Libri Recensione di Davide Dotto. Tripoli. La terra di chi, di Rita Ragonese (Youcanprint). Storie di popoli di varia provenienza che abbandonano una terra divenuta pericolosa per una che respinge. «A volte si parla arabo, a volte inglese, a volte italiano». Terra di chi, dunque?
La terra non gli appartiene, nessun pezzo di carta lo ha mai investito di un titolo di proprietà, né Mario si sente più alto da dominarla. È invece lui ad appartenerle e con la fedeltà di un corpo unico la ama nel tentativo disperato di addolcirla.Nel romanzo di Rita Ragonese vi è molta materia di riflessione.
[...]
Passeggiavano, ma potrei dire passeggiavamo, fino a Piazza Castello, io nella dolcezza infinita dell’onda tiepida che mi avvolgeva e loro nella musica senza tempo delle onde che lambivano la sponda del lungomare. Io avevo la netta percezione di trovarmi proprio là, in quel punto della terra, all’incrocio di quelle coordinate, di quelle strade ardenti che appena appena si rinfrescavano di notte.
Rita Ragonese, Tripoli. La terra di chi
L’Africa, in particolare la Libia e con essa Tripoli, è una terra alla quale si appartiene. Abbandonarla, dopo esservi nati o avervi vissuto, è difficile.
La si può perdere per varie vicissitudini, mai possedere.Chi è nato a Tripoli è spinto, per il colpo di stato di Gheddafi (1969), a intraprendere un viaggio in Italia. Per gli italiani – considerati intrusi e di conseguenza espulsi – non è un ritorno ma una partenza, un vero episodio di emigrazione.
È proibito aiutarli.
Ecco valigie vuote da riempire, priorità da stabilire, decidere cosa portare con sé e lasciarsi, invece, alle spalle.
Sono anni incandescenti. Poco prima, in quello spicchio di mondo (il Middle East and North Africa) c’è la guerra dei sei giorni provocata da Nasser.
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Nel mezzo un testimone silenzioso, un mare che già «non è più casa». Ispira diffidenza, ma il Mediterraneo è un attraversamento necessario per chi deve andare oltre, o da lì rimpatriare.
In trent'anni tutte le cellule si sono rinnovate ma i piedi sono gli stessi che Tripoli ha sostenuto per tutta l'infanzia e l'adolescenza.Ma allora dove sono le radici?
Rita Ragonese, Tripoli. La terra di chi
A suo modo risponde Alice Zeniter, il cui ultimo romanzo è dedicato a una famiglia algerina costretta, negli anni cinquanta, a emigrare in Francia.
Le mie sono qui […] Le ho trasferite insieme a me. È una cavolata, questa storia delle radici. Hai mai visto un albero crescere a migliaia di chilometri dalle sue? Io sono cresciuto qui perciò le mie radici sono qui.Tripoli, la terra di chi invita a meditare su storie di popoli di varia provenienza che, da un capo all’altro, hanno vissuto vicende analoghe, quando si abbandona una terra divenuta pericolosa, ma non si sa bene dove e come si approderà. Nella migliore delle ipotesi si dovranno affrontare incertezze di tipo differente.
Alice Zeniter, L’arte di perdere
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È l’occasione per approfondire la condizione di chi abita una terra che respinge. Può essere l’Italia di fine Ottocento, inizio Novecento, o la Terra promessa meno idilliaca di quanto sperato.
Si appartiene alla terra, mai la si possiede. Si è quindi in debito, senza poter avanzare pretese, non vi sono crediti da riscuotere, o pezzi di carta da far valere.Tra le righe il discorso si espande. Per chi ha in comune il suolo sul quale cammina, il gruppo etnico (o il clan) è irrilevante. Rosa e Amina, per esempio, sono amiche e di culture diverse, ma Tripoli è così: «a volte si parla arabo, a volte inglese, a volte italiano».
Terra di chi, dunque?
Tripoli. La terra di chi
di Rita RagoneseYoucanprint
Narrativa
ISBN 978-8831631556
Cartaceo 12,00€
Ebook 6,99€
Sinossi
C’è il passato e c’è il resto del tempo. Per Rosa il passato non è qualcosa del mese o dell’anno prima. Il passato è Tripoli. Non sarebbe stato così se un colpo secco non avesse reciso il fluire della vita tra gli uomini e la terra. Tripoli sarebbe ancora solo una città. Invece Tripoli è un conto aperto, una faccenda da sistemare non si sa bene con chi, né in che modo.” Tripoli - La Terra di chi è la storia dell’amicizia pura e profonda tra due ragazzine, Amina e Rosetta, una libica e l’altra italiana, fino alla separazione coatta seguita alla rivoluzione di Gheddafi. Ma Rosetta, molti anni dopo, tornerà a Tripoli per cercare l’amica e per riannodare a sé quel pezzo di vita mozzata. Soprattutto, è la storia dell’amore per una terra e di chi viene privato del diritto di viverla in pace, di chiunque. Quindi di arabi, ebrei, italiani, oltre ogni stato di diritto, al di là di ogni legittimazione a vivere o meno in un preciso posto del mondo.
Davide Dotto Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie. Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni. |
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