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Viaggio a Bhubaneswar, nell'Orissa, tra i templi più belli dell'India

Viaggio a Bhubaneswar, nell'Orissa, tra i templi più belli dell'India - Brahmesvara Temple

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. I templi più belli dell’India? Quelli dell’Orissa, stato sul golfo del Bengala. La capitale, Bhubaneswar, ne ospita a centinaia.

I templi più belli dell’India? Quelli dell’Orissa. Così pensavo vedendo le foto su riviste di viaggio e libri d’architettura, ci siamo andati e confermo: i templi più belli sono quelli dell’Orissa.
Volo antelucano da Kolkata a Bhubaneswar, capitale dello stato, la città dei templi, un centinaio quelli più noti — quanti ne vediamo?, chiede subito timorosa mia moglie; un po’, finché siamo stanchi; allora saranno pochi. Tanip, la nostra guida, un ometto gentile sulla quarantina, camicia azzurra e jeans, ha le idee chiare su come deve essere organizzata una visita a Bhubaneswar: visiteremo i templi in sequenza temporale, dai più antichi ai più recenti — perfetto, sono d’accordo!
Centro città, nel recinto dei templi, sono tre in realtà, uno di fianco all’altro — Lakhmaneshwar, Bharateshwar e Satrughneshwar —, il rumore del traffico viene coperto dal salmodiare di alcuni bramini, sembra di sentire le nostre litanie, c’è in corso non so bene quale cerimonia davanti al tempio centrale. Sono i più antichi della città, del VI secolo d.C. ma sono stati restaurati da poco, ci spiega Tanip. I templi sono molto semplici, tre piccole torri a base quadrata che si alzano con una guglia a profilo curvilineo, come una pannocchia per intenderci, per una decina di metri — poco?, in Italia in quel secolo imperversavano Ostrogoti e Longobardi —, dal pesante restauro si sono salvati solo alcuni bassorilievi erosi dalle intemperie e gli stipiti unti e anneriti dal ghee (burro chiarificato) applicato dai fedeli in millecinquecento anni di preghiere.

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Cento anni di differenza e meno di due chilometri di distanza per arrivare al Parasurameswar.

È il tempio più bello di questo periodo ed è importante perché è il primo ad avere la sala per i fedeli (mandapa), dice Tanip indicando il padiglione basso davanti alla torre, è dedicato a Shiva e anche questo è ancora in uso. Semplice ma dalle proporzioni armoniose, il tempio se ne sta nel mezzo di un cortile più basso rispetto al piano di campagna, alcuni alberi lo isolano dalla strada di fianco, la patina del tempo ha scurito l’arenaria chiara ma le sculture sulle pareti e sulla torre sono belle e ben conservate — guarda, cosa sono queste sei, anzi sette donne?; chiedilo a Tanip, non a me —, su una parete laterale sette matrone prosperose siedono a gambe incrociate — sono le Saptamatrikas, la personificazione della forza femminile perché hanno aiutato Devi a combattere… in un attimo ci perdiamo nell’universo della mitologia hindu.
All’interno candele accese e silenzio, un bramino nella semioscurità della cella sacra sta benedicendo una giovane coppia.

Mukteshvara Temple | Orissa

A cento metri di distanza, in fondo a un prato all’inglese, una cortina di sei piccole guglie di altezza diversa nasconde una sorpresa, questo è proprio bello! È il Mukteswar, un capolavoro dell’architettura dell’Orissa

