma di origine europeo e dei conflitti derivanti da un irreversibile processo di occidentalizzazione.
In genere abbiamo un’idea precisa di quello che viene indicato come Occidente e Oriente. I dubbi sorgono nel momento in cui ci domandiamo se vi sia un centro a discrimine dell’uno e dell’altro.
Non esiste – e non possiamo immaginarlo – un meridiano zero tipo quello di Greenwich. Non si saprebbe dove inserirlo. Oriente e Occidente alla fine hanno poco a che fare con i punti cardinali.
Paradossalmente, dice Massimo Campanini, autore del saggio Storia del Medio Oriente contemporaneo, in un incontro a presentazione del volume (disponibile su Youtube e in calce a questo articolo), per un abitante del Marocco l'Italiano è già un orientale. Il Marocco non è Occidente, ma parte di un disegno geografico più complesso, il c.d. Middle East and North Africa (M.E.N.A.).
Il volume è un affresco completo e chiarificatore delle dinamiche interne del Medio Oriente (e volendo dello stesso Occidente cui è indissolubilmente legato). Concepito come manuale universitario, può risultare ostico per chi è a digiuno di un bel po’ di vicende. È un testo di prima informazione e di consultazione, cui ricorrere per chiarire i singoli filoni. Nell'insieme è quello che deve essere: un’analisi veloce e sintesi di un gran numero di fatti e di articolazioni che meritano (e meriteranno) opportuni approfondimenti.
Il mondo arabo è sempre stato privo di un’autorità centrale politica (a parte i regni di Norandino e Saladino) o religiosa (assimilabile a quella della cristianità). La secolarità è un dato di fatto nell'esercizio del potere politico. Si pensi all'assenza di una concezione condivisa del califfato:
Queste le premesse che condussero, nella Turchia del 1924, alla sua abolizione, sancendo la fine dell’Impero Ottomano il cui esercito era giunto alle porte di Vienna.
Il Medio Oriente, le cui basi sono gettate durante il periodo coloniale, è un prodotto europeo. Finché resse il modello imperialista, l’Occidente gestì i propri interessi con la forza, contribuendo a instillare nei territori - occupati - istanze nazionalistiche fino ad allora sconosciute e impensabili.
Venuto meno il colonialismo, lentamente gli stati del Middle East North Africa raggiunsero la loro indipendenza e si scontrarono con le contraddizioni di fondo che ne rendevano difficile la governabilità. Se il mondo arabo per tradizione era chiuso alla cultura europea che aveva contribuito ad alimentare nei secoli, si era in qualche modo occidentalizzato nel raccogliere categorie, idee e istituzioni fino ad ora ignote. Dovevano fare i conti con una costituzione, il governo di un territorio, dotarsi di un diritto pubblico, con modelli piovuti dall'alto e del tutto estranei alle tradizioni più consolidate. Si pose prepotente il problema dell'ammodernamento che se da una parte consentiva (o poteva consentire) di far funzionare le cose, dall'altra rappresentava una chiara ipoteca alla propria identità culturale.
Sono molte le variabili che entrano nel discorso, giocando un ruolo che rende assai variegato il quadro complessivo. Non ultimo l’imposizione di un modello di capitalismo sfrenato che se sulle prime alimentò (negli anni Sessanta- Settanta) un relativo benessere, questo si esaurì in fretta, portando alla luce conflitti sociali latenti, culminati nelle Primavere arabe del 2010-2011.
Non esiste – e non possiamo immaginarlo – un meridiano zero tipo quello di Greenwich. Non si saprebbe dove inserirlo. Oriente e Occidente alla fine hanno poco a che fare con i punti cardinali.
Paradossalmente, dice Massimo Campanini, autore del saggio Storia del Medio Oriente contemporaneo, in un incontro a presentazione del volume (disponibile su Youtube e in calce a questo articolo), per un abitante del Marocco l'Italiano è già un orientale. Il Marocco non è Occidente, ma parte di un disegno geografico più complesso, il c.d. Middle East and North Africa (M.E.N.A.).
Storia del Medio Oriente contemporaneodi Massimo CampaniniIl Mulino Saggio ISBN 978-8815267436 cartaceo 19,55€ |
Il volume è un affresco completo e chiarificatore delle dinamiche interne del Medio Oriente (e volendo dello stesso Occidente cui è indissolubilmente legato). Concepito come manuale universitario, può risultare ostico per chi è a digiuno di un bel po’ di vicende. È un testo di prima informazione e di consultazione, cui ricorrere per chiarire i singoli filoni. Nell'insieme è quello che deve essere: un’analisi veloce e sintesi di un gran numero di fatti e di articolazioni che meritano (e meriteranno) opportuni approfondimenti.
