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Recensione: Il silenzio dei miei passi, di Claudio Pelizzeni

Recensione: Il silenzio dei miei passi, di Claudio Pelizzeni

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Il silenzio dei miei passi di Claudio Pelizzeni (Sperling & Kupfer). Un pellegrinaggio zaino in spalla ma anche, e soprattutto, di un viaggio interiore alla scoperta dei valori che dovrebbero guidarci in questo meraviglioso cammino che è la vita.

Il suo primo libro L’orizzonte ogni giorno un po’ più in là mi aveva letteralmente conquistato. Inevitabile quindi che mi sarei accaparrato il secondo di Claudio Pelizzeni, Il silenzio dei miei passi, un romanzo che parla sempre di un viaggio, o meglio, di un cammino, quello di Santiago, ma questa volta compiuto in totale silenzio.
Ma andiamo con ordine.
Il libro si apre con Claudio che giunge a Saint-Jean-Pied-de-Port, sotto le montagne dei Pirenei francesi, per poi fare un salto temporale indietro, quando tutto ha avuto inizio, ovvero in Italia, a Bobbio. Già, perché chi pensa al Cammino di Santiago s’immagina che una persona affronti il classico percorso Francia-Spagna. Ma anche in questo caso Claudio si spinge un po’ più in là , intraprendendo un suo personale pellegrinaggio zaino in spalla che, attraverso Italia, Francia e Spagna, lo condurrà dopo settanta giorni di viaggio alla meta: Santiago di Compostela.



Il tutto facendo voto di silenzio: potrà solo comunicare attraverso gesti o parole scritte sul suo taccuino.

Facile all’inizio, quando il suo pellegrinaggio è incominciato in solitaria. Più difficile quando si arricchirà di compagni di viaggio mossi da un unico obiettivo: raggiungere insieme la meta senza mai lasciarsi andare allo sconforto e dandosi man forte a vicenda per affrontare le avversità del tragitto.
Tra intemperie, cambi di programmi repentini, acqua che scarseggia, meteo imprevedibile, pressanti problemi alle gambe ma soprattutto un crescente sconforto dovuto ai disagi di questa impresa che rischia di mandare all’aria tutto, Claudio Pelizzeni affronta gli ostacoli, sia fisici che interiori, con tenacia e determinazione, riuscendo ogni giorno a macinare quelle decine di chilometri giornaliere da lui prefissate che lo condurranno sempre più vicino alla meta.
Come nel precedente libro, anche qui incombe l’ombra del diabete, suo perenne compagno di vita. Ma l’autore lo affronta come tutto ciò che gli accade nella vita: con coraggio e positività, senza mai dargliela vinta, dimostrando al tempo stesso come la forza di volontà permette di abbattere ogni limite.


Il silenzio dei miei passi di Claudio Pelizzeni è diviso in tanti capitoli che racchiudono ognuno una tratta del viaggio. 

Qui l’autore alterna sapientemente le informazioni storiche, ma anche culturali, folkloristiche e geografiche, del paese o della regione che sta attraversando ai suoi stati d’animo e riflessioni sul viaggio (e sulla vita in generale).
In tutto questo, il silenzio è parte integrante del viaggio. Questo permette a Claudio Pelizzeni, durante il cammino, di ascoltare con più attenzione gli altri e di concentrarsi pienamente su di loro. Non solo, ma il dover scrivere continuamente ciò che pensa lo costringe a ridurre tutto all’essenziale, a eliminare il superfluo che, in quanto tale, non arricchisce la comunicazione ma al contrario fa perdere di vista ciò che è veramente fondamentale trasmettere. Ne è diventato così consapevole l’autore che vorrebbe portare questa saggia conclusione anche nella vita di tutti i giorni, nel suo quotidiano, vivendo il silenzio più spesso per apprezzare meglio gli altri ma soprattutto la propria interiorità che non comunica a parole ma a sensazioni.

Tante sono le lezioni che un Cammino del genere può insegnare.

E Claudio le condivide con noi: dal bisogno di staccarsi ogni tanto dalla routine quotidiana al prendere le distanze da social e affini che ci bombardano con troppe (inutili) informazioni, dal piacere d’immergersi in se stessi a quello di condividere gioie e dolori con sconosciuti (di ogni estrazione sociale e nazionalità, senza stupidi pregiudizi razzisti), dal riscoprire l’amore incondizionato e quasi riverenziale verso la natura alla ricerca di una spiritualità che va oltre la religione. Senza contare che ci mostra cosa significhi essere pellegrino, l’importanza di circondarsi solo dell’essenziale (sia nel proprio zaino che nella propria mente), il godersi i piccoli piaceri offerti dalla natura ma soprattutto affrontare a testa alta e senza mai perdersi d’animo le prove della vita.
Claudio Pelizzeni ci trasmette tutto questo, con quella sua spiccata sensibilità nel tradurre sensazioni ed esperienze di vita in narrazione quasi poetica e capacità di commuovere con il suo modo delicato di dipingere incontri, esperienze ed emozioni.
Di conseguenza, un libro che parla di un pellegrinaggio zaino in spalla ma anche, e soprattutto, di un viaggio interiore alla scoperta dei veri valori e principi che dovrebbero guidarci in questo meraviglioso cammino che è la vita.
Vivamente consigliato.


Il silenzio dei miei passi

di Claudio Pelizzeni
Sperling & Kupfer
Memoir di viaggio
ISBN 978-8820067182
Cartaceo 14,36€
Ebook 9,99€

Sinossi 

«Sono un pellegrino sul Cammino di Santiago di Compostela. Ho scelto di percorrerlo facendo voto di silenzio: pertanto tu parlami, ma io potrò comunicare con te solo scrivendo.» Con questo biglietto, scritto in cinque lingue, Claudio Pelizzeni ha percorso a piedi gli oltre duemila chilometri che separano Bobbio, nell'Appennino piacentino, da Santiago di Compostela. Tantissime sono le persone che ogni anno intraprendono «il Cammino», il viaggio per eccellenza: c'è chi lo fa come pellegrinaggio della fede e chi lo affronta in chiave laica, come tappa simbolica di un percorso personale o, più semplicemente, come esperienza immancabile nel curriculum di un viaggiatore che si rispetti. Per Claudio il Cammino di Santiago ha rappresentato un ritorno alla purezza del viaggio: «gli incontri, le persone, la vita, quella vera. Camminare lento, secondo le stagioni e il ritmo del sole». È stato un disconnettersi dal mondo virtuale che ormai segna le sue - e le nostre - giornate, per tornare ad ascoltare se stesso, il suo corpo e i suoi pensieri. Senza parlare, per aprirsi totalmente agli altri: pronto ad accogliere le storie di chi avrebbe incontrato lungo la strada. Se è vero che il viaggio è metafora della vita, nel Cammino la vita ritrova la sua essenza: affrontare la solitudine ma anche condividere col prossimo; accettare la sofferenza del corpo ma anche emozionarti per le cose più semplici; metterti in dubbio e credere in te stesso, cadere e rialzarti mille volte, pur di raggiungere quella meta, quel sogno che ti guida come un faro. «Perché la forza non è nei tuoi passi, ma dentro di te.»


Andrea Pistoia


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