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Recensione: La scatola dei bottoni di Gwendy, di Stephen King e Richard Chizmar

Recensione:  La scatola dei bottoni di Gwendy, di Stephen King e Richard Chizmar

Libri Recensione di Stefania Bergo. La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar (Sperling & Kupfer). Un romanzo breve adatto anche ai lettori più giovani. Più che un horror, il racconto psicologico di quello che a tratti pare un esperimento sociale.  

Ogni volta che scendiamo a Bari dai nonni di Emma abbiamo come tappa fissa almeno un'incursione alla Feltrinelli. Io faccio il pieno di libri, sempre troppo pochi, Emma sceglie un libro e un gioco creativo. E torniamo entrambe a casa contente!
Questa volta volevo a tutti i costi acquistare un romanzo di Stephen King, di cui ammetto contrita di non aver mai letto nulla prima d'ora. Ma l'horror non è decisamente il mio genere letterario preferito, così ho optato per un libro meno aggressivo, almeno per iniziare in sordina un esordio che avrebbe dovuto aver luogo molto, molto prima. Mi sono lasciata ispirare dalla sinossi e dalla copertina — ebbene sì, ho giudicato il libro dalla copertina — e ho infilato nel cestino La scatola dei bottoni di Gwendy, edito da Sperling & Kupfer. Solo dopo mi sono resa conto si tratta di una collaborazione, di un romanzo scritto a quattro mani da Stephen King e Richard Chizmar. Non so se sie stata la scelta migliore per iniziare a leggere il Re. In ogni caso, il libro mi è piaciuto e l'ho trovato, contrariamente a molte recensioni, coinvolgente.


La mia intenzione di evitare l'horror raffinato ma pur sempre spaventevole di Stephen King mi ha condotto all'altro estremo. Salvo un paio di scene e parolacce, potrei classificare La scatola dei bottoni di Gwendy addirittura come un libro young adult. 

Salvo le suddette parti, infatti, che comunque si snocciolano verso la fine, mentre lo leggevo pensavo addirittura di farlo leggere alla mia bimba di otto anni e mezzo. Oltre alla storia, a metà tra il racconto lungo e il breve romanzo di formazione, anche l'impaginazione è adatta ad un pubblico molto giovane: le pagine hanno una cornice tutt'attorno e i caratteri utilizzati sono grandi.
La scatola dei bottoni di Gwendy racconta una storia bizzarra che alla fine implode su se stessa, ma senza fare rumore. Gwendy, ragazzina complessata che passa l'estate a faticare su e giù per la scalinata dei suicidi — ripida e stretta — per dimagrire e non essere più derisa, incontra al parco un uomo misterioso, in ombra, con uno strano cappello, che mi ha fatto pensare al Dr. Facilier del Principe Ranocchio della Disney. Si siedono su una panchina e lui le consegna una scatola, facendole capire di averla "osservata" a lungo prima di decidere di affidarla proprio a lei. È una scatola dei bottoni, ma non nel senso che contiene bottoni da cucire sugli abiti, come pensavo. Si tratta di pulsanti da premere. O da non premere.
L'uomo la inclina per mostrarle i piccoli bottoni sopra, sei in gruppi di due e uno alle estremità. Otto in totale. Quelli appaiati sono verde chiaro e verde scuso, giallo e arancione, blu e viole. Gli altri due sono uno rosso e uno nero. C'è anche una levetta per lato e una specie di feritoia nel mezzo.


La scatola dei bottoni che Richard Farris consegna a Gwendy è un rompicapo senza soluzione.

