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Recensione: Dodici rose a Settembre, di Maurizio de Giovanni

Recensione: Dodici rose a Settembre, di Maurizio de Giovanni

Libri Recensione di Davide Dotto. Dodici rose a Settembre di Maurizio de Giovanni (Sellerio). Una commedia noir a tutti gli effetti: leggerezza e profondità, come i movimenti di una sonata, mantengono l'armonia del tutto.

Il quadro della situazione si comprendeva un po' alla volta attraverso ogni monologo, pezzo per pezzo come un puzzle di cui si capisce la figura solo alla fine.
Maurizio de Giovanni, Dodici rose a Settembre
Ci troviamo a Napoli, precisamente nei Quartieri Spagnoli, dove opera la protagonista, l’assistente sociale Gelsomina Settembre.
Mina, già apparsa in precedenti racconti, vive con sua madre Concetta (problema 1) nella stessa camera occupata da ragazzina. Ha quarantadue anni, un’indole scontrosa, «a volte esageratamente reattiva». È una donna prosperosa (problema 2), lavora in un consultorio insieme a Domenico Gammardella, ginecologo somigliante a Robert Redford (potremmo considerarlo il problema 3).
Le vicende si svolgono in un doppio binario, quindi separatamente e nella medesima direzione, confluendo, però, in uno sviluppo comune. Da una parte una serie di delitti da risolvere le cui vittime sono un avvocato, una casalinga, un musicista, uno scenografo. Unici indizi un mazzo di dodici rose a gambo lungo e un colpo sparato da una Luger P108, «una pistola che hanno sì e no i collezionisti.»
Dall’altra una serie di episodi di violenza domestica contro i quali la legge – in mancanza di denunce e riscontri – è «un recinto dentro il quale e fuori dal quale si muovono gli esseri umani». Tuttavia, ciò non significa non si possa, tra le pieghe del lecito e dell’illecito, ingegnarsi e riuscire a fare qualcosa.



Nel nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni,  Dodici rose a Settembre, si incastrano due registri: il drammatico e il comico. 

Quest’ultimo non è un semplice intermezzo, utilizzato per attenuare la tensione, o a semplice raccordo di una parte con l’altra. Non vi sono cioè siparietti di contorno, simili a quelli tra l'invisibile Sara Morozzi e lo sgualcito ispettore Davide Pardo,  conosciuti in precedenza (Sara al tramonto, Le parole di Sara). La loro combinazione, adeguatamente graduata e modulata in base al contesto (fughe e rocamboleschi inseguimenti compresi) fa di Dodici rose a Settembre una commedia noir a tutti gli effetti: la profondità unita alla leggerezza – simili ai movimenti di una sonata –  ne mantengono l’armonia.



Dodici rose a Settembre

di Maurizio de Giovanni
Sellerio
Noir
ISBN 978-8838938306
Cartaceo 11,90€
Ebook 9,99€

Sinossi 

«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre». Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia. La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po' buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall'ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia. Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto. Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l'ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l'altro, uno sconosciuto invia. Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In "Dodici rose a Settembre" compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all'intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.
Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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