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Recensione: L'uomo in fuga, di Stephen King

Recensione: L'uomo in fuga, di Stephen King

Libri Recensione di Stefania Bergo. L'uomo in fuga di Stephen King (Sperling&Kupfer). Un romanzo dell'82 talmente profetico e geniale da far venire i brividi. Rimescola le viscere inaspettatamente: semplice distopico o fotografia dei giorni nostri?

Con Stephen King non è stato amore a prima vista. Ho letto un primo libro scritto a quattro mani con Richard Chizmar, La scatola dei bottoni di Gwendy, un racconto psicologico di quello che a tratti pare un esperimento sociale, adatto anche ai giovani lettori. Ho proseguito con Colorado Kid, che ho trovato ripetitivo e deludente. Poi ho scelto L'uomo in fuga. E questa volta ho fatto centro!


L'uomo in fuga narra di un futuro distopico prossimo che si colloca, ora, molto vicino a noi.

I poveri – che vivono in ghetti periferici degradati e pericolosi – sono sempre più poveri, analfabeti e malati, i ricchi – che abitano le città – sempre più ricchi e annoiati.
L'aria è talmente irrespirabile che chi se lo può permettere, indossa filtri nasali e chi non può farlo muore di malattie polmonari in tenera età, perché acquistare farmaci è proibitivo, anche al mercato nero.
Ma in ogni casa, anche la più miserabile, c'è la tri-vu, obbligatoria e gratuita. Spegnerla non è ancora fuori legge, ma lo sarà presto. Perché la tri-vu, o meglio, la Rete che attraverso la tri-vu entra nelle case, più che la religione, è l'oppio dei popoli, che diventano facilmente ammaestrabili. I giornali non esistono più, infatti, sono cimeli da collezione venduti in nero, e i libri sono ad appannaggio dei ricchi – un meccanismo cristallino, impeccabile, collaudato, no? E la censura dell'informazione arriva fino a negare il problema ambientale, nascondendo a chi non ha accesso a un'istruzione superiore le cause delle loro stesse malattie. E per sigillare l'inganno, vengono liberalizzati e incoraggiati alcol, droga e pornografia, le perversioni.
[...] tutti sapevano che il vizio era il deterrente ideale contro qualsiasi reale movimento rivoluzionario.
Stephen King, L'uomo in fuga

Richards è uno di questi poveracci. Sposato con Sheila, ha una bambina di sei anni con la polmonite e non si può permettere nemmeno un'aspirina per curarla. 

La moglie batte le strade per pochi spiccioli mentre lui non è in grado di trovare lavoro, dato che l'unica azienda a fornirlo, la General Atomics, lo ha licenziato per insubordinazione. Un'azienda che non ha alcuna tutela per i suoi dipendenti e li espone alle radiazioni, rendendoli sterili e contro cui Richards, il ribelle, si è scagliato. L'insubordinazione e la sfrontatezza di Richards, quella di un giovane uomo che troppo a lungo ha dovuto accettare un mondo cinico e degradante, scevro d'opportunità per chi è nato dalla parte sbagliata del Canale, saranno il suo combustibile e gli varranno l'odio e la stima di altri personaggi nel corso della storia.


Nel futuro distopico del 2025 l'unico modo per tirare a campare per gli ultimi è partecipare ai Giochi: sadici reality show, alla stregua delle arene del passato, in cui i concorrenti muoiono davvero, si sacrificano, in modo che la famiglia possa intascare del denaro.

La probabilità di sopravvivere è infatti nulla. Perché al pubblico non interessano i sopravvissuti, vuole il sangue, vuole vedere morto l'inutile malato terminale o il violento criminale che merita di essere trucidato o lo straccione che non ha voglia di lavorare e cerca soldi "facili". Scavati la fossa, Pistole allegre, Macinadollari, Al bagno col coccodrillo, Uomo in fuga, sono solo alcuni dei Giochi che intrattengono un pubblico fomentato dai conduttori televisivi. Perché se da un lato si arriva all'assurdo della morte reale, in diretta, per intrattenere il pubblico, dall'altro paradossalmente si arriva a solleticarne l'interesse con la finzione. Uno stato non può legalizzare la morte in questo modo, a meno che il cadavere non se la meriti. Non più vittima, ma colpevole.
La foto era stata ritoccata, si accorse Richards, in maniera che gli occhi gli apparissero più infossati, la fronte più bassa, le guance più scarne. Alla bocca era stata data un'espressione di scherno, grazie a qualche colpo di pennello. Nel complesso, il Richards del monitor era un'immagine terrificante: un angelo della morte, brutale, non molto intelligente ma in possesso di una certa astuzia primitiva, animale. Lo spauracchio del borghese dei quartieri alti.
Stephen King, L'uomo in fuga