L'uomo dà una superficiale spiegazione del significato dei bottoni, lasciando intendere a noi lettori che in fondo Gwendy sappia già in realtà tutto, come quelle certezze inspiegabili, quelle intuizioni che spesso abbiamo. A cosa servono i bottoni? Non c'è che dire, un pulsante da premere è ipnotico, suggestivo, un antistress. Ma se non sapessimo cosa accade lontano da noi premendo quel pulsante saremmo ancora così rilassati nel farlo? E se si trattasse di una catastrofe?
Stephen King e Richard Chizmar giocano su questo, sulla sospensione del dubbio del lettore, che continua a leggere nell'avida curiosità di trovare una spiegazione, almeno all'ultimo capitolo. Quello che viene invece descritto, è la vita di Gwendy nei successivi dieci anni, la sua maturazione, da goffa ragazzina insicura con occhiali spessi e voti mediocri, a splendida giovane donna, atletica, intelligente, sicura di sé perché colleziona successi su successi, dallo sport al college. Dalla scatola impara presto a trarre il meglio: dei cioccolatini che la saziano e dei dobloni d'argento che la sostengono economicamente. Ma non solo. La scatola dei bottoni pare essere un porta fortuna per lei e la sua famiglia, una sorta di protezione dalle avversità. Ma è davvero così?

La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar a tratti pare il racconto di un esperimento sociale.

Cosa accade se a qualcuno si danno le migliori condizioni in cui crescere e lo si responsabilizza facendogli comprendere che non sia un atto dovuto ma una fortuna? Probabilmente quel qualcuno diventerà una persona di successo, sicura di sé, stimolata a migliorarsi in ogni dettaglio, senza l'ansia di prestazione, ma quasi come un atto riconoscente per tanta fortuna ricevuta.
C'è anche una piccola parte "horror" — che poi così horror non è —, altrimenti non potrebbe definirsi un romanzo di Stephen King, ma La scatola dei bottoni di Gwendy è sostanzialmente un bel romanzo psicologico, intrigante, che si legge in poche ore — io l'ho letto nel viaggio in treno di ritorno da Bari —, consigliato anche ad un pubblico di giovanissimi. Probabilmente chi ama il King più oscuro non sarà affatto del mio avviso, ma io l'ho trovato piacevole e non così banale come sembra.


Non lo ritengo un vero e proprio battesimo di King, il mio. Mi lascerò consigliare da qualche amica sulle prossime letture, non appena avrò terminato un altro libro che mi ha tratto in inganno con la grafica di copertina ma che sono felice di aver acquistato: Il mistero dei tre quarti di Sophie Hannah, di cui vi parlerò presto.

La scatola dei bottoni di Gwendy

di Stephen King e Richard Chizmar
Sperling & Kupfer
Romanzo psicologico | Young Adult
ISBN 978-8820064334
cartaceo 15,21€
ebook 9,99€

Sinossi
Gwendy Peterson ha dodici anni e vive a Castle Rock, una cittadina piccola e timorata di Dio. È cicciottella e per questo vittima del bullo della scuola, che è riuscito a farla prendere in giro da metà dei compagni. Per sfuggire alla persecuzione, Gwendy corre tutte le mattine sulla Scala del Suicidio (un promontorio sopraelevato che prende il nome da un tragico evento avvenuto anni prima), a costo di arrivare in cima senza fiato. Ha un piano per l'estate: correre tanto da diventare così magra che l'odioso stronzetto non le darà più fastidio. Un giorno, mentre boccheggia per riprendere il respiro, Gwendy è sorpresa da una presenza inaspettata: un singolare uomo in nero. Alto, gli occhi azzurri, un lungo pastrano che fa a pugni con la temperatura canicolare, l'uomo si presenta educatamente: è Mr. Farris, e la osserva da un pezzo. Come tutti i bambini, Gwendy si è sentita mille volte dire di non dare confidenza agli sconosciuti, ma questo sembra davvero speciale, dolce e convincente. E ha un regalo per lei, che è una ragazza tanto coscienziosa e responsabile. Una scatola, la sua scatola. Un bell'oggetto di mogano antico e solido, coperto da una serie di bottoni colorati. Che cosa ottenere premendoli dipende solo da Gwendy. Nel bene e nel male.



Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, Gli scrittori della porta accanto Edizioni (seconda edizione).
Mwende. Ricordi di due anni in Africa, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.
La stanza numero cinque, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.


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