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Recensione: Il secondo anello del potere, di Carlos Castaneda

Recensione: Il secondo anello del potere, di Carlos Castaneda

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Il secondo anello del potere di Carlos Castaneda (BUR). Il quinto libro di una saga sugli sciamani e la magia messicana.

Dato che mi ero ripromesso di leggere tutti i libri di Carlos Castaneda, dopo i quattro recensiti precedentemente in questo sito, eccomi giunto a Il secondo anello del potere.
Come sapete, Carlos Castaneda racconta nelle sue opere il percorso che ha affrontato per diventare uno stregone. In questo libro l’autore torna in Messico in quanto ha bisogno di capire se il colpo di scena che conclude il quarto libro, L’isola del Tonal, sia accaduto veramente o è stato unicamente frutto della sua immaginazione.


Vorrebbe domandarlo a Don Juan, il suo maestro sciamano, ma quest’ultimo è scomparso. Al suo posto trova le allieve di quest’ultimo e gli apprendisti di Don Genaro (altro potente stregone che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi).

Tutto il libro si dipana sugli incontri/scontri tra Carlos Castaneda e gli allievi dei due stregoni. 

Affronta in primis Dona Soledad, anche se più che un incontro tra stregoni saggi sembra un racconto horror “dei tempi andati” di Stephen King. Di conseguenza, le prime cinquanta pagine spiazzano subito per la direzione che prende la storia: ci si aspetterebbe infatti un romanzo con apprendisti equilibrati invece si è catapultati in uno scontro incomprensibile, ridicolo e surreale, in cui gli antagonisti sono delle persone emotivamente instabili che non sanno gestire le proprie pulsioni.
Ciò non migliora col proseguo della storia, infatti via via subentrano le altre allieve; qui tutto precipita nell'isterismo e in dinamiche relazionali fuori da ogni logica. Per intenderci, se possiamo accettare queste reazioni esagerate da un maestro che usa sistemi poco ortodossi per trasmettere grandi verità, risultano incomprensibili se compiute dalle allieve, le quali dimostrano solamente di essere delle pazze con enormi problemi psicologici ed emotivi.

Persino gli allievi di Don Genaro risultano infantili, irosi e violenti, tra litigi, volgarità senza filtri e insulti gratuiti.

(Vedi il «Lurida troia» rivolta ad un’allieva di Don Juan o «Duecentoventi natiche» per offendere l’obesità di un'altra).
Sono tutto fuorché senza macchia; lo dimostrano specialmente in certe loro azioni, quali il voler sottomettere le allieve di Don Juan o il tentare addirittura di violentarne una. Qui si raggiunge l’apice dell’incredulità, del disgusto e si vacilla nella lettura in quanto ci si aspetta che l’allievo di uno stregone, dopo anni di apprendistato e dopo aver raggiunto certi livelli di consapevolezza, abbia trasceso certi beceri istinti e pulsioni, invece si scopre come nessuno abbia ottenuto un suo equilibrio. Più che ad un incontro di uomini “sulla via dell’illuminazione” sembra una visita in un manicomio criminale!


Tantomeno Carlos Castaneda ne esce facendo la figura del giovane saggio: anche lui infatti reagisce in modi paradossali che lasciano perplessi e increduli.

(Per fare un esempio, come fa a dialogare amichevolmente, quasi con profondo rispetto, con una donna che fino a un attimo prima ha cercato di ucciderlo?)
In più, l’autore viene designato come il successore di Don Juan, eppure tutto è fuorché un guerriero senza macchia: negli scontri con gli altri allievi si dimostra insicuro, in balia degli eventi, sprovveduto e con scatti di estrema paura e rabbia ingiustificati per uno che dovrebbe essere uno stregone da rispettare. Al contrario i suoi avversari sembrano sapere sempre cosa fare e come farlo, con una sicurezza che Carlos Castaneda si sogna (e per questo viene ampiamente deriso dai presenti, anche pesantemente).

In Il secondo anello del potere, come nei libri precedenti, si parla di rituali e tecniche e ci si immerge in discorsi magico-filosofici.

(Per dirne alcuni, lo “stampo umano”, gli alleati e i “buchi nello stomaco”)
Ma così lontani dalla realtà occidentale da risultare a volte incomprensibili al lettore medio occidentale. Infatti, non avendo delle analogie con la vita di tutti i giorni, non si riesce a capire quanto possano essere solo fonte di fantasia sfrenata o di realismo romanzato.
Infine, altra particolarità che potrebbe infastidire, ma resta comunque un nonnulla rispetto a ciò che vi ho appena riportato, è la traduzione del testo. A volte sono stati usati dei termini insoliti: sinché, dacché, ammenoché, la sera avanti, pel (per dire: “per il”), mi fè segno, ecc. Non che non si capisca cosa si voglia comunicare con questo stile un po’ retrò della lingua italiana ma semplicemente spiazza trovare parole così inusuali.


Ok, ma alla fine c’è qualcosa che si salva? Se si va oltre tutti gli episodi difficili da digerire, qualcosa di buono lo si trova sicuramente.