L’Europa stessa, definendosi Occidente, ha creato per contrapposizione quello che chiamiamo (Medio) Oriente («un paradigma inventato da noi»).
Se volessimo individuare un centro, non possono che essere il Mediterraneo o la città di Gerusalemme, luoghi di incontro, di scontro e da cui ha tratto origine un indubbio patrimonio comune di carattere linguistico, scientifico e filosofico.
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Il mondo arabo è sempre stato privo di un’autorità centrale politica (a parte i regni di Norandino e Saladino) o religiosa (assimilabile a quella della cristianità). La secolarità è un dato di fatto nell'esercizio del potere politico. Si pensi all'assenza di una concezione condivisa del califfato:
La legge religiosa non ha in alcun modo prescritto il califfato che anzi essendo un’istituzione perversa e tirannica, è stato un’autentica iattura per l’Islam.Così si pronunciò nel 1925 un diplomatico, Abd Al Raziq.
Queste le premesse che condussero, nella Turchia del 1924, alla sua abolizione, sancendo la fine dell’Impero Ottomano il cui esercito era giunto alle porte di Vienna.
Il Medio Oriente, le cui basi sono gettate durante il periodo coloniale, è un prodotto europeo. Finché resse il modello imperialista, l’Occidente gestì i propri interessi con la forza, contribuendo a instillare nei territori - occupati - istanze nazionalistiche fino ad allora sconosciute e impensabili.
Furono i confini disegnati a tavolino, ignorando la geografia e le specificità dei luoghi, a creare la ridda di tensioni esplose negli anni e nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale.
Se il Marocco, la Tunisia e l'Egitto possedevano comunque una loro identità, altri stati (emblematici i casi del Libano e della Siria per i conflitti che ne interessarono e ne interessano i confini) nacquero soltanto allora, all'improvviso.Venuto meno il colonialismo, lentamente gli stati del Middle East North Africa raggiunsero la loro indipendenza e si scontrarono con le contraddizioni di fondo che ne rendevano difficile la governabilità. Se il mondo arabo per tradizione era chiuso alla cultura europea che aveva contribuito ad alimentare nei secoli, si era in qualche modo occidentalizzato nel raccogliere categorie, idee e istituzioni fino ad ora ignote. Dovevano fare i conti con una costituzione, il governo di un territorio, dotarsi di un diritto pubblico, con modelli piovuti dall'alto e del tutto estranei alle tradizioni più consolidate. Si pose prepotente il problema dell'ammodernamento che se da una parte consentiva (o poteva consentire) di far funzionare le cose, dall'altra rappresentava una chiara ipoteca alla propria identità culturale.
La storia del Medio Oriente contemporaneo (e le recenti Primavere Arabe) può considerarsi l’epilogo di un processo irreversibile di occidentalizzazione.
I capi di stato (dei governi dittatoriali) che si succedettero un po’ ovunque, provenivano dai ranghi militari. Non era in alcun modo possibile – mancandone le premesse – gestire istituzioni di tipo democratico. I regimi in carica applicarono la legge marziale, opprimendo in maniera brutale l’intera società civile, sensibilità religiosa (islamica) compresa. Ciò nutrì il malcontento e l’emersione di sacche di ribellione che portarono alla guerra civile, ad attentati terroristici e a ulteriore recrudescenze repressive. Il fondamentalismo e il terrorismo islamico si fanno strada in tale contesto, intento a riappropriarsi dell’identità perduta. I paesi paradossalmente più stabili erano quelli in cui l’Islam partecipava alla guida del paese (gli esempi sono Marocco, Giordania, Arabia). L’unico stato Islamico che si era venuto a creare nel Medio Oriente a seguito di una rivoluzione era uno soltanto: l’Iran di Khomeini, praticamente impossibile da replicare e rimasto una realtà sui generis.Sono molte le variabili che entrano nel discorso, giocando un ruolo che rende assai variegato il quadro complessivo. Non ultimo l’imposizione di un modello di capitalismo sfrenato che se sulle prime alimentò (negli anni Sessanta- Settanta) un relativo benessere, questo si esaurì in fretta, portando alla luce conflitti sociali latenti, culminati nelle Primavere arabe del 2010-2011.
![]() Davide Dotto Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie. Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni. |
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