Cinema Recensione di Lara Zavatteri. Green Book, del regista Peter Farrelly: un film da Oscar. Una storia d'amicizia che stravolge gli stereotipi dell'America ancora fortemente razzista degli anni '60.
Se c'è un film che meritava gli Oscar che ha vinto – miglior film, miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista a Mahershala Ali – è proprio Green Book. Di più, secondo me l'Oscar lo meritava anche Viggo Mortensen – ve lo ricordate l'Aragorn de Il signore degli anelli? – per la sua interpretazione. Leggi anche Oscar 2019: tutti i vincitori
Green Book, per la regia di Peter Farrelly è una storia vera e racconta un'amicizia strana, con stereotipi che non ti aspetti. L'amicizia è quella che nasce tra Tony Lip (Viggo Mortensen), buttafuori in un locale, italoamericano – il figlio Nick è uno degli sceneggiatori –, e il musicista afroamericano Don Shirley (Mahershala Ali).
Per due mesi il locale dove lavora Tony chiuderà e lui, con famiglia a carico, cerca lavoro. Non si aspetta di trovarlo come autista di un musicista afroamericano, Shirley, che, nell'America degli anni Sessanta, decide di fare un tour con due russi che compongono la sua band.
Il tour non sarà in luoghi qualunque, ma nel profondo Sud degli Stati Uniti, dove è ancora fortissima l'avversione e il razzismo nei confronti della popolazione nera.
Tony accetta e gli viene consegnato il green book, ovvero un libro dalla copertina verde stampato – veramente – tra il 1936 e il 1966 per viaggiatori neri, con indicati i posti – motel, ristoranti, pompe di benzina e via dicendo – da dove non sarebbero stati scacciati. Pur essendo uno spaccone, Tony ha un gran cuore e poco a poco comprende la condizione dei neri in America. Don, dal canto suo, non è né nella condizione dei neri, perché è ricco e privilegiato, né in quella dei bianchi.Il tour è “arricchito” da disavventure anche pesanti, dalle quali i due saranno salvati nientemeno che dall'intervento di Robert “Bobby” Kennedy, che pochi anni dopo, nel 1968, sarà ucciso come Martin Luther King, mentre entrambi lottavano per i diritti della popolazione nera.
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Se ancora non avete visto Green Book, del regista da Oscar Peter Farrelly, non vi svelo il finale.
Comunque Don perderà il suo snobismo, mentre Tony ne uscirà più consapevole e anche un po' più acculturato, grazie alle “lezioni” del musicista. Ne nascerà un'amicizia che durerà tutta la vita.Un film incredibile e da vedere assolutamente, per capire fino a che punto fosse colpita la popolazione afroamericana dal disprezzo dei bianchi, ma anche per divertirsi con questa sorta di cambio di stereotipi: è Don, il nero, quello con i soldi, Tony ne ha pochi, è Don quello istruito, Tony sputa fuori tutto quello che gli passa per la testa. Ma sarà capace di insegnare al suo amico musicista anche l'arte della semplicità. È invece Tony quello che ha qualcuno ad aspettarlo a casa, ma chissà, forse anche per Don si aprirà qualche porta...
Lara Zavatteri Classe 1980, vive e lavora nel paese di Mezzana in val di Sole (Trentino). Iscritta all'Ordine nell'elenco dei pubblicisti dal 2000, scrive articoli di cultura, ambiente e attualità locale. È anche blogger e autrice di libri. Guardando le stelle,Un cane di nome Giuliano, Risparmia Subito!, Amici per sempre, Cuor di Corteccia, Sopravvissuti, Youcanprint. Reset, Photocity.it. La strada di casa, Edizioni del Faro. Agata. Come un funerale ti salva la vita, Youcanprint. |
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