Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Miss Islanda, di Auður Ava Ólafsdóttir

Recensione: Miss Islanda, di Auður Ava Ólafsdóttir

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Miss Islanda di Auður Ava Ólafsdóttir (Einaudi). Discriminazioni, comportamenti sessisti e battute svilenti nell'Islanda del 1963, precedente l'evoluzione legislativa, etica e mentale verso la totale parità di genere di oggi.

Nel nostro immaginario collettivo, il Nord è il paese del Bengodi per la parità di genere. Il Nord inteso come un magma indefinito, Danimarca, Scandinavia, e più su si va, più le donne sono valorizzate e meno il sesso di nascita conta per avere successo.
L'Islanda, in particolare, oltre a essere al primo posto nel Global Peace Index, è anche il paradiso delle donne e degli omosessuali. In effetti, se si guardano i dati relativi all'evoluzione legislativa in materia, gli islandesi possono ritenersi più che soddisfatti.

Alcuni numeri (fatti, non opinioni).

  • 1940: l'omosessualità smette di essere illegale.
  • 24 ottobre 1975: sciopero delle donne.
Il 24 ottobre 1975 le donne islandesi non andarono a lavorare, né svolsero il lavoro casalingo, né si occuparono dell'educazione dei figli. Il novanta percento delle donne partecipò al giorno libero, incluso le donne delle comunità rurali.Come risultato diversi settori chiusero durante tutta la giornata. Non ci fu servizio telefonico ed i giornali non furono stampati perché i compositori tipografici erano tutte donne. I teatri chiusero tutta la giornata perché le attrici si rifiutarono di lavorare. La maggioranza dei professori erano donne e quindi anche le scuole chiusero o "operarono con capacità limitata". I voli furono cancellati dato che le assistenti di volo non erano presenti ed i dirigenti di banca dovettero lavorare come cassieri per mantenere le banche aperte durante la giornata. Le aziende di prodotti ittici chiusero perché i lavoratori in quel settore erano principalmente donne.
Wikipedia

Il giorno libero «aprì gli occhi di molti uomini» e per questo venne chiamato «il lungo venerdì». L'anno successivo, «il parlamento islandese approvò una legge per garantire l'uguaglianza di diritti tra donne ed uomini».

  • 1980: Vigdís Finnbogadóttir diventa la prima donna presidente dell'Islanda e rimane in carica fino al 1996.
  • 1996: legge per le unioni civili che include gli omosessuali e legge contro ogni discriminazione di genere.
La maternità surrogata non è a tutt'oggi consentita a nessuno, ma in compenso:
  • 2006: legge per la fecondazione in vitro anche per lesbiche e adozione anche per i gay.
  • 2009: Jóhanna Sigurðardóttir è la prima ministra donna e omosessuale e rimane in carica fino al 2013
  • 2010: gli omosessuali possono sposarsi, anche il limite delle unioni civili è superato.
  • 2012: legge per il riconoscimento del genere acquisito.
  • 2017: Katrín Jakobsdóttir diventa prima ministra e deve fare applicare la legge della parità salariale tra uomini e donne, entrata in vigore nello stesso anno, che sarà effettiva dal 2020.
E chi sta meglio di loro? (A parte per il freddo e il buio...)

Per cui è scioccante aprire l'ultimo romanzo di Auður Ava Ólafsdóttir, ambientato, appunto, in Islanda, e trovarci un lungo elenco di discriminazioni, comportamenti sessisti e battute svilenti. 

Non è l'Islanda moderna e sviluppata che noi, quaggiù, ci immaginiamo.
In effetti la storia è ambientata nel 1963, quindi precedente a ogni tipo di evoluzione legislativa, etica e mentale. Il 1963 è l'anno in cui un'eruzione vulcanica dal mare ha dato vita a una nuova isola, chiamata poi Surtsey e divenuta immediatamente oggetto di studio da parte degli scienziati – una curiosità: dell'episodio, menzionato nel romanzo, ero venuta a conoscenza leggendo all'inizio del 2019 il libro del botanico Stefano Mancuso, che ho anche recensito, L'incredibile viaggio delle piante.
Hekla è una ragazza di ventun'anni. È bellissima e porta il nome di un vulcano, per volere di suo padre, che di vulcani è appassionato. Ha appena lasciato il suo paesino, Dalir, per trasferirsi a Reykjavík.