Dopo accurata selezione, i concorrenti vengono assegnati ai Giochi. A Richards tocca Uomo in fuga, il reality più seguito, in cui tutti, dai poliziotti alla gente comune, si trasformano in Cacciatori.

I poliziotti hanno il compito di uccidere il concorrente, mentre chiunque ha il dovere di denunciare il suo avvistamento, in cambio di un'allettante somma di denaro. Un modo per responsabilizzare il cittadino, per fargli prendere posizione contro un nemico pericoloso, colpevole di uccidere rabbiosamente bravi padri di famiglia.
«Siete un nemico della Rete», disse, «L'ha detto la tri-vu. Ho visto alcune di quelle cose orribili che avete fatto.»
Stephen King, L'uomo in fuga
Eppure, tra tanta gente ipnotizzata, fortunatamente c'è ancora qualcuno che pensa fuori dalla scatola e vede chiaramente il disegno di chi tesse la tela...

Non è il classico horror di Stephen King, L'uomo in fuga. Fa riflettere molto, rimescola le viscere inaspettatamente, può essere letto come un semplice distopico o come una fotografia dei giorni nostri.

E forse è proprio questo a conferirgli il suo leitmotiv inquietante.
«[...] Volete distruggere il nostro paese. Perché non vi cercate un lavoro decente? Perché siete troppo pigri! Sapete solo sputare in faccia a tutto ciò che è per bene.»
[...] «Se siete così per bene, come mai avete seimila nuovi dollari per comprarvi questa bella macchina, mentre la mia bambina muore d'influenza?»
Stephen King, L'uomo in fuga
È un romanzo psicologico, i personaggi sono superbamente caratterizzati e delineati. La trama è geniale, assolutamente non scontata, si legge avidamente. Il testo è suddiviso in capitoli brevi che rappresentano un conto alla rovescia che non si accorda con i giorni, ma che scandisce il tempo della narrazione stessa e lo anima, rendendo la lettura a tratti claustrofobica. Un conto alla rovescia che accompagna al colpo di scena finale, sottolinea la genesi di un'idea che matura tra le pagine, quasi assieme al lettore.
Leggetelo, ve lo consiglio.
«Lo sapete cos'è veramente orribile? [...] È orribile che uno venga licenziato perché non vuole lavorare per la General Atomics, e diventare sterile. È orribile rimanere a casa a guardare la propria moglie che manda avanti la famiglia battendo il marciapiede. È orribile sapere che la Rete uccide milioni di persone ogni anno con l'inquinamento atmosferico, mentre potrebbero fabbricare filtri nasali a sei dollari l'uno.»
«Non è vero», disse la donna.
[...] Un senso di disperazione lo riempì come un'acqua gelida. Non c'era alcun canale di comunicazione con quella gente privilegiata. Vivevano in un'atmosfera superiore, rarefatta.
Stephen King, L'uomo in fuga

L'uomo in fuga

di Stephen King
Sperling & Kupfer - Pickwick
Distopico | Thriller
ISBN 978-8868361198
Cartaceo 8,41€
Ebook 7,99e

Sinossi

Ben Richards decide di partecipare alle selezioni per "L'Uomo in fuga", un sadico e famosissimo show televisivo in cui il protagonista, braccato dai cacciatori della Rete e da chiunque lo riconosca, guadagna cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se è fortunato ed è ancora vivo allo scadere dei trenta giorni concessigli, un miliardo di dollari. Ben, che vuole quei soldi per curare la figlia malata, supera le selezioni... Stephen King pubblicò questo romanzo, e altri quattro titoli, con lo pseudonimo di Richard Bachman.


Stefania Bergo


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