Sei gradini in discesa, un piccolo arco di pietra rossa tutto scolpito, un basso muretto, una piccola mandapa che è tutta un cesello, un tetto a gradini, una guglia sicura nella sua semplicità, sulla cima un disco di pietra inciso a mo’ di ruota dentata (amalaka) — è il Mukteswar, un capolavoro dell’architettura dell’Orissa, dice contento del nostro stupore Tanip, costruito nel 970 d.C., l’arco è unico nel suo genere ed è di chiara influenza buddista… non lo stiamo a sentire più di tanto, foto da lontano, sopra l’amalaka il tridente di Shiva punta verso il cielo, foto da vicino, l’arenaria rosso cupo si accende di venature giallastre ogni volta che il sole sbuca tra le nuvole, foto dei particolari, le pareti sono un unico ricamo geometrico che circonda danzatrici dai movimenti armoniosi, divinità corrose dal tempo, donne serpente arrotolate sulle colonne, un gruppo di signore in sari fa un giro frettoloso, noi fermi e incantati, due bambini stanno sguazzando nella vasca dietro il tempio, attorno case e traffico, il sole scalda il rosso delle pietre —, questo è proprio bello!
A pranzo in un ristorante tipico, Tanip, partendo dal legame italiani-Sonia Gandhi, dice che Bhubaneswar è un luogo maledetto per i Gandhi: Rajiv, marito di Sonia, è stato assassinato durante un tour elettorale il giorno dopo aver dormito a Bhubaneswar, sua madre Indira è stata assassinata il giorno dopo aver tenuto un discorso a Bhubaneswar, suo nonno Jawaharlal Nehru si è ammalato durante una visita a Bhubaneswar ed è morto pochi giorni dopo, secondo Tanip il figlio di Sonia, Rahul Gandhi, non verrà mai a Bhubaneswar.

Satrughnesvara Temple | Orissa

In mezzo a un lago ricoperto da foglie di loto c’è un piccolo tempio bianco, dietro le case sull’altra riva spunta una guglia altissima: è il Lingaraja, è là che andiamo. 

Il tempio è proibito ai non hindu — e allora cosa vediamo? —, c’è una piattaforma appoggiata al muro da cui si può guardare dentro — ma è come guardare dal buco della serratura!? — ma tant’è, saliamo. Sopra il caos di guglie e costruzioni svetta la torre del tempio, alta 55 metri dice Tanip, con costolature profonde che ne accentuano l’ascesa, sulla cima una grande amalaka sostenuta da leoni – il Lingarja è dell’XI secolo (in Italia si costruiscono le chiese romaniche, giusto per inquadrare il periodo) è il tempio più grande di Bhubaneswar ed è anche il tempio che meglio esprime l’architettura Kalinga, quella dell’Orissa, con quattro padiglioni in successione uno più alto dell’altro, fino alla torre sopra la cella di Shiva, ma dentro il grande recinto ci sono decine di altre torri e templi, i più vecchi in laterite scura coperta da licheni grigi, i più recenti in arenaria chiara, i fedeli si perdono in questo labirinto, noi guardiamo loro, loro guardano noi, entrambi stupiti — volete vedere un altro tempio bello dove si può entrare?; stanca?; insomma.


Un vialetto di ruvida laterite, in fondo torri silenziose si alzano sopra un muro, è il Brahmeswar, tempio gestito dall’ASI (Archeological Survey of India). 

È contemporaneo al Lingaraja ed è un esempio tipico di tempio panchayatana — pancia che? —, vuol dire tempio a cinque santuari, il principale al centro e quattro più piccoli agli angoli — ignoranti siamo e ignoranti resteremo. Prima di lasciarci entrare da soli nel recinto, Tanip ci racconta che il tempio è stato costruito con blocchi di pietra grezza a formare una piramide piena e poi è stato tutto scolpito e scavato per arrivare a quello che vediamo oggi, o almeno questo è quanto ho capito. Il tempio è comunque in uso, lumini accesi all’interno, statue unte di ghee sugli stipiti, una donna in sari sta deponendo fiori all’ingresso di uno dei tempietti laterali, le torri sono tutte un traforo, nelle nicchie dei muri suonatori e danzatrici, coppie che flirtano, una statua di Shiva danzante e uno scheletro anche lui danzante, due cobra sibilanti a terra sullo spigolo di un tempio, di bronzo, ma fanno una certa impressione lo stesso, serpenti a parte, tutto pulito, tutto in ordine, tutto perfetto, anche troppo, bello ma senz’anima, o forse siamo davvero stanchi — a chi lo dici, troppa bellezza uccide.



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Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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