Inediti d'autore Racconto di Valentina Gerini. Umbria is the new Tuscany. «Pensiamo di odiarli, i gentilissimi, per le loro uscite strambe, la pronuncia insolita, l'ignoranza in geografia. Ma in realtà li amiamo. Li amiamo tutti»
In quella sghemba stanza dei sobborghi milanesi, il secondo incontro degli Operatori Turistici Anonimi è in corso. Dopo la scorsa sessione, dedicata alle presentazioni iniziali e alla visualizzazione della Dipendenza da Attività Turistiche da cui tutti i partecipanti sono affetti, oggi sono in corso una serie di racconti random su esperienze traumatiche subite che riguardano la geografia. Valgono anche esperienze non vissute in prima persona, ma alle quali i partecipanti hanno assistito. Perché in ambito turistico se ne vede di ogni.Sta parlando Valentina.
Anni: 33, di cui dieci nel turismo.
Professione: assistente turistica, accompagnatrice turistica e concierge.
Livello di dipendenza da gentilissimo diagnosticato: medio-alto.
«Accompagno un tour in Toscana. Il gruppo è composto da 25 americani, quasi tutti del Texas, ad eccezione di un paio della Florida e di due coppie di Washington DC. Il primo giorno visitiamo la Val D’Orcia e subito iniziano i primi problemi. "Montalcini, Brunella, Pecorina..." che ogni volta che sento questa parola mi trattengo dal ridere, ma vorrei tanto mostrare loro il buffissimo video dello chef italiano che vive in UK, Gino D'Acampo, in cui spiega la differenza tra pecorino e pecorina...»
In sala gli animi si scaldano, chi conosce lo chef Gino ride, chi non lo conosce chiede informazioni ai vicini di sedia. Tutti però annuiscono.
Un po' come Grazi. Come quando dicono Cianti.
Voci disordinate lasciano trasparire che ci sarà sicuramente bisogno di una sessione dedicata alla pronuncia di parole italiane da parte dei turisti e l'oratore interviene.
«Ci sarà modo di parlare anche di questo, vi prego di calmarvi».
Valentina così continua.
Severa ma giusta!, grida qualcuno.
Risa, applausi.
Sara prende la parola.
Anni: 28, di cui due nel turismo.
Professione: receptionist.
Livello di dipendenza da gentilissimo diagnosticato: basso. Per ora.
«Lavoro in un hotel del centro di Roma da un paio di settimane, ma non più di tre mesi fa lavoravo all'ufficio turistico di Lucca e un signore è venuto con una mappa al bancone per chiedere informazioni sulla città e su ciò che avrebbe potuto visitare. Poi indicando Piazza dell'Anfiteatro, ha chiesto alla mia collega: "Ma dalla piazza al David, quanto ci impiego a piedi?". All'inizio lei pensava di aver capito male, quando però ha inteso che lui davvero stava pensando al David di Michelangelo, ha risposto con gentilezza e ha spiegato dove si trova il David. Anzi, dove è sempre stato, da sempre. Allora lui, senza il minimo accenno di vergogna, ha domandato: "Ho capito, e invece... per raggiungere l'Umbria, dalla piazza, 15 minuti mi bastano?"
Ci sono cadute le braccia, lo ammetto. Ma abbiamo continuato a sorridere. La mia collega ha mostrato, girando verso di lui lo schermo del computer, i treni che avrebbero potuto condurlo in Umbria!»
«Praticamente Umbria is the new Tuscany» si sente dire in tutta la stanza.
Anni: 37, di cui dodici nel turismo.
Professione: assistente turistica.
Livello di dipendenza da gentilissimo diagnosticato: altissimo.
«Io sono umbra e mi fa piacere che molti turisti stranieri pensino di visitare la mia regione. Parlando di Umbria, però, mi è tornato in mente un episodio buffissimo avvenuto questa estate, quando lavoravo come assistente turistica residente a Marsa Matrouh, in Egitto. Se conoscete un po' l'Egitto, sapete sicuramente che Marsa Matrouh è una località che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Niente Mar Rosso. Niente Sharm el Sheikh. Durante un classico pomeriggio di assistenza al desk, mentre stavo risolvendo una questione noiosa di un cambio camera e scrivendo i fogli relativi alle conferme volo da appendere in bacheca il giorno successivo, arriva una coppia umbra, con la quale avevo fatto amicizia – se così si può definire – proprio per le radici che ci accomunano. Si siedono al banco, mi salutano, sfogliano il catalogo e poi chiedono: "Quanto costa l'escursione a Sharm el Sheikh?"».
Qualche voce grida frasi di stupore rabbioso: Ma quando viaggiano non si informano sul luogo che vanno a visitare? Ma una mappa non la guardano nemmeno?
Mario interviene.
Anni: 42, di cui diciotto nel turismo.
Professione: accompagnatore e guida turistica.
Livello di dipendenza da gentilissimo diagnosticato: alto.
«Dev'essere il momento dell'Umbria. Perché questa estate anche a me è successa una cosa simile. Ero con un gruppo di americani e stavamo visitando i dintorni di Firenze. Quindi, oltre alla città, avevamo in programma il Chianti, Siena, San Gimignano. Nessuno spostamento previsto al di sopra dell'ora e mezza di viaggio. Come a dire: non andremo molto lontano! Inoltre io avevo ripetuto la parola Toscana fino allo sfinimento. E sapete cosa mi ha chiesto una signora del Kentucky alla partenza in aeroporto? Testuali parole: "Scusa, una domanda, ma tutto questo tempo siamo sempre stati in Toscana o per caso siamo stati anche in Umbria?". Io l'ho guardata, con un misto di compassione e devozione, e l'ho abbracciata. Perché sono queste domande che mi fanno capire di amarli tutti, i gentilissimi. Sono queste domande che mi danno la forza di andare avanti».
L'oratore interviene.
«Mario ha appena toccato il nucleo caldo della questione. Amare i gentilissimi. Siamo tutti qui per questo, perché pensiamo di odiarli, per le loro uscite strambe, la loro pronuncia insolita, la loro ignoranza in geografia... Ma in realtà li amiamo. Li amiamo tutti».
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