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Il cane: un compagno millenario

Il cane: un compagno millenario

Di Nicolò Maniscalco. Il cane, un compagno millenario. Dall'incontro tra l’Uomo di Cromagnon e il lupo antico, all'evoluzione biologica nel cane moderno: soccorso, assistenza, compagnia, una simbiosi che ha arricchito entrambi.

È famosa la storiella africana del leone e della gazzella, infatti, quante volte abbiamo sentito dire che gli animali o sono prede o sono predatori?
In realtà la questione è un po’ più complessa e le interazioni tra gli esseri viventi (noi compresi) sono notevolmente organizzate perché provengono da un lontanissimo passato fatto di lotte per la sopravvivenza. Oggi la scienza cataloga queste interazioni condizionate dall’evoluzione in varie categorie legate a differenti meccanismi biologici. Tra questi, solo per citarne alcuni oltre la predazione, si possono prendere in considerazione la coabitazione di un habitat, il parassitismo, capacità infestante nello sfruttare le risorse di un altro essere vivente, o la simbiosi che, contrariamente a quest’ultimo, è il rapporto tra due esseri che beneficiano entrambi del loro interagire. I meccanismi di interazione animale sono molteplici.

Tuttavia, esiste un rapporto molto più complesso e, seppur molto vicino alla simbiosi, difficilmente classificabile tra le varie categorie d’interazione animale. 

Questo rapporto è tra due specie zoologicamente distanti tra loro ma in grado di cooperare molto bene: l’uomo moderno (Homo sapiens sapiens) e il cane domestico. Il legame tra queste due specie è unico in natura e risale alla notte dei tempi, infatti, esisteva già nel mesolitico, periodo dell’età della pietra compreso tra i 12.000 e i 10.000 anni fa, ma alcune ricerche pongono questo incontro addirittura in epoche precedenti.
L’origine del cane è legata a quella del lupo, tanto che vari studi genetici, confermati poi da ritrovamenti paleontologici, hanno riconosciuto il lupo grigio (Canis lupus lupus) conspecifico del cane domestico e per questo catalogato come sottospecie Canis lupus familiaris.
Ora, facendo una digressione e prendendo in considerazione gli animali geneticamente più vicini a noi, i primati della sottofamiglia Homininae e in particolar modo gli scimpanzé del genere Pan (Pan troglodytes e Pan paniscus) con i quali condividiamo la quasi totalità del DNA (intorno al 98%), possiamo notare quanto la possibilità d’interagire con questi nostri cugini sia insignificante se confrontata con quella rivolta al cane. Infatti, è noto che alcuni atteggiamenti dell’uomo e dello scimpanzé siano così simili da essere comprensibili a entrambe le specie (questa comprensione è dovuta a una comune origine genetica) ma è meno noto che la comprensione tra l’uomo e il cane sia di molto superiore ed è ancor meno noto che questa comprensione non abbia un’origine genetica ma sia in gran parte dovuta alla… cultura.

Usare il termine cultura per descrivere la comprensione millenaria tra l'uomo e il cane desta sicuramente una certa perplessità.

Ma non saprei come altro descrivere ciò che avvenne una decina di migliaia di anni fa quando l’Uomo di Cromagnon e il lupo antico s’incontrarono e, dopo svariati secoli di convivenza, unirono le loro forze per meglio competere in molte attività preistoriche che il lupo, evolvendosi lentamente nel cane, imparò a praticare insieme all’uomo.
Tra le prime attività, è da annoverare la caccia: l’uomo preistorico era in grado di creare e utilizzare armi seppur rozze molto efficaci ma non era veloce e agile come un vero predatore e il cane divenne così il suo partner nello scovare, inseguire, raccogliere le prede. Il consumo di carne da parte dei nostri avi preistorici, è stato uno dei motivi per il successo della nostra specie e molti studiosi ritengono che senza l’addomesticamento del lupo-cane questo non sarebbe avvenuto.

Primi piani di cani, compagni millenari dell'uomo.

La frase il cane è il miglior amico dell’uomo è priva di significato se non si fa derivare dalla comune e millenaria, storia di queste due specie.

Nell’antichità, l’uomo è stato un partner così importante per il cane che quest’ultimo ha modificato le sue abitudini alimentari, per esempio, imparando a digerire l’amido (molecola fondamentale nell’alimentazione umana, soprattutto dopo l’avvento dell’agricoltura) e in generale a modificare la sua dieta di carnivoro puro, pur restando anatomicamente tale.
La comune vita millenaria ha inoltre condizionato queste due specie fino a far loro condividere alcune malattie come la dermatofibrosi nodulare che corrisponde all’umana sindrome ereditaria di Birt–Hogg–Dubè ed è stata proprio la scoperta della mutazione nel cane che ha permesso l’analoga scoperta nell’uomo.
Sono molte le capacità di comprensione tra queste due specie, alcune incredibili come quella di percepire, da parte del cane, le direzioni indicate tramite la rotazione degli occhi umani (saper interpretare lo sguardo) o copiarne i gesti dopo averli appresi, quello che in cinofilia si chiama do as I do (fallo come lo faccio io).
Chi abbandona o maltratta un cane disconosce una storia iniziata più di diecimila anni fa.
Nicolò Maniscalco, Il cane: un compagno millenario

La convivenza millenaria con l’uomo ha profondamente mutato la biologia del cane.

Attenzione però, questo non è riferito alla selezione pilotata dall’uomo nel creare le attuali razze canine, ma alle mutazioni che hanno fatto evolvere il cane partendo dal lupo e che sono dovute al miglioramento delle condizioni per la coesistenza con l’uomo, quindi in gran parte per selezione naturale.
In conclusione si può affermare che, partendo dall’antico aiuto fornito dal cane nella caccia, nella pastorizia, nella protezione, arriviamo ai giorni nostri dove, ritroviamo molteplici ruoli ricoperti dai cani nelle interazioni con l’uomo, da quelli complessi come il soccorso (terremoti, valanghe, etc.) o l’assistenza agli anziani o ai diversamente abili, fino a quelli più semplici, ma pur sempre importanti, come la compagnia.
A ben analizzare questo rapporto si deduce che per l’uomo, il cane sia stato e sia tuttora un compagno millenario e su questa considerazione dovrebbe riflettere chi sta per abbandonare o maltrattare un cane non sapendo (o purtroppo, a volte, sapendo) che nel farlo, disconosce una storia iniziata più di diecimila anni fa.

Nicolò Maniscalco


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