La prima persona che Hekla incontra è un uomo che, colpito dalla sua avvenenza, le propone di partecipare al concorso di Miss Islanda. 

Le promette mari e monti, ricchezza e viaggi all'estero. Solo che lo fa male. La sua mancanza di rispetto emerge in maniera sottile dalle prime battute, quando si informa, senza alcuna discrezione, se Hekla abbia o meno un fidanzato e inoltre la prende persino in giro per il suo nome poco ortodosso.
Ma Hekla non vuole diventare Miss Islanda. Il suo sogno è fare la scrittrice, vivere dei suoi libri. Le piace leggere. Con l'aiuto di un vocabolario affronta persino l'Ulysse di Joyce. È attratta da ciò che arriva dall'estero e che nel 1963 in Islanda non era certo di facile reperibilità. Nella narrazione si percepisce anche come l'Islanda sia isolata e diversa dal resto del mondo.

Nel frattempo Hekla lavora al caffé Borg come cameriera e percepisce la metà del salario di un uomo.

Ísey, la sua migliore amica, è sposata, ha una bambina, e strada facendo ne mette al mondo un'altra. Quella vita di madre relegata in casa, che pure ha scelto, talvolta pare andarle stretta. Il seminterrato in cui abita, le tende che deve cucire, non le permettono di portare avanti i suoi sogni, di annotare i suoi pensieri, di immaginare un'esistenza diversa.
Hekla non vuole questo per sé: non vuole un matrimonio, né bambini, né pannolini da cambiare. Cerca la sua unica realizzazione nella scrittura, benché in Islanda non esistano scrittrici donne di successo. Ha la forza creativa e creatrice del vulcano di cui porta il nome.

In città Hekla si fidanza con un sedicente poeta, che vede in lei una bella donna e spera di farne la mogliettina modello che cucina, cuce le tende, lo accompagna a ballare e che si lascia incantare dalle sue velleità intellettuali di maschio con ambizioni letterarie. 

Anche il poeta risulta subito antipatico al lettore, per la sua ottusità, per la sua visione limitata. Quando il poeta scopre che pure Hekla scrive, anzi, che lo sa fare in modo infinitamente più prolifico ed efficace del suo, rimane sconvolto. Incarna esattamente l'uomo che non accetta la superiorità della propria donna in campo lavorativo e intellettuale.
E poi Hekla ha un amico omosessuale: DJ Johnsson. È lui che subisce più di tutti. Nonostante l'omosessualità in Islanda non sia più un reato dal 1940, la vita per un ragazzo come lui non è semplice nell'Islanda del 1963. Lui che è attratto dagli uomini, che cerca un fidanzato, deve accontentarsi di una vita notturna, di pestaggi, di clandestinità, di rapporti fugaci con uomini sposati di facciata. Sulle navi in cui lavora come marinaio la sua vita è un inferno. I marinai eterosessuali lo prendono di mira. Si definisce un invertito, un finocchio. È convinto di essere sbagliato e contro natura. Un errore. Eppure non può essere diverso da come è. Eppure è solo con lui che Hekla sente di stare bene.

Anche in Miss Islanda, come in tutti gli altri libri,  Auður Ava Ólafsdóttir crea un mondo molto soft, fatto di piccole cose, di storie collaterali raccontate con discorso diretto, che in apparenza sono fuori contesto, ma che in realtà racchiudono la poesia dell'universo che viene narrato. 

La fisicità di alcuni protagonisti, e talvolta anche il nome, viene del tutto tralasciata, e si arriva al cuore delle questioni con dettagli trasversali che portano con sé altre faccende implicite. Con questa tecnica la scrittura dell'autrice riesce a scavare nelle viscere, a essere incisiva e fare male.
Ci si domanda perché Auður Ava Ólafsdóttir abbia scelto una storia ambientata nel passato, con un taglio femminista che finora non avevo ancora colto nelle sue opere precedenti. Forse perché il passato non è poi così superato, anzi, è molto attuale. Nella storia delle Miss e del concorso di bellezza si intravede l'ombra degli abusi sessuali, alla Weinstein, per intendersi. E tutti gli stereotipi di genere, l'uomo che perde la testa quando la sua donna si ribella al suo status di oggetto, sono duri a morire, per lo meno quaggiù, lontani dall'Islanda.
C'è un solo dettaglio in cui non mi sono ritrovata: la nascita di un figlio non castra la creatività di una donna. Non necessariamente. Un figlio può stroncare la carriera per motivi di maschilismo aziendale, ma è fonte di infinita creatività e io non riesco a rispecchiarmi nella visione autocentrata di Hekla che per la sua scrittura mette in secondo piano tutto il resto.