Innanzitutto i primi incontri tra gli allievi e i loro maestri sono interessanti e offrono più spessore al background dell’intera epopea dell’apprendista stregone. Infatti ogni allievo racconta come ha incontrato il suo maestro (mostrandoci così un affresco di persone allo sbando, con un passato a volte doloroso, commovente e straziante) e come quest’ultimo l’ha indirizzato verso la strada della stregoneria messicana. Ciò è interessante in quanto offre nuovi particolari sul passato dei due maestri e un quadro più chiaro di alcuni episodi accaduti a Carlos che, grazie alle spiegazioni degli altri apprendisti stregoni, si arricchiscono di nuovi significati.
Forse proprio questo è la forza del quinto libro della saga: narrare come persone fuori controllo siano state salvate da questi maestri spirituali e guidate verso un equilibrio interiore (anche se, c’è da ammetterlo, nel libro si evince dagli scatti di ira e dalle crisi degli allievi come la strada verso la pace dello spirito è ancora lunga).
In più, si parla di tecniche sciamaniche che nei precedenti libri non sono stati riportati, quali il rubare il potere di un’altra persona (anche se per farlo si è disposti a uccidere Carlos pur di acquisirne il potere. Peccato che poi, una volta che non si è riusciti nell'intento, tutti amici come prima. Mah…) e si approfondiscono certe tematiche accennate in passato, ovvero l’arte di sognare, l’aura (anche se ne parlano in altri termini) e si vanno ad analizzare vecchi comportamenti adottati da Don Juan verso l’autore in un’ottica più chiara, grazie al ‘sapere’ acquisito in questo libro, mostrando come certi atteggiamenti del maestro avevano un senso di essere attuati.


Personalmente ho trovato molto interessante (e comprensibile) l’ultima parte del libro, dove si spiega in modo pratico e chiaro come “contemplare” (in pratica meditare), con tanto di esempi pratici da sperimentare a nostra volta. 

Ho trovato sempre molto poetico il ‘Fermare il mondo’, ovvero andare in un altro stato di coscienza per immergersi nel Tonal. E infine ho apprezzato ampiamente le ultime pagine del romanzo, dove finalmente sono un gruppo di persone sagge unite per uno scopo superiore: condividere i propri segreti con l’autore per chiarirne le perplessità.
Ma alla fine dove sono andati Don Juan e Don Genaro? Ce lo svelano gli allievi alla fine, in una rivelazione magica che chiude in bellezza il libro.

Come al solito, domanda di rito: consiglierei Il secondo anello del potere di Carlos Castaneda?

Ammetto che tante parti non mi sono piaciute: specialmente gli scontri verbali e fisici con tracce di horror e di volgarità gratuita. Le ho trovate troppo paradossali addosso a degli apprendisti stregoni evoluti. Senza contare che i comportamenti degli allievi sono stati per lo più irritanti, odiosi e deplorevoli.
Di conseguenza, l’opera non è pienamente digeribile. Capisco l’obiettivo dell’autore di mostrare le mille (oscure) sfaccettature di un apprendista ma avrei evitato di riportare certi episodi; forse la lettura non solo non ne avrebbe risentito ma ne avrebbe addirittura giovato.
Certo è che resta sempre un libro di Castaneda; di conseguenza gli aspetti più spirituali, magici e poetici sono presenti anche qui (anche se per lo più condensati alla fine).
Ovviamente non si può leggerlo se prima non si conoscono i libri precedenti: sono in una continuity serrata che non ammette ignoranza (anche solo per gli episodi in cui ripercorre il passato di Carlos, le pratiche sciamaniche e i concetti sviscerati nei libri precedenti).
Di conseguenza, consiglio di leggere prima gli altri libri e poi quest’ultimo. E se riuscirete a sopportare gli allievi odiosi e i comportamenti illogici dei protagonisti, rimarranno delle dissertazioni filosofiche e dei concetti affascinanti che spronano ad andare oltre i propri limiti, spirituali e mentali.


Il secondo anello del potere

di Carlos Castaneda
BUR
Saggio
ISBN 978-8817059503
Cartaceo 8,50€

Sinossi 

Dopo aver appreso le arti magiche che introducono nel labirinto del "mondo del potere e della conoscenza" Castaneda sperimenta le facoltà acquisite in uno straordinario viaggio nell'universo della stregoneria applicata. E'la prova del fuoco che anche lui è uno stregone e un guerriero, quindi è in grado di affrontare e vincere fenomeni extranormali e terrificanti. Figura centrale del libro è un formidabile personaggio: dona Soledad, magica e terribile antagonista di Castaneda e, nello stesso tempo, espressione di quanto vi è di più profondo e misterioso nel concetto di femminilità.

Andrea-Pistoia

Andrea Pistoia
Nasco in una solare giornata di luglio a Vigevano. A dodici anni scoppia l’amore per la letteratura. Affronto la scuola come un condannato a morte. In compenso la mia cultura extra-scolastica cresce esponenzialmente. Dopo due anni vissuti a Londra, torno in Italia come blogger, giornalista, recensore di fumetti e sceneggiatore di un fumetto online per una nota casa editrice. Chitarrista dei ‘Panama Road’, direttore editoriale di una fanzine online.
Ancora e mai più (nelle mutande), Youcanprint.
Di donne, di amori e di altre catastrofi, Youcanprint.
Da zero a 69, PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.


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