Ho trovato struggente invece il rapporto tra Hekla e DJ, il loro amore impossibile, che tenterà di trovare un equilibrio. 

Mi fa una tenerezza infinita, forse perché in passato mi sono trovata anch'io ad amare una persona che, per come era fatta, non avrebbe mai potuto darmi la famiglia che sognavo, ma di amarla proprio per quel motivo: per il modo in cui era fatta. DJ per primo eviterebbe, se potesse, la propria omosessualità, con tutte le caratteristiche che comporta: DJ cuce da quando era bambino, cucina, si prende cura della casa e sogna il corpo degli uomini. Ma questa omosessualità è al contempo ciò che attrae Hekla e ciò che impedisce lo sbocciare di un amore pieno. È sia motore che freno. Un po' come nella solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Può un'amicizia del genere valere più di un rapporto inclusivo della sfera sessuale? O Hekla in fondo riesce a rinunciare al sesso nella misura in cui cerca di sfuggire al sessismo?
Il finale, come negli altri libri dell'autrice, è sempre un po' sospeso. Quello che potrebbe essere, se non un lieto fine, per lo meno un pacifico equilibrio raggiunto, viene messo in crisi ancora una volta da piccoli dettagli apparentemente fuori contesto, che suonano come tristi premonizioni.

Miss Islanda

di Auður Ava Ólafsdóttir
Einaudi
Narrativa
ISBN 978-8806242305
Cartaceo 15,72€
Ebook 9,99€

Sinossi

Cielo in fiamme, pioggia di cenere, macigni di lava: Hekla è solo una bambina quando suo padre la conduce lontano da casa, fino alle pendici del vulcano di cui porta il nome. È un'eruzione spettacolare che interrompe un secolo di quiete, quella del 1947. Un evento eccezionale per l'Islanda, ma anche per Hekla, che da allora ha negli occhi la meraviglia di chi ha scoperto il mondo e guarda sempre in alto, sperando di scorgere altri cieli. Con quello stesso sguardo sognante, a ventun anni Hekla decide di lasciare i prati di Dalir, tanto vasti quanto sterili per un desiderio come il suo. Perché Hekla vuole diventare una scrittrice, e solo nella capitale potrà frequentare gli ambienti letterari e avere contatti con le case editrici. Hekla ha talento, ma c'è un ostacolo insormontabile: è una donna, e «i poeti sono maschi». Come tutte, Hekla dovrebbe sposarsi e occuparsi dei figli. E soffocare ogni ambizione, come ha fatto Ísey, l'amica d'infanzia sua coetanea, che si è trasferita a Reykjavík per il marito ed è già madre. Quando arriva in città, Hekla va a vivere da DJ Johnsson, il suo più caro amico, con cui condivide la fame di sogni e libertà. DJ è omosessuale, e sente di non avere un posto in quell'Islanda ottusa degli anni Sessanta, che lo disprezza e lo respinge. Mentre lui lavora come marinaio, la ragazza trova un impiego all'Hotel Borg. Qui la sua bellezza non passa inosservata: uno dei clienti recluta candidate per Miss Islanda e le offre a più riprese di partecipare al concorso; un altro è il poeta Starkaður, che di lei si è innamorato perdutamente. Ma Hekla ha il coraggio che serve a rifiutare una fascia da Miss o un destino imposto. Perché sa che solo attraverso la scrittura può essere libera, e trovare finalmente una «stanza tutta per sé».
Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.
Ovunque per te, PubMe.
Claire nella tempesta, Leucotea.


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Il webmagazine degli scrittori indipendenti.
1 commenti
  1. A me questo libro non ha entusiasmato, forse perché dopo Hotel Silence avevo delle aspettative altissime.

    Ho trovato però molto interessante la riflessione che scaturisce naturalmente sulle questioni di genere

    RispondiElimina

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